venerdì 6 marzo 2020

Superare il disastro

Rompendo necessariamente la quarantena e il semi-silenzio, pubblico il comunicato di oggi dell'Assessore alla cultura di Prato Simone Mangani su Facebook:

il teatro, la danza, la musica, il circo, le arti di strada.

gli artisti, i lavoratori, gli enti e le imprese del così detto "spettacolo dal vivo" soffrono e soffriranno una crisi dentro una crisi (e non parlo in questa sede del cinema, a sua volta mutilato).

E' presto per fare bilanci o per richiedere dettagliati interventi straordinari perché gli interventi straordinari di oggi rischiano di invecchiare molto precocemente.

Credo sia fondamentale non procedere in ordine sparso né (procedere) con richieste di carattere particolare.

Nella sola città di Prato ci sono 4 soggetti del Fondo Unico (Teatro Metastasio, Camerata Strumentale, TPO-Teatro di Piazza e d'occasione, Kinkaleri), c'è un altro teatro semi-pubblico come il Politeama Pratese, ci sono luoghi di tutti ma non pubblici come la Baracca, il Borsi, l'ex Chiesino (e chissà quanti ne dimentico), ci sono tantissimi artisti, attori, tecnici, musicisti (molti di questi anche insegnanti), dj, ci sono le cooperative che garantiscono apertura, chiusura, sorveglianza. C'è un mondo intero, spesso non coperto da tutele sufficienti, che rischia l'osso del collo (non è un'espressione particolarmente burocratica, me ne rendo conto).

Il Comune di Prato, nei limiti delle sue possibilità, intende essere, con gli atti, vicino e prossimo (anche) a questa parte di mondo e vuole farlo, assieme a tutte le istituzioni che lo vorranno, in tutte le sedi utili.

Il prossimo 11 marzo si riunirà la commissione competente di ANCI Toscana, convocata alcuni giorni fa (quando già la divisione in zone rosso-giallo-verdi e lo stop alle visite scolastiche aveva provocato i primi sconquassi).


Io ho commentato:

"Sì, già eravamo in affanno, ora stiamo affondando. La Baracca com'è noto non ha finanziamenti, la Regione a suo tempo decise per i teatri-azienda, e ciao ciao piccoli teatri e cultura dal basso e periferica. Grande errore, ma non frega niente a nessuno. Ora facciamo cultura dalla cantina, e da tempo proponiamo solo i nostri spettacoli e andiamo avanti con le nostre forze, finché ci saranno, perché non possiamo pagare gli artisti. Speriamo in San Genesio".


Comunque, per chi segue il mio diario, vale quello che ho scritto finora. Vedremo quello che succede, e soprattutto dopo la campagna elettorale, a freddo, in autunno e inverno, a promesse concluse! Non mi faccio illusioni, da troppo tempo frequento la politica per poter sperare facilmente. 
Ma sia, a parte le vaghe promesse, dobbiamo già pensare a come ripartire, perché per quest'anno la stagione è andata, distrutta quella estiva, e dovremo riprendere in gran parte con le sole nostre forze. 
Non cambia nulla nella modalità. Solo che questa volta, per superare il disastro anche psicologico, ci vorranno mesi, anni forse, se lo stato di cose negativo non continua.
Ma se dovesse continuare?

Quello che è successo dà l'idea di come fragile sia la nostra vita, e di come la cultura può essere distrutta e la civiltà regredita, modificata, alterata, gabbata; così, basta un virus, e un decreto.

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