sabato 16 gennaio 2021

Gli attori uccidono il cinema

Copio un articolo di "Libero" sulla morte del cinema praticata dagli stessi protagonisti, che conferma quanto dico da tempo su questo diario; cinema che si vedeva nelle sale, pur negli ultimi scampoli,  fino a un anno fa prima della pandemia.  

La gente di spettacolo, gli attori di cinema sono i primi ma tutti gli altri seguono a ruota, corre verso la cassa digitale, senza pensarci troppo su e firma la propria fine. Inevitabile?

Intanto il nostro ministro alla distruzione della cultura, Franceschini, si è già mosso concretamente per creare il suo Netflix della Cultura - o quante belle figlie madama Doré! -, e presto ci sarà un grande calderone europeo, una "piattafornone" per tutti, dove artisti musei e quanto altro cuocerà ben bene con tanti ricchi premi e cotillons per chi vi parteciperà.

Ci vediamo a teatro!

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GI ATTORI UCCIDONO IL CINEMA

Da Leonardo DiCaprio in giù, i grandi interpreti si inchinano a internet. E i Festival sono sempre più in crisi

Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence in una delle prime immagini di «Don’t Look Up» di Adam McKay

■ La rivoluzione era già iniziata da tempo, ma la pandemia ha accellerato tutto. La migrazione degli attori e dei registi di Hollywood dal grande schermo a quello piccolo - pay tv, piattaforme streaming, ecc - era già abbondantemente in atto, pensiamo a miti come Martin Scorsese o Sophia Loren su Netflix o Paolo Sorrentino e Luca Guadagnino dietro la cinepresa per Sky. Oggi si può dire che a causa dei continui slittamenti della lavorazione dei film, delle uscite, le sale chiuse, i contagi, i divi abbiano fatto due conti. Con un pizzico di nostalgia, o magari no, abbandonano il cinema decretandone di fatto la morte, e si buttano in tv.

CHI RESISTE E CHI NO

Woody Allen ha già detto che la cosa lo fa inorridire, il Festival di Venezia resiste e lotta insieme a noi (ieri l’annuncio del regista di Parasite Bong Joon-ho nel ruolo di presidente di giuria), Cannes si sposta e forse si «gemella» con il Lido, Carlo Verdone promette che il suo nuovo lavoro si vedrà solo in sala, ma intanto i giochi sono fatti. Gente come Leonardo DiCaprio, Amy Adams, Benedict Cumberbatch, Meryl Streep, Kirsten Dunst approdano con i loro film su Netflix che per il 2021 annuncia un cartellone di ben 70 nuove opere, più di una la settimana. Tutti inedite, produzioni originali e nuovi acquisti, musical e film di azione, commedie romantiche e cartoni animati. Certo, il fascino della sala buia e dello schermo gigantesco sono impagabili per lo spettatore, che ormai sente la mancanza dei cinema tanto quanto quella dei ristoranti. Ma il mondo è cambiato.

Dunque ci sono Gal Gadot, Ryan Reynolds e Dwayne Johnson nel kolossal da 160 milioni di dollari Red Notice, che sarebbe dovuto uscire lo scorso giugno con Universal. Jennifer Lawrence e Leonardo DiCaprio sono le star di Don’t Look Up di Adam McKay assieme ad Ariana Grande, Timothee Chalamet, Kid Cudi e Meryl Streep. Nel trailer diffuso in questi giorni, Leo e la Lawrence scendono da una portaerei: «Un messaggio neanche troppo sottile del prestigio conquistato da una piattaforma che fino a pochi anni fa veniva considerata marginale a Hollywood», ha commentato il New York Times. Dopo Ron Howard che ha diretto Elegia Americana, arriva un altro premio Oscar: debutta sulla piattaforma Jane Campion con The Power of the Dog (nel cast Benedict Cumberbatch e Kirsten Dunst). Lin-Manuel Miranda dirigerà il suo primo film, l'adattamento del musical tick, tick… Boom mentre Jay-Z collaborerà con Netflix per la prima volta producendo The Harder They Fall, un western con Idris Elba, Regina King e Zazie Beetz.

Alcuni film non hanno ancora una data di programmazione, ma a gennaio sono già disponibili alcuni titoli come The White Tiger e Malcolm & Marie con Zendaya e John David Washington.

NEMICI O SALVATORI

Se guardiamo la metamorforsi della Settima Arte da una prospettiva diversa, notiamo che se inizialmente le piattaforme tv erano viste come la minaccia più temuta alla sopravvivenza dell’industria del cinema, ora possono essere considerate salvifiche, alla luce della chiusura delle sale per il Covid. Pensiamo, ad esempio, all’acquisto di film finiti di altri studi che non avrebbero trovato sbocco nelle sale come Woman in the Window con Amy Adams e la regia di Joe Wright di Atonemen.

Sembra preistoria lo scossone che Martin Scorsese aveva creato scegliendo Netflix per The Irishman, film sui vecchi mafiosi. Oggi una decisione del genere è pura normalità.

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