In questi giorni arroventati, e puntualmente càpita a ogni giro dell'anniversario della tua morte che cade a luglio, ci si azzuffa un po' sulla vicenda del tuo archivio che il Comune di Prato (con tutti i suoi annessi, incluso Fondazione Cassa di Risparmio e Regione, e quindi industriali) nel 2009 si lasciò sfuggire. Forse saresti stato anche un po' arrabbiato, oltre che con il Comune di Prato, anche con i tuoi parenti, che lo vendettero per una cifra un po' altina, 700 mila euro, al gran maestro bibliofilo Dell'Utri, proprietario della Biblioteca di Via Senato a Milano. Ora come lo si vorrebbe far tornare a casa!
Oggi l'Assessore Mangani racconta oggi sui giornali (1) delle manovre in tal senso di questi ultimi tempi, che addirittura per riaverlo avrebbe incontrato Dell'Utri, in permesso dai suoi obblighi carcerari perché coinvolto nelle inchieste per le stragi del 1993.
Il quale, abile affarista di cultura che usa in senso politico, difficilmente si lascerà sfuggire mai un piatto così ghiotto.
Il dànno subito dal Comune di Prato, e ovviamente da tutti noi, con la mancata acquisizione delle tue carte, delle tue lettere (mai pubblicate) è stato enorme. Incolmabile e inqualificabile.
D'altronde, quando l'archivio se ne andò a Milano, l'assessore dichiarò alla Stampa: "Che problema c’è? Andremo a Milano una volta di più, stabiliremo con la Fondazione di Dell’Utri dei rapporti di collaborazione, di scambio, studieremo Malaparte dal punto di vista de «il Corriere» e la diversità diventerà....cultura.".
Parole che denunciano il pregiudizio ideologico su di te che è stato coltivato a lungo in città e non solo, fino a qualche anno fa eri visto con sospetto e lo sai bene, e quindi ci si è affidati al preconcetto per giustificare coprire sminuire la gravità della perdita e del fallimento politico e culturale.
E meno male che il Sindaco Giovannini il tuo corpo a casa l'ha fatto tornare. Con la politica debole di oggi, nemmeno quello avremmo avuto e tu non potresti sputare sulla testa di tutti noi, razza di imbelli, ipocriti e ignoranti, la cui unica politica è quella di "essere in buoni rapporti con il partito al potere".
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Pubblico un articolo del 2009 di Franco Riccòmini che riassume un po' la vicenda di allora.
Da la Nazione del 15/03/09
«Le istituzioni locali non avevano interesse» Il nipote di Curzio che cura i ‘tesori’ di famiglia critica l’atteggiamento del Comune sull’archivio di FRANCO RICCOMINI
LA QUERELLE sull’acquisizione dell’Archivio Malaparte dalla Biblioteca di via Senato di Milano presieduta dal senatore Marcello Dell’Utri, è sempre più calda e si arrichisce di prese di posizioni dei protagonisti e commenti all’indomani dell’anticipazione di «Toscana oggi».
Gli interventi, le spiegazioni, le levate di scudi non bastano a giustificare il fatto che Prato si sia lasciata sfuggire questo super archivio di un concittadino, simbolo di Prato nel mondo, che, insieme al Datini, è il personaggio più importante che abbia offerto la città, mandando all’aria anche progetti che nel tempo erano stati avanzati e che sono caduti nel nulla.
L’avvocato Nicolò Rositani, nipote di Malaparte e rappresentante degli eredi e della Fondazione esordisce con una frase che non lascia adito a dubbi, pur sottolineando che si tratta di una sua impressione: «Ho avuto la sensazione in questi ultimi tempi che a Prato non interessasse fino in fondo avere questo archivio visto che da un lungo periodo nessuno si era più fatto vivo per dare risposte concrete alle proposte che dovevano comunque essere discusse». E aggiunge: «Forse la attuale vendita ha tolto un pensiero all’amministrazione comunale»?.
E spiega: «Da oltre un anno abbiano cercato di trasferire l’archivio a Prato ma la risposta precisa non è mai arrivata e questo a mio avviso è abbastanza grave vista l’importanza del personaggio».
Rositani torna indietro anche alle ulitime manifestazioni che la città ha dedicato al grande Malaparte: «Mi aspettavo più entusiasmo nel passato, e non soltanto entusiasmo. Per il cinquantenario della morte di Malaparte è stato fatto un programma di manifestazioni che sono risultate più slogan politici che non eventi di qualità. Ora la scelta di affidare l’archivio ad una prestigiosa biblioteca qual’ è quella milanese non deve far gridare allo scandalo anche perché in parte motivata da queste considerazioni».
Ed afferma che sul «tavolo» della trattativa c’è anche il fatto che la fondazione milanese si impegna ogni anno ad allestire una iniziativa sulla figura di Malaparte: «E’ stato questo un elemento dirompente – dice Rositani – oltre al fatto che la mamma di Malaparte era milanese e che io opero a Milano con uno studio che si occupa dei diritti d’autore».
Una città, Milano che è al centro di un movimento editoriale che farà grande Malaparte: la casa editrice Adelphi di Colasso, infatti, ripubblicherà i testi malapartiani per la rivalutazione del personaggio ( e intanto in Francia Malaparte risulta l’autore più importante del Novecento).
E per quanto riguarda il valore dell’archivio e le perizie c’è da considerare che nel 2007 il professor Franco Contorbia dell’Università di Genova che aveva avuto l’incarico di valutare l’eredità malapartiana, l’aveva attestata sui 400/500mila euro, mentre Philipe D’Averio, incaricato dalla famiglia, parlava di 700mila euro. Come è noto c’era stata anche una base di accordo con un imprenditore pratese (rimasto anonimo) ma la trattativa era naufragata, probabilmente per l’alta cifra in palio.
Certo va tenuta presente la soggettività del valore economico di un così vasto ed eterogeneo materiale. In ultima analisi, secondo Rositani, non ci sono state da parte del Comune di Prato proposte concrete. E Prato ha perso per sempre un archivio che, oltre tutto, avrebbe richiamato studiosi e studenti da tutto il mondo.
E fra le tante considerazioni su questo «infelice» evento per la città, anche la voce di Umberto Mannucci, presidente dei Bibliofili e storico cittadino che si rammarica del trasferimento dell’archivio a Milano che taglia le gambe al Centro studi malapartiano già progettato e non del tutto abbandonato: «Il fatto sebbene spiacevole - sottolinea - non deve scoraggiare le istituzioni culturali cittadine circa la possibilità di valorizzare in loco la figura e le opere del grande scrittore pratese».
E ora vediamo in dettaglio che cosa ha perso Prato in numeri: dattiloscritti e corrispondenza dai primi del Novecento alla morte dello scrittore, riproduzioni fotografiche, sette volumi raccolti dalla sorella Edda con 500 pagine di lavoro, cartelle , lettere materiali originali. Oltre all’orgoglio di rimanere depositaria (e sarebbe stato più che giusto) dell’eredità dello scrittore. Per ricambiare quello stesso orgoglio che Malaparte aveva di essere pratese.
(1) Per l'articolo su La Nazione uscito oggi:
Altri articoli del 2009 si trovano qui:
2 commenti:
I cucinieri elettorali si accorgono che la dispensa é vuota e la tavola da apparecchiare con le vivande illusorie per riempire le pance dei votanti contribuenti commensali sono pochine; allora si ricorre al gran soufflé ripieno di parole e promesse e aria fritta. Il dessert culturale che gonfi il ventre all'ultimo, prima di alzarsi e lasciare il posto a tavola. Si fa la moina, si muove la brezza, si versa acqua in mare, tanto...buona digestione. Prossima meta, la toilette, dove l'aria vibrerá da altro pertugio, ma si sentirá sonora, chiara e strombazzante sino in via Senato.
Il conte ci vede bene
Dopo un letargo di 10 anni si sveglia Mangani..Buongiorno, fresche l'ova? Lui e la Cultura sono come acqua e olio.
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