sabato 1 luglio 2023

Ancora sulle Lettere a Curzio



Metto ancora due commenti su IO MALAPARTO di due giorni fa a Palazzo Datini.

Diceva il babbo: Chi si loda s'imbroda; ma chi tace e sta zitto fa la fine...del pesce fritto.

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Volevo farle i miei complimenti. Io Malaparte l’ho letto quasi tutto. Non ho visto ancora spettacolo più efficace per invitarci a leggere e a riflettere su Curzio, e su certa contemporaneità guasta e corrotta che queste lettere che ci ha proposto. Sono certa che qualcuno si sarà scandalizzato per il suo tono diretto e critico, ma meno male, si vedono certe smielate senza senso! E poi Malaparte non necessitava che questo. E complimenti anche al Comune che le ha permesso questa libertà e a noi di poterla godere. Bella la canzone per Prato e Malaparte, e la sua voce, chiara e potente come il suo dire.

Loretta, pratese vecchia e “maledetta”.


Ho ascoltato ier sera nel gremito - per quanto potesse concedere - cortile atrio di Palazzo Datini il bello spettacolo di Maila. Il pubblico si é divertito molto, ha partecipato, applaudito (tranne due figure, entrambe sedute, liberamente scandalizzate dalla proposta scenica totalmente non allineata al pensiero Prato-politico-dominante: non hanno "clappato" con gli altri, schifiltosamente intellettualoidi) con vigore e convinta persistenza; Maila era fluida, penetrante, robusta, ironica e sarcastica e i temi scottanti li ha toccati tutti: cinesi, malacovidsanità, Gonfienti, abusivismo edilizio, letterati proni e lecchini e molto altro. L'equilibrio tra recitato dal vivo (letto e a memoria!), ascoltato dalle fonti radiofoniche con le illustri voci di Malaparte e Moravia e giornalisti che non ho riconosciuto (salaci quelle interviste: quanto diverse dal giornalismo di oggi twitteriano e faisbucchioso; ma i giornalisti non leggono più?), il tutto coronato dalla sontuosa collana d'ananas e ciliegie canditi della canzone, anche questa dal vivo e alla chitarra, cantata da Maila, inno per una cittá che sembra proprio non meritarla - e non dico i pratesi, tutti per lei, ieri sera, ma i poveri suoi rappresentanti politici, l'ottusa intellighenzia dei musei del tessuto e dei circoli nobili (che gran peccato; un tempo altre risorse umane camminavano per le città) e mi domando: se questa donna fosse nata a Milano, città grata, non l'avrebbero subito valorizzata, sostenuta, difesa, anche usata se si vuole a proprio tornaconto, ma non ignorata, sminuita, circoscritta? É vero che l'assessore Mangani era ancora assente ier sera, ma é pur vero che le ha comunque concesso la visibilità che Maila merita nella Pratestate 2023, rassegna da cui difficilmente noi de La Baracca siamo rimasti in disparte: a volte maltrattati, non cosí evidenziati, ma comunque ammessi, certo! Pensare ad un esito contrario avrebbe fatto gridare all'ingiustizia. E ad onor del vero il succitato uscente assessore seppur non s'informi piú se ci sia pubblico ai nostri spettacoli (accaduto malignamente ancora nello stesso Palazzo Datini: fonte sicura, ascoltato con le mie orecchie) gli va dato il merito di aver acquistato ben due o forse tre repliche (ora non ricordo) del mitico "Spettacolo della città" a cui partecipò personalmente anche lui (bravo!), cosa poi mai più successa. Ma torniamo a Maila e al suo ben congegnato dialogo immaginario con Malaparte: operazione intelligente, schietta, godibile e ben ingegnerizzata scenicamente con pochi semplici efficaci gesti teatrali nello stile di un teatro povero e sincero. Che chiama la gente ad essere e sentirsi partecipante, importante, viva.

Gianfelice D'Accolti




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