Dopo la figuraccia del 2009, che prefigurò il fallimento elettorale del Centro-Sinistra, il Comune di Prato sembra intenzionato a comprare da Dell'Utri l'archivio delle opere di Malaparte.
Dell'Utri, sappiamo, non sta passando un bel momento, e ha bisogno di riorganizzare le 'stanze' della sua biblioteca; tant'è che tutte quelle opere (ma quanto spazio occupano?) le cederebbe volentieri a Prato, alla stessa somma per cui le ha comprate, 700 mila euri.
I soldi per comprare non ci sarebbero tutti, anzi! ci vuole un aiuto da parte della Fondazione Cariprato, che al momento vive un momento di incertezza statutaria. Bisogna aspettare...
Tra le buche riparate, le strade rifatte, le feste e archivi ritrovati, e via di seguito Cenni tenta di restare in sella e si prepara a redigere la lista delle cose fatte, dei regali alla città, numeri e cifre che sentiremo presto risuonare insieme alle fanfare.
Ma ricostruiamo un po' di storia: Cenni, quando l'archivio di Malaparte se ne andò a Milano, era Presidente della Fondazione Cariprato. Perché a suo tempo non intervenne? Proprio in quei giorni egli diventò candidato sindaco per il Centro-Destra...Se si seguono le fasi di quella dipartita, sembra, dico sembra che si sia voluto lasciar andare l'archivio quando faceva comodo; e ora, che si voglia farlo ritornare trionfalmente per lo stesso motivo...
Questi di seguito sono gli articoli relativi alla vendita dell'archivio di Malaparte del 2009; in ultimo il riferimento all'articolo di oggi. Scusate per il lungo 'post'.Da il Tirreno del 14/03/09
L’archivio Malaparte va a Milano.Ignorata l’offerta del Comune, ora appartiene alla Biblioteca di Dell’Utri. Venduto a 700mila euro. La perizia commissionata dall’amministrazione comunale si era fermata a 450mila PRATO. Il Comune di Prato è rimasto a bocca asciutta. L’archivio fiorentino di Curzio Malaparte non arriverà a Prato. C’era già l’idea di destinargli uno spazio prestigioso all’interno della nuova biblioteca Campolmi ma è di ieri la notizia che gli eredi dello scrittore di “Maledetti toscani” hanno venduto l’intero patrimonio documentale, rimasto in questi anni nella villa della famiglia Rositani ad Arcetri, alla Biblioteca di via Senato a Milano, di cui è presidente Marcello Dell’Utri, l’amico fidato del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. L’accordo fra le parti è stato siglato sulla cifra di 700mila euro. «Abbiamo fatto il possibile - commenta l’assessore alla Cultura Andrea Mazzoni - ma disponevamo di una perizia che ci imponeva di non oltrepassare una certa cifra».
A dare notizia della vendita dell’archivio di Curzio Malaparte è stato il settimanale “Toscana Oggi” che già in passato aveva seguito da vicino il destino dell’importante fondo letterario ed epistolare. Ma è lo stesso assessore Mazzoni, sinceramente rammaricato per non essere riuscito a concretizzare l’acquisto, a ripercorrere le ultime tappe della vicenda.
«L’interessamento all’archivio malapartiano è stato portato avanti congiuntamente dal Comune di Prato e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Prato in occasione dei cinquant’anni dalla morte dello scrittore - ricorda Mazzoni - nel novembre 2007, al termine di una perizia affidata al professor Franco Contorbia dell’Università di Genova, presentammo la nostra offerta al rappresentante degli eredi, l’avvocato fiorentino Niccolò (la sua nonna materna era la sorella di Malaparte, Edda Suckert, ndr). In base alla perizia l’intero archivio non valeva più di 450mila euro. Come amministrazione comunale non possiamo assolutamente partecipare ad una gara al rialzo: eravamo vincolati a quella cifra. Però alla parte economica accompagnammo una serie di offerte culturali».
Al primo punto, naturalmente, la collocazione del fondo all’interno della nuova biblioteca Lazzerini. «La nostra idea era quela di creare un Centro Malapartiano - aggiunge l’assessore Mazzoni - inoltre ci saremmo impegnati all’archiviazione di tutto il materiale, edito ed inedito, alla sua valorizzazione, all’organizzazione di convegni, alla pubblicazione di studi. Avevamo in mente anche la costituzione di un comitato scientifico di grande qualità. Non escludevamo, inoltre, eventuali acquisti dei diritti d’autore per la pubblicazione di testi inediti, a partire dalla “Fedra” che possediamo». Si tratta di un testo acquistato da un antiquario nel 2001 per 5 milioni di lire di cui però il Comune non dispone dei diritti d’autore. Il testo di Malaparte è custodito nella biblioteca Lazzerini e al momento non può essere nemmeno consultato.
Dal novembre 2007 ad oggi non c’è stata alcuna risposta da parte degli eredi dello scrittore pratese, oggi tornato di prepotente attualità con la decisione della casa editrice Adelphi di ripubblicare le sue opere. «Non ci hanno più cercati - chiarisce l’assessore alla cultura - non abbiamo saputo più nulla. Lo scorso febbraio, quando abbiamo saputo che alla Soprintendenza dei beni culturali di Firenze era stato notificato l’atto di compravendita, ci siamo mossi. Il sindaco Romagnoli ha inviato una lettera al ministro dei Beni culturali Sandro Bondi sollecitando lo Stato ad esercitare il diritto di prelazione». Da allora ad oggi niente si è mosso. Ed il disappunto, dopo la grande profusione di energie e risorse economiche in occasione del biennio malapartiano, è tanto. Ciò che preme all’assessore Mazzoni puntualizzare è che non c’è stata “avarizia” da parte del Comune. «L’amministrazione comunale non può comprare al prezzo che vuole - precisa - altrimenti ci troveremmo di fronte alle contestazioni da parte della Corte dei Conti. La perizia ci ha vincolati». E quindi è del tutto naturale che gli eredi abbiano accettato l’offerta più appetibile presentata dalla Biblioteca milanese di via del Senato, presieduta da Dell’Utri. E chissà che Malaparte, dalla sua tomba a Spazzavento, non rilanci la proverbiale invettiva: “maledetti toscani”.
Giovanni Ciattini
Da la Nazione del 14/03/09
SE NE VA LONTANO un pezzo di storia letteraria della città scritto con la ‘pelle’, le viscere e i colori degli stracci cantati da un pratese che «Io son di Prato, m’accontento d’esser di Prato, e se non fossi nato pratese vorrei non esser venuto al mondo. E dico questo non perché son pratese, e voglia lisciar la bazza ai miei pratesi, ma perché penso che il solo difetto dei toscani sia quello di non esser tutti pratesi». L’archivio di Curzio Malaparte, contenente carte, documenti e manoscritti appartenuti al grande scrittore e giornalista pratese, è stato venduto dagli eredi alla Biblioteca di via Senato di Milano, presieduta dal senatore Marcello Dell’Utri. Nella partita per la gloria patria l’ha avuta vinta il fattore finanziario.
L’AVVOCATO fiorentino Niccolò Rositani, legale rappresentante della comunione eredi dello scrittore (la sua nonna materna era la sorella di Malaparte, Edda Suckert) ha ceduto per 700.000 euro il patrimonio «cartaceo» appartenuto all’avo e finora conservato nella villa fiorentina dei Rositani ad Arcetri. L’avvocato ha uno studio legale a Milano, specializzato proprio in diritto d’autore — materia che insegna anche all’Università degli studi di Firenze — ed è inoltre console onorario della Lettonia e amministratore di Casa Malaparte a Capri. Già da tempo era venuta meno la possibilità che l’archivio potesse essere acquistato dal Comune di Prato — destinato poi al fondo della biblioteca civica «Lazzerini» — comunque da altre istituzioni della città natale di Malaparte, dove Kurt Suckert (il vero nome dello scrittore) è sepolto nel mausoleo da lui stesso voluto sulla collina di Spazzavento.
LE TRATTATIVE tra l’amministrazione comunale e gli eredi si sono protratte per diversi anni e sembravano giunte ad una volta durante le celebrazione del cinquantesimo anniversario della morte dello scrittore, avvenuta a Roma nel 1957. Tra l’altro, qualche mese fa era sfumato all’ultimo momento l’accordo tra l’avvocato Rositani e un imprenditore pratese, rimasto anonimo, forse a causa dell’entità della cifra richiesta. Le carte, dunque, dopo il nulla osta della Direzione generale per gli Archivi del ministero per i Beni e le attività culturali hanno preso la via di Milano. L’acquisto si è realizzato grazie all’interessamento diretto del senatore Marcello Dell’Utri, appassionato bibliofilo che ha fondato nel 1997 la Biblioteca di via Senato, un’istituzione che si è affermata nel panorama culturale del capoluogo lombardo con i suoi fondi librari e soprattutto con incontri ed esposizioni. (Elena Duranti).
«L’interessamento all’archivio malapartiano è stato portato avanti congiuntamente dal Comune di Prato e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Prato in occasione dei cinquant’anni dalla morte dello scrittore - ricorda Mazzoni - nel novembre 2007, al termine di una perizia affidata al professor Franco Contorbia dell’Università di Genova, presentammo la nostra offerta al rappresentante degli eredi, l’avvocato fiorentino Niccolò (la sua nonna materna era la sorella di Malaparte, Edda Suckert, ndr). In base alla perizia l’intero archivio non valeva più di 450mila euro. Come amministrazione comunale non possiamo assolutamente partecipare ad una gara al rialzo: eravamo vincolati a quella cifra. Però alla parte economica accompagnammo una serie di offerte culturali».
Al primo punto, naturalmente, la collocazione del fondo all’interno della nuova biblioteca Lazzerini. «La nostra idea era quela di creare un Centro Malapartiano - aggiunge l’assessore Mazzoni - inoltre ci saremmo impegnati all’archiviazione di tutto il materiale, edito ed inedito, alla sua valorizzazione, all’organizzazione di convegni, alla pubblicazione di studi. Avevamo in mente anche la costituzione di un comitato scientifico di grande qualità. Non escludevamo, inoltre, eventuali acquisti dei diritti d’autore per la pubblicazione di testi inediti, a partire dalla “Fedra” che possediamo». Si tratta di un testo acquistato da un antiquario nel 2001 per 5 milioni di lire di cui però il Comune non dispone dei diritti d’autore. Il testo di Malaparte è custodito nella biblioteca Lazzerini e al momento non può essere nemmeno consultato.
Dal novembre 2007 ad oggi non c’è stata alcuna risposta da parte degli eredi dello scrittore pratese, oggi tornato di prepotente attualità con la decisione della casa editrice Adelphi di ripubblicare le sue opere. «Non ci hanno più cercati - chiarisce l’assessore alla cultura - non abbiamo saputo più nulla. Lo scorso febbraio, quando abbiamo saputo che alla Soprintendenza dei beni culturali di Firenze era stato notificato l’atto di compravendita, ci siamo mossi. Il sindaco Romagnoli ha inviato una lettera al ministro dei Beni culturali Sandro Bondi sollecitando lo Stato ad esercitare il diritto di prelazione». Da allora ad oggi niente si è mosso. Ed il disappunto, dopo la grande profusione di energie e risorse economiche in occasione del biennio malapartiano, è tanto. Ciò che preme all’assessore Mazzoni puntualizzare è che non c’è stata “avarizia” da parte del Comune. «L’amministrazione comunale non può comprare al prezzo che vuole - precisa - altrimenti ci troveremmo di fronte alle contestazioni da parte della Corte dei Conti. La perizia ci ha vincolati». E quindi è del tutto naturale che gli eredi abbiano accettato l’offerta più appetibile presentata dalla Biblioteca milanese di via del Senato, presieduta da Dell’Utri. E chissà che Malaparte, dalla sua tomba a Spazzavento, non rilanci la proverbiale invettiva: “maledetti toscani”.
Giovanni Ciattini
Da la Nazione del 14/03/09
SE NE VA LONTANO un pezzo di storia letteraria della città scritto con la ‘pelle’, le viscere e i colori degli stracci cantati da un pratese che «Io son di Prato, m’accontento d’esser di Prato, e se non fossi nato pratese vorrei non esser venuto al mondo. E dico questo non perché son pratese, e voglia lisciar la bazza ai miei pratesi, ma perché penso che il solo difetto dei toscani sia quello di non esser tutti pratesi». L’archivio di Curzio Malaparte, contenente carte, documenti e manoscritti appartenuti al grande scrittore e giornalista pratese, è stato venduto dagli eredi alla Biblioteca di via Senato di Milano, presieduta dal senatore Marcello Dell’Utri. Nella partita per la gloria patria l’ha avuta vinta il fattore finanziario.
L’AVVOCATO fiorentino Niccolò Rositani, legale rappresentante della comunione eredi dello scrittore (la sua nonna materna era la sorella di Malaparte, Edda Suckert) ha ceduto per 700.000 euro il patrimonio «cartaceo» appartenuto all’avo e finora conservato nella villa fiorentina dei Rositani ad Arcetri. L’avvocato ha uno studio legale a Milano, specializzato proprio in diritto d’autore — materia che insegna anche all’Università degli studi di Firenze — ed è inoltre console onorario della Lettonia e amministratore di Casa Malaparte a Capri. Già da tempo era venuta meno la possibilità che l’archivio potesse essere acquistato dal Comune di Prato — destinato poi al fondo della biblioteca civica «Lazzerini» — comunque da altre istituzioni della città natale di Malaparte, dove Kurt Suckert (il vero nome dello scrittore) è sepolto nel mausoleo da lui stesso voluto sulla collina di Spazzavento.
LE TRATTATIVE tra l’amministrazione comunale e gli eredi si sono protratte per diversi anni e sembravano giunte ad una volta durante le celebrazione del cinquantesimo anniversario della morte dello scrittore, avvenuta a Roma nel 1957. Tra l’altro, qualche mese fa era sfumato all’ultimo momento l’accordo tra l’avvocato Rositani e un imprenditore pratese, rimasto anonimo, forse a causa dell’entità della cifra richiesta. Le carte, dunque, dopo il nulla osta della Direzione generale per gli Archivi del ministero per i Beni e le attività culturali hanno preso la via di Milano. L’acquisto si è realizzato grazie all’interessamento diretto del senatore Marcello Dell’Utri, appassionato bibliofilo che ha fondato nel 1997 la Biblioteca di via Senato, un’istituzione che si è affermata nel panorama culturale del capoluogo lombardo con i suoi fondi librari e soprattutto con incontri ed esposizioni. (Elena Duranti).
Da la Nazione del 15/03/09
«Le istituzioni locali non avevano interesse» Il nipote di Curzio che cura i ‘tesori’ di famiglia critica l’atteggiamento del Comune sull’archivio di FRANCO RICCOMINI
LA QUERELLE sull’acquisizione dell’Archivio Malaparte dalla Biblioteca di via Senato di Milano presieduta dal senatore Marcello Dell’Utri, è sempre più calda e si arrichisce di prese di posizioni dei protagonisti e commenti all’indomani dell’anticipazione di «Toscana oggi».
Gli interventi, le spiegazioni, le levate di scudi non bastano a giustificare il fatto che Prato si sia lasciata sfuggire questo super archivio di un concittadino, simbolo di Prato nel mondo, che, insieme al Datini, è il personaggio più importante che abbia offerto la città, mandando all’aria anche progetti che nel tempo erano stati avanzati e che sono caduti nel nulla.
L’avvocato Nicolò Rositani, nipote di Malaparte e rappresentante degli eredi e della Fondazione esordisce con una frase che non lascia adito a dubbi, pur sottolineando che si tratta di una sua impressione: «Ho avuto la sensazione in questi ultimi tempi che a Prato non interessasse fino in fondo avere questo archivio visto che da un lungo periodo nessuno si era più fatto vivo per dare risposte concrete alle proposte che dovevano comunque essere discusse». E aggiunge: «Forse la attuale vendita ha tolto un pensiero all’amministrazione comunale»?.
E spiega: «Da oltre un anno abbiano cercato di trasferire l’archivio a Prato ma la risposta precisa non è mai arrivata e questo a mio avviso è abbastanza grave vista l’importanza del personaggio».
Rositani torna indietro anche alle ulitime manifestazioni che la città ha dedicato al grande Malaparte: «Mi aspettavo più entusiasmo nel passato, e non soltanto entusiasmo. Per il cinquantenario della morte di Malaparte è stato fatto un programma di manifestazioni che sono risultate più slogan politici che non eventi di qualità. Ora la scelta di affidare l’archivio ad una prestigiosa biblioteca qual’ è quella milanese non deve far gridare allo scandalo anche perché in parte motivata da queste considerazioni».
Ed afferma che sul «tavolo» della trattativa c’è anche il fatto che la fondazione milanese si impegna ogni anno ad allestire una iniziativa sulla figura di Malaparte: «E’ stato questo un elemento dirompente – dice Rositani – oltre al fatto che la mamma di Malaparte era milanese e che io opero a Milano con uno studio che si occupa dei diritti d’autore».
Una città, Milano che è al centro di un movimento editoriale che farà grande Malaparte: la casa editrice Adelphi di Colasso, infatti, ripubblicherà i testi malapartiani per la rivalutazione del personaggio ( e intanto in Francia Malaparte risulta l’autore più importante del Novecento).
E per quanto riguarda il valore dell’archivio e le perizie c’è da considerare che nel 2007 il professor Franco Contorbia dell’Università di Genova che aveva avuto l’incarico di valutare l’eredità malapartiana, l’aveva attestata sui 400/500mila euro, mentre Philipe D’Averio, incaricato dalla famiglia, parlava di 700mila euro. Come è noto c’era stata anche una base di accordo con un imprenditore pratese (rimasto anonimo) ma la trattativa era naufragata, probabilmente per l’alta cifra in palio.
Certo va tenuta presente la soggettività del valore economico di un così vasto ed eterogeneo materiale. In ultima analisi, secondo Rositani, non ci sono state da parte del Comune di Prato proposte concrete. E Prato ha perso per sempre un archivio che, oltre tutto, avrebbe richiamato studiosi e studenti da tutto il mondo.
E fra le tante considerazioni su questo «infelice» evento per la città, anche la voce di Umberto Mannucci, presidente dei Bibliofili e storico cittadino che si rammarica del trasferimento dell’archivio a Milano che taglia le gambe al Centro studi malapartiano già progettato e non del tutto abbandonato: «Il fatto sebbene spiacevole - sottolinea - non deve scoraggiare le istituzioni culturali cittadine circa la possibilità di valorizzare in loco la figura e le opere del grande scrittore pratese».
E ora vediamo in dettaglio che cosa ha perso Prato in numeri: dattiloscritti e corrispondenza dai primi del Novecento alla morte dello scrittore, riproduzioni fotografiche, sette volumi raccolti dalla sorella Edda con 500 pagine di lavoro, cartelle , lettere materiali originali. Oltre all’orgoglio di rimanere depositaria (e sarebbe stato più che giusto) dell’eredità dello scrittore. Per ricambiare quello stesso orgoglio che Malaparte aveva di essere pratese.
Ma la giunta contrattacca: «La proposta? Vera e articolata»
SULL’EREDITÀ dell’archivio malapartiano la campana, da Prato, suona in maniera diversa: l’assessore alla cultura Andrea Mazzoni, in rapporto alle considerazioni di Rositani, si affretta a dichiarare: «Al rappresentante degli eredi la proposta di acquisto dell’archivio è stata presentata durante un incontro nel mio ufficio, frutto di un percorso messo assieme alla Fondazione Cassa di Risparmio che, oltre all’offerta, prevedeva un vastissimo spettro di iniziative e di impegni volti alla valorizzazione culturale del fondo nella nuova Biblioteca Lazzerini. Erano presenti anche Fabrizio Fabrini segretario della Fondazione della Cassa. Filippo Foti, dirigente del Comune, e Franco Neri, direttore della Lazzerini i quali possono confermare che l’avvocato Rositani disse che entro 15/20 giorni avremmo ricevuto la risposta alla nostra offerta: giusto il tempo di valutare tutto con i familiari». E qui Andrea Mazzoni si inalbera: «La totale assenza di risposta non ha significato solo mancanza di considerazione, ma ha rappresentato un segnale inequivocabile di non interesse. E’ legittimo e comprensibile che le motivazioni economiche possano prevalere in chi vende qualcosa, ma per favore non si cerchino diversivi per nascondere ciò!». E la conferma arriva anche dal sindaco Marco Romagnoli che poco tempo fa aveva scritto al ministro Bondi chiedendo che «lo Stato intervenisse per non far perdere a Prato questa importante occasione».
E nel coro delle voci su questo evento, quella autorevole di Massimo Luconi, ex assessore alla cultura che durante il suo mandato aveva avanzato il progetto di istituire il Centro Studi Malaparte individuando la sede nella villa Fiorelli di Galceti simbolicamente situata proprio sotto la collina dello Spazzavento. Anche lui è addolorato della perdita rammaricandosi anche che il suo progetto si era arrestato per la fine del suo mandata. Ed aggiunge: «La cifra dell’offerta non era lontana da quella richiesta, bisognava forse far pesare che il Comune non è una fondazione privata e quindi avere una maggiore sensibilità a questo riguardo. Probabilmente c’è stata una incomprensione fra gli eredi e il Comune di Prato».
Il capitolo della trattativa ormai è chiuso e tra qualche giorno l’archivio prenderà la via di Milano, ma probabilmente non si è conclusa la polemica. E rimane l’amaro in bocca per questa mancata acquisizione che priva la città di un pezzo importante della propria storia.
Da il Tirreno del 15/03/09
Il presidente della Fondazione CariPrato, Roberto Cenni. «Venduto a 700mila ma gli eredi ci avevano chiesto 2 milioni»
PRATO. Roberto Cenni, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato e candidato sindaco del Pdl, esprime un grande rammarico per l’acquisto sfumato dell’archivio di Curzio Malaparte, ma è anche convinto che tutte le strade possibili per portare il patrimonio di documenti dello scrittore a Prato siano state percorse.
«Non c’è niente da recriminare. Il segretario della Fondazione, Fabrizio Fabrini e l’assessore alla cultura Andrea Mazzoni - spiega Cenni - si sono impegnati a fondo senza però riuscire a superare la resistenza degli eredi. Oggi la distanza fra l’offerta del Comune, i 450mila euro della stima peritale, e il prezzo di vendita alla Biblioteca di via dello Statuto (700mila euro), appare minima, ma così non era due anni fa. La famiglia all’inizio chiese 2 milioni di euro, una cifra esorbitante. Il Comune aveva messo sul piatto della bilancia, oltre alla parte economica, anche l’impegno di valorizzare al massimo l’archivio, attraverso la creazione di un Centro studi, ma a quanto pare non se ne è tenuto conto».
Roberto Cenni non depone del tutto le speranze. «Malaparte è pratese, è sepolto qui, le sue opere parlano della nostra città - continua Cenni - dobbiamo trovare il modo di collaborare con la Fondazione della Biblioteca di via del Senato per non spezzare questo cordone ombelicale».
G.C.
G.C.
Da il Tirreno del 22/03/09«E’ stato il Comune ad offrirsi per acquistare gli archivi» L’assessore Mazzoni ripercorre l’iter delle trattative rispondendo ai consiglieri «La famiglia non ha risposto per un anno Critiche ingiuste»
PRATO.«Non sono stati gli eredi di Malaparte ad offrire l’Archivio dell’artista, ma è stato il Comune ad offrirsi per l’acquisizione, senza ricevere alcuna risposta per oltre un anno, così come il sindaco Romagnoli non ha avuto risposta dal Ministero dei Beni culturali sulla proposta di acquistare un patrimonio così significativo». Dopo le affermazioni dell’avvocato Niccolò Rositani, legale rappresentante della famiglia dello scrittore l’assessore Andrea Mazzoni ha ricostruito in Consiglio comunale la vicenda della mancata acquisizione. A tornare sul caso sono stati due question time, presentati da Massimo Taiti della Lista civica Taiti e da Rita Pieri e Roberto Baldi di Forza Italia. Mazzoni è partito dal 2006, quando vennero presi i primi contatti con Rositani, insieme alla Fondazione Cassa di risparmio. Poi nel luglio 2007 ci fu la valutazione del valore dell’archivio da parte del professor Franco Contorbia, consulente per la Regione Toscana dei fondi archivistici, che stabilì la cifra di 450mila euro. Il Comune, come ha spiegato Mazzoni, era disponibile ad aggiungere fino a 100mila euro per il trasferimento dei diritti d’autore sugli inediti in archivio, più un’ampia offerta per la valorizzazione del patrimonio malapartiano, tra cui l’affidamento di due incarichi di alto livello per l’inventariato e la ricognizione bibliografica, la collocazione nelle prestigiosa sede del nuovo Centro culturale Lazzerini che aprirà tra pochi mesi all’ex Campolmi e l’organizzazione di convegni internazionali annuali. «Prato non era fin dall’inizio in cima ai pensieri degli eredi - ha spiegato Mazzoni - anche lo stesso Rositani conveniva che sarebbe stata la sede naturale dell’archivio, essendo la città natale di Malaparte e quella dov’è sepolto. La risposta che non è mai arrivata è il segno non solo della mancanza di considerazione di due istituzioni della città. Che prevalesse una logica puramente legata ai soldi l’abbiamo capito nella primavera dell’anno scorso, quando ci giunse notizia della firma di un contratto di compravendita con un privato per 700mila euro». Alla ridda di polemiche e di interventi in questi ultimi giorni, l’assessore ha così replicato: «Al di là di tutte le reazioni e di questi giorni, rivendico con forza che l’assessorato e la giunta siano stati i primi a porsi l’obiettivo di acquisire l’archivio di Malaparte, pur in un periodo di vacche magre, mentre altri non sapevano che si trovasse da decenni in una villa di Arcetri e non se ne preoccupavano più di tanto». Massimo Taiti ha invitato la giunta a rispondere per le rime all’avvocato Rositani, che ha attaccato la città in modo inaccettabile: «Il Comune, il sindaco e l’assessorato hanno fatto tutto il possibile e anche di più. Ma alla fine di tutto questo Malaparte è stato tenuto per 40 anni ad Arcetri e ora viene mandato nella grigia Milano». Nella sua replica Pieri ha ribadito il rammarico per la perdita del fondo culturale e ha suggerito di intessere rapporti con i proprietari per eventi e mostre da organizzare in città.
PRATO.«Non sono stati gli eredi di Malaparte ad offrire l’Archivio dell’artista, ma è stato il Comune ad offrirsi per l’acquisizione, senza ricevere alcuna risposta per oltre un anno, così come il sindaco Romagnoli non ha avuto risposta dal Ministero dei Beni culturali sulla proposta di acquistare un patrimonio così significativo». Dopo le affermazioni dell’avvocato Niccolò Rositani, legale rappresentante della famiglia dello scrittore l’assessore Andrea Mazzoni ha ricostruito in Consiglio comunale la vicenda della mancata acquisizione. A tornare sul caso sono stati due question time, presentati da Massimo Taiti della Lista civica Taiti e da Rita Pieri e Roberto Baldi di Forza Italia. Mazzoni è partito dal 2006, quando vennero presi i primi contatti con Rositani, insieme alla Fondazione Cassa di risparmio. Poi nel luglio 2007 ci fu la valutazione del valore dell’archivio da parte del professor Franco Contorbia, consulente per la Regione Toscana dei fondi archivistici, che stabilì la cifra di 450mila euro. Il Comune, come ha spiegato Mazzoni, era disponibile ad aggiungere fino a 100mila euro per il trasferimento dei diritti d’autore sugli inediti in archivio, più un’ampia offerta per la valorizzazione del patrimonio malapartiano, tra cui l’affidamento di due incarichi di alto livello per l’inventariato e la ricognizione bibliografica, la collocazione nelle prestigiosa sede del nuovo Centro culturale Lazzerini che aprirà tra pochi mesi all’ex Campolmi e l’organizzazione di convegni internazionali annuali. «Prato non era fin dall’inizio in cima ai pensieri degli eredi - ha spiegato Mazzoni - anche lo stesso Rositani conveniva che sarebbe stata la sede naturale dell’archivio, essendo la città natale di Malaparte e quella dov’è sepolto. La risposta che non è mai arrivata è il segno non solo della mancanza di considerazione di due istituzioni della città. Che prevalesse una logica puramente legata ai soldi l’abbiamo capito nella primavera dell’anno scorso, quando ci giunse notizia della firma di un contratto di compravendita con un privato per 700mila euro». Alla ridda di polemiche e di interventi in questi ultimi giorni, l’assessore ha così replicato: «Al di là di tutte le reazioni e di questi giorni, rivendico con forza che l’assessorato e la giunta siano stati i primi a porsi l’obiettivo di acquisire l’archivio di Malaparte, pur in un periodo di vacche magre, mentre altri non sapevano che si trovasse da decenni in una villa di Arcetri e non se ne preoccupavano più di tanto». Massimo Taiti ha invitato la giunta a rispondere per le rime all’avvocato Rositani, che ha attaccato la città in modo inaccettabile: «Il Comune, il sindaco e l’assessorato hanno fatto tutto il possibile e anche di più. Ma alla fine di tutto questo Malaparte è stato tenuto per 40 anni ad Arcetri e ora viene mandato nella grigia Milano». Nella sua replica Pieri ha ribadito il rammarico per la perdita del fondo culturale e ha suggerito di intessere rapporti con i proprietari per eventi e mostre da organizzare in città.
Il torto non è la vendita ma quello di non aver rispettato lo scrittore Curzio sarebbe indignato coi parenti
Sono molto fortunati i cittadini che vi scrivono e trovano pronta accoglienza sulle pagine del vostro giornale. È un vero peccato che l’immagine che danno del pubblico sia così riduttiva, così vecchia nei contenuti, esprimenti un concetto di cultura che è assolutamente individuale, casalingo, rancoroso, d’antan. La cultura è altro, è il cercare di vivere insieme con civiltà, con rispetto delle istituzioni che ci rappresentano, che per quanto riguarda Prato, sia il Comune che la Provincia, sono fortemente impegnati in iniziative culturali. Lo scopo è che la città viva e cresca, che cresca la cultura e la libertà di pensiero. S’informino, lor signori, e poi scrivano. Credo che si possa riconoscere agli amministratori buona volontà e competenza, rispetto della rappresentatività. I vostri corrispondenti mancano di humour nel parlare del fondo Malaparte: il nostro grande sarebbe indignato dalla mancanza di rispetto dei parenti nei suoi confronti, parenti che vendono quei documenti che lui avrebbe avuto forse il piacere di regalare cultura, che continua a studiarlo per capire i fermenti che ne hanno determinato il pensiero mutevole e originale, inquieto, per comprendere ora più che mai come sia riuscito, a dare in tempi storicamente pericolosi per tutti e confusi, come ora, una caratterizzazione della guerra (che lui stesso aveva voluto e acclamato) così vero e così maledettamente attuale. Per uomo che ha fatto la guerra, non c’è patria, non c’è gloria, non c’è bandiera, non c’è vittoria, non c’è sconfitta, c’è solo il ricordo della guerra. I parenti fiorentini non hanno il torto di aver venduto a Milano, a Dell’Utri o a chi per esso, hanno il torto di non aver rispettato Malaparte, di averlo coinvolto in una squallida querelle con pretese politiche, di giudizio sul Comune di Prato. Che problema c’è? Andremo a Milano una volta di più, stabiliremo con la Fondazione di Dell’Utri dei rapporti di collaborazione, di scambio, studieremo Malaparte dal punto di vista de «il Corriere» e la diversità diventerà....cultura. Curzio Malaparte è stato uno scrittore politico e ci guarda da Spazzavento, dalla sepoltura che si è scelto e che l’amministrazione comunale diretta da Roberto Giovannini si è preoccupata che avesse «sputando nella gola del tramontano».Anna Rita Rossi
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