Il primo spettacolo del 2025 alla Baracca, con cui poi andremo in tournée. Chi vuole può già prenotare. Non è prevista replica a breve perché appunto porteremo lo spettacolo fuori.
SABATO 18 GENNAIO 2025, ore 21,15 al TEATRO LA BARACCA
Lettere di tedeschi
ovvero Il gelataio di Amburgo e altre grigie storie
da I Sommersi e I Salvati
di Primo Levi
Commento ed elaborazione drammaturgica originale
di Maila Ermini
letture di Gianfelice D’Accolti
Nel 1986 Primo Levi pubblica il suo ultimo libro, I sommersi e i salvati, in cui analizza la vita nei Lager, in particolare il rapporto fra le vittime e i carnefici, tentando di uscire anche da una ormai per lui irritante interpretazione della tragedia dei campi di concentramento in chiave di “banalità del bene”.
Nell’ultimo capitolo Levi pubblica le lettere ricevute dai tedeschi dopo la pubblicazione della traduzione di Se questo è un uomo in tedesco (Ist das ein Mensch?), e le commenta e discute con la sua caratteristica, lucida analisi antropologica e morale, focalizzandosi sulla cosiddetta "zona grigia" nei campi di concentramento e, anche, non meno importante, sul suo rapporto col traduttore in Germania, che tra l'altro era stato un partigiano in Italia, oppositore di Hitler...
Levi, nel trattare l'argomento, non è mai convenzionale o celebrativo, non vuole, incredibilmente, svolgere il ruolo di vittima, ma attacca e polemizza, anche con sé stesso.
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Il sottotitolo, ovvero del Gelataio di Amburgo e altre grigie storie, si riferisce alla vicenda della mia famiglia durante la Seconda Guerra Mondiale che, come Levi, appartenne alla categoria dei "salvati": un nonno riuscì a scappare proprio dalla sua destinazione ormai certa verso il campo di concentramento di Mauthausen; e mio padre, con i genitori gli zii e i fratelli, visse insieme ai tedeschi in ritirata per quindici lunghissimi giorni. Sperimentando di fatto in uno stato di concentramento, anche se mai riconosciuto come tale. Ma fu così, come racconterò - e in questo c'è un parallelo forte con le riflessioni di Levi - che loro non furono "sommersi", ma "salvati".
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