giovedì 25 aprile 2013

Il fallimento del Museo Pecci è figlio del disastro culturale

Stamani è uscito un articolo sul nostro Museo, ed è sconfortante.

Sono anni che si parla di questo disastro cultuale,  di questo enorme dispendio di danaro pubblico, senza che ci sia un vero ritorno né per la cittadinanza né per la città in termini economici.

Sono anni che se ne parla, ma a voce bassa, perché della gestione scandalosa di questo museo non è lecito discutere.

Prato, allevata da più di un secolo al mito del lavoro operaio come alla cosa più bella del mondo, il lavoro tessile come la porta del paradiso, ha fatto ben poco per il lavoro culturale sulla cittadinanza, che si è ritrovata questa cattedrale insignificante nel proprio deserto tessile, un museo dove la gran parte dei pratesi non sono mai mai stati.

Perché per avere un museo di arte contemporanea c'è bisogno di una città dialogante politicamente, come è accaduto a Bilbao, dove gli obreros erano ben consapevoli, quando nacque il Guggenheim della sua importanza, anche grazie a secoli di problematiche identitarie della regione basca.

Ma i nostri operai, molti  dei quali immigrati, non hanno ricevuto questa educazione politico-culturale, tutt'altro! Dedicati al solo lavoro, al massimo potevano rivendicare diritti, qualche rivendicazione sindacale, ma mai è stato concesso loro di varcare questo confine.

E ora ci si stupisce che la città, dopo anni e anni di queste trote allevate che siamo, trotacce di partito, non abbia reagito alla cultura 'alta', disinteressandosi del tutto alla vita di quel museo, anzi, mettendone in discussione l'esistenza.

Manca poi del tutto una direzione artistica, un gruppo dirigente capace di stimolare, attrarre, significare. Manca fantasia e coraggio, impigliati come sono nei pasticci politici, incarichi di partito, impicci di mercanti d'arte e via discorrendo.

In proporzione guadagna di più il Teatro la Baracca.


Pecci, dai biglietti arrivano meno di mille euro al mese
Il bilancio chiude in attivo grazie alle nuove erogazioni di Comune e Provincia Critiche a personale e dirigenti nella relazione della direttrice amministrativa
Ecco i numeri del bilancio consuntivo 2012 del Centro Pecci, chiuso con un avanzo di 91.821 euro. Per quanto riguarda le attività, per un totale di 2.256.526 euro le voci più significative sono i proventi di 11.921 euro per l’ingresso alle mostre, mentre i contributi del Comune di Prato assommano a 1,2 milioni di euro, 50mila dai soci fondatori, 1.089 euro dai soci ordinari, 17 mila dalla provincia, 580mila dalla Regione e nulla dal ministero. Per le passività la voci più importante sono i costi per il personale e collaborazioni, (22 dipendenti a tempo indeterminato, di cui 13 full time e 9 part time, 1 determinato part time e i co.co.pro) per un totale di 976.735 euro, mentre gli oneri per i servizi ammontano a 678mila euro, calati di 350mila euro rispetto allo scorso anno. Fra le curiosità le spese telefoniche sono scese da 15 mila a 12 mila euro, mentre l’acqua e il gas sono aumentati da 23mila a 40mila euro.
di Riccardo Tempestini wPRATO Ricavi da biglietti per appena 12mila euro in un anno. L’approvazione del bilancio del Centro Pecci , grazie ad un documento davvero esaustivo redatto dalla direttrice amministrativa Elisabetta Dimundo, ha rappresentato l’occasione per effettuare una radiografia di tutti i problemi del Centro. Nel corso del 2012 sono stati staccati 8.834 biglietti, ma tra omaggi (quasi 2.700), ridotti e gruppi, il ricavato annuo è stato di appena 11.921 euro, con soli 670 biglietti interi a pagamento, in pratica meno di due al giorno. Nel 2012 il Centro ha conseguito un utile di 91.821 euro, rispetto al disavanzo di 84.572 dell’anno precedente, grazie ad una ulteriore erogazione di 50mila euro ciascuno dal Comune di Prato e dalla Regione, oltre «ad un oculato controllo della spesa». Nella relazione acclusa al bilancio vengono elencate le criticità del Pecci per quanto riguarda il personale dipendente, cominciando dall’insufficiente operatività del responsabile amministrativo, perché anche direttore, così come «permane una difficoltà dei quadri ad essere gestori delle risorse umane assegnate». In particolare si evidenzia «l’insufficiente programmazione ed organizzazione del lavoro nell’area artistica, così come è in attesa di completamento dell’inventario della collezione». Per quanto attiene all’area cultura e territorio, «si riscontrano problematiche nella gestione dei servizi di pulizia, con il personale del’accoglienza, del bookshop, dei servizi di biblioteca», per concludere con un «permane un atteggiamento dell’area territorio e cultura insufficientemente dinamico e propositivo». Infine, per la stessa area amministrativa permangono i problemi «dovuti all’insufficiente interscambiabilità del personale assegnato». Resta comunque da risolvere un problema molto importante, se non fondamentale per il Centro Pecci, di cui si fa cenno nella relazione. Nel dicembre 2004, per evitare la chiusura del museo per il buco di 1,3 milioni di euro, trovato dal presidente Valdemaro Beccaglia, fu stipulato un contratto di vendita della collezione permanente per la stessa cifra con l’amministrazione comunale, che versò 800mila euro di acconto. Poi Beccaglia riuscì a risanare e a rilanciare il museo, senza i restanti 500 mila euro, cosicché il contratto non è stato perfezionato, nonostante le varie ipotesi di soluzione del sindaco Cenni. Quanto ai visitatori, le 4 mostre allestite nelle sale principali nel 2012 sono state viste da 11.334 persone, con 8.834 biglietti staccati, mentre le altre mostre sono tutte ad ingresso libero con numeri difficilmente verificabili soprattutto per il «Pecci Milano», accreditato per 9.800 visitatori. In questi dati comunicati dal direttore artistico Marco Bazzini, viene riportato anche il totale generale dei visitatori e partecipanti a mostre, iniziative, Cid e didattica che arriva a 125.896 unità. Il presidente del Pecci, il sindaco Roberto Cenni, assente per una laringite, ci ha fornito un aggiornamento sui probabili tempi della conclusione dei lavori e dell’inaugurazione del “Pecci due” disegnato da Maurice Nio. «Se a ottobre verrà consegnato il nuovo edificio museale, dopo è necessario restaurare anche il “vecchio” disegnato da Italo Gamberini , così come sarà sistemata tutta la parte esterna a verde, cosicchè è probabile che il taglio del nastro sia rinviato alla primavera 2014. Per quanto riguarda la direzione artistica, a fine giugno verrà pubblicato un bando. Quanto al Pecci Milano, va tenuto aperto almeno fino a fine anno, ma la Regione è perplessa». (IL TIRRENO).

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