A proposito di risorse archeologiche e sviluppo futuro c’è da dire che in Abruzzo, cittadini di buona volontà, per abbattere l’immobilismo governativo hanno puntato sull’associazionismo per la salvaguardia e la valorizzazione dei beni culturali. Così è nata l’Associazione “Casuentum onlus” per contribuire alla rinascita dei borghi storici e del territorio della Media Valle dell’Aterno nella conca aquilana martoriata dal sisma di quattro anni or sono.
Per questo motivo sono particolarmente orgoglioso di avere contribuito in prima persona, e con il supporto del Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze del quale, dal 2004, faccio parte come professore associato di restauro, alla formazione del Piano di Ricostruzione dell’antico borgo di Casentino nel Comune di Sant’Eusanio Forconese e, con questo, alla riscoperta delle valenze geo ambientali ed archeologiche di un magnifico territorio che, in verità, ha molte assonanze con il nostro, straordinario paesaggio dei Monti della Calvana. Laggiù come, alle nostre latitudini, hanno abitato le nostre antiche progenie (etruschi, sabini o vestini poco importa), lasciando testimonianze indelebili nel segno di origini comuni che oggi possono costituire la molla di una ripresa economica e sociale, dando speranza alla popolazione e, soprattutto, ai pochi giovani rimasti tenacemente legati alla valorizzazione della storia e delle risorse culturali. D’altronde la comune ascendenza di genti umbre, testimoni delle più antiche civiltà appenniniche, è data da quel toponimo Casentino che, al pari di Camars e di Chiusi, sono parte integrante della nostra storia.
L’interessamento del CAI attraverso il Comitato Scientifico Nazionale, che qui ha voluto organizzare il suo annuale convegno nazionale, ne è certamente una prova. Per noi pratesi credo sia anche uno stimolo in più e un insegnamento per quanto possiamo immaginare circa la riqualificazione dell’area archeologica di Gonfienti, delle necropoli e dei siti d’altura che a suo tempo l’Ass.” Camars”, ora Ass. “Via Etrusca del Ferro”, vanno da tempo segnalando. Ecco perché il Convegno abruzzese è importante anche per noi, non solo per le comuni reminiscenze protostoriche, quanto per i destini che potrebbero avere nell’interesse della comunità. Ecco perché prima di ampliare ulteriormente l’Interporto occorre varare al più presto un piano di sviluppo per l’area archeologica che vi è insediata, rendendola fruibile liberandola dalla stretta mortale nella quale è caduta con il bene placet delle istituzioni governative.
Qui, come in Abruzzo, dopo l’emergenza, infatti, si deve pensare ed attuare una vera e propria rinascita che solo potrà esservi puntando decisamente ed investendo sulle nostre risorse culturali ed ambientali.
Prof. Giuseppe A. Centauro
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