Va bene.
Tutti i partiti andrebbero dietro alle poltrone, il Movimento no; loro pensano ai programmi.
Tutto questo mi ricorda la mia esperienza passata nella Lista Per il Bene Comune, con la quale sono stata candidata sindaco alle elezioni del 2009.
Il programma era molto bello, e mi aveva convinto.
In quel movimento, molto vicino a quello di Grillo, era vietato il personalismo, così era definito pensare con la propria testa, oppure dare valore a chi ne avesse, attribuire merito a qualcuno eccetera. Esisteva il livellamento.
Tutti dovevano essere dipendenti, diciamo così, dell'emanazione-testa del movimento e guai ad agire con la propria. Ogni comunicato passava il rigoroso vaglio del gruppo , affannosamente, senza sosta.
Tutto terroristicamente chiaro, limpido trasparente democratico.
L'atteggiamento dei 'capi' non era altrettanto, per la verità.
Loro dicevano che non esisteva un capo, ma i capi erano proprio loro e guai a metterli in discussione.
Quando questi capi-non-capi vennero a Prato, offersi un piccolo rinfresco, e fui aspramente rimproverata: perché buttare via questi soldi?
Al momento del ballottaggio fra i due candidati, io dopo aver discusso con gli altri della mia lista, detti l'indicazione della piena libertà di scelta dell'elettore e per questo fui 'sconfessata' dai capi. Avrei, secondo loro, o avremmo dovuto, indicare che non avremmo appoggiato nessuno dei due.
Un dettaglio di non poco conto: perché dovevo affermare che eravamo puliti, dovevo dare il patentino di lucidità al Movimento che rappresentavo. Non si poteva dichiarare che l'elettore era libero nella sua coscienza e pensiero, perché in quel Movimento non si era.
Questo triste episodio fu sufficiente a farmi capire che aria tirava dove io pensavo ci fosse libertà.
Poi è stato chiaro anche chi ha appoggiato chi.
Poi è stato chiaro anche chi ha appoggiato chi.
Nessun commento:
Posta un commento