domenica 4 gennaio 2009

La paglia e la trave

Pubblichiamo una lettera del Prof. Centauro che risponde a una comunicazione ufficiale della Soprindendenza per i Beni Archeologici della Toscana in merito al libro Sui sentieri degli Etruschi, scritto dalla guida ambientale Gianfranco Bracci e dal Prof. Giuseppe Alberto Centauro.
Non intendiamo entrare nel merito del dibattito sulle presunte 'inesattezze' dato che non abbiamo letto il libro (perché non l'abbiamo trovato nelle librerie pratesi), tuttavia ci sembrerebbe più opportuno che la Soprintendenza si occupasse di questioni ben più importanti dei refusi o delle eventuali inesattezze di una guida; per esempio, la Soprintendenza si potrebbe interessare maggiormente agli "svarioni" di Gonfienti, sito archeologico che attende ancora una sistemazione dignitosa.
Al riguardo ci appare appropriato citare il passo di Matteo, 7,3; "Perché osservi la paglia che è nell'occhio di tuo fratello e non badi alla trave che è nell'occhio tuo?".
Per la Primavera di Prato,
Maila Ermini
"Alla cortese attenzione del Direttore dell’APT, Dott. Alberto Peruzzini

Ricevendo la Sua informativa relativa alla comunicazione inviata dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana (prot. 22049 del 22.12.2008) alla Provincia di Prato a proposito del volume in oggetto, desidero innanzi tutto ringraziarLa per la sollecita e cortese informazione fornitaci, alla quale risponderà in maniera esauriente, con osservazioni condivise, l’amico Gianfranco Bracci, co-autore dei testi e estensore della scheda informativa contestata dal portavoce della Soprintendente.
Pur tuttavia, non posso esimermi dal fare alcune brevi considerazioni che vorrei estendere per suo gentile tramite agli assessorati provinciali interessati.
In particolare, se da un lato registro doverosamente le segnalazioni da parte della Soprintendenza circa presunte difformità (si parla anche di numerosissime “inesattezze” senza specificare alcunché!); in sostanza si citano errori formali sull’apertura/chiusura delle tholoi di Montefortini, (“qui pro quo” eventuali da considerarsi quali refusi da eliminare in una prossima errata-corrige), dall’altra rimango esterrefatto per i toni e l’acredine dimostrata dalla firmataria della comunicazione sovrintendenziale nei confronti di noi autori. Le valutazioni espresse in quella lettera, del tipo “desolante quadro conoscitivo”, si spingono con tutta evidenza oltre il lecito con affermazioni lesive delle professionalità degli autori, affermazioni gratuite e gravi, specie laddove si pretende di rendere “edotta” la pubblica amministrazione provinciale nel merito del lavoro eseguito, quasi diffidandola dal dare ulteriori sostegni ad “analoghe iniziative”. Per rispetto nei confronti del Committente non riteniamo in alcun modo degno di commento un tale irrispettoso linguaggio che si evidenzia da solo per la spazzatura che è. Mi piace semmai sottolineare il fatto che, in alcun modo, nelle pagine del libro troverete commenti poco attenti ai ruoli istituzionali assolti dall’Ente pubblico, sia statale che locale che ci ha patrocinato. Allora non posso che ribadire quello che affermai in sede di presentazione del volume (dove erano assenti, pur se invitati, i rappresentati di quella stessa Soprintendenza che oggi protesta) e cioè che l’avviso dato, dal sottoscritto e da Gianfranco Bracci, ai lettori circa lo scopo di quegli itinerari trekking proposti, era solo quello di fornire, nella totale mancanza di strumenti di divulgazione a mezzo stampa, un quadro orientativo sulla distribuzione territoriale delle straordinarie risorse ambientali del nostro territorio, alla luce anche delle scoperte degli ultimi dieci anni, al fine di avvicinare il grande pubblico, così come richiesto dal Committente, all’osservazione del paesaggio antropico e ai miti storici che interessano l’epopea delle civiltà italiche anche a queste latitudini. Questo è stato scritto, affermato e riaffermato, sottolineando il fatto che le sedi per gli approfondimenti scientifici, anche a livello saggistico, sarebbero state altre, specialmente dopo il consolidarsi definitivo delle scoperte archeologiche.
Colgo, piuttosto, l’occasione per invocare di nuovo (lo faccio ormai da anni per impegno civico più che per soddisfazione personale!), a nome di molte associazioni culturali e di privati cittadini, il rispetto di diritti costituzionali di tutela e valorizzazione dell’ambiente (ex art. 9 della Carta Costituzionale), disattesi in modo palese da quelli stessi organismi che adesso denigrano a viva voce, dall’altro del potere istituzionale chi, con spirito di collaborazione, non ha mai smesso di fare segnalazioni, ricerche storico-territoriali, indagini di interesse pubblico per la pianificazione territoriale, reiterando denuncie producendo vigilanza sullo stato di conservazione del patrimonio storico - paesaggistico ed archeologico, che giace nell’incuria, lasciato colpevolmente senza alcuna difesa (vedasi le tombe etrusche in Calvana, loc. “La Pozza”) o colposamente tenuto in abbandono, come è stato anche recentemente esposto pubblicamente con video, documenti scritti ed articoli a stampa ( vedasi i siti archeologici di Gonfienti).

Cordiali saluti
Prof. Giuseppe A. Centauro


Prof. Arch. Giuseppe Alberto Centauro
P.A. di Restauro Architettonico (ICAR 19)
Dipartimento di Restauro e Conservazione dei Beni Architettonici
della Facoltà di Architetura (Università degli Studi di Firenze)"

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