Prima considerazione
Per il prossimo giorno della Memoria, 27 gennaio, avevo verbalmente proposto alla direttrice del Museo della Deportazione il mio VITA RESTANTE DI CARNEFICE (Vita immaginaria e reale di Karl Laqua, il boia di Figline). Mi disse, la dottoressa Camilli – a novembre – che ormai era tardi, che già i programmi erano fatti. Lei ha visto lo spettacolo, insieme al magistrato De Paolis che si è occupato dell'eccidio di Figline di Prato, anche lui gentilmente è venuto alla prima a La Baracca.
Per la rappresentazione avrei chiesto, essendo a recitare sola, un compenso modesto e sostenibilissimo anche per un singolo privato, essendo a tutti gli effetti di quegli spettacoli – ormai sempre più numerosi per me – di poco guadagno, perché impegnati e civili. Ma i programmi sono programmi, specie se stampati, e non si poteva più fare. Peccato.
Lo spettacolo affronta la memoria da una prospettiva diversa dal solito; diciamo poco conosciuta, non retorica, non celebrativa.
Tuttavia sarebbe stata un’occasione per ricordare.
Per la rappresentazione avrei chiesto, essendo a recitare sola, un compenso modesto e sostenibilissimo anche per un singolo privato, essendo a tutti gli effetti di quegli spettacoli – ormai sempre più numerosi per me – di poco guadagno, perché impegnati e civili. Ma i programmi sono programmi, specie se stampati, e non si poteva più fare. Peccato.
Lo spettacolo affronta la memoria da una prospettiva diversa dal solito; diciamo poco conosciuta, non retorica, non celebrativa.
Tuttavia sarebbe stata un’occasione per ricordare.
Seconda considerazione
Leggo oggi sul giornale (Il Tirreno) che all’Interporto fervono attività. Vi si spostano magazzini, ditte, insomma, danaro.
Però la città etrusca che l’Interporto ha sepolto è più avanti, in un futuro che i nostri amministratori, i direttori,le Soprintendenze marziane e quanti altri, non sanno vedere.
Certo, non arriveremo ad avere, come la città di Bilbao, un Museo Guggenheim come la più fiorente industria della città. Però qualcosa accadrà; a dispetto di tutti gli amministratori inetti, passati e futuri, che ora abbaiano e abbaiano per l’osso polposo dato dalle prossima tornata elettorale, dimenticandosi volutamente, di affrontare la questione Gonfienti. Di nominarla.
Inutilmente ci parano davanti associazioni che, attorno alla città antica non fanno altro che alzare fumo.
Pensano che, avendola seppellita, la città antica non riapparirà?
Noi siamo qui, e ci resteremo, a ricordare questa città, a volerla, per la nostra identità, per gli ideali etici ed estetici che ci caratterizzano, e per tentare l’inizio di una nuova era economica e culturale. E non solo per la nostra città.
La Primavera di Prato trova in questa lotta per la città antica uno dei suoi punti più importanti e ‘alti’, anche perché emblematica di una amministrazione fallimentare e lottizzata, oltre che ‘bassa’ e cieca.
Maila Ermini
Leggo oggi sul giornale (Il Tirreno) che all’Interporto fervono attività. Vi si spostano magazzini, ditte, insomma, danaro.
Però la città etrusca che l’Interporto ha sepolto è più avanti, in un futuro che i nostri amministratori, i direttori,le Soprintendenze marziane e quanti altri, non sanno vedere.
Certo, non arriveremo ad avere, come la città di Bilbao, un Museo Guggenheim come la più fiorente industria della città. Però qualcosa accadrà; a dispetto di tutti gli amministratori inetti, passati e futuri, che ora abbaiano e abbaiano per l’osso polposo dato dalle prossima tornata elettorale, dimenticandosi volutamente, di affrontare la questione Gonfienti. Di nominarla.
Inutilmente ci parano davanti associazioni che, attorno alla città antica non fanno altro che alzare fumo.
Pensano che, avendola seppellita, la città antica non riapparirà?
Noi siamo qui, e ci resteremo, a ricordare questa città, a volerla, per la nostra identità, per gli ideali etici ed estetici che ci caratterizzano, e per tentare l’inizio di una nuova era economica e culturale. E non solo per la nostra città.
La Primavera di Prato trova in questa lotta per la città antica uno dei suoi punti più importanti e ‘alti’, anche perché emblematica di una amministrazione fallimentare e lottizzata, oltre che ‘bassa’ e cieca.
Maila Ermini
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