martedì 13 gennaio 2009

A Sonia, che mi chiede perché sono fuori dai circuiti

Eri sono stata da Sonia, una frizzante funzionaria di un ufficio cultura. Mi chiede perché sono fuori dai circuiti ufficiali, perché recito sempre 'fuori' da tutto; anche nei teatri, certo, ma il mio nome non è incluso in quelle programmazioni ufficiali che danno tanta importanza, lustro, colore.
Le rispondo che esiste un sistema che è chiuso, aperto solo ad interessi, favori, scambi, e 'mazzettine', quest'ultime camuffate in vario modo, che io non pago né pagherò mai. Insomma un sistema corrotto, come in ogni settore di questo paese; ma siccome si tratta di teatro, che vuol dire nulla, nessuno ne parla.
La funzionaria, che frequenta il teatro ufficiale, mi confessa che di molti spettacoli visti, ecco, di questi, nemmeno si ricorda il titolo! Sono brutti. Insignificanti. Noiosi. Raramente se ne vede uno 'bello'.
Allora, io penso, forse, lei che mi ha visto lavorare, che in qualche modo mi conosce, ritiene che i miei non lo siano! Per un attimo mi illudo e sto lì lì per parlare...
Per parlare di me, di come, da quando ho palesato il mio impegno civile e politico, mi abbiano trattato, escludendomi proprio da quei circuiti in cui stavo per entrare, fulgida come una stella: il mio declino è iniziato alla fine degli anni '90, con la messa in scena di una mia commedia di successo, Matilda -giudicata scandalosa -, ma è stato sancito dallo spettacolo L'infanzia negata dei celestini, sulla nota vicenda dell'orfanotrofio pratese, dove hanno cominciato a calunniarmi; la carriera pregiudicata da Nostra Signora dei Rifiuti, dove ho osato addirittura prendere posizione contro i termovalorizzatori e rivelato la mia vita ascetico-mistico-ambientalista; affondata con Dramma intorno ai concubini di Prato, dove anche il bravissimo Gianfelice D'Accolti ha deciso di condividere la mia oscura sorte; distrutta definitivamente con il dramma Laris Pulenas e il video Gonfienti muore, con i quali anche la Finanza decide di controllare periodicamente le mie magre entrate, accusata di dedicare alla città etrusca sul Bisenzio il tempo migliore; derisa quando ho deciso di ricordare i martiri di Figline da un'altra angolatura, quella del carnefice Karl Laqua (Vita restante di carnefice, appunto), di inventarmi una vita senza il placet delle autorità che solo loro possono decidere come quando dove e perché.
Ma ho taciuto. Per non sembrarti una vittima, perché non lo sono! Ecco, cara Sonia, brevemente, la mia storia. Ti ringrazio per darmi l'opportunità di svolgere il mio progetto estetico-politico sulla poesia, di portarlo in giro, come mi ha sussurrato il maestro di una sera Toni Comello, come mi ha insegnato il maestro della mia giovinezza Oreste Macrì, a cui devo molto di quella che sono: tutt'e due mi dicono in un orecchio di continuare, di lottare, che questo è il senso della nostra esistenza, anche se rimarrò fuori da tutto, dai circuiti. Diffìdane, dice il mio Oreste; combatti, dice Toni.

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