lunedì 2 marzo 2009

Serata d'addio per Gonfienti

A pochi giorni dal sotterramento completo della città etrusca di Gonfienti, e a un mese esatto dal nostro sit-in il Teatro La Baracca e il Gruppo Libero Primavera di Prato organizzano per sabato 14 marzo, ore 21, una serata d'addio per Gonfienti al Teatro La Baracca, a Casale di Prato.Ci sarà modo di ricordare - brevemente - tutte le tappe della città ritrovata e poi cancellata dagli interessi di un potere cittadino cieco e sordo. I partecipanti saranno informati delle ultime -mostruose-novità. Ognuno è invitato anche a portare qualcosa da mangiare o bere, come una offerta, un dono, perché l'intento non è solo quello di celebrare un funerale, ma di stabilire una ri-nascita, invertire il senso dello scempio in atto nella nostra città. Per questo, allo scadere del conto alla rovescia, inizieremo il conteggio inverso, +1, +2, +3..., speranza di ricostruzione o ritrovamento simbolico, di accrescimento, con l'intento di fare il possibile perché l'approccio delle autorità e dei cittadini al territorio e al vivere comune possa cambiare.
Siate numerosi.
Chi viene, deve segnalarlo, comunicando cosa porta in dono o cosa propone.
Per l'adesione potete scrivere a primaveradiprato@alice.it.
Grazie.
Maila Ermini
Tutti insieme per difendere Gonfienti! - All together to defend Gonfienti!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho visto ieri sera Gomorra, il film di Garrone, dal noto romanzo.
Non so se sia un film o un documentario. In gran parte girato con la steady-cam, e 'recitato' ma forse non é il termine esatto, direi 'riportato', forse é meglio, in una lingua incomprensibile probabilmente agli stessi napoletani, sicuramente a me uomo del sud adriatico, che coglie qualche sfumatura, ma non tutto, e che pertanto andrebbe sottotitolato.
La lingua é una variabile importante, quando si sceglie di fare un film, cioé di comunicare. Ricordo che 'La capa gira', film barese di Alessandro Piva che in qualche modo era giá un 'Gomorra', portava sottotitoli italiani, e questo a noi baresi faceva un po'sorridere e un po'forse ci inorgogliva: lo capiamo solo noi. Questa é una delle forze della mafia: scegliere una lingua incomprensibile, trincerarsi in un mondo di fonemi, lemmi, pizzini che chiude il mondo esterno oltre una barriera, oltre una grande muraglia; chi é dentro usa quei modi di dire, quell'alfabeto, quella sintassi, cosí legata alla cifra della violenza, dell'autoesclusione, della prevaricazione. Cosí rischia la politica, di creare un mondo distante dal mondo reale, di usare un linguaggio ipertelevisivo per voler essere comunicativo a tutti i costi, credendo che la televisone e la sua lingua esaurisca la realtá. Fortunatamente non é cosí. Scrivo queste mie riflessioni come commento all'articolo su Gonfienti. Sembrerebbe poca l'attinenza, invece no.

Anonimo ha detto...

Indicativo presente.

Ho visto ieri sera 'Gomorra', il film di Garrone, dal noto romanzo.
Non so se sia un film o un documentario. In gran parte girato con la steady-cam, e 'recitato' ma forse non é il termine esatto, direi 'riportato', forse é meglio, in una lingua incomprensibile probabilmente agli stessi napoletani, sicuramente a me uomo del sud adriatico, che coglie qualche sfumatura, ma non tutto, e che pertanto andrebbe sottotitolato.
La lingua é una variabile importante, quando si sceglie di fare un film, cioé di comunicare. Ricordo che 'La capa gira', film barese di Alessandro Piva che in qualche modo era giá un 'Gomorra', ma almeno piú ironico, portava sottotitoli italiani, e questo a noi baresi faceva un po' sorridere e un po' forse ci inorgogliva: "lo capiamo solo noi". Questa é una delle forze delle camorre: scegliere una lingua incomprensibile, trincerarsi in un mondo di fonemi, lemmi, pizzini che chiude il mondo esterno oltre una barriera, oltre una grande muraglia; chi é dentro usa quei modi di dire, quell'alfabeto, quella sintassi, cosí legata alla cifra della violenza, dell'autoesclusione, della prevaricazione. Cosí pure rischia la politica, di creare un mondo distante dal mondo reale, di usare un linguaggio ipertelevisivo per voler essere comunicativa a tutti i costi, credendo che la televisone e la sua lingua esauriscano la realtá. Fortunatamente non é cosí. Scrivo queste mie riflessioni come commento all'articolo su Gonfienti. Sembrerebbe poca l'attinenza, invece no. Si é assistito in questi giorni a comunicati ufficiali che fanno largo uso di condizionali per tentare un riavvicinamento dei politici all'opinione pubblica: la kylix si potrebbe rivedere di qua, i reperti potrebbero essere custoditi di lá...intanto l'interporto non é un modo condizionale, ma un indicativo presente, che scaccia via il passato remoto come se esso non avesse effetto piú su di noi, come se il passato remoto oggi non fosse artefice d'economia. Tornando a Gomorra, due soli personaggi si 'salvano' nella storia, uno andandosene e rinunciando all'ulteriore crimine del sotterramento di rifiuti tossici (ah, che attinenza!), l'altro, cambiando mestiere: da pregevole sarto a camionista. La soluzione é in qualche modo sempre andarsene via. Rimanere é rischioso.
Rimanere é peró indicativo, presente.

Gianfelice D'Accolti

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