lunedì 30 novembre 2009

"Figlio mio, lascia questo Paese"

Pubblico questa lettera, appena tornata dall'Olanda e appena immersa di nuovo in questo nostro Paese, nella città di Prato, dove, sui giornali, si leggono dei soliti valzer e delle solite congreghe. Nonostante i colori cambiati, gli stessi nomi.
Tant'è che al Metastasio, per esempio, ci sono persone (e ci saranno persone nel prossimo futuro) che decidono di teatro senza il teatro averlo mai fatto; o se lo hanno fatto, o se lo fanno, chiamano (e chiameranno) i soliti noti amici.
Così si comportano anche certi assessori.
Gente ruffiana e servile; gente incompetente. Gente come questa, qui o altrove, ci ha portato questa miseria.
Buona lettura (Maila)
Lettera al figlio
di PIER LUIGI CELLI

Figlio mio, stai per finire la tua Università; sei stato bravo. Non ho rimproveri da farti. Finisci in tempo e bene: molto più di quello che tua madre e io ci aspettassimo. È per questo che ti parlo con amarezza, pensando a quello che ora ti aspetta. Questo Paese, il tuo Paese, non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio. Puoi solo immaginare la sofferenza con cui ti dico queste cose e la preoccupazione per un futuro che finirà con lo spezzare le dolci consuetudini del nostro vivere uniti, come è avvenuto per tutti questi lunghi anni. Ma non posso, onestamente, nascondere quello che ho lungamente meditato. Ti conosco abbastanza per sapere quanto sia forte il tuo senso di giustizia, la voglia di arrivare ai risultati, il sentimento degli amici da tenere insieme, buoni e meno buoni che siano. E, ancora, l'idea che lo studio duro sia la sola strada per renderti credibile e affidabile nel lavoro che incontrerai. Ecco, guardati attorno. Quello che puoi vedere è che tutto questo ha sempre meno valore in una Società divisa, rissosa, fortemente individualista, pronta a svendere i minimi valori di solidarietà e di onestà, in cambio di un riconoscimento degli interessi personali, di prebende discutibili; di carriere feroci fatte su meriti inesistenti. A meno che non sia un merito l'affiliazione, politica, di clan, familistica: poco fa la differenza. Questo è un Paese in cui, se ti va bene, comincerai guadagnando un decimo di un portaborse qualunque; un centesimo di una velina o di un tronista; forse poco più di un millesimo di un grande manager che ha all'attivo disavventure e fallimenti che non pagherà mai. E' anche un Paese in cui, per viaggiare, devi augurarti che l'Alitalia non si metta in testa di fare l'azienda seria chiedendo ai suoi dipendenti il rispetto dell'orario, perché allora ti potrebbe capitare di vederti annullare ogni volo per giorni interi, passando il tuo tempo in attesa di una informazione (o di una scusa) che non arriverà. E d'altra parte, come potrebbe essere diversamente, se questo è l'unico Paese in cui una compagnia aerea di Stato, tecnicamente fallita per non aver saputo stare sul mercato, è stata privatizzata regalandole il Monopolio, e così costringendo i suoi vertici alla paralisi di fronte a dipendenti che non crederanno mai più di essere a rischio.
Credimi, se ti guardi intorno e se giri un po', non troverai molte ragioni per rincuorarti. Incapperai nei destini gloriosi di chi, avendo fatto magari il taxista, si vede premiato - per ragioni intuibili - con un Consiglio di Amministrazione, o non sapendo nulla di elettricità, gas ed energie varie, accede imperterrito al vertice di una Multiutility. Non varrà nulla avere la fedina immacolata, se ci sono ragioni sufficienti che lavorano su altri terreni, in grado di spingerti a incarichi delicati, magari critici per i destini industriali del Paese. Questo è un Paese in cui nessuno sembra destinato a pagare per gli errori fatti; figurarsi se si vorrà tirare indietro pensando che non gli tocchi un posto superiore, una volta officiato, per raccomandazione, a qualsiasi incarico. Potrei continuare all'infinito, annoiandoti e deprimendomi. Per questo, col cuore che soffre più che mai, il mio consiglio è che tu, finiti i tuoi studi, prenda la strada dell'estero. Scegli di andare dove ha ancora un valore la lealtà, il rispetto, il riconoscimento del merito e dei risultati. Probabilmente non sarà tutto oro, questo no. Capiterà anche che, spesso, ti prenderà la nostalgia del tuo Paese e, mi auguro, anche dei tuoi vecchi. E tu cercherai di venirci a patti, per fare quello per cui ti sei preparato per anni. Dammi retta, questo è un Paese che non ti merita. Avremmo voluto che fosse diverso e abbiamo fallito. Anche noi. Tu hai diritto di vivere diversamente, senza chiederti, ad esempio, se quello che dici o scrivi può disturbare qualcuno di questi mediocri che contano, col rischio di essere messo nel mirino, magari subdolamente, e trovarti emarginato senza capire perché.

Adesso che ti ho detto quanto avrei voluto evitare con tutte le mie forze, io lo so, lo prevedo, quello che vorresti rispondermi. Ti conosco e ti voglio bene anche per questo. Mi dirai che è tutto vero, che le cose stanno proprio così, che anche a te fanno schifo, ma che tu, proprio per questo, non gliela darai vinta. Tutto qui. E non so, credimi, se preoccuparmi di più per questa tua ostinazione, o rallegrarmi per aver trovato il modo di non deludermi, assecondando le mie amarezze. Preparati comunque a soffrire. Con affetto, tuo padre. (30 novembre 2009)
(L'autore è stato direttore generale della Rai. Attualmente è direttore generale della Libera Università internazionale degli studi sociali, Luiss Guido Carli).

Gonfienti, storia di una battaglia: una recensione e altro


Nella rivista ALIBIONLINE il giornalista Saul Stucchi ha pubblicato una recensione sul nostro ultimo lavoro teatrale, Gonfienti, storia di una battaglia, insieme a molto altro, che vi invito a leggere http://www.alibionline.it/home-mainmenu-1/copertina.html.

venerdì 27 novembre 2009

MANIFESTO CONTRO IL MONOPOLIO CULTURALE

Trascrivo qui un 'vecchio' manifesto del 1999 che fino a qualche anno fa veniva fatto circolare e firmare, nella speranza che aiutasse nel rinnovamento culturale e politico, al fine di creare un 'circuito d'intenti' fra gli artisti, a tutti i livelli.
Le firme di adesione arrivarono a più di cento, ma non ne nacque nessuna rete di solidarietà.
La situazione della gestione dei 'centri culturali' che viene denunciata è immutata; anzi, se possibile, è diventata ancora più meschina e retriva, ipocrita, senza offrire nessuna prospettiva per coloro che - se ancora esistono- intendono l'arte come significato, come azione politica, oltre che estetica.
Gli artisti, invece di combattere questa situazione che ostacola di fatto le loro libertà espressive, vi si sono acriticamente adagiati. Essi non pongono minimamente in discussione il sistema politico-culturale, la sua gestione; anzi, ci stanno dietro e intorno come cagnolini fedeli al fine di potervisi inserire.
Il risultato è che essi, a tutti i livelli, sono quasi totalmente disimpegnati. O fintamente impegnati. O manieristicamente impegnati-insensati. E le loro azioni artistiche, a tutti i livelli, sono solo un'azione propagandistica a favore dello status quo, e per questo sono pagati, corteggiati, 'inseriti'.
Dell' arte 'ribelle' degli anni '70, la cui eco era ben percepibile fino a qualche anno fa, rimane nei giovani (ma anche nei meno giovani!) l'estetica, concessa e finanziata dal potere centrale, sia esso statale o regionale, che ha inglobato in questo modo la protesta, e così si definisce 'democratico', ma che in realtà ha imposto i suoi diktat.
Dell' 'arte di denuncia' quella di oggi ha solo il guscio, la forma vuota -la commistione dei generi e mezzi, l' 'estetica del brutto', la provocazione e l'insulto, lo straniamento fisico-spaziale. Qualche scandalo, dosato qua e là, giusto per la scena e la cronaca.
Oggi non si 'denuncia' se non ciò che deve essere denunciato.
Sono questi gli anni del 'ribellismo' codificato, delle 'denunce santificate', come quelle celebrate nelle sante feste civili, come per esempio, nella Festa della Toscana.
(Che per fortuna ci sono, almeno ogni tanto, per sbaglio e metterci a tacere, arriva qualche soldo anche qua).
Maila Ermini
MANIFESTO CONTRO IL MONOPOLIO SULLA CULTURA IN ITALIA
Questo manifesto intende denunciare la mancanza di un serio rinnovamento in ambito artistico a causa della stagnante presenza di un monopolio culturale di grossi centri, gruppi produttivi e amministrativi sulle attività culturali in Italia. Il monopolio si esplica nel controllo degli spazi e delle modalità delle manifestazioni culturali, e, dunque, conseguentemente, nello stretto controllo sui contenuti e le forme degli eventi stessi.

Analisi

La nostra protesta nasce da un’analisi del fenomeno artistico del teatro: quello professionale è quasi del tutto lottizzato, mosso soltanto da movimenti nepotistici o di clan e gestito - ove il ricambio sia funzionale alle scelte produttive –solo dai grandi centri di potere. Basta osservare attentamente la programmazione dei circuiti teatrali italiani per scoprire che le compagnie che lavorano sono spesso le stesse o solo quelle.

E’ inteso, però: il monopolio culturale riguarda tutto il settore artistico.

Esso causa ciò che è a tutti manifesto: una vita artistica scialba, senza novità, stimoli o benefiche rivoluzioni che producano nuove idee e stili. Anzi, di tutto questo la gran parte dei centri di produzione-potere intende fare a meno, visto che si dedica del tutto a raccogliere pubblico e quindi danaro, a promuovere la propria immagine e a togliere i pochi spazi ancora restanti per le realtà autonome e autogestite. Inutile dire che i centri di produzione e di potere che vivono con finanziamenti pubblici avrebbero il dovere di non tralasciare e di valorizzare quello che accade loro attorno, evitando di fagocitare tutto.

La situazione non è per niente migliorata con il decentramento politico e amministrativo; al contrario, si è verificata una proliferazione di supermercati culturali a livello regionale, provinciale e comunale. Il supermercato culturale è però più dannoso di quello alimentare. Esso non fa sconti e non garantisce affatto né la freschezza né la varietà della merce. I risultati, evidentissimi, dimostrano il contrario. Per esempio, a teatro si assiste a un’offerta omogenea che va dall’opera classico-comica di cassetta con attori di fama televisiva (tutti a capofitto su papà Goldoni o sulla ‘situation comedy’), alla finta avanguardia (il cosiddetto ‘teatro di ricerca’, con le scontate crudeltà).

La cosiddetta ‘politica verso i giovani’ attuata da alcuni enti, centri culturali, istituti, teatri eccetera è in gran parte falsa e strumentale, perché ha di mira soltanto il giovane come consumatore, fruitore dell’evento. Per il resto, egli viene tenuto a debita distanza. Il giovane artista deve, se intende ‘entrare nel giro’, cercarsi il protettore e diventar ruffiano, apprendere velocemente le usanze e i riti dell’asservimento artistico. Né più né meno come in epoche formalmente meno democratiche della nostra.


Obbiettivi

INVITIAMO TUTTI A FIRMARE QUESTO MANIFESTO CHE CONCRETAMENTE CHIEDE:

-una politica seria per la distribuzione degli spazi per gli eventi culturali in Italia che eviti l’accorpamento di più centri sotto un’unica direzione amministrativa (per esempio, più teatri in una provincia gestiti dallo stesso ente: ciò significa una programmazione piattamente omogenea, standardizzata, scambio di favoritismi e diktat culturale);

-l’impegno, per coloro che decidono su programmazioni di eventi culturali, di una minima quota di accesso per le nuove realtà emergenti o i nuovi singoli artisti (per esempio l’inserimento di un pittore ancora sconosciuto al pubblico in una mostra; di almeno di una giovane compagnia nei cartelloni di tutti i teatri pubblici);

- più visibilità ed equità di accesso ai finanziamenti pubblici per la cultura, terreno di poche realtà privilegiate.

-amministratori più capaci e meno occupati degli scambi di favore o della fama personale, veramente interessati al rinnovamento e alla promozione culturale e umana della realtà amministrata.


Conclusione

Firmate e fate firmare questo manifesto. Diffondetene i contenuti, se sentite il bisogno di un rinnovamento culturale in questo paese. Intendiamo procedere anche a forme di lotta civili, come l’organizzazione di un astensionismo attivo nei confronti di spettacoli emblematici di ciò che noi riteniamo frutto di quanto denunciamo, con volantinaggio davanti ai vari ‘luoghi della cultura’, più o meno deputati e paludati. Riappropriamoci del diritto di critica attiva, cominciamo a dire basta agli applausi convenzionali delle varie lobbies, palesi e non.

giovedì 26 novembre 2009

PAGLIACCIA SECCA...IN OLANDA!


Per i bambini e per noi grandi (al tempo della crisi)

Domenica 13 dicembre ho inizio il cartellone per bambini e famiglie al Teatro La Baracca, di cui potete leggere i dettagli cliccando qui di lato.
Per il momento il sostegno che ci viene offerto è di 250 Euro da parte della Circoscrizione Ovest di Prato, che ha 'adottato' uno spettacolo. Il resto è silenzio. Tuttavia vogliamo essere ottimisti: presentiamo il ricco e divertente cartellone teatrale, di cui crediamo valga la pena approfittare...
La stagione è totalmente autofinanziata. Gli spettatori contribuiranno alle spese con un biglietto di ingresso di soli 5 Euro.
Maila

lunedì 23 novembre 2009

Intervento di Maila su Gonfienti alla Rete degli Ecologisti (e quello di Fulvio Silvestrini sulla Multisala)


L'intervento è del 21 novembre 2009, Firenze - Rete degli Ecologisti -Verso la costituente
http://www.radioradicale.it/scheda/291636/la-rete-degli-ecologisti-verso-la-costituente

E' tratto da Radio Radicale. Allo stesso indirizzo potete ascoltare l'intervento di Fulvio Silvestrini sulla cosiddetta Multisala-Ipercoop di Capezzana, ora tutto beffardamente chiamato "Parco Prato".

Gonfienti, storia di una battaglia: un commento

Ricevo e volentieri pubblico una lettera ricevuta dal Prof. Centauro.
"Gonfienti, storia di una battaglia

La puntuale ed appassionata narrazione di Maila Ermini rende oggi ancor più tangibile e definitiva, fino già a storicizzarla nel presente, la testimonianza di una vicenda, vissuta e quindi reale, della nostra contemporaneità, amarissima per gli esiti sortiti: la storia che ha accompagnato, dal 1996 ad oggi, le sorti della città etrusca di Gonfienti.
Work in progress hai definito il tuo lavoro teatrale a conclusione di una inesausta kermesse dialettica, viva ed approfondita in tutti gli innumerevoli episodi descritti in una cronaca incalzante, senza confini.
Direi piuttosto che quello che hai fatto e narrato, questa battaglia per Gonfienti, è qualcosa di molto più grande di un componimento scenico, aprendosi già come libro scritto alla memoria futura.
La città etrusca in riva al Bisenzio rappresenta una svolta, costituisce una rivoluzione culturale nella dimostrazione lampante che la storia non è stata affatto “tutta scritta” – come taluni accademici vorrebbero per comodo sostenere - dimostra, invece, quanto occorra mantenere sempre viva la nostra capacità di introspezione, di valutazione critica, senza mai appiattirsi in convenzionali, conformistiche e vuote assuefazioni nei confronti del passato, perdendo per sempre l’occasione di apprendere da questo nuove, fondamentali lezioni.
Gonfienti, una grande scoperta archeologica italiana, probabilmente la più grande del secolo appena trascorso, che nelle beffarde contingenze del declino, che pare inarrestabile del distretto industriale pratese, si era offerta fortuitamente, come su un piatto d’argento, alla città.
Un’eredità straordinaria ritrovata inaspettatamente, e per questo ancor più preziosa, che Prato non ha saputo cogliere e che le stesse istituzioni preposte non hanno voluto tutelare adeguatamente e, perdurando oggi la vergogna, non avranno entrambi possibilità alcuna di valorizzare o di divulgare convenientemente. La città ha saputo piuttosto mistificare, rimescolando ipocritamente le carte di quella scoperta, manipolando a proprio piacimento, con alfieri servili, le tessere archeologiche per corrispondere ad un utilitarismo di infimo livello, persino obliterando maldestramente reperti strutturati di valore inestimabile ed, infine, negando oggi la contestualizzazione di ciò che da quegli scavi è emerso, rendendo incivile e gratuito omaggio nel segno di una dilagante mediocrità e misera esteriorità , esaltando una miope visione dei valori stessi espressi dalla civiltà etrusca nella storia.
Ciò che è stato compiuto, infine, è la dimostrazione della pochezza culturale che attanaglia i nostri tempi ed anche l’ennesima messa in evidenza dei diritti negati alla conoscenza, alla storia, al patrimonio storico artistico del nostro territorio. Si è fatto carta straccia dei diritti costituzionali, consumando un misfatto archeologico e insieme uno scempio ambientale che rimarrà impresso ai posteri come macchia indelebile. Si è trattato, cara Maila, di una autentica barbarie che condannerà i protagonisti del miserevole epilogo ad una colpevolezza senza appello, nonostante gli apparenti lustrini di un’effimera ribalta costruita sulle feticistiche esibizioni odierne del “bottino di guerra”.
Mi sono battuto fin dal primo momento con alcuni amici e, più intensamente in questi ultimi anni, anche con te Maila per salvare innanzi tutto le verità insite in quella scoperta, prodigandomi nella terra bruciata da mille negazioni, frustrazioni e continue calunnie pur di non disperdere, ma semmai incrementare gli studi da farsi intorno ai quei ritrovamenti, avanzando io stesso ipotesi e scenari storici possibili per muovere concretamente la ricerca, spendendomi con conferenze e dibattiti, forse inopinatamente non avendo interlocutori, nel mondo scientifico e nell’ambito della mia stessa comunità anche per proteggere i siti ed il paesaggio che vive intorno a questi tesori, sempre più minacciato da incipiente devastazione e stolta cementificazione, infine, per recuperarne la memoria.
In ultimo vorrei dirti ancora grazie Maila, grazie per il tuo ardimentoso impegno che, nella metafora insita in una narrazione teatrale, alta e documentata come hai saputo mettere in scena, ci hai mostrato senza infingimenti e cedimenti propagandistici la vera faccia della medaglia.

Giuseppe Centauro

Prato, 22 Novembre 2009"

Di scavi e reperti


Dopo la inaspettata visita agli scavi della Città Etrusca sul Bisenzio a Prato, e ai suoi reperti, venerdì 20 novembre 2009.
Siamo contenti che la nostra faticosa battaglia in favore della Città Etrusca sul Bisenzio, detta di Gonfienti, abbia prodotto un piccolissimo frutto, quello della ripulitura della zona della domus etrusca, e questo ci induce a continuare.

Tuttavia, quello che chiediamo, e alla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana e a tutte le possibili autorità competenti, è che queste visite siano organizzate con continuità e non concesse saltuariamente ‘dall’alto’, come se l’area archeologica non appartenesse ai cittadini, alla gente, ma fosse invece di un ricco proprietario, di un erede della famiglia Medici.
Il patrimonio artistico non appartiene alla Soprintendenza; la Soprintendenza lo tutela, ma appartiene a tutti. E’ questo un concetto fondamentale. Il nostro patrimonio artistico, a Prato, unico e straordinario, è già stato violentato quasi completamente dalla costruzione dell’Interporto della Toscana Centrale. E’ l’ora che quel poco che è rimasto torni a noi.

Proprio sulla base di questo, chiediamo che i reperti che abbiamo visto, bellissimi, al Molino di Gonfienti, il cui valore inestimabile può ben capire anche chi è profano della materia, siano restituiti alla città, sì che tutti li possano vedere e constatare con i propri occhi quale ricchezza si possegga. I reperti non appartengono alla Soprintendenza, né li può trattare come suoi; la Soprintendenza li tutela, ma non li tiene chiusi quando sono restaurati e ci sono le condizioni per mostrarli. I reperti –ripeto e sottolineo: di valore straordinario -sono stati trovati a Prato, e a Prato devono rimanere affinché siano mostrati e goduti da tutti.
Purtroppo per entrare al Molino di Gonfienti, dove ora sono sistemati, si deve passare dai tornelli del bunkerizzato Interporto della Toscana Centrale, in una atmosfera, come anche altri hanno detto, da Blade Runner. Qualcuno chiede che si cerchi di ovviare questo problema. Ma chissà non sia meglio così, sì che tutti possano constatare e riflettere, incluso i turisti stranieri, su quello che i ciechi ingordi interessi economici di pochi -nella Regione 'culla' dei beni artistici del mondo - hanno regalato ai più.
Prego infine le autorità competenti di non invocare sempre e ancora sempre, come a scusare l'inattività e l'abbandono, la mancanza di danaro, e di affermare che “la cultura è la ultima ruota del carro e che quando ci sono i tagli la prima cosa che si taglia è la cultura”. Lo sappiamo bene. Sappiamo anche però che ci sono volontari appassionati e competenti a Prato e nella zona della Piana e altrove disposti a lavorare per riprendere gli scavi e aiutare riportare alla luce la ‘nostra’ città, quella parte ancora sepolta, e valorizzare reperti, di cui ora, dopo averli ben rivisti, come Cittadini della Repubblica Italiana, rivendicando inalienabili diritti sanciti dalla Costituzione, non vogliamo più fare a meno.

Maila Ermini

venerdì 20 novembre 2009

Come a Gonfienti si declina il verbo 'occultare'


Oggi pomeriggio ho visto la domus etrusca, i bellissimi reperti, addirittura la kylix, tutto molto emozionante.

E' stata una concessione al popolino proprio alla vigilia del mio spettacolo Gonfienti, storia di una battaglia..

La visita era organizzata da Arci e altre associazioni del cosiddetto 'Tavolo per Gonfienti', in collaborazione con il "Parco della Piana".

Peccato che l'ispettrice Poggesi non abbia detto tutta la verità, che la visita sia stata in realtà solo un bellissimo e indimenticabile diversivo.

Non si è detto, per esempio, che mentre la strada che passa davanti alla domus si vuole far riemergere, in luogo vicino, il decumano di dieci metri è stato ricoperto, con tanto di permesso della Soprintendenza, da un enorme magazzino-merci.

Domani e domenica, al mio spettacolo, racconterò tutti i risvolti e quelle cose che l'ispettrice Poggesi - che tratta la domus e i reperti come cosa sua, ma sarà per eccesso di affetto - si è dimenticata di raccontare.

Abbiamo visto che a Gonfienti hanno risistemato il Tabernacolo e il Lavatoio.
Ma il merito, rettifico quanto dichiarato da qualcuno, è del video Gonfienti muore.


Maila Ermini

giovedì 19 novembre 2009

VEDOLO, PREVEDOLO, STRAVEDOLO

Ringraziamo Isolina.
Intanto ecco quello che prevediamo.
Sabato, in risposta magari all'articolo di presentazione di Gonfienti, storia di una battaglia su qualche giornale locale, uscirà un articolone istituzionale di qualche genere su Gonfienti. Chissà cosa si inventeranno, questa volta? Vediamo un po'...
Che porteranno la kylix a Prato?
No, questo l'aveva già promesso un assessore precedente!
Che compreranno la Calvana per farci il piana-parco archeologico?
Un po' meno, ma qualcosa di simile...Che però abbia molto effetto e tranquillizzi gli animi, sì da farli dormire per ancora qualche mese.
Naturalmente lo spettacolo di Maila non sarà citato neanche un po', anzi, più possibile messo sotto silenzio.
Ora a lei, che sta facendo le prove in teatro, non diciamo nulla.
Lasciamola lavorare tranquilla e preparare le belle rivelazioni che ha in animo di raccontare!
Cielo da Feciltigna

Riceviamo e pubblichiamo

Come sarà illustrato sabato e domenica prossimi nello spettacolo GONFIENTI, STORIA DI UNA BATTAGLIA, le cui prove ho avuto l'onore di assistere, l'apertura temporanea degli scavi di Gonfienti per un numero limitato di persone da parte della Soprintendenza il giorno prima dello spettacolo stesso, cioè domani, sembra avvalorare l'ipotesi sostenuta e dimostrata dall'autrice secondo cui ogni azione fatta dal gruppo di Primavera di Prato o dal Teatro La Baracca per Gonfienti, mette in moto, irresistibilmente un'azione di contrasto, di intorbidamento delle acque.
Dubitate, gente, dubitate.
Isolina Ciacci

mercoledì 18 novembre 2009

NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA!

(Certo, siamo ben consapevoli che le municipalizzate gestiscono l'acqua come privati, anzi, forse peggio, perché oltre al guadagno usano il loro potere come strumento politico di consenso elettorale, creando, con l'offerta di posti 'sicuri' un sistema, di fatto, amabilmente dittatoriale!
Noi intendiamo dire no anche a loro!)

martedì 17 novembre 2009

BOICOTTATE

Il nostro invito è il boicottaggio della nuova Coop e della Multisala.
Andate altrove a fare i vostri acquisti, finché sarà possibile. Andate altrove a vedere i film.

Spero che gli insegnanti del plesso scolastico San Giusto, a Prato, sottraggano un po' di tempo al loro programma per illustrare l'orrore di questo meccanismo, tra l'altro benedetto dal vescovo, che è stato immortalato per sempre in una foto emblematica pubblicata sui giornali.

I ragazzi escono dalla scuola e sono pronti al consumo.
Speriamo che qualcuno li illumini su questa dittatura e su questa scuola piegata alle sue leggi.

Consideriamo la Coop corresponsabile del declino culturale di questa nostra città e invitiamo tutti a non essere più soci di questa (finta) cooperativa.

E' incredibile: in Italia i luoghi dove più sono stati fiorenti le ideologie dell' 'oltrecortina' di un tempo, sono anche quelle dove più selvaggiamente fiorisce l'iperconsumismo. Non è un caso che il gruppo di Giovanni Giometti sia emiliano (o romagnolo?).

La Confartigianato tace, ma dovrebbe parlare: queste operazioni spazzano via il futuro, e spazzeranno via anche loro.

Appoggiamo la battaglia di Fulvio Silvestrini, e a lui va la nostra solidarietà. Non è solo, come invece qualche giornale lo ha voluto dipingere.

domenica 15 novembre 2009

LA CULTURA DEI NUMERI, O MEGLIO, I NUMERI DELLA CULTURA

Oggi su IL TIRRENO si legge che il METASTASIO è in piena crescita di abbonamenti.
Non sanno che fare per restare in barca, capaci di inventare anche la realtà.
Una realtà che, anche se fosse vero che i numeri di abbonamenti e biglietti sono in crescita, vede la città culturalmente in calo, anzi, in profondissima crisi culturale.
Sono notizie pilotate, che servono solo a mascherare la loro paura.
Noi chiediamo all'assessore alla cultura che abbia il coraggio di contribuire al cambiamento strutturale di un teatro cittadino che prende troppi soldi per sé dando solo briciole alla città.
Da vent'anni vediamo gente che lavora là dentro, prende stipendi e prebende, SOLO PER MERITI DI PARTITO O DI PARTE. QUESTA GENTE HA DECISO, SPESSO NON PREPARATA IN MATERIA, I DESTINI DI UN TEATRO CITTADINO.
Anche questo è uno scandalo, assessore Beltrame, che va contrastato.

Per l’apertura della Lazzerini alla Campolmi


Con la nuova Biblioteca si inaugurerà una fantastica finestra di cultura sul mondo, unica nel suo genere per bellezza e moderna funzionalità.

Nel cuore del centro storico di Prato, negli spazi restaurati della Campolmi, a ridosso delle antiche mura trecentesche, si è concretizzato un sogno, realizzando una straordinaria fusione tra lo spazio della memoria collettiva (la vecchia fabbrica dismessa) e lo spazio del nuovo sapere e della scienza proiettato all’esperienza che verrà (la biblioteca globale) in una mirabile simbiosi architettonica che lascia letteralmente “a bocca aperta” chiunque solo attraversi quelli spazi. In questo luogo attrattivo e suadente, domestico e spaziale allo stesso tempo, la città potrà davvero ritrovarsi quotidianamente a leggere, passeggiare, studiare, confabulare, infine socializzare tranquillamente, senza remore.
Preceduta da una piazza urbana di gradevolissima connotazione geometrica, resa suggestiva dalle mura che si specchiano nelle strutture ammodernate della fabbrica, dove spicca asimmetricamente la sagoma della vecchia tintoria trasformata in uno spettacolare atelier culturale, nuova immagine della città antica che si rigenera.
Nel composito organismo architettonico, permeabile e aperto, a disegnare un luogo senza apparenti confini, tutti potranno trovare la propria giusta collocazione e l’occasione auspicata per avvicinarsi industriato al sapere: i giovani vi troveranno gli strumenti adeguati per progredire negli studi per sentirsi un po’ più vicini all’Europa, o meglio al mondo intero, senza barriere e senza limiti alcuni, neppure linguistici; i giovanissimi, divertenti spazi ludici per la formazione, curati negli arredi e didatticamente misurati; i meno giovani, spazi di lettura confortevoli e di facile accesso, dove chiunque può sentirsi come a casa, nel salotto a leggere una rivista o sfogliare un giornale. Qui tutto pare perfettamente relazionato alle diverse occorrenze, e la contemporaneità si esalta grazie alle molteplici e funzionali postazioni telematiche installate ovunque, nelle spaziose sale e nei luminosi corridoi della nuova biblioteca in spazi che renderanno possibile ogni giorno, in orari quanto mai estesi, l’interscambio e la circolazione di informazioni come di documenti di ricerca. Spettacolare l’open-space, coperto a capriate lignee, al piano primo destinato alla capiente sala conferenze che, unica nel suo genere, convive magnificamente con il cuore antico dei fondi archivistici e con rari incunaboli che tutt’intorno si mostrano nella pura estetica che solo l’insieme di libri manoscritti, pergamene e preziose rilegature può offrire. Lo scenario esterno è mozzafiato, segnato all’interno del complesso dalle cortine sontuosamente finestrate della austera architettura industriale. La sala si apre a mo’ di balcone sulla grande corte centrale della vecchia cimatoria restaurata, dominata dall’alta ciminiera, icona stessa della città, delimitata in basso dal vascone pseudo-ellittico dove l’acqua sgorga copiosa come si trattasse di una sorgente termale.
Da questo giro in anteprima, con il direttore Franco Neri, sono uscito ammirato e preoccupato allo stesso tempo perché penso che dovremo sapere proteggere e rispettare questa ricchezza, amarla e curarla fin dal primo momento, ricordando che il bene comune sarà patrimonio di ognuno di noi nella misura in cui sapremo custodirlo e valorizzarlo.

Giuseppe A. Centauro

venerdì 13 novembre 2009

PLATONE E LA MULTISALA

Ieri sera sono andata in bici a osservare le luci accese e il brulicare degli operai della Multisala.
Pensavo di essere in uno di quei film del futuro che ho visto tante volte.
Ecco quello è il luogo dell'oblio, ho detto.
Entri dentro, vedi il film, consumi, e poi vieni risputato fuori.
Fuori non c'è nulla. Ci sono i parcheggi e devi per forza prendere la macchina.
Quando sei in macchina il film è già svanito. L'effetto catartico, se c'è stato, se n'è andato.
I registi dovrebbero opporsi di vedere proiettati i loro film in posti come questo; perché l'incasso di oggi è il vuoto di cassa di domani.

Ritornano le parole di Platone.
Quando lo studiavo all'università, col professor Giannantoni de "La Sapienza", ebbi una discussione, ricordo, non capivo come fosse possibile che Platone, che pure sembra essere stato drammaturgo, si fosse così acremente espresso contro l'arte, contro la poesia.

Ora, in questa maturità d'anni e nella devastazione culturale, ho capito che Platone non ce l'aveva affatto contro l'arte, la poesia, ma contro l'uso blasflemo che di essa se ne fa, un uso menzognero, avrebbe detto lui.

Ora lo condivido.
Per questo dico no a questo cinema, che falsamente, malignamente affermano che dà lavoro.
Così come diciamo no alla Coop e a tutto il resto.

E io vi invito a boicottare questa mostruosità, che invece il lavoro, oltre che l'arte, distrugge.

Nella zona chiudono i negozi, e non saranno salvati da nessuna viabilità alternativa.
E se non si prendono seri provvedimenti immediati per incentivare le piccole attività fra i giovani, luoghi e spazi di questa città, il senso dell''essere-per' sarà smarrito.
Chissà per quanto tempo.

Maila

mercoledì 11 novembre 2009

PANTANELLE E' A RISCHIO

Dopo l'incontro su Pantanelle a la Baracca lunedì scorso, non siamo affatto tranquilli. Nonostante tutte le belle parole, incombe il mega-impianto fotovoltaico, c'è stata addirittura una interrogazione comunale al riguardo.
Siamo alle solite.
Non crediamo più alle favole, l'abbiamo già detto, ma saremo molto attenti.
Non permetteremo a nessuno di distruggere quel poco di verde che ancora rimane.

martedì 10 novembre 2009

Lettera aperta all'Assessore alla Cultura di Prato Anna Beltrame

Assessore Beltrame,
vogliamo entrare nel merito dei Suoi programmi culturali futuri che, a quanto apprendiamo oggi dai giornali, sono incentrati sulla musica e mettono in secondo piano le altre arti.
Ci permetta, come premessa, di osservare che in ciò Lei ricalca quello che hanno fatto in parte le precedenti giunte di altro colore, segue insomma l'andamento 'culturale' nazionale, dove la musica la fa, per tutta una serie di motivi, da padrona.
Naturalmente 'certa' musica, e basta.
Del teatro Lei non si occuperà, perché già ci sono 'i teatri': il Metastasio, il Magnolfi, il Politeama.
E' grave che Lei dimentichi di citare il nostro piccolo teatro, La Baracca, dove ancora non l'abbiamo vista, e che fa parte del Circuito Regionale di Sipario Aperto, esattamente come il Magnolfi.
Il Teatro La Baracca esiste sul territorio pratese dal 1994, ed è molto attivo; siamo professionisti, diamo lavoro, offriamo un servizio alla cittadinanza senza incidere sul bilancio comunale (cosa che almeno la sua cultura politica dovrebbe apprezzare), produciamo numerosi spettacoli e recitiamo all'estero: alla fine di questo mese andremo all'estero per la quinta volta.
E' grave poi che Lei demandi a enti una programmazione che invece dovrebbe essere anche Sua: come dire che a Milano, dove c'è "Il Piccolo", l'assessore alla cultura non si debba occupare di teatro, non abbia niente da dire al riguardo. Certo che un assessore non può essere competente in tutto; per questo alcuni amministratori, come anche accade nella giunta di cui fa parte, si avvalgono giustamente di consiglieri.
Questa sua programmata assenza, questo demandare ha anche altra conseguenza: non valorizza 'l'altro teatrale', come invece Lei mostra di voler praticare con la musica, e questo non produce osmosi, né alterità, né novità, né vera concorrenza, perché i giochi degli enti teatrali 'alti', parliamo della circuitazione degli spettacoli, sono truccati, e i giovani (ma non solo, anche certi professionisti) non hanno possibilità di accedervi, e quindi attualmente non esiste nessuna garanzia sul fatto che gli artisti (quasi sempre i medesimi), che noi vediamo sui palcoscenici paludati, siano davvero i migliori.
Sappiamo di essere un teatro scomodo, e non certo per non avere le poltroncine di velluto; ma Lei, in quanto assessore di una città, ha il dovere di non dimenticarsi di nessun 'talento' locale, ha l'obbligo di confrontarsi con tutti, anche con un 'budget' ridotto all'osso, anche e forse soprattutto con coloro che reputano che i suoi programmi, ancora, non siano all'altezza della carenza, anzi, del grave declino culturale della città.

Maila Ermini - Gianfelice D'Accolti
Teatro La Baracca

lunedì 9 novembre 2009

AVVISO

Lo spettacolo GONFIENTI, STORIA DI UNA BATTAGLIA, che avrà luogo al Teatro La Baracca i giorni sabato 21 novembre, ore 21 e domenica 22 novembre ore 16,30 è con ingresso a prenotazione obbligatoria.
Per la prenotazione si può utilizzare il numero del teatro, 0574-812363, oppure l'indirizzo elettronico labaracca@tin.it.

sabato 7 novembre 2009

MAFIA NOSTRANA

Sui giornali locali la censura nei nostri confronti persiste ed è preoccupante: ora tocca a Laris Pulenas, di cui riusciamo a guadagnare soltanto alcuni trafiletti, ma solo a costo di ripetute telefonate e pressioni.
Questo perché il dramma Laris Pulenas rompe i giochetti che stanno facendo, a' muina', sul sito archeologico di Gonfienti, di cui presto saranno illustrate le nascoste vicissitudini.

La mafia nostrana agisce in modo diverso da quella del sud ma 'uccide' lo stesso; fa 'scomparire' chi dissente, chi parla, chi pensa con la propria testa, a maggior ragione in questi tempi, quando ricomincia il valzer delle elezioni.

La vergogna più grande è costituita da coloro che tacciono, che hanno fatto finta di lottare insieme a noi e che ora si rintanano come topi al tempo della grandine, o vanno alle cene etrusche.

giovedì 5 novembre 2009

PARCO O PARCHEGGIO DEGLI ETRUSCHI?

Brevemente: oggi su Il Tirreno, cronaca di Prato, si legge del 'via libera' dato alla Regione al progetto provinciale del parco archeologico, con relativo 'tavolo' di lavoro.
Chissà che questa volta non si ricordino di noi per il simposio, visto che l'assessore regionale Cocchi ritiene 'opportuno procedere preliminarmente alla stipula di un accordo fra tutti i soggetti interessati, istituzionali e non".
Intanto noi andiamo avanti con il nostro lavoro sugli etruschi : il dramma Laris Pulenas, il prossimo fine settimana, ancora una volta confinato a La Baracca (in quanto 'contaminato' dalla quaestio Gonfienti e visto per questo come la peste bubbonica);
e poi Gonfienti, storia di una battaglia, il 21 e 22 novembre, a cui invitiamo tutti gli assessori, regionali, provinciali e comunali di buona volontà e animo pio. (Per quest'ultimo spettacolo sarà d'obbligo la prenotazione).

mercoledì 4 novembre 2009

Comunicato ufficiale sull'incontro per Le Pantanelle

Il Comitato Ambientale di Casale
in collaborazione con
Maila Ermini del Gruppo libero Primavera di Prato

Vi invita
all’incontro sul tema

“L’Area Umida delle Pantanelle”

Intervengono
GILBERTO TOZZI
Direttore del Centro di Scienze Naturali di Prato
DEANNA LASTRUCCI TOZZI
Settore Didattica, Educazione Ambientale
del Centro di Scienze Naturali di Prato

a seguire
Dibattito

LUNEDì 9 NOVEMBRE
ore 21
C/O IL TEATRO LA BARACCA
via Virginia Frosini 8 – Casale (Prato)

Tutti sono invitati a partecipare!

Un altro punto di vista

La Corte Europea per i diritti dell'uomo dice "No al crocifisso nelle scuole pubbliche, perchè rappresenta una violazione alla libertà di religione", dando ragione al ricorso di una cittadina italiana. Contro la sentenza insorgono tutte le forze politiche. E il governo presenta ricorso.
"Se non c'è nessun simbolo ci sono tutti, perché ognuno può pregare il suo Dio, essere sensibile alla religione senza bisogno di avere appiccicato al muro il senso della sua fede". Così Maria Bonafede, a capo della chiesa valdese.

lunedì 2 novembre 2009

Incontro su Le Pantanelle

Lunedì 9 novembre, al Teatro La Baracca, ore 21, il Comitato Ambientale di Casale insieme al gruppo libero Primavera di Prato organizza una serata dedicata alla tutela e alla valorizzazione della zona umida de Le Pantanelle.
L'ingresso è libero.

Un invito per i 20 anni dei Celestini

 Per stasera, 21 dicembre, ore 20,45 alla Baracca.