Dopo la inaspettata visita agli scavi della Città Etrusca sul Bisenzio a Prato, e ai suoi reperti, venerdì 20 novembre 2009.
Siamo contenti che la nostra faticosa battaglia in favore della Città Etrusca sul Bisenzio, detta di Gonfienti, abbia prodotto un piccolissimo frutto, quello della ripulitura della zona della domus etrusca, e questo ci induce a continuare.
Tuttavia, quello che chiediamo, e alla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana e a tutte le possibili autorità competenti, è che queste visite siano organizzate con continuità e non concesse saltuariamente ‘dall’alto’, come se l’area archeologica non appartenesse ai cittadini, alla gente, ma fosse invece di un ricco proprietario, di un erede della famiglia Medici.
Il patrimonio artistico non appartiene alla Soprintendenza; la Soprintendenza lo tutela, ma appartiene a tutti. E’ questo un concetto fondamentale. Il nostro patrimonio artistico, a Prato, unico e straordinario, è già stato violentato quasi completamente dalla costruzione dell’Interporto della Toscana Centrale. E’ l’ora che quel poco che è rimasto torni a noi.
Proprio sulla base di questo, chiediamo che i reperti che abbiamo visto, bellissimi, al Molino di Gonfienti, il cui valore inestimabile può ben capire anche chi è profano della materia, siano restituiti alla città, sì che tutti li possano vedere e constatare con i propri occhi quale ricchezza si possegga. I reperti non appartengono alla Soprintendenza, né li può trattare come suoi; la Soprintendenza li tutela, ma non li tiene chiusi quando sono restaurati e ci sono le condizioni per mostrarli. I reperti –ripeto e sottolineo: di valore straordinario -sono stati trovati a Prato, e a Prato devono rimanere affinché siano mostrati e goduti da tutti.
Purtroppo per entrare al Molino di Gonfienti, dove ora sono sistemati, si deve passare dai tornelli del bunkerizzato Interporto della Toscana Centrale, in una atmosfera, come anche altri hanno detto, da Blade Runner. Qualcuno chiede che si cerchi di ovviare questo problema. Ma chissà non sia meglio così, sì che tutti possano constatare e riflettere, incluso i turisti stranieri, su quello che i ciechi ingordi interessi economici di pochi -nella Regione 'culla' dei beni artistici del mondo - hanno regalato ai più.
Prego infine le autorità competenti di non invocare sempre e ancora sempre, come a scusare l'inattività e l'abbandono, la mancanza di danaro, e di affermare che “la cultura è la ultima ruota del carro e che quando ci sono i tagli la prima cosa che si taglia è la cultura”. Lo sappiamo bene. Sappiamo anche però che ci sono volontari appassionati e competenti a Prato e nella zona della Piana e altrove disposti a lavorare per riprendere gli scavi e aiutare riportare alla luce la ‘nostra’ città, quella parte ancora sepolta, e valorizzare reperti, di cui ora, dopo averli ben rivisti, come Cittadini della Repubblica Italiana, rivendicando inalienabili diritti sanciti dalla Costituzione, non vogliamo più fare a meno.
Maila Ermini
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