lunedì 23 novembre 2009

Gonfienti, storia di una battaglia: un commento

Ricevo e volentieri pubblico una lettera ricevuta dal Prof. Centauro.
"Gonfienti, storia di una battaglia

La puntuale ed appassionata narrazione di Maila Ermini rende oggi ancor più tangibile e definitiva, fino già a storicizzarla nel presente, la testimonianza di una vicenda, vissuta e quindi reale, della nostra contemporaneità, amarissima per gli esiti sortiti: la storia che ha accompagnato, dal 1996 ad oggi, le sorti della città etrusca di Gonfienti.
Work in progress hai definito il tuo lavoro teatrale a conclusione di una inesausta kermesse dialettica, viva ed approfondita in tutti gli innumerevoli episodi descritti in una cronaca incalzante, senza confini.
Direi piuttosto che quello che hai fatto e narrato, questa battaglia per Gonfienti, è qualcosa di molto più grande di un componimento scenico, aprendosi già come libro scritto alla memoria futura.
La città etrusca in riva al Bisenzio rappresenta una svolta, costituisce una rivoluzione culturale nella dimostrazione lampante che la storia non è stata affatto “tutta scritta” – come taluni accademici vorrebbero per comodo sostenere - dimostra, invece, quanto occorra mantenere sempre viva la nostra capacità di introspezione, di valutazione critica, senza mai appiattirsi in convenzionali, conformistiche e vuote assuefazioni nei confronti del passato, perdendo per sempre l’occasione di apprendere da questo nuove, fondamentali lezioni.
Gonfienti, una grande scoperta archeologica italiana, probabilmente la più grande del secolo appena trascorso, che nelle beffarde contingenze del declino, che pare inarrestabile del distretto industriale pratese, si era offerta fortuitamente, come su un piatto d’argento, alla città.
Un’eredità straordinaria ritrovata inaspettatamente, e per questo ancor più preziosa, che Prato non ha saputo cogliere e che le stesse istituzioni preposte non hanno voluto tutelare adeguatamente e, perdurando oggi la vergogna, non avranno entrambi possibilità alcuna di valorizzare o di divulgare convenientemente. La città ha saputo piuttosto mistificare, rimescolando ipocritamente le carte di quella scoperta, manipolando a proprio piacimento, con alfieri servili, le tessere archeologiche per corrispondere ad un utilitarismo di infimo livello, persino obliterando maldestramente reperti strutturati di valore inestimabile ed, infine, negando oggi la contestualizzazione di ciò che da quegli scavi è emerso, rendendo incivile e gratuito omaggio nel segno di una dilagante mediocrità e misera esteriorità , esaltando una miope visione dei valori stessi espressi dalla civiltà etrusca nella storia.
Ciò che è stato compiuto, infine, è la dimostrazione della pochezza culturale che attanaglia i nostri tempi ed anche l’ennesima messa in evidenza dei diritti negati alla conoscenza, alla storia, al patrimonio storico artistico del nostro territorio. Si è fatto carta straccia dei diritti costituzionali, consumando un misfatto archeologico e insieme uno scempio ambientale che rimarrà impresso ai posteri come macchia indelebile. Si è trattato, cara Maila, di una autentica barbarie che condannerà i protagonisti del miserevole epilogo ad una colpevolezza senza appello, nonostante gli apparenti lustrini di un’effimera ribalta costruita sulle feticistiche esibizioni odierne del “bottino di guerra”.
Mi sono battuto fin dal primo momento con alcuni amici e, più intensamente in questi ultimi anni, anche con te Maila per salvare innanzi tutto le verità insite in quella scoperta, prodigandomi nella terra bruciata da mille negazioni, frustrazioni e continue calunnie pur di non disperdere, ma semmai incrementare gli studi da farsi intorno ai quei ritrovamenti, avanzando io stesso ipotesi e scenari storici possibili per muovere concretamente la ricerca, spendendomi con conferenze e dibattiti, forse inopinatamente non avendo interlocutori, nel mondo scientifico e nell’ambito della mia stessa comunità anche per proteggere i siti ed il paesaggio che vive intorno a questi tesori, sempre più minacciato da incipiente devastazione e stolta cementificazione, infine, per recuperarne la memoria.
In ultimo vorrei dirti ancora grazie Maila, grazie per il tuo ardimentoso impegno che, nella metafora insita in una narrazione teatrale, alta e documentata come hai saputo mettere in scena, ci hai mostrato senza infingimenti e cedimenti propagandistici la vera faccia della medaglia.

Giuseppe Centauro

Prato, 22 Novembre 2009"

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