mercoledì 19 gennaio 2011

A proposito della kylix di Gonfienti


Ricevo dal prof. Centauro e pubblico:

"Leggendo la recensione di Cottignoli che avevo segnalato (cfr http://albertocottignoli.over-blog.it/article-il-douris-di-gonfienti-65062125.html) , mi scrive il prof. Michelangelo Zecchini, archeologo di tale notorietà che non ha certo bisogno di presentazioni, ricordando l’inammissibilità dell’ignoranza palesata dal duo istituzionale (ndr. Millemaci-Poggesi) nel commentare in occasione della mostra allestita presso la sede della provincia di Prato, l’iconografia pittorica della kylix di Gonfienti, capolavoro del grande ceramografo, Douris.
Mi piace sottolineare ancora una volta questo aspetto perché, agli studiosi e ai ricercatori non è dato di disporre delle immagini della coppa,  salvo poi imporre “didatticamente” una lettura piena di strafalcioni come quella presentata in mostra. E vi aggiungerei anche la mediocrità assoluta del restauro del pezzo, presentato al pubblico in modo assai sciatto ed incompleto.
Tuttavia la città tace, gli uomini di cultura tacciono, e la gente subisce insieme allo sprofondo degli scavi anche questa arrogante lezione.
Sono d’accordo con te, cara Maila, che – come hai scritto nel tuo blog - non bisogna mollare la presa e non farsi sopraffare dallo sconforto, e certamente non lo farò io, anche se “metaforicamente” la disillusione rappresentata ironicamente dal pittore per il suo illuminato, quanto ignoto, committente etrusco di Gonfienti nella vana lotta a Hypnos e Thanatos, mi appare oggi ancor più beffarda.


" Ho letto con interesse la recensione di Alberto Cottignoli sull’ormai famosa kylix trovata a Gonfienti e riferita alla mano di Douris, artista che gli specialisti di ceramica attica a figure rosse annoverano  a buon diritto fra i Later Archaic Masters. Devo dire che condivido in gran parte le osservazioni critiche mosse da Cottignoli all’interpretazione corrente delle raffigurazioni presenti sia sul medaglione centrale che sull’esterno. In particolare, mi trovo d’accordo sull’esegesi proposta da Cottignoli per il lato B della kylix. Allo stato attuale delle conoscenze, infatti, mi pare improprio definire ‘guerrieri alati’ le due figure affrontate provviste, per l’appunto, di ali. La scena, come giustamente ha sottolineato Cottignoli, porta  alla mente, d’istinto, il celebre cratere a calice di Eufronio in cui “Sleep and Death carrying off the body of Sarpedon” (R. S. Folsom, Attic Red-Figured Pottery, 1976, p. 58, fig. 10). Vorrei far notare, inoltre, che nella pittura vascolare attica non mancano altre coppie di personaggi alati, sia pure non elmati, connotati da posizione e atteggiamento consimili, nei quali sono stati ravvisati Hypnos e Thanatos: si vedano, fra i possibili esempi, le lekythoi a fondo bianco del ‘Quadrate Painter’ (J. Boardman, Athenian Red Figure Vases. The Classical Period, 1989, fig, 125) e del Pittore di Thanatos (J. D. Beazley, Attic Red-Figure, 1963, p. 807 ss.).
Comunque stiano le cose, non c’è alcun dubbio che la kylix di Douris e altri mille elementi qualificano la città etrusca di Gonfienti come una delle più importanti scoperte archeologiche degli ultimi decenni. Perché non sia stata ancora valorizzata come si dovrebbe, è un altro, lungo discorso … Forse (pleonastico) mala tempora currunt”.

24 gennaio 2011
Michelangelo Zecchini

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