martedì 31 gennaio 2012

Contro-correntisti

Così è venuto fuori, dal caso Madoff dei Parioli di Roma, che fiori di artisti e contro-correntisti affidassero a  tipi come tale Roberto Torregiani (un ex-NAR, Nucleo Armati Combattenti) i loro risparmiucci per i loro mega-investimenti, che andavano contro-corrente anche loro, dato che alcuni hanno chiesto lo scudo fiscale per rimpatriare i soldini: Riondino, la signora Guzzanti, la sorella dell'ex-ministro Melandri...e, insieme a un frate c'è anche Samantha De Grenet.
Siamo piombati di repente in una novella neo-boccaccesca, in quelle dell'inganno e della beffa.
La Guzzanti si auto-offende: "Fui una imbecille". Astuta.
In realtà quando si offende, quando si usa la grossolanità si passa sempre alle conclusioni, liquidando il tutto senza dare spiegazioni. Chi offende lo fa apposta: vuole proprio superare quelle. Per quanti atti disonesti o sciocchi o malvagi o comunque negativi uno possa commettere, con una sola grossolanità si cancella e legittima tutto quello che è stato compiuto.
Così si evita anche il danno di immagine, che oggi, nella società-immagine, ha sostituito l'antico e desueto onore, che però non aveva implicazioni economiche.
Nulla di male in concreto a fare affari, investimenti, utilizzare scudi fiscali, naturalmente: è tutto legale.
Però che tristezza contro-correntista m'è presa, se penso che anch'io sono controcorrente ma non guadagno altrettanto; se penso ai miei incassi, mi dico che il mio contro-correntismo non va molto bene come a questi signori che posso definire miei colleghi...
Che contro-correntismo sarà il loro? Come fanno?
Così come quello di Celentano, che contro-correntismo sarà, che per una sera guadagna quanto io in dodici vite: naturalmente lui dà tutto in beneficenza...Enza enza enza.

lunedì 30 gennaio 2012

Sei felice di Prato? Macché

Non ho partecipato al workshop organizzato dal Museo del Tessuto di Prato lo scorso sabato dal titolo "Sei felice di Prato?", con tanti partecipanti illustri, un laboratorio (scusate se uso la parola esatta italiana) basato sul formato americano dell' 'ascensore delle idee' con il contributo dei social network eccetera, perché semplicemente non potevo per lavoro. Tuttavia, anche se fossi stata libera, non ci sarei andata.
Sostanzialmente aborro il sistema dell' elevator pitch, sistema ben descritto in un articolo che copio da Wikipedia; insomma roba da economisti della cultura, roba che guasta la creatività vera, nasconde il disagio e che fondamentalmente è solo marketing. Dietro la facciata di modernità,  innovazione e creatività si nasconde a livello politico un intento conservatore, fondamentalmente statico del  sistema che invece ha bisogno di ben altro che di workshop americanizzanti - dove  le idee vengono sfruttate, riciclate, depotenziate - per essere mosso e ri-mosso sul serio.

"L'elevator pitch è un tipo di discorso ed una forma di comunicazione con cui ci si presenta, per motivi professionali, ad un'altra persona o organizzazione. Questo discorso viene spesso convertito in forma scritta.
Elevator significa ascensore. L'Elevator pitch è infatti il discorso che un imprenditore farebbe ad uninvestitore se si trovasse per caso con lui in ascensore. L'imprenditore, quindi, si troverebbe costretto a descrivere sé e la propria attività sinteticamente, chiaramente ed efficacemente per convincere l'investitore ad investire su di lui, ma nei limiti di tempo imposti dalla corsa dell'ascensore (la letteratura specialistica al riguardo fissa tale limite a 5 minuti).
È considerato come un documento da aggiornare costantemente e "sfoderare" ad ogni buona occasione, che sappia "dare valore" ad ogni singola parola."

Pubblico, fra tanti entusiasti dell'iniziativa, un intervento discordante, quello che ricevo G. Risaliti di Prato, che mi manda queste poche righe.

"Io sono stato a questo workshop, e dopo i primi dieci minuti, mi sono cominciato ad annoiare.
Sì, le parole sono belle, gli interventi, però io dopo mezz'ora me ne sono andato.
A me questa idea dell’ascensore, in cui uno ha a disposizione quei tot minuti per comunicare una possibile idea per migliorare la città va bene, ma mi sembra anche una ‘americanata’,  insomma sono rimasto deluso, perché ho capito che quelli sfilavano solo per sé.
 E poi questo uso di twitter, per cui tutto si svolge tramite i social-network. Tutti a cinguettare che erano contenti.
Che panzane.
Mando questo messaggio a Primavera di Prato perché tanto so che nessun altro me lo pubblicherebbe.
Insomma, alla fine è marketing promozionale per il museo del tessuto che l’ha organizzato".


La sfiducia al Sindaco Cenni

Mercoledì 1 febbraio in Consiglio Comunale sarà votata la mozione di sfiducia al Sindaco di Prato Roberto Cenni, presentata da PD e IdV. La mozione è presentata secondo quanto previsto dall'art. 52 del D.Lgs. 267/2000, per cui il sindaco e la giunta cessano dalla carica in caso di approvazione di una mozione di sfiducia votata per appello nominale dalla maggioranza assoluta dei componenti il consiglio comunale. Per essere valida la mozione deve essere motivata e sottoscritta da almeno due quinti dei consiglieri. Se la mozione è approvata, il consiglio viene sciolto e, in attesa dell'elezione del nuovo consiglio e del nuovo sindaco, viene nominato un commissario al quale è affidata l'amministrazione del comune.

Non sembrano esserci  numeri sufficienti per far cadere il sindaco; tuttavia è un colpo durissimo per la sua credibilità e per la maggioranza che - a meno di altre sorprese, rivoluzioni o novità che non so prevedere, come il dichiarare Cenni del tutto estraneo alla bancarotta fraudolenta da parte dell'autorità giudiziaria che sta indagando -,  forse dovrà cercarsi un altro candidato per le prossime elezioni, che si preannunciano incertissime e più che mai agguerrite.

Intanto, mentre qui e altrove si stanno consumando piccole e grandi lotte per il potere, la sostanza della nostra vita, le difficoltà, i soprusi, le ingiustizie continuano a imperversare, anzi sono ormai intollerabili. 

I giovani che se ne vanno

Questa è l’intervista che il Governatore Rossi ha rilasciato in merito alla fuga dei giovani dalla Toscana per mancanza di opportunità.
 Questa fuga succede da anni, silenziosamente, tanto che riguarda anche giovani che ormai non sono più giovani, il che si capisce anche nell’intervista stessa.
 Il Presidente trova la sua ricetta nel rilancio del manifatturiero, artigianale, nel rilancio dell’industria (e quindi nella cementificazione del territorio eccetera), e solo di sfuggita, perché il giornalista glielo fa dire, parla delle lobby e degli interessi precostituiti.
 Ma se penso al mio settore, al teatro, mi viene da ridere.
Sono stati messi a capo di teatri gente sponsorizzata dai partiti, e questo da anni. Certo questo in tutta Italia. Attori e compagnie che sono sponsorizzate dai partiti, dallo zio e dalla zia, che sono funzionali alla stabilità del voto.
 Questo ha creato una situazione per cui il teatro fa veramente pena, anche se non tutto il pubblico se ne rende ben conto, perché è viziato e corrotto mentalmente dalla televisione. Carmelo Bene chissà cosa avrebbe commentato…Io mi stupisco che la gente vada ancora a teatro a vedere quello che si vede. So che molti stanno smettendo di andarci, che sono nauseati, che cercano disperatamente qualcosa di diverso. Io stessa diserto il cinema che oggi mi si propone, e cerco altro, perché la pattumiera commerciale non riesco più a reggerla.
 Conosco giovani pittori di grande bravura che vivono ora a Londra, perché qui in Toscana non sapevano che fare.
 Conosco ragazzi 'normalissimi' che vivono solo grazie alla loro famiglia, e sono la maggioranza, e non sanno dove sbattere la testa: dopo essersi rovinati la giovinezza con una scuola sbagliata e insignificante, nella vana ricerca di un lavoro piuttosto che della formazione di sé stessi.
E poi ancora una volta questa stupida recita della scuola che si deve legare al lavoro! La scuola azienda! E' proprio questa scuola azienda che crea disoccupazione; ma perché questi laureati in economia e statistica non studiano più filosofia, non mettono in moto il cervello e non fanno studi come si deve?
 La situazione è talmente grave che le parole del Presidente sono come commenti e ordini di un generale che  dalla collina guarda la battaglia che sta per perdersi definitivamente. Fanno benissimo i giovani ad andarsene.
E' molto molto più grave, Presidente: non si tratta solo di mancanza di lavoro, ma di smarrimento di sé. 

SONO GIOVANI CORAGGIOSI E NOI DOBBIAMO FARE DI PIU'.
Il Governatore un po' teme e un po' plaude gli under 35 che vanno all'estero. "E' la generazione che reagisce alla Toscana della rendita e degli egoismi, di Mario Lancisi (Il Tirreno del 30 gennaio 2011)
FIRENZE «La nuova è una generazione di giovani che ci prova. Che reagisce alla crisi. Anche andando all’estero. A maggior ragione però noi dobbiamo fare di più», si accalora il presidente della Regione Enrico Rossi, leggendo il sondaggio del Tirreno sui giovani e il futuro, pubblicato nell’edizione di ieri. «Fa indubbio piacere constatare che i giovani amano la Toscana e che il 63% degli intervistati si dichiarano soddisfatti della qualità della vita. In Toscana si sta bene non solo per paesaggio e clima, ma evidentemente anche per il buon governo delle amministrazioni locali», esordisce il Governatore. Sì, però “Toscana, ti amo ma ti saluto, vado altrove per realizzare le mie ambizioni professionali”. 
Cresce la fuga degli under 35. Non le sembra un dato allarmante? 
«Ci arrivavo. E’ chiaro che quel “però” ci preoccupa e rischia di cancellare la positività della prima affermazione perché non basta viverci bene in una regione, occorre anche che in essa ci siano opportunità di lavoro. E sguardi aperti sul futuro. Come presidente della Regione la fuga dei giovani mi addolora. Considero la questione giovanile una vera e propria emergenza nazionale. Perché una società dove i giovani fuggono altrove è chiaro che non ha futuro». 
Può essere anche un fatto positivo la voglia di scommettere se stessi in Paesi diversi? 
«Sì, non c’è dubbio che quella degli under 35 è la generazione Erasmus. Giovani per i quali l’Europa è avvertita come il proprio Paese. Sono giovani europei. Il che è anche un aspetto che dovrebbe riflettere coloro che vorrebbero abolire l’euro e tornare alla lira. Se è vero che gli Stati non sono riusciti a costruire un’Europa politica, forse questa costruzione la stanno realizzando dal basso i giovani. Però il dato di fondo del sondaggio rivela che la Toscana non offre ai giovani sufficienti opportunità. E da qui dobbiamo partire per fare riflessioni e politiche all’altezza del problema». 
 Che fare? 
«Va detto che lo Stato spende poco, troppo poco per i giovani. Non si investe sulle nuove generazioni. Siamo troppo egoisti, troppo preoccupati di tutelare gli interessi costituiti, fregandosene dei giovani precari e senza opportunità». 
Le liberalizzazioni del governo Monti possono creare per i giovani le opportunità che oggi mancano? 
«Aiutano certo, ma sono troppo enfatizzate: un po’ di notai o di farmacisti in più servono. Così come una minore burocrazia e la lotta a certe rendite di posizione possono rendere più libera la nostra società. Però sono misure non sufficienti ad affrontare di petto la questione giovanile. Anche perché la drastica riforma delle pensioni crea un tappo drammatico. Se si allunga l’età pensionabile è evidente che si rallenta il processo di ricambio della forza lavoro. Ad esempio nel sistema pubblico non so quando si potrà tornare ad assumere». 
La riforma delle pensioni non le piace? 
«Forse era inevitabile, non lo so. Quello che non mi piace è il fatto che senza misure a favore dei giovani e senza crescita economica, il lavoro per le nuove generazioni rischia di diventare un miraggio». 
 Già il lavoro. L’ex presidente di Confindustria ha detto: basta con la sinistra con il cachemire. E lei ha attaccato la sinistra dei fighetti e ha posto come obiettivo prioritario del suo governo quello di rilanciare il manifatturiero e la realizzazione delle infrastrutture. Perché? 
«La Toscana per troppi anni ha vissuto di rendita. Si è seduta ed è diventata una sorta di buen retiro dei pensionati ricchi. Una regione museo. Io dico: basta con la rendita. La Toscana si deve dare una mossa e tornare ad essere una regione del manifatturiero, del talento artigianale, della produzione». 
 Responsabilità del mondo imprenditoriale? 
«La politica ha sicuramente fatto i suoi errori, ma anche gli imprenditori di fronte alla crisi ha preferito rifugiarsi nella rendita anziché accettare la sfida, rischiare, mettersi in gioco per costruire sviluppo e futuro». 
E il mondo del sapere, le università, le scuole di formazione? 
«Non c’è dubbio che va fatto di più, anche se le imprese straniere che investono in Toscana riconoscono che la formazione universitaria da noi è in genere eccellente. Quello che manca è il collegamento tra università e impresa. Tra il sapere e il mondo della produzione». 
Sarà sicuramente come dice lei. Ma uno come il noto chirurgo Paolo Macchiarini ha studiato a Pisa e poi è volato all’estero per emergere. Lei lo ha riportato in Toscana e il mondo accademico gli ha fatto la guerra.
 «Purtroppo va detto che per decenni - e non solo nell’università - abbiamo tenuto la Toscana sotto la cappa delle baronie, della tutela degli interessi costituiti. Chi stava bene ha cercato egoisticamente di difendere se stesso e la propria categoria, anziché aprirsi all’internazionalizzazione dei mercati». Il fatto che la Toscana sia una regione dove si vive molto bene non può essere un dato con il quale alla fine convivere. Che alla fine questa sia la sua anima, la sua vocazione. «Per carità, dobbiamo combattere la rassegnazione ad una regione imbalsamata con cipressi e colline. A un paradiso per vacanzieri e pensionati di lusso. L’anima della Toscana è sì la bellezza e la qualità di vita, ma anche la produzione eccellente. Il cosiddetto made in Tuscany». 
Nell’agenda delle cose da fare forse c’è anche quello dell’accelerazione delle opere pubbliche. Quarant’anni per un’autostrada, quindici per un tribunale e così via rischiano di essere, nella società di oggi, tempi biblici. 
«Non c’è dubbio. Mi auguro che il governo intervenga per rendere più celeri i tempi della realizzazione delle opere pubbliche come volano indispensabile per la ripresa economica». 
Si è accusato spesso i nostri giovani di mammismo e di essere dei bamboccioni. Questo sondaggio rivela che forse non è così. «Se negli anni scorsi forse si poteva criticare i nostri giovani per una certa mancanza di fame di futuro, negli ultimi due anni io avverto che molte cose sono cambiate. Nelle vene della Toscana vedo scorrere - e non solo a livello giovanile - adrenalina. Cioè voglia di darsi da fare, di scommettere sul futuro, di mettersi in gioco». La Toscana non è più seduta? «No, io vedo una regione che reagisce. E la fuga dei giovani è sì un problema perché denota che il nostro sistema economico non offre opportunità adeguate, ma anche il segno di una generazione che ci prova. Che reagisce».


venerdì 27 gennaio 2012

Pratomese riprende regolare

Da oggi  le uscite di Pratomese cartaceo riprenderanno regolarmente.
La versione è ridotta - ma neanche tanto - e la distribuzione è limitata: sicuramente chi lo vuole, lo troverà all'Apt di Prato, in piazza Duomo.
Ma c'è!
Una vittoria.

Bindolo

Magra in idee politiche e in difficoltà, lacerata all'interno come tutti i partiti, alla Sinistra pratese, forse sollecitata dalla Destra al ritorno verso la pratesità, è venuto un colpo di genio...linguistico.
L'associazione Argonauta di Prato, di Sinistra appunto, ha fatto affiggere un cartello con la scritta:
Dimettiti,  bindolo con chiare allusioni alla richiesta di dimissioni da parte del PD nei confronti del sindaco Cenni, indagato per bancarotta fraudolenta.
'Bindolo', pur essendo un termine italianissimo, era molto usato in passato in Toscana.
Mio nonno lo usava spessissimo, e così mia madre ancora lo usa. Ma i giovani, e anche quelli meno giovani come me, lo avevano dimenticato.
Ora, grazie a questo colpo di genio, la parola è stata recuperata totalmente all'uso: 'bindolo' si dice di chi ha l’abitudine di non pagare i debiti, di non restituire i soldi avuti in prestito.

La Destra, tutta seriosa, ha risposto in termini partitici, offesa. 
Sbagliato. E' finito l'unico sugo che veniva dalla partitica nostrana, così insipida e inutile. E dannosa. Almeno così si salva un po' davvero la pratesità: o non l'hanno tanto cercata? 
Gli alfieri destri dovevano continuare nello stesso modo, trovando altre battute che si possono inviare alla volta dell'avversario, e in chiaro stile pasquino, farle affiggere. Mancano loro forse associazioni vivaci e pronte all'uopo?
Oh, io ne avrei parecchie di battute da suggerire, tanto tanto pratesi...

mercoledì 25 gennaio 2012

Antologia del Bisenzio, replica

Foto © Teatro La Baracca
Al Teatro La Baracca di Prato
 Sabato 28 gennaio 2012, ore 21
Replica dello spettacolo
ANTOLOGIA DEL BISENZIO
Come una Spoon- River
Letture dannate da una città a picco

Scritto e interpretato da
Maila Ermini

Con Gianfelice D’Accolti

Scenografia a cura della stessa autrice


Approfondimenti nel sito www.teatrolabaracca.com

Classifica della libertà

In merito alle pressioni sulla libertà di espressione e informazione, che io stessa ho denunciato su questo blog, voglio segnalare il sito di Reporter senza frontierehttp://rsfitalia.org/, dove, nella classifica della libertà di stampa l'Italia si posiziona al 61° posto. La notizia mi cade a fagiolo.
Una posizione molto deludente, quella italiana, ma che corrisponde alla realtà.
Credo sia molto vicina a questa classifica anche la libertà di espressione artistica, molto compromessa e ormai sempre 'venduta' per un piatto di direzione artistica al Teatro delle Lenticchie o al Museo della Spicciolata.

La morte di Theo Angelopoulus

Le notizie riportate dai giornali sono queste:
il regista greco è morto travolto da un motociclista ad Atene;
il motociclista è una guardia speciale non meglio precisata, al momento dell'incidente non in servizio;
il regista stava girando un film sulla crisi economica, fra gli interpreti anche Toni Servillo.

Ora faccio il mio film, del tutto fantastico, del tutto immaginario, del tutto impossibile, che non ha nessun fondamento nella realtà, dal titolo: Theo Angelopoulus è stato ammazzato?

Come ti schiaccio il Grillo

L'ultima uscita di Grillo gli è costata cara. Ha scritto: 
La cittadinanza a chi nasce in Italia, anche se i genitori non ne dispongono, è senza senso. O meglio, un senso lo ha. Distrarre gli italiani dai problemi reali per trasformarli in tifosi. Da una parte i buonisti della sinistra senza se e senza ma che lasciano agli italiani gli oneri dei loro deliri. Dall'altra i leghisti e i movimenti xenofobi che crescono nei consensi per paura della "liberalizzazione" delle nascite.

Io sono favorevole a questa cittadinanza; tuttavia, pur non condividendolo né essendo mai stata sua seguace, non mi sento di schiacciare il Grillo.
La dichiarazione merita una riflessione maggiore, in particolare quando parla della creazione dei 'tifosi' da parte del potere. La stampa e i media subito l'hanno censurata, senza approfondire. 
La 'boutade' è interessante se si pensa a città con forti tensioni sociali ed economiche come Prato, dove il Centro-Destra ha vinto grazie alla nascita e allo sviluppo della tifoseria anticinese, creata con facilità anche grazie al fatto che i cittadini erano e sono stati lasciati immersi nei loro reali problemi.
Insomma, a prescindere dalla cittadinanza che è auspicabile, pavento che l'argomento immigrazione sia facile strumento per una ulteriore fascistizzazione della società, che è già arrivata a buon livello; se non altro la Reazione è in atto, insieme alle tensioni sociali che la sostengono. Insomma, instrumentum regni.
In quel caso, per i buonisti di Sinistra, come li chiama il Grillo, e nonostante l'appoggio della Chiesa di Roma, sarà sempre più difficile sostenere con i senza se e senza ma i problemi reali degli autoctoni e degli immigrati.

martedì 24 gennaio 2012

Ora basta

A questo punto del blog, dopo oltre tre anni, voglio dichiarare di aver ricevuto e di ricevere costanti pressioni affinché non scriva più. 

Intimidazioni.
Telefonate, avvertimenti diretti.
Vengo ricattata nel mio lavoro.

Ora basta.

Questo blog non chiude, né io intendo smettere di scrivere, nel rispetto delle persone e delle leggi, senza offendere nessuno. E nel rispetto delle informazioni corrette o documentate.
Questo blog è aperto a tutti, per cui se qualcuno deve dire qualcosa, se qualcuno mi deve smentire, lo deve fare per iscritto, firmandosi.
Ma non mi si può impedire di scrivere opinioni, di pensare, di ragionare; di non voler appartenere ad alcuna maggioranza o minoranza.
Se qualcuno mi deve controbattere non può trincerarsi dietro l’anonimato (quando invece tutti sanno chi sono io) o dietro una telefonata. O far telefonare chi non c’entra niente, chi magari è invece oggetto della mia stima e della mia amicizia e quindi mi fa pressione psicologica affinché tolga un certo articolo.

Per cui se si deve dissentire, lo si faccia per iscritto, e lo si faccia bene, ma non mi si può intimidire. Non lo tollererò più.
Da qui in avanti anche i commenti saranno accettati solo se firmati;  questo purtroppo a difesa della mia persona e del blog.

Anche il mio teatro è stato oggetto di un vero e proprio attacco, da parte di ragazzi istigati probabilmente dai grandi, e mentre all'interno c'era spettacolo con pubblico in sala. Ci sono testimoni. Per fortuna questo episodio, ripetutosi per due giorni di seguito, non si è verificato di nuovo.

Se queste intimidazioni e telefonate continueranno sarò costretta a fare una segnalazione a ’chi di dovere’.

m.e.

Le presunte liberalizzazioni della Regione Toscana

Recentemente il Presidente Rossi ha rilasciato una intervista in merito alle liberalizzazioni.
Egli afferma che la Regione Toscana non fa proclami, annunci di 'mezzanotte': fa e basta.
E snocciola le cose fatte in materia di liberalizzazioni: quelle dei collegamenti con le isole dell'arcipelago toscano, per esempio, e altri piccoli esempi nel settore trasporti.  (In realtà la gestione della società regionale Toremar cominciava a essere un peso, che non portava soldi né consensi al partito, solo beghe con l'Antitrust).
La voce di Rossi suona irritata e in difficoltà.
La presa monopolistica del PD sul sistema amministrativo, economico e culturale della regione è ancora incontrastata e fortissima, e si manifesta a qualsiasi livello e non basterebbero dieci governi tecnici per togliere loro l'osso di bocca e restituire dignità alle parole come 'comune',  'cooperative', 'partecipate' eccetera, dove in comune non c'è nulla, le cooperative non cooperano e dove i cittadini partecipano solo stando seduti ad ascoltare chi decide.
Naturalmente sarebbe lo stesso se governassero, anzi dominassero altri partiti, come si osserva in comuni dove il Centro-Destra comanda.
Il grande inganno continua.

Per ascoltare le parole di Rossi: http://www.youtube.com/watch?v=dOwylh5FSU0
Per leggere un approfondimento sulla privatizzazione della Toremar,  per cui avrebbe vinto il colosso Moby, si legga il blog http://traghettielbaprezzipiubassipertutti.blogspot.com/2011/07/monopolio-toremar-moby-siamo-tranquilli.htmlsiamo-tranquilli.html

Sono argomenti di attualità, ora che il mare prospicente la Toscana è grande protagonista.

Patrocinio a Casa Pound

Polemica sul patrocinio dato dall'Assessorato alla Cultura di Prato all'incontro culturale su Ardengo Soffici organizzato da Casa Pound di Prato il giorno 14 gennaio scorso. Ci sarà un'interpellanza comunale del PD.
L'assessore Beltrame dice di stupirsi della polemica, e sostiene che "fascismo significa impedire o limitare la libertà di espressione delle persone; la cultura, invece, è dare la possibilità di esprimersi a chiunque lo faccia nel rispetto delle leggi e delle regole" .  Che comunque il patrocinio è stato dato prima dei fatti di Firenze.
D'accordo. 
Tuttavia è necessario fare un po' di storia e analizzare: aderenti di Casa Pound fecero irruzione alla Rai, interrompendo la trasmissione del programma Chi la visto? nel 2008 in seguito alle violenze per le manifestazioni studentesche a Roma, dove si  erano visti ragazzi con il manganello pronti a picchiare.
Sempre nel 2008 uno dei fondatori  di Casa Pound, Iannone,  si espresse in questi termini: "Fini, parlando del fascismo come del male assoluto, ha fatto dichiarazioni di una gravità immensa, da irresponsabile. Il fascismo è stato l’esperienza più bella della storia d’Italia".
Può darsi che sia stata l'esperienza più bella, ma in casa mia mio nonno paterno, dopo aver preso tante botte dal fascisti per essere di altra opinione, dopo essere tenuto agli arresti domiciliari perché non voleva andare alle adunate in Piazza Ciardi, dopo aver vissuto la guerra, non la pensava proprio così. 
E ancora, lo stesso Iannone, qualche giorno fa ha manifestato certa soddisfazione per la morte di un giudice, dichiarazione poi corretta con ‘battuta infelice’.
Casa Pound ama provocare e quindi di questa bagarre sarà in qualche modo soddisfatta: essa pone un nuovo tipo di Fascismo, che fa propri modi e miti della Sinistra, confondendo le idee: fa occupazioni, elogia Che Guevara; parla di solidarietà. Certo illogicismo, irrazionalismo, libertarismo di Casa Pound lo si ritrova nel Fascismo al suo nascere, che catturò anche intellettuali come Papini, per esempio, oltre allo stesso Soffici; insomma, non fa che riproporre il Futurismo riveduto e (s)corretto, ma in realtà questo modo poco ortodosso di porsi nelle idee e con le idee, oltre che con le persone-simbolo non fa che intorbidare le acque; dice e nega allo stesso tempo, esattamente come ha fatto Iannone nei confronti del giudice Saviotti, e si pone all'attenzione dei media, oltreché dei propri aderenti, simpatizzanti e interlocutori, con subdolo metodo tattico. 
Oltre alla volontà di porsi come voce autorevole, organizzare eventi nasconde quella del proselitismo, e in certi casi è veramente strumentale e scorretto l'uso che Casa Pound fa del termine 'cultura' e dei relativi rappresentanti.
Dunque è più che lecito stare in guardia e porre interrogativi, sempre, e non farsi sedurre da certe, diciamo così,  associazioni con finalità 'sociale'.  Ma soprattutto non farsi intimidire.

lunedì 23 gennaio 2012

I guai del sindaco

In consiglio comunale è prevista una mozione di sfiducia nei confronti del Sindaco di Prato Roberto Cenni a opera dell'opposizione, e proprio mentre la Lega locale si sta dividendo in due. Ci sono appelli affinché la divisione avvenga dopo la votazione della mozione stessa.
Oggi Il Tirreno pubblica un articolo sulle 'acrobazie contabili' della Sasch che riportiamo qui sotto. Noi, in aggiunta, per delineare il quadro completo, vogliamo ricordare un altro articolo, quello del blog Municipio Verde, dove si possono leggere altri approfondimenti, datati maggio 2009, prima che Cenni diventasse sindaco, dal titolo "Cosa c'entra Annibale Viscomi con la Sasch". Il collegamento si trova dopo l'articolo.
Buona lettura.

Le acrobazie contabili che accusano Cenni & C.
Ecco la relazione dei curatori che ha innescato l’inchiesta per bancarotta Lo stato di insolvenza della Sasch tenuto nascosto a partire dal 2007
Un conto per gonfiare il valore del magazzino e avere liquidità dalle banche. Cancellate le mail ai fornitori degli ultimi due anni. E quelle false fatture al cliente russo...
di Paolo Nencioni
PRATO Lo stato di insolvenza del Gruppo Sasch fu tenuto nascosto a partire dal 2007 con una serie di acrobazie contabili, gestione allegra del magazzino merci, emissione di false fatture, trasferimenti di rami d'azienda tra società del gruppo, ricorso abusivo al credito. Lo scrivono i curatori fallimentari Evaristo Ricci e Leonardo Castoldi nella segnalazione inviata lo scorso 5 dicembre alla Procura della Repubblica che ha innescato l'inchiesta del sostituto procuratore Eligio Paolini con l'invio di otto avvisi di garanzia per bancarotta fraudolenta al sindaco Roberto Cenni, al figlio Giacomo e ad altri sei ex amministratori del gruppo. Tre paginette, con sette allegati, finora coperti dal più assoluto riserbo, che dovranno trovare riscontri nell'inchiesta per diventare verità giudiziaria, ma che già ora hanno un valore "politico". Nella presunta «esposizione non veritiera dei dati economici e finanziari delle società fallite del Gruppo Sasch - sostengono infatti i curatori - risultano coinvolti gli amministratori Roberto Cenni e Antonio Rosati (cognato del sindaco, ndr) oltre al responsabile amministrativo Mario Pacetti». Due anni prima di essere eletto sindaco rompendo un'egemonia di oltre mezzo secolo della sinistra, Cenni era ben cosciente che la barca della sua azienda rischiava di affondare. E ciò nonostante si è messo in politica. Chi gliel'ha fatto fare? Quello strano conto. Si chiamava conto "merce a disporre". Ne parla per la prima volta ai curatori fallimentari, il 28 novembre nello studio di Leonardo Castoldi, uno degli otto dipendenti del Gruppo Sasch ascoltati dai curatori. Si tratta di un conto aperto nel 2006 per la società Gerard (Gruppo Sasch) e sul quale opera il responsabile amministrativo Mario Pacetti per conto di Roberto Cenni. Secondo la dipendente (tesi fatta propria dai curatori) il conto riguarda merce formalmente venduta alle altre società distributive del gruppo a prezzi e ricarichi di mercato, ma in realtà la merce non si muove mai dal magazzino di Capalle. Merce obsoleta o priva di valore. A che cosa serve davvero il conto "merce a disporre"? Serve a fare cassa per avere liquidità dalle banche e pagare i fornitori che fin dal 2008 minacciano azioni legali. Serve ad aumentare il fatturato della Sasch. Serve infine a compensare i debiti Iva con crediti Iva tra le aziende del gruppo. Lo conferma un paio di giorni dopo un'altra dipendente, sentita dallo stesso commercialista Castoldi. Di questo comportamento si può anche dare una lettura benevola: l'imprenditore che cerca di restare a galla raccontando bugie alle banche pur di salvare l'azienda e i posti di lavoro. Ma se poi si fallisce, le conseguenze le pagano i creditori, e si può essere accusati di bancarotta, come è accaduto a Cenni e ai soci storici Gianluca e Giuseppe Giovannelli. Le mail cancellate. Dai computer del Gruppo Sasch sono spariti tutti i messaggi di posta elettronica degli anni 2009 e 2010, in particolare quelli inviati ai fornitori. E' questa una delle circostanze più sospette della vicenda. L'ordine arriva dal Centro elaborazione dati su richiesta di Mario Pacetti, lo racconta una dipendente e lo confermano altri. Senza un motivo apparente, aggiungono. Però aggiungono: «Aspettavamo una visita della guardia di finanza». La cancellazione delle mail prosegue anche il giorno in cui i curatori Ricci e Castoldi fanno il loro primo accesso alla Sasch. In quell'occasione ci pensa l'ufficio acquisti, «si presume su richiesta di Michele Tardi» (il manager ingaggiato per salvare il gruppo, ndr), dice una delle dipendenti ascoltate. Un affanno inutile, probabilmente. E' verosimile che gli inquirenti siano riusciti a recuperare le mail. Le false fatture al cliente russo. Quelli che forse non si potranno recuperare, forse, sono i files contenuti in un computer che secondo i curatori è stato distrutto. All'interno, secondo le testimonianze, doveva esserci traccia di false fatture a un cliente russo, forse il misterioso socio che secondo la versione finora circolata avrebbe truffato la Sasch facendole perdere tra i 26 e i 30 milioni di euro. Questo riferimento alle false fatture potrebbe aprire uno scenario diverso e raccontare un'altra storia. In ogni caso, scrivono i curatori Ricci e Castoldi, la cancellazione delle mail e la distruzione del computer «denotano una volontà di impedire l'accertamento dei fatti da parte degli organi della procedura». Il balletto dei negozi. Lo racconta una dipendente che ha lavorato nel Gruppo Sasch per oltre 12 anni. Fino al 2007, dice, non sono accadute cose strane. Poi si cominciano a non versare più i contributi Inps e Irpef e comincia il "balletto" dei negozi. Quella di Sesto Fiorentino, per fare un esempio, passa nel giro di 18 mesi da Gerard a Corsitalia e infine a Sasch, senza un motivo apparente, se non di "creare plusvalenze". Stesso discorso per il negozio di Empoli. I contratti di leasing sull'arredamento restano in capo a chi vende. La mente. Più volte nelle carte inviate in Procura ricorre il nome di Annibale Viscomi, il commercialista storico di Roberto Cenni e del Gruppo Sasch, che non figura tra gli indagati. E' Viscomi, dal suo studio di via Fra' Bartolomeo, che supervisiona i bilanci del gruppo insieme al responsabile amministrativo Mario Pacetti. Ed è Viscomi che, nell'aprile del 2010, seduto alla scrivania occupata prima da Roberto Cenni e poi dal figlio Giacomo, presenta ai vertici il manager Michele Tardi, chiamato a risollevare le sorti del Gruppo, ma di cui i Cenni non serbano un buon ricordo. La pulizia dei bilanci. La testimonianza di un professionista ben introdotto nel gruppo parla di altre acrobazie: «Nel bilancio 2008 ci fu una pulizia delle società che presentavano delle perdite rilevanti a livello di bilancio consolidato. Si tratta di Gerard che vende a Go Real Estate il 100% del capitale di Fin Com, oltre al 100% del capitale di Corsitalia. Lo scopo era quello di generare plusvalenze infragruppo per coprire le perdite delle varie società venditrici».

http://municipioverde.blogspot.com/2009/05/prato-cosa-centra-annibale-viscomi-con.html

sabato 21 gennaio 2012

I soldi vanno solo al Metastasio

Non solo il Metastasio è finanziato ampiamente dall’Assessorato alla Cultura, ora anche dall’Assessorato alla Pubblica Istruzione, che finanzia i corsi per gli insegnanti!

Un accentramento assoluto, che sollecita molte domande:
Ma sono così adeguate le competenze di questi signori?
Quanto viene dato al Metastasio per fare questo programma?
Si poteva fare diversamente, ovvero dare anche ad altri professionisti questa opportunità?
E’ stata bandita una gara per fare questo corso di aggiornamento?
Altro che liberali, questi signori del Centro-Destra, altro che liberalizzazioni! Accentrano forse ancor di più di quelli dell’altra sponda!
E’ una ingiustizia assoluta.
Speriamo che Monti e compagnia (ma vedi tu a chi bisogna rivolgersi!) intervengano anche a livello comunale e regionale, spezzando questi monopoli culturali che distruggono l'economia, la creatività, il merito!


"IL METASTASIO RAGAZZI è ormai maggiorenne e cresce con progetti, che lo rendono sempre più interessante anche per gli adulti. E’ così che nell’ambito della stagione 2011-2012 torna per la nona edizione «Le arti, la scena», un ciclo di incontri e laboratori a cura di Edoardo Donatini  e rivolti a insegnanti e a quanti desiderano approfondire con autori, artisti e registi le tematiche del teatro in rapporto con l’infanzia. «Quest’anno abbiamo ampliato l’offerta formativa con quattro incontri e cinque laboratori. Un impegno che abbiamo condiviso con l’assessorato all’Istruzione Pubblica del Comune — spiega Donatini — I laboratori dureranno due giorni e sono rivolti alla formazione degli insegnanti partendo dall’esperienza del teatro. Abbiamo avuto un boom di richieste che contano anche 40/50 iscritti. Alcuni laboratori sono tenuti da operatori locali, come Giorgio Rossi e Patrizia Minichelli». Nel programma de «Le arti, la scena», proposta culturale del rapporto fra arte e infanzia, sono previsti quattro incontri fra insegnanti e artisti. «In questa sezione si entra nel merito del processo creativo artistico cercando di far capire ancora meglio lo spettacolo. Agli insegnanti vengono offerti gli strumenti pedagogici per far sì che possano utilizzarli in classe con i bambini», prosegue Donatini». Da tempo ormai gli insegnanti possono scaricare da internet le schede didattiche relative alle performance che le scuole seguono durante apposite mattinate. «La stagione del Met Ragazzi è una delle più prestigiose a livello nazionale e non solo — aggiunge Donatini — Questa stagione farà 100-110 repliche con 13 compagnie nazionali e internazionali». Vanno molto bene anche le repliche al pubblico: «Molte famiglie prenotano anche on line perchè ci sono ulteriori sconti. E’ una scelta che sta avvicinando sempre di più le famiglie al teatro». 
Soddisfatta l’assessore all’Istruzione Pubblica Rita Pieri da sempre sostenitrice del «momento formativo degli insegnanti anche nel settore teatrale. E’ per questo che abbiamo ritenuto importante dare un finanziamento a questo progetto del Metastasio, che è un’eccellenza del nostro territorio». Sara Bessi, LaNazione

La settimana delle pecore


Questa notizia ha dell'incredibile. Ma dove sono i professori veri? E il preside del Copernico lascia fare questa roba ai ragazzi? Nessuno ha da dire nulla?
Bravi, complimenti alla didattica, e complimenti al conformismo più totale dei ragazzi...

"AL COPERNICO LA SETTIMANA DI AGORÀ
Pieraccioni e Veronesi   «professori» per un giorno
NIENTE professori di matematica o latino: a tenere lezione al liceo Copernico, dal 2 al 6 febbraio prossimo, saranno insegnanti assolutamente atipici ma certamente più accattivanti come Leonardo Pieraccioni, Giovanni Veronesi e Carlo Monni. Sono tanti infatti nomi di eccezione protagonisti di Agorà, la settimana che ogni anno il Liceo Copernico dedica alle attività culturali organizzate dagli stessi studenti e che per alcuni giorni prendono il posto delle lezioni ordinarie. Tanti gli argomenti trattati nei numerosi forum e nelle varie iniziative. «Abbiamo ottenuto la conferma della partecipazione di Pieraccioni e del regista Giovanni Veronesi per giovedì 2 – spiegano i ragazzi del Comitato studentesco – e siccome è prevista una grande partecipazione, verranno probabilmente fatte due sedute per ospitare tutti quanti».
Sedute che. sia ben chiaro, sono rigorosamente riservate agli studenti con puntuale servizio d’ordine incaric ato di «respingere» eventuali esterni. Le attività si svolgono su due fasce orarie: dalle 8 alle 10 e dalle 10,30 alle 13, per un totale di sei forum al giorno. Carlo Monni sarà invece protogonista lunedì 6 e per l’occasione si esibirà nello spettacolo «Evasi fiscali». Ma all’Agora, oltre all’appuntamento con lo spettacolo, si parlerà anche di altri temi: sempre giovedì 2 sarà il responsabile della cronaca pratese de La Nazione, Piero Ceccatelli, a discutere coi ragazzi sui vari aspetti della comunicazione e del giornalismo oggi in Italia. Saranno poi di scena anche il noto contrabbassista pratese Alberto Bocini, docente all’Istituto superiore di Ginevra, e l’assessore-scrittore Edoardo Nesi recente vincitore del Premio Strega conStoria della mia gente.

E POI ANCORA danza, musica, letteratura e problematiche sociali: con il giudice Paolini verrà affrontato lo spigoloso tema della giustizia, quindi la mafia e la situazione delle carceri in Italia. E tanti altri argomenti verranno proposti agli studenti che potranno scegliere i temi per loro più interessanti. Un tema invece ancora in forse è quello dello sport, per il quale si spera di ottenere la partecipazione di qualche importante nome pratese famoso nel mondo.
Umberto Mormile" (La Nazione)

giovedì 19 gennaio 2012

Livellare il merito

Teatro.
Ci accolgono nel grande teatro, insieme a gruppi amatoriali.
Un gran calderone per valorizzare les pratitàs.

Grande rispetto per i gruppi amatoriali, anch’io ce l’ho.
Tuttavia da parte di autorità e ‘funzionetti’ non si mostra nessun rispetto verso chi è del mestiere, né si predispongono le misure per fare in modo che dall’amatoriale, per esempio, qualcuno che vale - pochissimi - possa passare al professionale.

In realtà si ha un terrore pazzo per il merito,  non si vuole.

Dunque, la smettano i direttori i presidenti e le mamme di piangere, perché loro vogliono proprio questa mediocrità.

Pratità.

Titanico

La tragedia dell Costa Concordia mette in luce la scarsa scarsa preparazione dell'equipaggio, e non solo del Comandante e la relativa superficialità, imperizia eccetera.
Nelle registrazioni viene fuori un equipaggio che non sa parlare l'italiano; gli stranieri lo parlano malissimo, il comandante - e non solo l'imputato - lo parlano con forte tono dialettale; quando leggono poi i comunicati in inglese o francese, sono del tutto incomprensibili.
Come possono comunicare bene?
Pervade il tutto un forte senso di sciatteria, nonostante i colori scintillanti e scenografie hollywoodiane, un cattivo gusto generalizzato, un modo di indossare la divisa con piglio che ha del ridicolo...

La cattiva preparazione della classe dirigente italiana viene fuori a qualsiasi livello. Persone che si trovano a comandare e non lo possono fare, perché non lo sanno fare, non sono sufficientemente preparati, non hanno studiato. Non basta sapere guidare una nave per essere un comandante. Pensano che comandare sia indossare una divisa e dare ordini.
Io che ho fatto esperienza, diversi anni fa, nel mondo delle divise, ne ho visti tanti così. Il problema della preparazione tecnica e umana, morale ed etica, è fortissimo.
Certi capetti italiani con divisa sanno urlare bene gli ordini, soprattutto se sanno di essere visti o ascoltati da qualcuno, ma cambia tutto se sono in difficoltà, io ne ho avuto esperienza diretta.
Questo modino di fare ha una tradizione che il Fascismo ha esaltato e che il sistema democratico non ha affatto modificato.
E' necessario cambiare del tutto il reclutamento, obbligare la gente a studiare, a prepararsi, e soprattutto a crescere culturalmente.

Nello stesso modo troppo spesso ci troviamo davanti una classe politica oscena, volgare, cafona, ignorante e corrotta, che per giunta presume, che viene chiamata a fare scelte in campi che non conosce, messa là solo per presenza di partito eccetera.

Un disastro titanico.

mercoledì 18 gennaio 2012

Contro Pratilia-Esselunga

L’associazione “Comitato Pratilia” invita la cittadinanza ad una assemblea pubblica per informare sugli ultimi avvenimenti inerenti al progetto di riqualificazione dell'area dell'ex-Pratilia a cura di Esselunga.  L'assemblea si terrà nel salone parrocchiale sotto la chiesa “S.Pietro”  di Grignano il 19 Gennaio 2012 alle ore 21,15.

Insomma, dopo aver conosciuto il vero volto della precedente amministrazione che ha costruito il mostro per la Coop al Parco Prato, ora conosciamo quello sostanziale del Centro Destra, che offre a Esselunga la possibilità di continuare a deturpare e de-turbare la nostra città.

Insomma la violenza urbana continua a sostanziarsi non solo nell'aumento della delinquenza, ma proprio nell'impianto architettonico della città.

Per intorbidare le acque sui propri veri obbiettivi, l'amministrazione ha buttato soldi nella sciocca pubblicità "Se vuoi bene alla città vivi il centro", mostrando di rivalutare l'attività del piccolo commercio e la vita culturale entro le antiche mura, ma ora, al  giro di boa del mandato amministrativo, punta dritto alla sostanza delle cose con l'offrire questa ghiotta chance alla grande distribuzione, al gran circuito di danaro, ai grandi affari, e quindi  contribuendo nei fatti a distruggere tutto quello che dice di voler salvare.
Essersi opposti alla cementificazione della contigua area della fabbrica ex-Banci (che voleva il Centro-Sinistra) nascondeva dunque un obbiettivo importante e non era ambientalismo!

La costruzione del grattacielo-ipermercato Esselunga ha a che fare anche con il raddoppio della declassata, che, pur essendo un problema di natura urbanistica, dall'amministrazione viene  affrontato solo come un problema di mobilità. Per contro, il problema di mobilità che la costruzione del nuovo ipermercato Esselunga nell'area dell'ex-Pratilia porterà con sé, causato da un insufficiente potenziamento della rete viaria a fronte di un aumento del traffico stimato da Esselunga stessa del 32% (15.000 veicoli al giorno), dalla stessa amministrazione viene liquidato come non di pertinenza della commissione urbanistica che ha approvato il progetto definitivo di Esselunga.

Per ironia della sorte, dalla Regione - irritata da Esselunga che si pone come forte concorrente Coop -  è stato approvato il disciplinare per i finanziamenti relativi alla realizzazione del Parco della Piana, e dunque il Comune e la Provincia di Prato (oltre a quella di Firenze, eccetera) sono invitati a metter mano all'area verde delle Pantanelle (su cui pende la spada di Damocle dell'impianto anaerobico) e della città etrusca di Gonfienti, che sulla carta fanno parte del Parco stesso, ma che al momento si trovano in uno stato di totale assoluto indicibile abbandono.



martedì 17 gennaio 2012

Visite guidate: è boom anche a Gonfienti!

Dopo l'annuncio dell'assessore alla cultura del Comune di Prato circa l'alto interesse per le visite guidate gratuite nei luoghi artistici della città della rassegna Itinerari pratesi tra arte e storia, per cui si profila un 'boom' di prenotazioni, ci arriva un altro comunicato, che è quello relativo alle visite guidate a Gonfienti, la città etrusca del Bisenzio, per cui ci sarebbe un altro 'boom' di prenotati. La fila è lunghissima, e molti sarebbero in lista d'attesa.
Speriamo vivamente che tutti ce la facciano ad apprezzare anche quest'altra nostra perla cittadina, la più antica, per cui sembra si stiano anche organizzando dei pullman di turisti scesi direttamente da Peretola seconda pista, o scesi dal Treno Etrusco che arriva direttamente all'Interporto, con il beneplacito del President of Region.
Alcuni, stando al comunicato, presumiamo americani, stufi di tanta attesa, si sarebbero nel frattempo incamminati verso la Calvana,  la collina prospicente Prato, dove ormai è certo si trovino altre amenità similari. Questi sarebbero guidati dal nostro Provincial Assessor-Writer.
Dopo essere stata città industriale, dopo essere stata città di cinesi, ora è diventata finalmente città del cultura-boom.

Il sindaco Cenni è fra gli ultimi

Non seguo le classifiche del Sole 24h, che trovo ganze boutade propagandistiche.
Tuttavia è un fatto, quello che nella classifica dei sindaci, il sindaco Cenni si trovi fra gli ultimi della lista.
La sua discesa si percepisce nell'aria. Ha perso tanti consensi, e non solo per l'avviso di garanzia.
Il sindaco Cenni è là, nel palazzo, e come il suo predecessore che pure era di altro colore, rimane lontano.
Di tante promesse, quante mantenute finora?
Voglio essere buona e dire cose buone, senza acidità, senza partigianeria, mi sforzo, e tuttavia, egli appare un sindaco di immagine, poco incisivo, non sembra avere libertà di movimento. Tergiversa, è incerto, un vero don Abbondio.
Manca di sostanza la sua azione politica e amministrativa.
Affida agli uffici di immagine comunali, alla comunicazione, la sua fortuna. Dovrebbe smetterla di far snocciolare numeri a favore, cambiare totalmente strategia, affidata a quelle personcine che gli stanno attorno come condor...
Insomma, davvero voglio essere buona: il principe ha poco tempo per svegliarsi, recuperare, pochissimo, questi anni davvero perduti.

lunedì 16 gennaio 2012

Comunicato del Teatro La Baracca

Lo spettacolo dell'Antologia del Bisenzio sarà replicato sabato 28 gennaio alle ore 21 al Teatro La Baracca.

domenica 15 gennaio 2012

Recensione dell'Antologia del Bisenzio

Quando la morte non dice la verità. Maila Ermini racconta la sua Spoon River


Ha debuttato ieri sera, in prima nazionale al Teatro La Baracca, Antologia del Bisenzio, ultima fatica teatrale di Maila Ermini, sfortunatamente applaudita da un pubblico meno numeroso del solito, nonostante le sue pregevoli qualità. Un’opera fortemente critica, che affronta un secolo circa di storia pratese, nelle parole di coloro che a Prato hanno vissuto e a Prato sono morti.
Maila Ermini e Gianfelice D’Accolti si spendono, senza forzature ma con piglio di veri artisti, in una serie di letture sceniche - di testi poetici scritti dalla stessa Ermini -, che raccontano la vita di personaggi ormai scomparsi, personaggi molto diversi tra loro, ma che tutti insieme compongono il complesso affresco della realtà “nascosta”, ovverosia di quegli aspetti dell’esistenza che ancora non erano emersi; recriminazioni, pentimenti, pensieri licenziosi, pensieri d’amore, dubbi e certezze, paure. Una vera e propria riflessione post-mortem, che va ben al di là della solita ipocrisia che accompagna la dipartita delle persone. Qui l’anima è messa a nudo, è lo stesso scomparso a parlare di sé, e per testimoniarci che ha vissuto, non esita a riappropriarsi di quella verità che il perbenismo e l’ipocrisia hanno sepolto con le sue spoglie mortali
Una scenografia semplice ma efficace, accompagna lo spettacolo: un lungo drappo rosso steso sul palco simbolizza il Bisenzio macchiato di sangue, sul quale naviga una fragile barchetta di legno, fragile come l’esistenza. Quasi nessuno muore in pace, Ermini sceglie vite travagliate e morti violente, solitarie, sofferte. La Spoon River pratese non fa sconti a nessuno.
Uomini politici, immigrati, persone ai margini, imprenditori e semplici operai, uomini e donne, laici e religiosi, tutti parlano di sé e, di riflesso, della città che è stata anche la loro. Ne emerge una Prato a volte indifferente, come per la scomparsa del senza-tetto Florin Moraru; una Prato violenta, come nel caso di Andrea Manzuoli, assassinato davanti alla tipografia in cui lavorava come guardiano, mentre tentava faticosamente di rifarsi una vita. Prato città violenta, allora, segno che i tempi sono cambiati dai giorni in cui Giovannini era Sindaco, e il miracolo economico garantiva a tutti benessere e sicurezza.
E ancora, le tre donne cinesi morte annegate nel sottopasso di Via Ciulli, un’inchiesta lunga che ancora si trascina, senza che i responsabili abbiano un nome. Viene da chiedersi, com’è che Prato tratta i propri abitanti?
In Antologia del Bisenzio si parla anche d’amore, ma rappresentandone i suoi aspetti scandalosi e conflittuali, quelli, però, che ne costituiscono la concretezza, la drammaticità, e, se vogliamo, la verità. In un’epoca in cui quello che è il più umano dei sentimenti è stato ridotto a spettacolino da talk-show televisivo, Maila Ermini ha la forza e l’intelligenza di parlare d’amore attraverso i suoi tormenti psicologici, la difficoltà di sfidare i tabù e il perbenismo.
Ecco così Gelsomina, la prostituta della Passerella, che ricorda l’epoca delle case chiuse e dell’amore libero, del piacere di darsi all’altro nelle notti di luna, e del brivido d’avventura che ammantava di fascino il “mestiere”. Gelsomina muore forse di AIDS, ma muore da donna amata.
E poi, gli amanti pratesi, donna matura lei, ragazzo lui, che condivisero una relazione lunga trent’anni, incuranti delle dicerie della gente. E ancora, la vicenda di Sara e Imad, la ragazza pratese e il ragazzo marocchino coinvolti in una torbida storia di omicidio-suicidio, per motivi passionali; la riflessione di Imad, innamorato di Sara ma tormentato dalla difficoltà di conciliare Islam e Cattolicesimo. Come si vede, Ermini scava nell’attualità dei nostri giorni, portando alla luce quelle problematiche di dialogo interculturale di che la città ancora non è riuscita a risolvere.
C’è spazio anche per scavare negli scandali legati agli ambienti religiosi, a cominciare dal concubinato di padre Leonardo, rettore dei Celestini, e che ebbe una relazione con una delle “istitutrici”, la quale rimase incinta, fu costretta ad abortire, e morì per un’infezione causata dall’intervento. E poi suor Luisa, direttrice dell’asilo di Santa Caterina, rea di pesanti maltrattamenti sulle bambine che lo frequentavano. Personaggi equivoci, ma sui quali l’eco delle polemiche non si è ancora spento, personaggi da qualcuno ancora ritenuti ammirevoli, e che la politica e le manovre di corridoio hanno salvato da quella dura condanna che una società civile avrebbe invece saputo comminare loro.
Di particolare pregio, il testo poetico dedicato all’anarchico Gaetano Bresci, qui ritratto non nella veste di semplice assassino politico, ma in quella, ben più profonda, di un uomo che si è caricato del peso di un delitto perché mosso da ideali politici di giustizia e di uguaglianza, un uomo che si è sacrificato per le generazioni a venire, e che, a dispetto della storiografia ufficiale, non morì suicida, ma fu assassinato in carcere per mano dei secondini. E di questo omicidio, resta solo la testimonianza degli altri carcerati; il resto, è tutto scomparso, a cominciare dal cadavere di Bresci, gettato in mare, per finire con i fascicoli processuali, abilmente occultati da ignoti.
Infine, Antologia del Bisenzio si chiude con un poetico salto nel passato remoto dell’Età Etrusca; una giovane donna di Gonfienti, che si immagina morta a causa di un’alluvione del Bisenzio, ci parla della sua tomba, e diventa la testimone di un gravissimo scempio culturale: l’enorme colata di cemento dell’Interporto, che è diventata la tomba di un inestimabile patrimonio storico-artistico, che la città non ha saputo valorizzare come invece meriterebbe.
Come si vede, un’opera teatrale scomoda, graffiante, politica, che si interroga sulle grandezze e le miserie del genere umano, sulle quali sempre interviene, ironicamente, sadicamente o giustamente, la potenza livellatrice della morte.

Niccolò Lucarelli

venerdì 13 gennaio 2012

"Alibionline": intervista su "Antologia del Bisenzio"

La rivista Alibionline intervista  Maila Ermini autrice e Musa di "Antologia del Bisenzio"

Sabato 14 gennaio debutta al teatro La Baracca di Prato lo spettacolo Antologia del Bisenzio, di e con Maila Ermini (in scena con Gianfelice D'Accolti). ALIBI Online ha intervistato l'autrice-attrice.

Il nuovo spettacolo è frutto di un lungo lavoro di preparazione. I testi poetici che ne sono alla base come sono nati? Li hai pensati subito come "materiale" per uno spettacolo?
I testi poetici sono nati dalla triste cronaca di questa città, ultimamente sempre più alla ribalta nazionale e internazionale (dall'Olanda mi arrivano informazioni di pagine intere su Prato e il problema cinese), senza nessuna mira. (È nato tutto il giorno dopo alla morte per annegamento delle tre cinesi nel sottopasso di via Ciulli a Prato, il 4 ottobre 2010. Io lo conosco bene quel sottopasso, l'ho fatto tante volte in bicicletta, e con mia madre tante volte avevamo parlato che era troppo profondo, troppo ripidamente profondo, che il rischio era proprio quello che è accaduto). All'inizio ho pubblicato qualche poesia sul mio blog, poi ho smesso, ma ho continuato a scrivere. È stata una risposta alla cronaca, che racconta il fatto, ma non approfondisce; caso mai fa un approfondimento morboso, ma difficilmente c'è analisi vera, partecipazione umana, non sempre volontà di capire. Sentivo la necessità di dire, di aggiungere o modificare le interpretazioni, le dichiarazioni ufficiali. Poi sono venute fuori le poesie di altri personaggi, non legati alla cronaca. Gente sconosciuta, ma vissuta veramente, e famosa. Questi ultimi sono nati anche grazie a un concorso organizzato dall'Assessorato alla Cultura di Prato per celebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia, attraverso il quale i pratesi vivi potevano votare il "pratese" preferito fra una rosa di morti e famosi. La biografia di questi pratesi famosi che veniva riportata era abbastanza convenzionale, per certi versi piena di tabù, come era, tanto per fare un esempio, nel caso del sindaco Roberto Giovannini, di cui non era detta la tragica morte e le motivazioni. Dunque in qualche modo è stata una risposta anche a questo.

Qual è il legame con l'Antologia di Spoon River? Hai tratto ispirazione da altri testi?Il legame con l'Antologia di Spoon River è venuto dopo, quando avevo scritto già diverse poesie. Ci ho pensato dopo. No, non credo di essermi ispirata ad altri testi, se non inconsapevolmente. Però le poesie hanno un andamento particolare, pur nella loro diversità di struttura metrica (sono quasi tutte a versi liberi), dove la vocalità ha una predominanza sulla "consonanticità", o meglio, con frequenti assonanze tipiche dell'epica antica. La lingua è caratterizzata da un andamento ritmico e musicale con ripetizione di suoni, che costituisce l'elemento più evidente della struttura metrica delle poesie stesse.

Nei tuoi spettacoli mi pare che la vera protagonista sia la memoria (che tu incarni nel ruolo di attrice - sacerdotessa di Mnemosyne, mi verrebbe da dire...). In questo nuovo spettacolo la memoria è forse ancora più presente...? (stamattina ho letto le prime pagine de "Il libro di sabbia" di Borges e la metafora del fiume mi è rimasta impressa...)Sì, la memoria. La Storia. Le storie. Dentro tutte queste gli esseri umani. Questa "passione", il tormento della memoria, l'essere Mnemosyne, mi accompagna fin da piccola, e così tormentavo mia nonna, dormivo con lei, perché prima di dormire mi raccontasse le storie, la sua vita, le vite degli altri; e anche a scuola, sempre. Il fatto di tenere un diario ogni giorno, da diversi anni è segno di questo tormento... Ma c'è in queste poesie anche una volontà di giustizia, voler rendere giustizia, un presumere di poterlo fare attraverso la poesia, praticare il riscatto dell'essere umano oltraggiato o frainteso o chissà. L'immagine del Bisenzio, che io avevo tramutato dai racconti di mio padre che ci andava a pescare e a fare il bagno da ragazzo, è divenuta fortissima con Gonfienti, con la città etrusca. Volontà di memoria e di giustizia, allo stesso modo. Riscatto dall'oblio e dall'ingiustizia. Prima il Bisenzio era molto meno significativo per me. Sì, c'è anche il riferimento a Eraclito, al divenire, di cui parla anche Borges nel Libro di Sabbia, il legame con sé stesso, l'altro che ci sogna e viceversa sì, c'è anche questo, ci sarà anche Borges, perché - e non l'avevo pensato - è lettura fondamentale per me, "esencial", grazie al mio caro maestro Oreste Macrì.

Il Bisenzio compare nello spettacolo o fa solo da cornice alle storie? O, formulata in un altro modo, le storie che rievochi hanno elementi "locali" oltre al comun denominatore che fa di ciascuna vicenda una vicenda umana?Il Bisenzio compare nelle poesie, e a volte fa contorno alle storie. Ma è soprattutto il Fiume per me. Il Fiume che, nel suo essere simbolo del divenire, assume anche una sfumatura negativa, c'è un  pericolo del fiume, nell'acqua che scorre, perché l'acqua può essere usata volutamente per far dimenticare... L'oblio, la dimenticanza non è solo "forzata" dal divenire stesso, dalla Necessità, ma anche cercata dall'uomo stesso, è il potere che vuole dimenticare, "lavare" il passato. Anzi, non solo il passato, ma anche il presente, e lo fa così in fretta che diventa subito "passato", o forse dovrei dire "dimenticato". Così il potere e gli strumenti del potere, come la cronaca di molti giornali praticano la dimenticanza, nonostante le dichiarazioni e le celebrazioni ufficiali dicano il contrario. O, detta altrimenti, è il potere che sceglie cosa ricordare e cosa no... Una forma tutta moderna di "damnatio memoriae".
A cura di Saul Stucchi



Sabato 14 gennaio ore 21.00

Domenica 15 gennaio ore 16.30

ANTOLOGIA DEL BISENZIO

Come una Spoon- River
Letture dannate da una città a picco

Scritto e interpretato da Maila Ermini
Con Gianfelice D’Accolti

Teatro La Baracca
via Virginia Frosini 8 Casale, Prato
Biglietto: 10 € - Prenotazioni: tel. 0574.812363

Un invito per i 20 anni dei Celestini

 Per stasera, 21 dicembre, ore 20,45 alla Baracca.