venerdì 25 gennaio 2013

Il furto del Teatro Metastasio

La querelle tutta partitica (Destr-Sinistr) sull'ammanco economico al Metastasio non appassiona la città: nasconde la lotta del potere, dove l'istituzione teatro è solo usata come campo di combattimento.
Non appassiona anche perché la città l'ha vista tante volte, ed è sempre la stessa. Quasi con le stesse frasi, sebbene i protagonisti siano diversi. E' quasi una epifania.
Se andate a guardare i giornali nei giorni in cui fu buttato fuori Castri, la cui cerimonia funebre si è svolta proprio al Met, probabilmente leggerete le stesse frasi.
Perché, quando andò via Tiezzi, non si ripeté lo stesso? 
Ora, c'è una noticina in più, a portare la melodia, un basso che si è aggiunto a quello continuo e che ha visto la sua introduzione proprio alla cerimonia funebre, con tanto di assessore Scaletti che rivela al Sindaco Cenni, e proprio al funerale,  il tentativo di 'furto del teatro' da parte della eterna rivale Firenze: la Pergola sarebbe potuta diventare il teatro stabile della Toscana.

Oh Firenze Firenze, cosa fai, vuoi rubare la 'stabilità' a Prato?
Apriti cielo, spalancati mare!

In realtà il furto che si compie è ai nostri danni, nei confronti di lavoratori dello spettacolo, e  io sono tra questi, che da anni vengono ignorati da cotali signori che, per aver fatto qualche regia qua e là, per aver santi in paradiso, o per altri motivi ma sempre legati alla politica partitica, eccoteli assunti in cielo come guardiani dello status quo, e in tal funzione a dirigere e a presiedere, a scegliere spettacoli e gente (non sempre all'altezza), a stabilire chi vive e chi muore, a vivere ribalta e vantaggi e, insomma gestire danaro pubblico e conseguentemente fare scelte, lasciando diversi artisti al palo, esiliati, anzi volutamente o ignorati o umiliati, tenuti lontani come la peste,  se non ogni tanto avvicinati con la carità di qualche spettacolino, la carità che il signore fa dalla carrozza.

Questo è il vero furto del teatro, la sottrazione del teatro alla città, agli spettatori e ai lavoratori, costretti tra l'altre cose a essere succubi e conformisti se voglion un pochino lavorare, e a guardarsi in cagnesco l'un l'altro. Costretti ad assistere a queste cerimonie funebri, ahinoi strumentalizzate per propri fini, che si trasformano in cerimonie funebri del teatro e della sua funzione nei confronti della città.
Sì, alla fine il furto , inutile che lo ripeta ancora, è al senso stesso del teatro.
Questa è la sua vera crisi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Cara Maila,
secondo me te dai troppe idee a gente che non ne vale.
Lo sai che la Beltrame ha fatto fare una specie di questionario del gradimento della biblioteca?
L'ha copiato da voi, sicuro.

Non dare perle a porci, ricordatene.
Lucy

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