giovedì 17 gennaio 2013

Recensione su Dina La Vespina

Ricevo a pubblico questa inaspettata recensione su "Dina La Vespina"


"Dina, la vespina liberatrice
di Giorgio Intina

 Uscendo dalla Baracca, piccolo teatro di legno situato nella periferia di Prato... dopo aver assistito a una delle ‘domeniche a colori’ con cui la compagnia di Maila Ermini  allieta i pomeriggi di famiglie e pargoletti, rimane addosso un gusto che non t’aspetti. Mi spiego. Domenica scorsa, invitato da amici con figlioletta, ho assistito alla rappresentazione di “Dina la vespina”. È apparsa sulla la scena la Ermini con un costume da vespa nero-giallo con tanto di pungiglione e antenne, zoccoli olandesi e ombrellino. Sulle prime si sarebbe potuto pensare a un pasticcio divino, a uno sbaglio del creato: l’effetto comico è invece indescrivibile, dirompente, trascinante. Perché la Ermini non appartiene certo allo squadrone di attricine languide e anoressiche, pesi piuma da palcoscenico, cotte a sedano e ravanelli, tutt’occhi, trucco, pelle bianca; no, certo. La Maila è alta e ....di ‘ina’ non ha proprio niente, se non fosse per il candore che anima questo fior di personaggio, la Dina, una vittima delle ingiustizie altrui che paga di persona, e a cui è affidato, guarda caso, un compito titanico e salvifico: convincere i distruttori uomini che anche le vespe servono e che nel creato, se si vuole sopravvivere, specialmente colle crisi che passano, ci si deve dare una mano un po’ tutti.
E interrotta ogni tanto dalle chiamate al vespafono, con cui è assicurato un collegamento telematico con insetti lontani, tra lenzuoli colorati che separano le varie zone della scena, la vespina si trova prima in una biblioteca,  poi nella bocca di Anselmo, un ragazzino mangia-tutto, a conversare con la mosca Pantalina sulle buone abitudini alimentari da cui derivano elementari norme d’igiene come lavarsi i denti, evitare troppi dolci e grassi di cui la gioventú nostrana sembra avere disperato bisogno. E la verve livornese della vespina si esalta quando l’attrice suona e canta dal vivo, balla e si tiene in equilibrio non mancando, in un delicatissimo gesto poetico, di intercettare nel proprio sogno di insetto il sogno di un essere umano, Ettore, con cui Dina dialoga e fissa le regole per la tregua e la buona convivenza tra le specie.
La bravissima Ermini suscita in mamme, babbi e piccoletti, risatine, urletti di approvazione, mugolii e ammiccamenti come non ne sentivo da tempo a teatro, che premiano una così valente e poliedrica autrice, anche brillante interprete di testo e canzoni.
Questo teatro insomma fa sentire di nuovo felici di vivere e di ridere, e fa sperare di tornare ad essere bambini anche noi; almeno durante le domeniche a colori."

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