giovedì 19 marzo 2015

C'è del marcio nel teatro (se lo dice Giuliana Lojodice...).

Di seguito metto l'intervista a Giuliana Lojodice de La Nazione perché in effetti dice più cose di altre interviste. La signora, grande attrice del teatro italiano, dà forfait, perché stanca dell'andazzo che vi regna. Saremo soffocati, noi piccoli pesci e 'privati', ecco la nostra fine, per la felicità di tutti. Eh, lo sappiamo che è questo che vogliono fare.

Ecco perché a un teatro come La Baracca, pur piccolissimo, non si danno i soldi, perché l'obbiettivo è quello di far vivere solo i grandi. Praticamente nelle Regioni circuiteranno soltanto loro e gli 'scambi' potranno essere fatti solo fra pesci grossi. Tutti gli altri fuori.

Questo cosa significa? Intanto porterà alla morte del teatro. Ed è già così, perché voi vedrete solo quello che producono e dicono loro. I teatri nazionali, i tric, o quelli protetti dal sistema regione.

Per accaparrarsi lo spettatore che non va più a teatro, e non certo per colpa di Internet o della televisione, ma della pessima qualità degli spettacoli, dato che i soldi pubblici sono sempre meno, dovranno far morire tutti gli altri. La lotta è all'ultimo spettatore.

Un po' succede come nella distribuzione alimentare. Con tutto quello che ne consegue sulla qualità del cibo e sulla monopolizzazione della sua circuitazione. Se volete capire come funziona il teatro italiano paludato, ormai, ecco, pensate al supermercato. Con tanto di offerte allettanti (vedi il teatro comico, per esempio o grande nome televisivo eccetera).

Quindi, quando venite alla Baracca, o andate in altri spazi liberi (non quelli finti culturali allevati dai partiti e accarezzati dagli assessori alla cultura, che servono alla fine come raccogli-voti), voi praticate una scelta non conforme che va contro i piani culturali (sic!) della Regione e dello Stato, che vogliono oscurare tutto quello che loro non controllano, e per motivi politici e per motivi economici.

Non hanno nessun interesse a far vivere l'alternativo, anzi. Quindi ci vediamo in questo strazio di stare come in una trincea, ogni giorno, a combattere per vivere, e i fronti sono molteplici: a cominciare da una politica indifferente e soprattutto IGNORANTE (come fa notare anche la Lojodice), internettizzata fino al vomito (come ho visto proprio ieri un presidente di una commissione cultura che mentre guidava erotizzava il proprio Iphone, da vero idiota: questi sono che pontificano sulla cultura, capito!), a una burocrazia assurda, gli attacchi degli imbecilli, oltre alla difficoltà insita nel nostro mestiere, nella nostra arte eccetera.

La prospettiva è solo la morte dell'attività, in sostanza, come la stessa signora denuncia e a cui è stata costretta, in fondo.

Per questo, alle prossime elezioni regionali, sapremo chi NON votare: coloro che vogliono la nostra morte (anche se, da veri bastardi, affermano di non volerla, per ingannarci).


LA NAZIONE gio, 19 mar 2015
Il teatro non mi merita "Lojodice dice addio"
Ultimo testo domani a Barberino

Titti Giuliani Foti · FIRENZE «ADESSO finalmente mi sento come liberata. Perché è da molto tempo che sono stanca di quel che accade nel teatro italiano. Smetto di stare in scena. E dopo sessant'anni chiudo col palcoscenico. Basta sono offesa, stufa e arrabbiata». Giuliana Lojodice dice basta al teatro e lo fa nel modo più elegante possibile, andando in scena nel suo ultimo, trionfale spettacolo. Volitiva, pluripremiata protagonista della scena italiana sarà al Teatro Corsini domani con Vapore', scritto da Marco Lodoli e diretto da Oliviero Corbetta dove ci regalerà la sua ennesima interpretazione di attrice immensa. Cosa è successo signora Lojodice? «Vivo un vero disagio: ci sono tante persone perbene in Italia che non sono rispettate. Artisti come me che fanno questo lavoro e non vengono capiti, anzi, obbligati a fare tournée massacranti perché i grandi teatri sono presi da altre situazioni che spesso poco hanno a che fare col teatro. Io potrei andare a parlare con tutti i nostri ministri, con persone che contano e lamentarmi. Ma dentro come mi sentirei? Uno schifo. E allora non vado a parlare con nessuno e non intrallazzo con nessuno, e mi tolgo di scena». Qual è il problema? «La mia casa era l'Eliseo di Roma. Hanno distrutto quel teatro, spero che chi lo prenda porti buoni frutti: per loro scelte ne rimarrò lontana e non ho chance di trovare produttori. E' come se fosse scoppiata una bolla di sapone. Mi ritiro, come Cincinnato. Per fortuna che Vapore' mi ha dato la forza di fare quel che sto facendo. Lodoli è bravo ma non è Eco e ha bisogno di farsi conoscere per quello che sa fare. Allora, io praticamente sola con le mie forze ho portato in scena un prodotto di qualità. Chiedo, e lo chiedo arrabbiata: se sono capace di questo perchè devo fare l'elemosina?». Cosa la ferisce di più? «Al ministro Franceschini ho rivolto una domanda quando era all'Eliseo a una convention. Gli ho chiesto: Verrà a vedermi a teatro?'. Morale, nessuno l'ha ma visto. Neppure in altre serate a teatro. Per la morte di Ronconi ha mandato un tweet. Ti rendi conto? Posso pensare che queste persone siano quelle mandate a dirigerci?». Perchè non l'ha cercato per chiarire signora? «Perchè accadono cose assurde: come questa storia di nominare teatri nazionali senza avere fondi. Sono cose allucinanti: se i teatri nazionali dovranno far circuitare nella loro regione gli spettacoli, le compagnie private che fine faranno? Non si potranno fare più scambi. C'è troppo da parlare e chiedere. E adesso non voglio più saperne niente».


1 commento:

Maila Ermini ha detto...

Caro Fiele,
come mi hai chiesto, metto il commento che non riesci a inserire:

"Sto ascoltando "servizio pubblico", trattano il tema della corruzione negli appalti pubblici del ministero delle infrastrutture; si potrebbe replicare tutto sino alla minima virgola e sostituire il tema lavori pubblici col tema teatri pubblici.
I numeri sarebbero infinitamente minori ma la puzza di marcio e il sistema sono gli stessi."

Fiele

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