Ieri, con la pressione bassissima, non riuscivo a carburare. Mi sentivo debole come un uccellino.
Ero totalmente dominata da questa debolezza. Stordita.
E allora stanotte ho pensato, mi sono sforzata di pensare, ché la debolezza non mi faceva addormentare.
Amo pensare e non faccio nessuna fatica a farlo.
Per me il pensiero è cura. Così mi sono curata.
Per dormire ho scelto un bel pensiero.
Ho pensato questo: che diamo troppa importanza a quello che sentiamo, piuttosto a quello che pensiamo. Nessuna importanza alle nostre idee, ai concetti. Autonomamente non siamo più capaci di farlo.
Dominati da questo 'sentire', non ci sforziamo di pensare.
I vecchi, per esempio, oggi sono educati a 'sentire' la loro vecchiaia e a lamentarsene in continuazione. A prendere medicine, non a curarsi diversamente. La speculazione sanitaria al riguardo è fortissima. Certo la vecchiaia è molto gravosa e ogni tanto è davvero salutare lamentarsi un po', tuttavia la direzione è assolutamente esclusiva, e il sistema sanitario non intraprende alcun percorso alternativo.
Ma anche se siamo giovani, lo stesso, cambiano solo gli argomenti.
I giovani parlano in continuazione dei loro sentimenti, e tutto il loro star male si riduce spesso a questo.
Al mattino, la prima cosa che diciamo al compagno è se stiamo bene, se stiamo male, se abbiamo dormito o no. Dominati da questo corpo, il nostro tiranno. E anche dal costante dominio dello star bene, dell'essere belli, giovani, in forma.
Il pensiero non è più esercitato. Nel mondo dei media è copiato, riempito, affollato. Impedito.
Ma il proprio pensiero è cura, gioia, vita. E anche salute.
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