Joshua
Wong, 23 anni, è uno dei leader del movimento prodemocrazia di
Hong Kong. La Cina gli ha negato il visto per l’Italia e il Ministro degli
Esteri Di Maio avrebbe dichiarato che "non entra nelle questioni altrui".
di
Joshua Wong
Le
proteste a Hong Kong proseguono ormai da sei mesi con manifestazioni, proteste
e attività di resistenza pacifiche, ma è straziante assistere all’uso
sproporzionato della forza da parte della polizia.
A
cambiare nelle ultime settimane è stato l’uso della violenza da parte della
polizia, che si è fatto sempre più forte: quello che non è cambiato, invece, è
il fermo sostegno pubblico ai manifestanti. Il recente attacco a due università
lo ha dimostrato: dopo due settimane di assedio e di repressione contro le
università, l’opinione pubblica condanna l’atteggiamento del governo e la sua
incapacità di risolvere la crisi.
Dopo
cinque mesi di proteste, questa domenica Hong Kong ha registrato uno dei più
alti tassi di partecipazione alle elezioni locali nella storia della città.
Le
elezioni sono il primo e unico metodo istituzionale per esprimere il
malcontento dell’opinione pubblica. L’importanza di queste elezioni per il
mondo è che l’attuale crisi politica di Hong Kong deve essere risolta con una
soluzione politica, invece che con la forza. È stato fondamentale andare a
votare per far capire a Xi Jinping e al governo di Hong Kong che vogliamo
elezioni libere e un’indagine indipendente sulla brutalità della polizia. La
Cina respinge queste semplici richieste dal 1997.
Purtroppo,
sto sperimentando invece la violazione sempre più frequente delle libertà
civili: all’inizio, ho protestato contro la legge sull’estradizione,
esercitando la mia libertà di riunione. Il governo mi ha arrestato e mi ha
accusato di istigare i partecipanti a un raduno non autorizzato. Poi ho cercato
di presentarmi alle elezioni locali odierne, ma il governo mi ha vietato di
candidarmi. Ho pensato di chiedere un aiuto a livello internazionale, recandomi
in Italia per spiegare agli amici europei la nostra causa democratica e
pacifica. Purtroppo, il tribunale non ha ritenuto importante la mia udienza
presso il parlamento italiano e ha respinto la mia domanda di viaggio.
Dopo
questa decisione, è chiaro che ora sono privato del diritto a candidarmi, della
libertà di movimento, della libertà di riunione, e della libertà di parola. Le
libertà civili garantite dalla costituzione non sono più applicabili alla mia
persona.
La
formula "un Paese, due sistemi" è la fragile filosofia di governo che
definisce le relazioni tra la Cina e Hong Kong, garantendo l’autonomia della
città. Negli ultimi 22 anni, tuttavia, Pechino è già intervenuta su molti
fronti. Ultimamente, l’esercito cinese ha effettivamente mandato dei
soldati in città con la scusa di «sgombrare le barricate» nelle strade. È
importante farlo sapere alla comunità globale nel tentativo di fermare il
comportamento aggressivo della Cina mediante la pressione internazionale.
Perché
l’Italia dovrebbe preoccuparsi di Hong Kong?
Sono
abbastanza deluso nel leggere le osservazioni indifferenti del ministro degli
Esteri Luigi Di Maio sulla terribile situazione dei diritti umani a Hong Kong.
A Shanghai, ha detto: «Non vogliamo interferire nelle questioni altrui»,
riflettendo la tipica mentalità di chi pensa solo agli affari suoi. Per non
parlare del fatto che alcuni gruppi italiani hanno avuto un ruolo nella
brutalità della polizia di Hong Kong fornendo i veicoli della polizia stessa.
In
effetti, Hong Kong può servire come esempio da cui imparare. Non eravamo
consapevoli dell’intenzione del regime cinese di acquisire influenza e
controllo sulla nostra economia nei primi anni. E ora la nostra economia
dipende in una certa misura troppo dalla Cina, il che rende più difficile la
nostra battaglia per la libertà e la democrazia. L’Italia deve stare attenta a
non dipendere dagli interessi economici cinesi. Tutto ha un prezzo a questo
mondo.
Molti
diranno che sono troppo preoccupato o troppo scettico nei confronti della Cina.
Ma la verità è che la Cina è nota per non rispettare le regole ed è tristemente
nota per le sue violazioni dei diritti umani. Il fallimento della formula
"un Paese, due sistemi" a Hong Kong evidenzia la pratica, tristemente
nota anch’essa, del mancato rispetto da parte della Cina del trattato
internazionale firmato nel 1984. Inoltre, ci sono centinaia di migliaia di
musulmani uiguri attualmente detenuti in campi di prigionia senza processo.
Alcune vittime hanno raccontato di essere state costrette a prendere medicine
che provocano l’infertilità e che le giovani uiguri sono costrette a sposarsi
con funzionari cinesi per avere in cambio la protezione della loro famiglia.
Faccio
quindi appello ai leader e ai politici italiani affinché si schierino con i
manifestanti di Hong Kong, che si battono per la nobile causa di ottenere
elezioni libere. Oltre a condannare l’uso della violenza della polizia contro
la popolazione di Hong Kong, i Paesi europei, e in particolare l’Italia,
dovrebbero riconsiderare gli accordi economici con un regime spietato che non
rispetta mai le regole. Iniziative legislative come l’Hong Kong Human Rights
and Democracy Act dovrebbero essere messe in atto anche in Italia per fermare ulteriori violazioni di diritti umani. - Da La Repubblica, Traduzione di Luis Moriones
1 commento:
C'e' di Mejo che di Maio!
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