Gelosa qui rimango
nello stanco
linguaggio di sempre;
qui gelosa ristagno
al lavandino, che è acquaio,
dove lo straccio diventa cencio,
sotto l'acqua d'un rubinetto cannella,
dove il duro pane che mangio
non è insipido,
ché sciocco mi tenta
con la mollica che si fa midolla;
e alla fine del mio pranzo
sul desinare rimango,
ché il lungo caffè che bevo
alto in danza sollevo;
e invece di star zitta,
io non mi taccio,
e dispiaccio, come cicala
che d'estate impazzi,
e non la smetta.
venerdì 10 gennaio 2020
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