Diversi commenti, oltre alle recensioni, sono stati scritti sulle "Memorie di un teatro di campagna", ma questa lettera, che mi è arrivata oggi, è un po' speciale, perché è scritta da una "donna di campagna".
“Memorie di un teatro di campagna”
Sono entrata e subito mi sono sentita a teatro, ho ritrovato questo luogo come si ritrova un vecchio amico dopo tanti anni e nulla è cambiato …
così La Baracca, non ho sentito il vuoto del tempo trascorso, era come se non fosse mai stata chiusa,(forse non lo è stata) era viva e l’ho ritrovata come sempre!
La Baracca è trasformista e quindi non è raro trovare variazioni nell’ arredo e nell’ allestimento scenico. Maila è rara, rarissima ma è sempre molto brava a trasformare quello che può apparire un diario quotidiano, una riflessione intima … in uno spettacolo teatrale. Perché di questo si tratta di uno spettacolo, la Baracca è protagonista con la sua storia, i suoi personaggi vivi, con le spalliere delle panche tolte e appese non come elemento scenico ma come personaggi e le panche in scena con gli spettatori seduti … e Maila che si sposta e si siede ora in mezzo all’ uno ora in mezzo all’altro … e il tempo passa … la storia va avanti, la storia della Baracca e Maila nella scrittura dona leggerezza a un testo profondo, conosce il luogo come se stessa, è sicura della sua storia, ha i piedi saldi a terra Maila, è a piedi nudi “sul palco” una sensazione bellissima, se ami quel palco!
Noi pubblico reale, distanziato come si deve in platea, non siamo pochi e distanti ma siamo un tutt’uno con tutto l’insieme … una bella sensazione.
Ma io forse sono di campagna e amo questo teatro di campagna!
Quanto alle memorie … Maila fai bene a ricordare la costruzione della Baracca come immobile e mi piace quando citi tuo padre come costruttore, in teatro è così ci sono dei costruttori che aiutano molto a costruire … ma non sono mai in scena e non sembrano importanti come invece sono.
Mi piace anche che nel finale speri in un costruttore, il ruspista distruttore può diventare costruttore. Come fossi tu, “la costruttrice” che a volte teme la distruzione di quel luogo e scava, scava per trovare nuove risorse e le trova, le hai già trovate dando un segnale di ricostruzione per il teatro e non solo …
Ti ringrazio per averlo fatto regalandoci emozioni stupende.
La Baracca non è mai stata chiusa, forse perché qualcuno la tiene viva, forse perché è aperta … e forse perché la madonnina alle spalle dell’ edificio ha capito che è importante quanto lei e non avendo le misure umane vuole sentirla lì, vicino a lei!
Un abbraccio stretto che non ho potuto darti... Grazie.
Donna di campagna (Maura Salvi)
25 giugno 2020
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