venerdì 3 luglio 2020

Una lettera di una donna di campagna sulle "Memorie"


Diversi commenti, oltre alle recensioni, sono stati scritti sulle "Memorie di un teatro di campagna", ma questa lettera, che mi è arrivata oggi, è un po' speciale, perché è scritta da una "donna di campagna".

“Memorie di un teatro di campagna”

Sono entrata e subito mi sono sentita a teatro, ho ritrovato questo luogo come si ritrova un vecchio amico dopo tanti anni e nulla è cambiato …
così La Baracca, non ho sentito il vuoto del tempo trascorso, era come se non fosse mai stata chiusa,(forse non lo è stata) era viva e l’ho ritrovata come sempre!
La Baracca è trasformista e quindi non è raro trovare variazioni nell’ arredo e nell’ allestimento scenico. Maila è rara, rarissima ma è sempre molto brava a trasformare quello che può apparire un diario quotidiano, una riflessione intima … in uno spettacolo teatrale. Perché di questo si tratta di uno spettacolo, la Baracca è protagonista con la sua storia, i suoi personaggi  vivi, con le spalliere delle panche tolte e appese non come elemento scenico ma come personaggi e le panche in scena con gli spettatori seduti … e Maila che si sposta e si siede ora in mezzo all’ uno ora in mezzo all’altro … e il tempo passa … la storia va avanti, la storia della Baracca e Maila nella scrittura dona leggerezza a un testo profondo, conosce il luogo come se stessa, è sicura della sua storia, ha i piedi saldi a terra Maila, è a piedi nudi “sul palco” una sensazione bellissima, se ami quel palco!
Noi pubblico reale, distanziato come si deve in platea, non siamo pochi e distanti ma siamo un tutt’uno con tutto l’insieme … una bella sensazione.
Ma io forse sono di campagna e amo questo teatro di campagna!
Quanto alle memorie … Maila fai bene a ricordare la costruzione della Baracca come immobile e mi piace quando citi tuo padre come costruttore, in teatro è così ci sono dei costruttori che aiutano molto a costruire … ma non sono mai in scena e non sembrano importanti come invece sono.
Mi piace anche che nel finale speri in un costruttore, il ruspista distruttore può diventare costruttore. Come fossi tu, “la costruttrice” che a volte teme la distruzione di quel luogo e scava, scava per trovare nuove risorse e le trova, le hai già trovate dando un segnale di ricostruzione per il teatro e non solo …
Ti ringrazio per averlo fatto regalandoci emozioni stupende.
La Baracca non è mai stata chiusa, forse perché qualcuno la tiene viva, forse perché è aperta … e forse perché la madonnina alle spalle dell’ edificio ha capito che è importante quanto lei e non avendo le misure umane vuole sentirla lì, vicino a lei!

Un abbraccio stretto che non ho potuto darti... Grazie.
                     
Donna di campagna    (Maura Salvi)                 
25 giugno 2020

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