Sto leggendo un libro sulla Marcia su Roma dell'ottobre 1922, che definì la data della nascita del Fascismo, con la cronaca delle violenze squadriste di quegli anni che poi portarono alla dittatura.
Mi rinfrescano i ricordi dei nonni e di alcuni parenti ormai morti, che più volte furono svegliati dalle irruzioni notturne, le "spedizioni punitive" di quei banditi che rimasero impuniti.
Dal libro traggo poi una dichiarazione di Mussolini:
"La donna deve solo obbedire. La donna è analitica, non sintetica. Ha forse mai fatto dell'architettura in tutti questi secoli? Non può farlo! Essa è estranea all'architettura, che è la sintesi di tutte le arti, e questo è il simbolo del suo destino. La mia opinione della sua parte nello Stato è in opposizione a ogni femminismo. Naturalmente la donna non deve essere una schiava, ma se le concedessi il diritto politico-elettorale mi si deriderebbe. Nel nostro Stato essa non deve contare...In Inghilterra le donne superano di tre milioni gli uomini, da noi le cifre sono uguali. Sa dove andranno a finire gli Anglosassoni? Nel matriarcato!" (Dal Proclama del Comitato Segreto del 31 luglio 1922).
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