Così dopo un po' di tempo, mentre con rabbia mi curo le ferite ancora aperte della pandemia, mi viene di telefonare all'ente entità.
Così, per scrupolo. Chiedo se magari hanno ricevuto il mio materiale.
E risponde un signorino, spiccio nel tono, che loro gli spettacoli li prendono fra i loro associati. (?)
E risponde il signorino che il mio spettacolo su Lonzi-Pasolini l'aveva visto, ma in pratica ignorato.
Risponde senza ascoltare veramente, perché sa chi sono, (sono quella che "ha fatto terra bruciata attorno", perché ho detto come stanno le cose, anzi le mafie), e perché comunque anche a qualsiasi altro deve dire di no.
Non hanno bisogno di telefonare a lui quelli che girano in quel giro.
Lui non sembra rendersi conto di essere seduto sullo sprofondo, il crollo culturale inarrestabile, e gioca con quel piccolo potere che gli hanno dato per umiliare anche le ormai vecchie signore del teatro come me. Del teatro alternativo, s'intende, quello del sottosuolo o di campagna. Quello che lui e chi sta sopra o accanto a lui detesta, disprezza, su cui maligna anche senza averlo visto mai.
Anche per gente come questa il teatro diventato del tutto disumano e autoreferenziale non serve più a niente, non significa più niente, ed è giusto che nel prossimo futuro se non proprio cancellati come probabilmente saranno una volta che andranno in pensione certi figuri, gli entissimi - che anch'io pago in quanto pubblici - siano totalmente ristrutturati dalle fondamenta. (Come già si osserva nei teatri, che per non affogare hanno iniziato trasformarsi, a vendere altre stoffe. Guardate bene e ve ne rendete conto). Allora nel caso si potranno chiamare Rifondazione Spettacolo. Per darsi speranza. Oddio che brutta parola. Ma nessun nuovo nome li salverà.
Poi, forse capendo di aver sbagliato o per scrupolo, stamani il signorino mi manda una mail del tipo "se troveremo delle corrispondenze, non esiteremo a contattarla".
I miei spettacoli, è chiaro, in quel circuito non sono mai girati né gireranno mai.
1 commento:
Il signorino di cui parla il caro Fra' Cavolo, con cui sono stata in ritiro spirituale tante volte, e sulla cui castita' posso garantire, il signorino, dicevo, per il quale digiunero' tutta la notte per il suo ravvedimento, il signorino dimentica di vivere e mangiare grazie ai soldi pubblici che sono erogati da tutti i cittadini in forma di tasse; dunque egli vive col sudore della fronte altrui. Donde gli provenga tale arroganza, se da sede di partito o da lustri familiari o dall' indole troppo acuta, non e' cosi' importante; importante e' il suo ravvedimento per il quale tutto il mio convento stanotte preghera' con fervore; e Dio lo colga nel suo grembo a un tempo paterno e materno, e si converta ad un'intelligente vita dello spirito e abbandoni la triste anima asinina a cui sembra cosi' affezionato.
Madre Affaticata
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