mercoledì 17 gennaio 2024

Gli scopiazzatori del mondo Gùgol

Uno degli aspetti più aberranti del mondo Gùgol è il ritenersi liberi di scopiazzare dagli scritti e detti altrui senza citare la fonte, naturalmente.

L'ho trovato su Gùgol. L'ho trovato "on-line". 

E proprio lì trovo, per esempio, citazioni quasi alla lettera del mio libro sui celestini senza essere nominata.

Altri che si fanno belli del mio lavoro come se fosse il loro.

E tanto per fare un esempio, e proprio sui celestini: prima del mio spettacolo nel 2004, nessuno aveva mai detto niente sull'argomento dalla fine del processo, se si esclude  il libro Il Paese dei Celestini (Istituti di assistenza sotto processo) di Guidetti Serra e Francesco Santanera, che per primi ebbero il merito di documentare i maltrattamenti nei confronti dei bambini negli orfanotrofi, di cui il caso dei celestini fu il primo affrontato dalla giustizia italiana. 

E a Prato il pittore Marcello Meucci, che era stato l'unico a denunciare, tramite i suoi dipinti, quello che aveva vissuto da piccolo celestino. Per cui il giornalista della Nazione Franco Riccomini aveva potuto scrivere un articolo a metà degli anni '90. Poi nient'altro.

Tant'è che, come ho detto a teatro, per il mio racconto fui linciata e quasi minacciata. Non si trovava il Libro Bianco. Distrutti i documenti. I primi celestini da me intervistati, erano addirittura impauriti o intimiditi a rivelare le loro antiche esperienze. Qualcuno chiese: ma perché? Ora il mondo è cambiato. Prima i bambini venivano tutti picchiati, eccetera.

E così per la questione dei concubini di Prato, Mauro Bellandi e Loriana Nunziati, che denunciarono l'allora vescovo di Prato Fiordelli per averli definiti "pubblici concubini": si erano sposati, erano gli anni '50, solo civilmente.  Qualche giornalista arrivò perfino a parlar male del mio dramma senza averlo visto. L'argomento era tabu. E non solo da un punto di vista religioso. Era stata una questione politica difficile, il Partito Comunista di allora aveva tramato con il Vaticano...

Ma altri, non solo io, potranno documentare l'arraffìo in atto nel mondo Gùgol. 

Questo è la normalità soprattutto nei confronti di personaggi non conformi o non protetti dai partiti o, se in qualche modo, si deve dar loro fastidio, metterli a tacere, farli dimenticare, questa è la prassi corrente.

Chissà cosa direbbe oggi Carla Lonzi su questo argomento che le stava molto a cuore. Era contro la mitologia dell'opera del genio, ma altrettanto contro chi sfruttava sentimenti, idee, opere altrui, in particolare un tempo delle donne, senza citare, senza documentarne l'apporto. 

Chissà cosa avrebbero detto i miei maestri Macrì e Roncaglia, filologi e attentissimi alle "radici", alle fonti.

Io naturalmente non ci sto, e denuncio questo andazzo, sfregio, azione culturale e perché no politica scorretta.

Il plagio è diventato normale, e questo è un aspetto politico e sociale pericoloso, disumano, crudele.

Senza contare che favorisce il dilagare dell'imbecillità e del non pensiero.  Del mondo a portata di mano, quando invece il mondo è un luogo molto faticoso dove stare, anche se l'unico. 

E' anche così che dilaga la dittatura in cui viviamo, soffocante più del vecchio mondo borghese o clericale, quella del conformismo.

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