Martedì scorso al 'Centro Urbano' - si parlava certo di questioni ben più importanti, si parlava della Variante al regolamento urbanistico per l'assetto della Declassata - ho posto la questione dei tralicci, di quello che ho chiamato il viale dei tralicci a Prato, quello, per intendersi che va dall'uscita Prato Est dell'Autostrada Firenze-Mare alla Statale 66 (c'è un traliccio, fra i tantissimi, che è talmente basso che quasi si può sfiorare!...senza contare quelli che gli abitanti delle Badie si devono sorbire quando aprono le loro finestre!...).
Dato che Prato è una città saccheggiata, e ormai da molto tempo, capisco che questo problema è fra gli ultimi (come le umili piste ciclabili, che tutti vogliono, ma che nessuno costruisce).
Tuttavia insisto. Ci deve essere un altro modo per farci arrivare la corrente a casa: questo si sono chiesti per esempio i giapponesi e altri popoli nel mondo da diversi anni. E hanno trovato risposta.
Il traliccio che si pone svettante sulla periferia industriale semi-vuota e insensata, e quindi 'brutta', o il traliccio custode prepotente delle case popolari, rappresenta lo squallido e ambiguo potere di oggi: che non si cura dell'ambiente e dell'aspetto urbano-e proprio nel momento in cui invece dice di farlo-, che non si chiede quali effetti abbiano 'certe presenze' sulla salute, sulla vita quotidiana della gente; rappresenta quel potere a cui diciamo di sì ogni volta che premiamo il dito sull'interruttore.
Maila Ermini
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