venerdì 16 settembre 2011

Letterina per La Repubblica

Gentile Redazione di La Repubblica (quale sarà, quella di Roma?),

date giustamente molto risalto all'epurazione di certi personaggi televisivi (Santoro Dandini e altri) dal girone RAI.

Permettetemi una aggiunta: in realtà l'epurazione è molto più profonda e sostanziale, non riguarda solo la televisione.

Come potete non sapere che la censura esiste trasversalmente e molto in profondità in tutti i settori artistici ed è praticata a piene mani da tutti i partiti politici?  Basta solo un piccolo potere in tasca.

Questo fa sì che si veda com'è ridotta l'arte e compagnia cantando nel nostro paese, diventata ormai come quell'anatra mutola a cui  mio nonno tirava il collo per  il pranzo di Natale. Oltre a questo, quando la mangi, ora l'anatra è diventata insipida, perché ormai non razzola più libera nel prato, è di allevamento e la carne è frolla.

Nella realtà, piuttosto che alla televisione, siamo nella merda più totale riguardo alla censura.
Ma cosa significa oggi 'censura'?

Ora, non intendo rivelare quello che sarà l'oggetto del mio prossimo libro, visto che io la subisco, ma vi posso dare qualche anticipazione: significa anche, per esempio, che devi dipingere in una certa maniera, che devi rappresentare, che ne so, roba che fa solo ridere il pubblico, intrattenerlo, che non puoi presentare altro (oppure puoi parlare della guerra dell'Afghanistan, ma in una certa maniera che è funzionale), perché ormai il pubblico è d'allevamento come l'anatra mutola e gli artisti devono anche mangiare;   che non puoi distribuire un film se non lo fai con certa merda; se non sei ruffiano. Che non c'è via d'uscita da questa legge del mercato, che tanto serve a certo potere per poter zittire chi non canta la melodia.

Che non puoi parlare di Gonfienti etrusca, posto che voi sappiate cosa sia, altrimenti non ti danno da mangiare.

Dunque, il vostro lavoro giornalistico è superficiale, e non ha altra finalità che creare e far proliferare polpettoni mitologici funzionali a certo potere.

Non basta dire che non ci sono fondi per la cultura. Bisogna dirla tutta: che - un esempio - l'ETI,  Ente Teatrale Italiano, era inaccessibile ai più, che era un ente bunker, non osmotico. Utile a sé. 
Dunque, non solo Berlusconi e il suo telemondo sono responsabili del declino culturale, della paccottiglia, della censura; ma ugualmente lo è un sistema falso e distorto che  ha seguito il ras in toto, magari innestandolo sul vecchio modus stalinista e monopolistico ancora in uso qua e là, clientele e amici,  voti e preferenze, che ha creato puttani televisoidi, artisti puttani amici degli amici, gli unici ormai che possono frequentare e riempire i teatri e le piazze d'Italia, piccole o grandi che siano. 

Maila Ermini


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