mercoledì 30 novembre 2011

A margine del Dramma intorno ai concubini di Prato (dedicato a Mark Twain)

A memoria futura: la notizia della rappresentazione è stata censurata da diversi giornali. Per esempio il sito Notizie di Prato non ha minimamente dato l'informazione, così come altri anche cartacei, a quanto ci risulta,  hanno ignorato o hanno inserito piccolissime minuscoli trafiletti sulla recita.
Per altri spettacoli non è così.

La censura è praticata ampiamente per argomenti che come questo ancora scottano,  per non irritare la Curia. La tecnica della censura moderna è quella di ignorare, l'ho ripetuto più volte, ignorare la tua esistenza.

Questa tecnica è praticata anche da enti, teatri che fanno finta che tu non esista, che non non ci sia, che tu non lavori.
Credo che il Dramma dei concubini di Prato avrebbe dovuto rappresentarsi al Metastasio, che in teoria e in pratica (visto che riceve tanti soldi dal Comune) è il teatro cittadino.
Ma la rappresentazione costituisce ancora uno scandalo, e chi, a Sinistra ce ne sono molti, considera il vescovo Simoni aperto (addirittura lo avrebbero votato, proprio a Sinistra lui ha un gruppetto di fans!) si sbaglia. Solo Mario Barbacci, presidente della Commissione Cultura della Circoscrizione Nord ebbe il coraggio di accogliere lo spettacolo pubblicamente due anni fa.
Con questo rispondo anche alla bella lettera di Gianfelice D'Accolti.

Come nel caso della città etrusca negata di Gonfienti, anche in questo le autorità si tengono lontano dal teatro; siamo ancora in odore di eresia.

Ma chi è artista veramente, non può non essere eretico. Non può non essere in contrasto con questo totalitarismo, assolutismo mascherato con il nome di democrazia.

Ho scritto opere che hanno riportato alla luce la storia scomoda di Prato - e che tuttavia riguardavano tutta l'Italia - , ma tranne qualche eccezione per i celestini al suo debutto, le autorità  e gli addetti ai lavori hanno disertato le recite.
Hanno dato fiumi di soldi a opere che non avevano senso per la città, per il pubblico.
Una ingiustizia assoluta e stomachevole. Ma il pubblico ha capito e l'ha dichiarato: l'altra sera alla Baracca  gli spettatori, come un fiume in piena, hanno detto perché non vanno più a teatro; non solo per motivi di difficoltà economica, ma perché quello che viene presentato non piace, non ha significato, non provoca emozioni pensieri, nulla! 
Non si possono dare sempre prodotti confezionati e 'classici'; il teatro, che oggi si vede ovunque, è presentato nell'insensatezza della sua forma fintamente scandalosa e balorda, vuota, vacua e spesso con attori non preparati e drammaturghi che rivelano il nulla della loro zucca e adulatori della prima ora.
Chi organizza le programmazioni è gente messa dai partiti. Sono loro che contribuiscono a far morire il teatro, oltre all'idea fissa che si debba riempire per forza, che ci debba essere il numero!

Ricordo che chi attaccò il testo dei concubini senza vederlo, prima del debutto, ora è direttore di TV Prato.


martedì 29 novembre 2011

Vado a morire in Svizzera

Lucio Magri, comunista italiano d'altri tempi, invece di portare i soldi, coerente fino alla fine, in Svizzera ha portato la sua morte.

Un paese incivile l'Italia, che, se vuoi morire, ti costringe a buttarti da un balcone, come un anno fa fece Mario Monicelli.

Un paese incivile, ostaggio di partiti e Vaticano, dove nascita e morte non possono essere praticati in piena libertà e rispetto di sé.

La bella morte di Magri mette in luce l'oscurantismo in cui viviamo.

lunedì 28 novembre 2011

Il programma di Natale

Non è male la programmazione per il periodo di Natale organizzata dall'assessorato alla cultura di  Prato.
Sicuramente migliore dell'anno passato. C'è il poeta Ceronetti, un vero e proprio outsider: interessante e da non mancare.
L'assessore Beltrame ha voluto finalmente dare un po' di visibilità, e meno male!, anche al Teatro La Baracca.
Abbiamo in programma un dicembre molto ricco per ragazzi, ma anche la commedia Anito e Garibalda (il 17) e  la replica dell'Infanzia negata dei celestini (30).

domenica 27 novembre 2011

Che bella serata al Teatro La Baracca

Olandesi e rumeni (gli spagnoli ci sono già stati), italiani de-metastasizzati de-pergolighizzati eccetera sono intervenuti calorosi sorpresi e soddisfatti alla replica del Dramma intorno ai concubini di Prato.
Hanno detto, tutti in coro: che bella serata, finalmente abbiamo ripreso il gusto del teatro: in fondo basta poco: un grande testo, un tema significativo, nessuna scenografia, e attori che conoscono il loro mestiere.

Chi non c'era ha perso molto.

venerdì 25 novembre 2011

Vivi il centro, che tanto in periferia...

Mentre è pronto lo spot televisivo dal titolo "Se vuoi bene alla città vivi il centro" (stesso titolo e sempre con i nostri soldi), in periferia, a Prato, stanno preparando il regalo di Natale, ovvero il digestore anaerobico alle Pantanelle, esattamente dove ci dovrebbe andare il Parco della Piana. Vi ricordate?

Dal sito internet Notizie di Prato
"Novità in arrivo con il nuovo Piano interprovinciale di gestione dei rifiuti, approvato martedì scorso dalle 3 giunte delle Province di Firenze, Pistoia e Prato. Il Piano è lo strumento con cui le tre Province definiscono insieme le scelte in materia di politica dei rifiuti per l’Ato Toscana Centro. Il processo di formazione del Piano Interprovinciale ha avuto avvio nel mese di agosto 2010, con la prima fase della valutazione ambientale strategica. Il Piano, eventualmente modificato e integrato, ripasserà al vaglio delle Giunte e  poi  dei Consigli provinciali ad inizio 2012. Per quanto riguarda la raccolta differenziata il Piano prevede di raggiungere il 65% nel 2015. Se da un lato si confermano impianti già previsti nelle precedenti  pianificazioni (come il nuovo impianto termico di case Passerini e  l’impianto di compostaggio di Vaiano), altri si inseriscono ex novo nella pianificazione. E’ il caso del nuovo impianto digestore anaerobico al Calice. Si eliminano dalla pianificazione cinque impianti che erano stati precedentemente pianificati, tra i quali il termovalorizzatore del Calice. Inoltre, con l’andata a regime del nuovo Piano,  è prevista la definitiva chiusura, tra le altre, della discarica di Case Passerini"

Per sempre musica

Kant sosteneva che la prima arte fra le arti belle è la poesia: "Essa allarga l'animo mettendo l'immaginazione in libertà; e, tra l'infinita varietà di forme che possono accordarsi con un concetto dato, presenta quella che congiunge l'esibizione del concetto con una quantità di pensieri, cui nessuna espressione verbale è pienamente adeguata; e si eleva così esteticamente alle idee".
La musica come seconda: "Perché, sebbene quest'arte parli per mere sensazioni, senza concetti, e quindi non lasci qualcosa alla riflessione, come la poesia, essa commuove lo spirito più variamente, e più intimamente, sebbene solo con effetto passaggiero; ma essa è piuttosto godimento che coltura....e, giudicata dalla ragione, ha minor valore di qualunque altra delle arti belle. Perciò, come ogni godimento, essa abbisogna di frequente varietà, e non sopporta d'essere ripetuta varie volte, senza produrre noia".

Quest'ultima musica, utilizzata come sottofondo, Kant la inseriva nelle arti piacevoli; il filosofo parla dei grandi pranzi con sottofondo musicale che "deve mantenere negli animi la disposizione allegra e, senza che nessuno presti la minima attenzione alla sua composizione, favorisca la conversazione libera tra l'uno e l'altro vicino".

Insomma, anche al tempo di Kant la musica serviva a far passare il tempo e a ben disporre l'animo, ma oggi, nella contemporaneità commercializzata, molto di più e con finalità distorte, e con più sfacciato gusto proprio perché essa non produce concetti ma sensazioni, e quindi non disturba, ma ammansisce. E' anche per questo motivo che essa è preferita nelle programmazioni culturali, perché intrattiene, 'riempie' senza infastidire, non è - come è stata per qualche tempo nel '700 e '800 - più intesa 'politicamente'. Naturalmente escludo qui l'opera lirica e le canzoni dei cantautori del Novecento, il difficile ma potente connubio della nota musicale con la parola, anch'esso assorbito nel flusso commerciale e dell'insignificanza.

Con tale finalità distorta e stordente la musica è usata nei grandi magazzini, nei supermercati e dove sia necessario comprare; più che la disposizione allegra, essa stimola l'acquisto, e si confonde con le voci, creando più delle volte un chiasso indistinto che non sopporto.
Un supermercato in silenzio, o addirittura un luogo in silenzio dove convengano più persone,  oggi è difficilmente tollerato.

E dunque la musica è diffusa in ogni luogo - è così facile mettere un disco! - , anche i comuni si organizzano e trasmettono musica nel centro storico, proprio per favorire gli acquisti.
Le conseguenze di questa mondo-diffusione della musica sono devastanti, in particolare da un punto di vista estetico dato che  oggi - proprio grazie al massacro internettiano e tecnologico- si ascolta di tutto e senza gusto, e che Bach e Mozart sono abbassati - da tempo la pubblicità li ha volgarmente fatti suoi - a corollario del marketing.

A me l'operazione da finta atmosfera allontana dai luoghi commerciali e dal centro, perché quello che cerco, per esempio nell'atmosfera di Natale (se ce n'è rimasta una e per me tutta laica e pagana, pre-cristiana) è tutt'altro, ed è un luogo tutto interiore.

Io preferisco, se proprio ci deve essere, all'aperto o sotto i portici, l'angolo della musica: un luogo minuscolo, delicato e protetto, dove mi abbandono all'ascolto, alle sensazioni e alle immagini della mente.

Ma è proprio quello che oggi non si vuole.


mercoledì 23 novembre 2011

Sopraelevata o interramento al Soccorso: come va a finire

C'è aspra battaglia per la questione della 'strozzatura' della Declassata al Soccorso, a Prato.
Il Comitato è agguerrito, e fa bene.
La prospettiva è avere una sopraelevata davanti agli occhi intubata nelle barriere antirumore.
In questo difficile contesto assistiamo al solito teatrino della partitica, per cui l'una o l'altra parte partitica cerca di  fagocitare i comitati  per un ciuffo di voti in più: ora più che mai in vista del prossimo scontro elettorale, e si stanno preparando.
Il Centro Sinistra vuol rendere la pariglia al Centro Destra, che abilmente nelle scorse elezioni conquistò i comitati strumentalizzandoli in maniera quasi da manuale; e fu questa la causa della divisione in due dei Grillini pratesi.
Il Centro Sinistra è a favore dell'interramento; e molti nel Centro Destra per la sopraelevata: costa meno, è più rapida, sembra risolvere prima i problemi delle automobili, per cui tutto viene fatto e costruito.
In questo gioco del tira e molla nulla cambierà, e le promesse saranno le solite, con i soliti giochetti degli infiltrati.
Almeno per molto tempo.

Forse il tempo dei comitati è finito, sono sfilacciati e ancora molti cenniani rimestano nel  gioco del  Pratopartecipa:  il Centro Sinistra è arrivato tardi, tuttavia cavalcherà il cavalcavia.
Tutto fa.
Ricordiamoci che il Centro Destra vinse per una manciata di voti.

Lettera a S. Ecc. Rev.ma mons. GASTONE SIMONI

Ricevo questa lettera in merito alla prossima replica de  "I concubini di Prato"  al Teatro La Baracca:

"S. Ecc. Rev.ma mons. Gastone Simoni,
La invito cordialmente - e formalmente  - ad assistere alla replica della messinscena del “Dramma intorno ai concubini di Prato”, presso il Teatro La Baracca di Prato, il prossimo 26 Novembre.
Come Lei sa, siamo a Casale, un piccolo borgo dove è arduo fare cultura, ma dove coraggiosamente continuiamo a operare seppure in grandi difficoltà.
Non è solo il cristiano cattolico che La invita ma anche l’operatore culturale: in questa veste mi rivolgo a Lei nel suo ruolo di delegato della Conferenza Episcopale toscana per la cultura e la comunicazione. Il mio invito nasce dalla considerazione che la Chiesa non dovrebbe aspettare sempre secoli prima di ammettere di aver fatto errori, come nei casi eclatanti di Giordano Bruno o Galileo Galilei; né accettare il mio invito Le significherebbe un atto di umiltà, peraltro né richiesto né dovuto. Lo faccio da attore e autore parlando all’uomo di cultura che è in lei. Per ascoltare il Suo punto di vista. Per un confronto aperto che i tempi richiederebbero. Sono passati quasi sessant’anni dalla vicenda e sarebbe anche il caso che un confronto aperto, franco e profondo sui temi che l’opera muove e approfondisce stemperi i toni polemici con cui siamo stati accolti al nostro debutto. Rammenterà certo l’articolo preventivo apparso su Toscana Oggi, a cui seguì una nostra risposta e poi una recensione dello stesso giornale, questa volta basata sulla vera visione dello spettacolo. La sorte, ma meglio direi, per giocare in casa, la Provvidenza, ha voluto che io interpretassi entrambi i contendenti della fatidica tenzone. Sfido coloro che hanno assistito alla messinscena dell’opera a tacciarmi di ironia o volgare presa in giro del Suo predecessore Mons. Fiordelli, anzi: le ragioni e il punto di vista del primo Vescovo di Prato sono analizzate e riproposte con estrema onestà dalla autrice Maila Ermini e riportate nella mia interpretazione nella tensione di perseguire quella verità mimica di cui il mio Maestro Orazio Costa ci ha così innamorato durante le sue entusiasmanti, sorprendenti, oceaniche lezioni alla scuola di Bari. Certo la lettera scritta da Mons. Fiordelli e letta pubblicamente ancora mi fa venire i brividi ogni qualvolta la ascolto. E, sull’opposto versante, il Partito Comunista non fa certo migliore figura. Il Bellandi sostenuto usato e poi accantonato come uno straccetto inutile in Cecoslovacchia a terminare la sua vita  lontano dagli echi suscitati non è certo esempio di rispetto per la dignità della persona umana.
Ho la presunzione di immaginare che non accetterà il mio invito né tantomeno mi risponderà.
Ma confido comunque nello stupore di una Sua improvvisa presenza tra noi dimenticati: La Baracca non è certo il Metastasio, ma neanche Gesù di Nazareth nacque all’Hotel Palace.
Con rispetto Le porgo i miei più cordiali saluti"

Gianfelice D’Accolti

martedì 22 novembre 2011

Gonfienti: lo scandalo continua

Come forse qualcuno di voi sa, la Commissione nr. 5 del Comune di Prato è andata a fare un sopralluogo al sito di Gonfienti.
(Esattamente due anni dopo dal nostro spettacolo, Gonfienti storia di una battaglia a La Baracca, il 21 novembre 2009; esattamente due anni dopo la ripulitura fatta in fretta e furia del sito; infatti, davanti allo scandalo incombente, il giorno prima dello spettacolo la signora Poggesi apriva il sito per due ore e inscenava una visita facendo la guida turistica ai convenuti).

In realtà il sopralluogo, datato 21 novembre 2011, non si è svolto, la ispettrice Poggesi, insieme ad altri della Soprintendenza, ha accolto tutti, compreso il Prof. Zecchini venuto appositamente da Lucca a controllare la situazione, all’ex-mulino di Gonfienti.
Il lotto 14, in vista di questa visita, era stato ripulito qualche giorno fa, in maniera abbastanza raffazzonata. Ma evidentemente non è stato sufficiente, insomma, non era presentabile.
La strada che vi porta – io stessa l’ho percorsa circa 15 giorni fa – è in uno stato pietoso, e credo che la commissione consiliare se ne sia accorta; forse qualcuno è rimasto sprofondato in una delle tante buche…

La Soprintendenza non ha alcuna intenzione di aprire il sito alla cittadinanza.
Tuttavia i cittadini pratesi pagano i locali dell’ex-Mulino, dove la Soprintendenza ha alcune stanze per il restauro. La direzione degli scavi di Gonfienti sta occupando locali di proprietà Interporto – ovvero al 50 per cento nostri, perché l’Interporto appartiene al Comune di Prato al 50%, senza pagare nulla. Questi locali sono al momento utilizzati per restaurare reperti provenienti soprattutto da altri territori comunali.
Insomma, la valutazione economica di questa faccenda, visto che ormai si ragiona solo in questi termini, è questa: i locali sono ampi, centinaia di metri quadrati distribuiti su due piani, completamente arredati, con ascensore ed impianti di videosorveglianza…Sembra che messi sul mercato immobiliare potrebbero essere valutati circo 100.000 euro.
E che cosa hanno in cambio i cittadini pratesi da tutto questo?
Un bell’amato nulla.
E anche il museo non ci sarà. E intanto tutti i reperti dove si trovano?
Voci dicono che la signora Poggesi stia corteggiando la Cariprato e il Comune per ottenere un milione di euro per un progetto di restauro che dovrebbero avere nel cassetto; quando ci sono associazioni archeologiche competenti, a Prato – che in questi anni sono state lasciate morire – che, opportunamente dirette, potrebbero far spendere molto ma molto meno.
Sembra anche che i funzionari della Soprindendenza abbiano derubricato la scoperta archeologica della  città etrusca sul Bisenzio: ne abbiamo tante similari nella nostra terra!

Insomma, lo scandalo aumenta.
Speriamo in qualche interrogazione, interpellanza.
Speriamo in prese di posizione forti da parte di autorità. Ora è il momento degli assessori, del sindaco Cenni o di chiunque altro che possa farsi sentire.
Altrimenti non saranno più creduti. Altrimenti basta con questa gente, che durante la campagna elettorale parla A VANVERA solo per condire la minestra elettorale.
Ora è il momento di dimostrare chi siamo.

Sappiate che questo mi costa, a me personalmente che scrivo, Maila Ermini, un danno economico forte; da anni ci sono enti regionali che rifiutano, tanto per fare un illustre esempio, Laris Pulenas, un dramma etrusco. Ma non solo.
Se parli, non lavori.
Tuttavia non posso, non possiamo tacere.
Chi lo fa, ora è corresponsabile di questo scempio. E' finito il tempo dei rinvii.

Il gioco

I miei amici spagnoli erano sicuri che avrebbe visto Rajoy, che sarebbero tornati i Popolari al governo.
Quest'altalenare nel nulla dei nostri governi dittatorialmente democratici, un pendolo che oscilla una volta a destra e una volta sinistra, ma che scandisce sempre lo stesso vuoto.
Nel piccolo nel grande siamo in questo immobilismo, in questa impossibilità di cambiare le cose.

Costruire una vera alternativa è al momento impossibile.

I partiti sono in crisi nella loro credibilità, e per rimanere in sella in Italia hanno ceduto volentieri al diktat Monti.
A parte la Lega che per tentare una rinascita ha bisogno di ripercorrere il teatrino della rivoluzione padana...

Per un attimo ho sperato che l'avvento di Monti costituisse il primo passo per la loro distruzione, ma in realtà questo dà  tempo ai partiti per  riorganizzarsi e continuare a vivacchiare.

Dunque, tra qualche anno, e anche meno, il Rajoy si troverà nella stessa situazione di Zapatero, e sarà spedito a casa, perché così vuole il gioco. Il pendolo che oscilla nel nulla.

Viviamo in questa società dove ci hanno messo a disposizione vari giochi di società: vado in banca e gioco con i soldi, che non esistono, è tutto finto come nel Monopoli - è questa l'essenza dell'economia attuale- ; vado a votare e gioco alla politica democratica, che non esiste: una volta posso far vincere l'uno e una volta l'altro a seconda di certe regole, e sempre nell'ambito del gioco.

lunedì 21 novembre 2011

Leonardo: un libero pensatore del popolo. Lo spettacolo di Maila Ermini al Teatro La Baracca

Recensione di Niccolò Lucarelli.

"Innovativo e non convenzionale il ritratto che Maila Ermini ci offe di Leonardo da Vinci, nello spettacolo da lei scritto “Leonardo, diario intimo di un genio”, andato in scena al Teatro La Baracca.
Maila Ermini interpreta Caterina - madre dell’illustre toscano -, la cui presenza sulla scena, a fianco di un Leonardo ormai canuto, può sembrare, a una prima, distratta occhiata, una forzatura temporale. In realtà, uscendo dalla pura dimensione storica, Ermini ci mostra con pregevole tocco poetico, il profondo affetto che legava madre e figlio, nato dalla relazione che la madre ebbe con un notaio fiorentino, e quindi nato illegittimo. Una madre che comprende la genialità del figlio, e che lo segue con amore e trepidazione anche nella sua vita di adulto.
Ma il protagonista è ovviamente lui, Leonardo.
Provocatoria, spiazzante e azzeccata, è stata la scelta di Carlo Monni, che con la sua abituale schiettezza, offre una convincente interpretazione dell’uomo Leonardo, esprimendo quel suo essere uomo del popolo che dà la vera misura della sua toscanità. Contrariamente alle apparenze, insistere sulle sue origini e i suoi modi popolari, non è sminuire la statura del genio di Vinci, ma al contrario, è un modo per inquadrarlo in quella dimensione concreta, semplice, pratica e speculativa, che è il vero modo di essere toscano.
Monni, autentico toscano di Campi Bisenzio, si cala nei panni dell’illustre conterraneo e parla - nella sua lingua arguta, mordace, non televisiva, ma piana e scevra di inutili orpelli -, di poesia e filosofia, della bellezza della natura, della libertà e dell’anima dell’uomo, e riesce a parlarne con tale lievità da farle sembrare cose di tutti i giorni. Perché lo straordinario, il geniale, l’artistico, in Toscana non si discostano mai da quella che è la proporzione dell’uomo.
Un Leonardo che ci appare non come un semplice scienziato, ma come un poeta della scienza, incantato dalla bellezza della natura e animato da quella sete di conoscenza che ha per fine la verità, un Leonardo che racconta facezie di gusto popolare e che cita lettere e sonetti scritti da lui stesso, in cui irride bonariamente Firenze, il Verrocchio, gli artisti e i popolani, e nello stesso tempo affronta i dubbi e le paure dell’uomo, interrogandosi sul significato dell’arte, sui perché dell’invidia altrui, su quell’anima che ognuno dovrebbe avere, ma che non si riesce a vedere.
“In solitudine, sono tutto mio. In compagnia, sono solo soltanto a metà”. Un’affermazione che ci mostra un Leonardo concentrato sulla natura intima dell’uomo, che ha bisogno del silenzio della notte per riflettere, studiare, inventare, lontano da quella folla invidiosa che mal sopporta chi vuole essere prima di tutto sé stesso. Ed è questo il più importante dei messaggi che ci lascia lo spettacolo di Maila Ermini, sempre attenta a indirizzare il suo teatro verso la critica sociale; in un’epoca che ha perso curiosità, priva di inventiva e assuefatta alla piattezza della televisione, è quanto mai opportuno riscoprire il gusto dell’originalità e affrancarsi da modelli prestabiliti.
Splendida, nella sua semplicità, la scenografia, limitata a un tavolo con sopra una candela, e ingombro di libri, e coronata dalle due cornici vuote alla parete, simbolo di due opere incompiute: la battaglia di Anghiari, di Leonardo, e la battaglia di San Romano, di Michelangelo. Anche questo grande toscano quasi appare sul palcoscenico, nominato dallo stesso Leonardo, in aperta polemica con chi, trasferitosi a Roma, tradisce, in un certo senso, quell’asciuttezza dell’arte che invece a lui è sempre rimasta cara. Un’idea, quella dell’incompiutezza, che da sempre si accompagna alla figura di Leonardo e che indubbiamente ne aumenta il fascino.
Uno spettacolo che è insieme un omaggio alle genti di Toscana, e un invito a riflettere su un personaggio forse meno conosciuto di quanto si pensi, un uomo libero e anticonformista, allergico alle accademie e fiero di essere italiano, e prima ancora toscano". 
Niccolò Lucarelli

sabato 19 novembre 2011

Cosa nasconde il convegno? L'inceneritore? L'impianto anaerobico?

Ricevo e condivido. Meditate gente, meditate.
E chi può, partecipi.
Invece di progetti per un futuro più verde, mi sa che sono per un futuro più nero.
(Ma perché queste riunioncine le fanno solo di lunedì mattina?)

"E' probabile che questo convegno serva ad annunciare il nuovo inceneritore di GIDA loc. Fontanelle Prato, che (come abbiamo sempre sospettato) potrebbe trovare collocazione al Calice.(Oasi faunistica delle Pantanelle)...appena qualche giorno fa il Governatore Rossi ha parlato di progetti strategici per i quali e' da prevedere "burocrazia free" e di partecipazione da ignorare se mette a rischio la realizzazione di opere correttamente richieste.
 Mino Giunti (Prato)"

 Segreteria organizzativa a cura di:
G.I.D.A. S.p.A.

IL DISTRETTO INDUSTRIALE DI PRATO: PROGETTI PER UN FUTURO PIÙ VERDE
VENERDI’ 25 NOVEMBRE 2011 - ore 9.00
c/o Jersey Mode S.p.A. - Via Fonda di Mezzana, 21 - Prato

PROGRAMMA
Ore 9.00
Registrazione dei partecipanti

Ore 11.30
TEORIA, IDEE E PROGETTI

Ore 9.15 Saluti del Presidente di G.i.d.a. S.p.A. Carlo Longo COORDINA

Ore 9.30 COORDINA Andrea Simoncini
Daniele Magrini Docente Università degli STudi di Firenze
Direttore di Toscana TV Interventi
Interventi Piero Sirini
Annarita Bramerini Docente Università degli studi di Firenze esperto in tecniche di termoconduzione dei rifiuti.
Assessore all’Ambiente della Regione Toscana
Riccardo Matteini Bresci
Goffredo Borchi
Vice Sindaco e Assessore all’Ambiente del COmune di Prato Presidente di Pura Energie S.p.A. “La valle del Bisenzio: origini e futuro dell’industria attraverso le energie rinnovabili”.
Vincenzo Cangioli Vice Presidente Unione Industriale Pratese Simone Paci
Presidente Consorzio Progetto Acqua S.p.A.: il progetto “fognatura separata”.
Lamberto Gestri
Presidente Provincia di Prato 

Ore 11.00
Alessandro Canovai
Coffee Break Presidente ASM S.p.A.: il progetto
“impianti di codigestione anaerobica di FORSU e fanghi”
Riccardo Valeri
Direttore tecnico di G.I.D.A. S.p.A.

Ore 12.30
DISCUSSIONE E CONCLUSIONI
Alla fine dei lavori è previsto un pranzo a buffet e la visita all’I.D.L. di Baciacavallo.


__._,_.___ 

Tre anni di blog

Questo blog  compie tre anni di vita.
Sono contenta di essere riuscita in questo difficile compito, anche grazie alla collaborazione di alcuni.
Nonostante l'inverno incombente, la Primavera resiste e non demorde.
Grazie a tutti coloro, e sono tanti, che ci leggono.

Maila Ermini

giovedì 17 novembre 2011

Leonardo segreto. Intervista a Maila Ermini

Da "Pratoreporter", intervista di Niccolò Lucarelli.


A pochi giorni da “Leonardo, diario intimo di un genio”, al teatro La Baracca, abbiamo avuto il piacere di intervistare la regista Maila Ermini, che sarà anche sul palco nei panni dei Caterina, la madre di Leonardo.

Come nasce l’idea dello spettacolo?

Lo spettacolo nasce come un tentativo di rendere giustizia alla figura di Leonardo, conosciuto dal grande pubblico principalmente come il pittore della Gioconda, e del quale la cultura ufficiale fornisce un’immagine distorta e poco approfondita. Questa è la prima volta che il grande uomo, di scienza (ma non solo), calca il palcoscenico; un’assenza sin qui dovuta alle difficoltà di trasposizione. Leonardo è infatti visto come uno scienziato, un pensatore, la cui opera è vasta e dispersiva. Da parte mia, ho lavorato a un testo completamente nuovo, che ho scritto scegliendo come fonte le opere meno ovvie e più poetiche: il Trattato della Pittura, e le favole. Ma soprattutto ho studiati i numerosi commenti alle opere e gli appunti a margine, di cui Leonardo ha disseminato i suoi tomi, e che oggi costituiscono un vero e proprio diario, nel quale emerge l’uomo nella sua dimensione più umana e meno scientifica. Definendosi “uomo senza lettere”, poiché, come figlio illegittimo di un notaio non ebbe la possibilità di frequentare gli studi superiori, Leonardo scrive in quel volgare fiorentino che era la vera lingua del popolo. Da qui, la scelta di Carlo Monni per interpretare il protagonista. Monni si esprime ancora in un rotondo fiorentino pre-televisivo, di provenienza squisitamente popolare. Ma in verità, alla scelta non concorrono soltanto ragioni linguistiche; Leonardo fu sempre un anti-accademico, e anche Monni, nel panorama teatrale dei nostri giorni è un personaggio estremamente fuori dagli schemi. Una decisione che ha suscitata la perplessità di certa stampa.

Con questo spettacolo, cosa vuole trasmettere al pubblico?

Innanzitutto, voglio presentare il Leonardo uomo nella sua intimità, in un tentativo di recuperare un genio sfruttato da cattivi best-seller e pessima pubblicità. E poi, presentare quel suo lato filosofico che raramente emerge. Leonardo aveva una visione del mondo estremamente aperta, era un uomo coerente che, pur riconoscente verso i Medici per il loro mecenatismo, non ha mai dimostrato sentimenti di sudditanza verso il potere. Si può oggi affermare che Leonardo ha lasciato all’Italia un vero e proprio sistema di pensiero spirituale, in senso lato. E per rendergli omaggio in modo più incisivo, ho elaborato il testo come se a scriverlo fosse stato lui stesso, dandogli una patina d’incompiutezza e attingendo a quelle fonti meno ortodosse che sono il vero fondamento del suo pensiero. La scelta di Monni come attore protagonista, aggiunge un ulteriore elemento di sorpresa e di anticonvenzionalità.

Parlando più in generale, com’è nata la sua passione per il teatro?

È una passione che ho avuta sin da bambina, e che poi ho avuto modo di concretizzare negli anni dell’università, quando iniziai a recitare e a portare sulla scena i miei primi testi. Da allora, è una strada che non ho più abbandonata. Personalmente, concepisco il teatro come un mezzo per fare politica - non quella di partito ovviamente. Schopenhauer diceva che chi non va a teatro è come se si facesse la toilette senza lo specchio.
Infatti, il teatro è, o dovrebbe essere, una sorta di coscienza civile, che attraverso la rappresentazione della realtà induce gli spettatori alla riflessione. A me, che nasco come drammaturgo, interessa principalmente il testo, come punto di partenza per la ricerca teatrale. La psicologia dei personaggi, la scenografia, sono aspetti che prendono forma in funzione della parola scritta. Da circa dieci anni lavoro quasi esclusivamente con testi miei, nei quali sono costanti i richiami alla realtà contemporanea.

Si definisce quindi un’osservatrice della realtà. Accade che molte persone di teatro si dimostrino scettiche verso di essa. Lei invece, come si pone?                                                                                                   

Personalmente, sono un’ottimista. Diversamente, non sarei qui a sperimentare ogni giorno. Tuttavia, noto che il mondo del teatro si va sempre più restringendo, e molti piccoli teatri scompaiono. Questo limita fortemente la diffusione della cultura teatrale, e rende particolarmente difficile ai giovani avvicinarsi a questo mondo. Ma, ripeto, sono comunque ottimista, viste le soddisfazioni ottenute al Teatro La Baracca.

Niccolò Lucarelli"

mercoledì 16 novembre 2011

Moriremo sulla bici?

A Prato un uomo di 44 anni che stava andando a lavorare in bici è grassimo investito da una automobile.
Pare che l'uomo andasse contromano.
Tuttavia ciò dovrebbe far riflettere, lo diciamo da sempre su questo blog, che a Prato nulla è stato fatto per mettere in sicurezza chi si sposta in bici in città. Nulla.
Noi e altri come noi siamo da tempo inascoltati.
Oggi è toccato a lui, domani a noi di finire con la bici sotto un automobile anche per colpa di una amministrazione che non sceglie una diversa mobilità cittadina, che pensa alla sicurezza solo in termini di delinquenza?

lunedì 14 novembre 2011

Torna Pratomese cartaceo!

Dunque è ufficiale: a dicembre torna Pratomese cartaceo.
Versione semplificata, però torna. Almeno un mese è sicuro che sì.
Gratis come prima, e ovunque.

Questa volta ce l'abbiamo fatta.
Grazie a Maila Ermini, al Teatro La Baracca e a Sauro Lascialfari di Rotelle Attive e soprattutto a  coloro, tantissimi, che hanno firmato (e all'assessore Antonio Napolitano che ha mantenuto la parola).

Ora speriamo che il nuovo corso continui senza soluzione di continuità.

Terzo mini atto de L'ultima (s)cena di Re Arcù

Entrano nel salone:
La prima moglie
La seconda moglie
L’amante bionda
L’amante rossa
L’amante bruna
L'amante nera
L’amante minorenne
L’amante fanée
(Le amanti parlano tutte insieme, all’unisono, e si muovono tutte insieme, all'unisono.)

Prima moglie    Ah, finalmente ti sei dimesso…
Seconda moglie           Fammi passare prima a me! Ah, finalmente ti sei dimesso…
Le amanti         Amoruccio, ti sei dimesso? Oh no,  no no no oh no!
Prima moglie    Ma dove sei?
Seconda moglie           Mi aveva telefonato mia figlia, dicevano di essere qui.
Prima moglie Anche a me mi ha telefonato mia figlia, diceva di essere qui.
Le amanti         Amoruccio, ti sei dimesso? Oh no, no no no oh no!
Re Arcù            (Da sotto il tavolo) Cosa avete da berciare?Non mi sono affatto dimesso.
Le amanti         Amoruccio, non ti sei dimesso? Oh sì sì sì!
Prima moglie    Dove sono i ragazzi?
Seconda moglie Dove sono i ragazzi?
Re Arcù           Sono tutti in cucina, a mangiare le brioche. Quei famelici, volevano farmi interdire...
Prima  moglie   Dunque non ti sei dimesso?
Seconda moglie           Dunque non ti sei dimesso?
Prima moglie    Perché ripeti quello che ho detto io?
Seconda moglie           Sei tu che anticipi quello che voglio dire io.
Re Arcù           Non mi sono dimesso. Ho solo detto che mi sono dimesso. Ma io sono ancora in carica.
Le amanti         E’ ancora in carica, è ancora in carica….O sì sì sì!
Re Arcù          E lo sarò sempre. I ragazzi volevano mettermi da parte, volevano sbarazzarsi di me…ma non ce l’hanno fatta. Non ce la faranno mai. Nessuno può contro di me. E ora, lasciatemi solo, sto trattando con i traditori.
Prima moglie    Ma… non hai più i capelli!
Seconda moglie           Non hai più i capelli!
Le amanti         Non hai più i capelli…oh no no no!
Re Arcù (alle amanti). Silenzio, voi! Questo è un dettaglio. Presto ricresceranno…Dunque, ora la nostra riunione è finita.
Prima moglie    Dobbiamo aggiornare gli alimenti.
Seconda moglie Era quello che volevo chiedere io.
Le amanti         E i regalucci? Ci dai i regalucci?
Re Arcù           Al momento posso solo concedere brioche.
Prima moglie    E’ tutto quello che puoi?
Seconda moglie           Non ci credo.
Prima moglie    Puoi molto di più.
Seconda moglie           Molto di più. Visto che non ti sei dimesso e non ti dimetterai.
Le amanti         Oh no no no!...

Entra il Fedele Gonfaloniere.

Gonfaloniere    Sono finite le brioche.
Re Arcù           Ci sono ci sono ancora, ti dico, le brioche!
Prima moglie    Non ci sono più brioche?
Seconda moglie           Le brioche sono terminate?
Gonfaloniere    Purtroppo è così. Le hanno mangiate tutte i ragazzi.
Le amanti         Tutte, tutte, ma proprio tutte?
Gonfaloniere    Sì, signore.
Le amanti         Oh no no no…
Re Arcù. Portale via.
Gonfaloniere    Tutte?
Re Arcù           Tutte. Sono spie del presidente e del parlamento. Da oggi, anzi da ieri, non esistono più. Non sono mai esistiti.  Non esistono presidenti, non esiste il parlamento, non esiste la repubblica. Esisto solo io. Dunque, via. Via tutte.
Le amanti         Amoruccio? Anche noi?
Re Arcù           Tutte a mangiare brioche.
Gonfaloniere    Non ci sono più le brioche, mio sire.
Re Arcù           Io però ci sono ancora. Da oggi esisto solo io. Punto. Solo io esisto e esisterò sempre. E presto mi ricresceranno anche i capelli. (Torna sotto il tavolo).

(Ancora forse non è finita)


Piste ciclabili a Prato: il miraggio di casa tua

L'Assemblea Libertà e Partecipazione propone di utilizzare i soldi delle multe dagli autovelox per costruire nuove piste ciclabili a Prato.
Nulla di più improbabile, lontano, possibile.
Quante volte l'abbiamo chiesto, quante!
Siamo andati anche a parlare con l'assessore Borchi...parole parole parole.
Dopo tante promesse, anche questa sulla mobilità alternativa, è totalmente disattesa.
Intanto le macchine sfrecciano veloci, senza controlli e pietà.
Che vergogna.
Non crediate alle parole: quando dicono che mancano i soldi, è perché li vogliono piazzare da qualche altra parte. Non c'è volontà politica, non c'è.

domenica 13 novembre 2011

Lettera all'Assessore alla Cultura della Regione Toscana Cristina Scaletti

Questa è la lettera che ho scritto all'assessore Scaletti in seguito alla chiusura del Circuito Sipario Aperto e della sua conseguente risposta.


Buongiorno, Assessore Scaletti.
La ringrazio molto per la lettera, e rimango in attesa dei nuovi provvedimenti.
Tuttavia preciso che avevo richiesto un appuntamento, e che solleciterei.
La situazione dell'economia culturale è drammatica, e noi come Teatro La Baracca resistiamo eroicamente, mi permetta di dire così ma senza enfasi, in un totale deserto di seria programmazione culturale, totalmente assorbiti da un monopolio che non dà possibilità alla libera espressione, che schiaccia le forze creative e preclude nuovi sviluppi economici nonché artistici. Noi veniamo costantemente oscurati dai mezzi di informazioni locali, snobbati dal potere comunale e provinciale. (Tuttavia, a onor del vero anche se per calcolo politico, l'assessore al Comune di Prato, pur non facendosi mai vedere da noi, ha almeno mostrato un minimo di interesse per le nostre attività; invece l'assessore alla provincia non si è mai interessato, né si è mai visto, se non sui giornali).
I privilegi sono troppi e devono essere abbattuti. Ci sono compagnie e gruppi di potere protetti politicamente che non fanno circolare gli artisti come sarebbe giusto; ci sono lobbies che resistono ai cambiamenti che chiediamo da tempo, inascoltati.
La Fondazione Toscana Spettacolo ha cambiato i suoi dirigenti, ma non il suo atteggiamento. A circuitare nei teatri vengono chiamati le solite persone, gli artisti televisivi o, demagogicamente, i giovani, a cui presto si sostituiscono altri giovani.
Dicono che altrimenti non riempiono i teatri, che l'obbiettivo è quello di fare in modo che la gente vada a teatro. Mi permetta però di dire che il metodo è sbagliato. Non si fa altro che seguire l'esempio televisivo e dei teatri berlusconiani, per cui alla fine la gente non va a teatro perché tanto vale vedere l'artista in televisione; oppure l'artista protetto non va, non piace, e quindi alla fine i teatri sono vuoti. La gente ha smesso di andare a teatro anche per questi motivi.
Queste stesse cose avevo ripetuto l'anno passato al Dott. Brugherio, che fu molto gentile con me e mi rassicurò in particolare sul mantenimento del circuito di Sipario Aperto, che fino a oggi, pur con modestistimo contributo, ci ha aiutato. E che invece voi intendente come superato.
Spero che le nuove misure tengano conto di questo nostro drammatico appello.
Che la situazione sia drammatica glielo dice anche una lettera fra le tante che abbiamo ricevuto - di questo tipo ne riceviamo tantissime - e che trascrivo, omettendo il nome e il riferimento per rispetto del privato. Molti artisti non parlano della loro miseranda situazione perché se ne vergognano.
Cordiali saluti e grazie per l'attenzione.

Dott.ssa Maila Ermini,  Direttrice del Teatro La Baracca

(Segue il testo della lettera del giovane che chiede lavoro come tecnico e che si può lettere nel post precedente).

Presidente Rossi: ecco come muore l'economia culturale toscana

Questo è un curriculum che ho ricevuto stamani. Ne ricevo a decine così. Questo messaggio mi viene da Carrara.

"Spettabile Compagnia

Negli ultimi anni l’attività teatrale nella mia città, Carrara, è
andata riducendosi sempre di più e, ad oggi, nell’intera provincia di Massa
Carrara tutti i teatri veri e propri sono, di fatto, chiusi.

Scrivo quindi a questa e ad altre compagnie nazionali per propormi,
nel caso avessero la necessità di un tecnico con esperienza pluriennale.

A seguire, il mio curriculum, praticamente completo. Posso essere
contattato all’indirizzo di posta elettronica da cui scrivo ed al numero di
cellulare ...., attivo prevalentemente nei giorni lavorativi della settimana,
al mattino."

Questi sono i disastri, signor Presidente Rossi, che oltre a quelli assoluti della dittatura telecratica berlusconiana, si sommano ai vostri della Pseudo Sinistra monopolista dal pensiero unico, lottizzatrice, fintamente salvifica, che avete di fatto lasciato in vita solo i teatri gestiti dalla Fondazione Toscana Spettacolo, uccidendo tutti gli altri (di piccoli siamo rimasti solo noi della Baracca in Toscana o poco più) oltre ai mega teatroni di facciata che stanno implodendo su se stessi.
Ecco la morte della economia culturale toscana.
Stiamo aspettando, oltre alla morte del Patriarca, anche quella degli altri. Abbiamo bisogno di una politica diversa, di una pianificazione culturale che ci dia respiro, non che ci soffochi.

m.e.

sabato 12 novembre 2011

“L’ultima (s)cena di Re Arcù” - Secondo mini-atto

Secondo atto di “L’ultima scena di Re Arcù”

Gonfaloniere. Sire, i traditori sono scappati. Sono andati dall'altra parte.
Re Arcù. Così, all’improvviso. Tutti.
Gonfaloniere. Erano otto contro uno; impossibile fermarli. Tutti.
Terzo figlio di secondo letto. Anche i camerieri se ne sono andati; non ci resta che mangiare le brioche.
Re Arcù. Fedele mio Gonfaloniere, fai tu il cameriere. Vai in cucina e portaci da mangiare.
Gonfaloniere. Come vostra maestà mi comanda.  (Va in cucina).
Prima figlia di primo letto (Ancora per terra, alla sorellastra). Lasciami i capelli, altrimenti non lascio i tuoi.
Prima figlia di secondo letto. Me li hai rovinati tutti, i miei belli capelli…Papà, di qualcosa a tua figlia. Sei racchia.
Prima figlia di primo letto  No, tu sei racchia.
Primo figlio di primo letto. Papà non sente…
Seconda figlia di secondo letto. E’ necessario interdirlo…
Terzo figlio di secondo letto. Ma siamo sicuri che non senta?
Prima figlia di secondo letto. (Alzandosi). Sicuri…Papà?
Re Arcù (Come risvegliandosi). Ah! Che c’è?
Prima figlia di secondo letto. Non hai più i capelli.
Re Arcù. E’ sicuro?

Tutti i figli vanno alla testa del re.

Tutti i figli.  E’ sicuro!
Re Arcù. Ecco perché mi faceva male la testa…Il trapianto…sì, me l’avevano detto…avrai i capelli fintanto che comanderai, poi….non più…Oddio, che brutto segno!

Tutti i figli. Papà, ti devi dimettere!

Rientra il Gonfaloniere.

Gonfaloniere. La cucina…volevo dire sire… che in cucina, non c’è niente da mangiare.
Re Arcù. Niente?
Gonfaloniere. Niente.
Re Arcù. E i cuochi?
Gonfaloniere. Si sono dimessi…hanno lasciato un biglietto. Lo leggo, sire?
Re Arcù. Leggilo.
Gonfaloniere. “Dimettiti. Firmato: I cuochi del regno”.
Re Arcù. C’è scritto così.
Gonfaloniere. Così.
Primo figlio di primo letto. Non c’è altro da fare.
Re Arcù. Ma se io mi dimetto…poi potrò un giorno tornare a regnare?
Seconda figlia di secondo letto. Forse, papà.
Prima figlia di primo letto. Ci pensiamo noi alle borse; tu intanto ti prendi una bella vacanza.
Terzo figlio di secondo letto. Allora, cosa mangiamo? Visto che non c’è niente…perché non mangiamo le brioche?
Prima figlia di secondo letto. Ci sono le brioche?
Prima figlia di primo letto. Chi ha detto che ci sono le brioche?
Primo figlio di primo letto. Lei ha detto che ci sono le brioche.
Seconda figlia di secondo letto. Non ho detto che ci sono le brioche.
Terzo figlio di secondo letto. Sì, l’hai detto tu…
Seconda figlia di secondo letto. No…
Re Arcù. Gonfaloniere, porta le brioche.
Gonfaloniere. Sire, non ci sono le brioche.
Re Arcù. (Ai figli). Allora qualcuno di voi vada a comprarle.
Tutti i figli (Chi prima chi dopo). No, io non vado!
Gonfaloniere. Ha telefonato il presidente, sire.
Re Arcù. Quale presidente? Non cominciamo a spargere di nuovo la voce che siamo in una repubblica eh? Che c’è un parlamento, eh? Che ci sono le camere, eh? Maledizione, maledizione…ho perso i capelli! Cosa voleva il presidente.
Gonfaloniere. Vuole incontrarla.
Re Arcù. Quando.
Gonfaloniere. Adesso.
Re Arcù. Adesso no. Se non c’è il pane, Fedele, porta loro le brioche! Nemmeno domani, vado dal presidente.
Gonfaloniere. Ci deve andare. E’ obbligatorio.
Re Arcù.  So già cosa mi dirà. Ma io…NON MI DIMETTO!
Tutti i figli. Papà!
Re Arcù. Dirò a tutti che mi dimetto, ma poi non mi dimetto! Tutto il mondo saprà che io mi sono dimesso, ma in realtà non mi sono mai dimesso e non mi dimetterò mai, e io continuerò a regnare, anche se ci saranno altri re, ma sarò sempre io il re vero, l’unico vero…solo perché le borse non vanno, ma non è colpa mia, lo fanno apposta perché sono invidiosi del mio regno, perché io ho tante borse e loro no, no no no! io non mi dimetto anche se mi dimetto. Porta loro le brioche.

Il Gonfaloniere torna in cucina. I figli si guardano impressionati. Torna il Gonfaloniere.

Gonfaloniere. Come avevo già detto...non ci sono più le brioche.
Re Arcù. E invece ci sono ci sono ci sono...

Fine del secondo miniatto.

venerdì 11 novembre 2011

Gonfienti: in attesa di una rivoluzione

Sul settimanale locale Metropoli uscito oggi ci sono due paginone su Gonfienti.
Oltre al disastro dal settore Soprintendenza (che non fa ciò che deve), oltre alla questione  museo (vogliono portare i reperti a Campi Bisenzio),  oltre all'abbandono che abbiamo visto di nuovo con i nostri occhi due giorni fa, sul giornale viene fuori il sindaco Cenni, la sua vera opera mentale: egli si preoccupa del debito di Interporto; testualmente:
Domanda:
"Cosa fare per valorizzare Gonfienti, quanto sarà necessario aspettare?"
Risposta:
"Prima dobbiamo cercare di risolvere i problemi di debito della società Interporto, poi potremo coagulare tutti coloro che hanno interesse a sviluppare la zona, perché i finanziamenti richiesti sono ingenti. Ogni ente coinvolto...oltre a dire come è bella Gonfienti, e mi piacerebbe venisse realizzato il parco archeologico, dovrebbe indicare un percorso concreto per la sua realizzazione; tenendo presente che per sviluppare il parco archeologico dobbiamo essere in grado di assicurare una liquidità per tutti gli anni che sono necessari alla sua realizzazione e di creare una serie di strutture ricettive, alberghi, ristoranti, negozi, museo, per favorirne la vocazione turistica".
Insomma, sfruttare Gonfienti a livello di merchandising e continuare a fare affari, costruire, cementificare!
Ancora, caro Sindaco, non è stato messo un cartello; quello che la Circoscrizione Est di Prato aveva promesso (noi abbiamo la memoria dell'elefante).
In realtà per invertire la tendenza, basterebbe poco, pochissimo. Anche alcuni segnali, che non costano nulla, basterebbero a invertire la tendenza. Ma non lo fanno, perché si muovono solo se glielo dicono dall'alto o da qualche altra parte.
C'è stata anche una interrogazione comunale capeggiata da Carlesi sul degrado del sito, opposizione di Sinistra, ma tutto tutto sfuma nel nulla, come tutte queste parole. Non fanno nemmeno sapere nulla. Tengono tutti le bocche cucite.
Una classe politica e amministrativa irresponsabile, che pensa solo ai propri affari, alla propria carriere.

Siamo in attesa di amministratori più capaci, meno invischiati, più idealisti.
Come dobbiamo fare?

L’ULTIMA (S)CENA DI RE ARCU'

Dramma in  mini atti di m.e.

Personaggi

Re Arcù
Primo Figli di primo letto (a)
Seconda figlia di primo letto (a)
Prima figlia di secondo letto (a)
Seconda figlia di secondo letto (a)
Terzo figlio di secondo letto (a)
Il fedele Gonfaloniere.

L’azione si svolge nel salone reale delle feste. A pranzo, ma il lungo tavolone è vuoto.

Terzo Figlio di secondo letto. Papà, qui le cose si stanno mettendo male
Seconda Figlia di primo Letto. Stai zitto, tu. Parlo io: papà: ti devi dimettere.
Re Arcù. E come faccio…lo sapete che non posso.
Primo figlio di primo letto.  Papà. Le azioni stanno precipitando. Ti devi dimettere. Ci vuoi rovinare?
Re Arcò. Ah, che mal di testa…che mal di testa.
Prima figlia di secondo letto. Papà ora non è tempo di mal di testa.
Prima figlia di primo letto. Piuttosto di mal di pancia: ma qui non si mangia?
Terzo figlio di secondo letto. Ma dove sono i camerieri?
Seconda figlia di secondo letto. Mica se ne saranno andati?
Prima figlia di primo letto. Io non vado in cucina!
Prima figlia di secondo letto. Mica penserai che vado in cucina io, eh?
Seconda figlia di primo letto. Cosa mi guardate? Io non vado in cucina, e nemmeno farò la vostra cameriera! piuttosto, morire di fame!
Seconda figlia di secondo letto. Mangeremo le brioche... Papà, c’è qualcuno qui sotto il tavolo.
Terzo figlio di secondo letto. E’ il Gonfaloniere.
Re Arcù. Che ci fai là sotto?
Gonfaloniere. Stavo...sto...
Re Arcò. Anche tu mi stai tradendo? Ci sono otto traditori ci sono otto traditori!
Gonfaloniere. Lo so, lo so. Li sto cercando.
Re Arcù. Li stai cercando lì?
Gonfaloniere. Sicuro. Abbiate fede, mio sire, li troverò.
Re Arcù. Sì, trovali, trovali, per amor mio...Ah, dopo che ho fatto tanto per loro, ho fatto tanto, mi hanno tradito...Ah,  la mia testa. Vogliono la mia testa! Sarà per questo che mi fa male?
Terzo figlio di secondo letto. Papà le cose si stanno mettendo male. (Agli altri fratelli). Perché non mandiamo il Gonfaloniere in cucina?
Seconda figlia di primo letto. Stai zitto, tu. Parlo io. (Al padre). Le nostre aziende, si stanno sgretolando e tu… tu…tu devi dimettere. Ma quando arriva questo pranzo? papà, fai qualcosa, per favore.
Primo figlio di primo letto. Ho una certa fame…Ehi, Gonfaloniere: te ne intendi di cucina?...
Gonfaloniere. Un poì sì.
Prima figlia di primo letto. Allora vai, e portaci qualcosa da mangiare, va'.
Re Arcù. No, lasciate lavorare il fedele Gonfaloniere. Insomma, voi, figli miei, non sapete consigliarmi in nulla?
Primo figlio di primo letto. Papà: cosa vuoi che ti diciamo?  Devi dimetterti, almeno salviamo le nostre borse.
Re Arcù. Ah, ma lo capite che lo fanno apposta per mandarmi a casa? Vogliono che io vada a casa…mi fanno questi attacchi alle borse per mandarmi a casa…maledetti…ah, la mia testa.
Seconda figlia di secondo letto. Papà: bando alle chiacchiere. Qui stiamo morendo di fame.
Re Arcù. Dove sei, Gonfaloniere mio? Hai sentito cosa dicono i miei figli?...Gonfaloniere mio, dove sei…
Gonfaloniere (Ancora da sotto il tavolo). Sono qua, mio sire. Cosa devo fare? Cercare i traditori oppure...qui mi si chiede di andare in cucina.
Re Arcù. Tu devi obbedire a me, a me!
Gonfaloniere. Così ho sempre fatto e farò...
Re Arcù. Ma cosa stai facendo là sotto?
Gonfaloniere. Gliel'ho detto, mio sire...sto facendo…sto contando i numeri, mio sire, i sto contando i numeri.
Terzo figlio di secondo letto. Digli di uscire da sotto, digli di uscire…Non mi piace, non mi piace che stia sotto il tavolo!
Prima figlia di primo letto. Zitto tu, parlo io. (Agli altri fratelli). Ma perché non facciamo interdire papà?
Prima figlia di secondo letto. Pensi che ci riuscirà?
Primo figlio di primo letto. Proviamo.
Seconda figlia di secondo letto. Proviamo....Prima voglio chiamare mamma.
Prima figlia di primo letto. Quale mamma vuoi chiamare, tu?
Prima figlia di secondo letto. Non chiamiamo la mamma che ci pare.
Prima figlia di primo letto. Dammi quel telefonino. Altrimenti ti stiro tutti i capellacci che hai.
Prima figlia di secondo letto. Provaci, megera.
Si azzuffano.
Re Arcù. Ah. la mia testa.
Gonfaloniere. Sire, ho trovato i traditori!
Re Arcù. Ah, bravo!
...
Fine del primo atto 

Governo tecnico

Alcuni politici hanno detto che non voteranno a favore del governo tecnico di Mario Monti. Dicono che non si può dare l'appoggio al buio, senza sapere cosa farà. Che sono i cittadini che devono votare, scegliere eccetera.
Quante parole sante.
Pur tuttavia sappiamo che i nostri voti sono eterodiretti come nulla.
Che votiamo gente che non conosciamo.
Che siamo costretti a votare, il più delle volte, il meno peggio, che però risulta il peggiore.

Quando ho fatto la campagna elettorale come candidato sindaco, ho studiato  la cosa, seppur nel piccolo piccolo. Sapevo di non avere possibilità, ovvio, ma non credevo che la macchina del sistema fosse così disonesta.

Per esempio, un solo esempio: raccogliere le firme per fare una lista: devi avere qualcuno che te le firmi, qualcuno nel consiglio comunale, e deve essere con te presente quando le prendi. E come è possibile? Praticamente è un inganno collettivo. Ma giustamente si elude a questo problema, altrimenti non si può fare, non lo fanno nemmeno i partiti grandi...

Dunque il sistema elettorale non va. Non c'è corrispondenza fra chi vota ed è votato.
Tant'è che abbiamo assessori, ministri, eccetera che fanno scelte e decidono per noi che non sono nemmeno votati, sono chiamati dall'alto, ci calano addosso così, come macigni. Magari qualche volta va anche bene (?)...Non è quella di chiamare un non votato una mossa tecnica? Ma se la fanno in continuazione, la fanno quando hanno bisogno di alfieri sicuri...

Dunque chiedere un ritorno alle elezioni, richiamandosi demagogicamente al popolino, quando abbiamo bisogno di mandare questi politici non rappresentanti a casa, eh, non va.

Quando non ne possiamo più di queste continue porcate.

Non che non sappiamo chi è Monti. Sappiamo tutto.
Ma in questo stallo, in questo totale soffocamento, tutto va bene, purtroppo, per cominciare a riprendere fiato.

giovedì 10 novembre 2011

Basta con i privilegi: letterina ai signori ispettori europei

Cari ispettori europei,
abbiamo saputo che, andando a spulciare nei nostri conti, avete invocato maggiore concorrenza negli affari e faccende del nostro paese.

Sappiate che in campo culturale essa è totalmente inesistente.

Esistono solo grossi monopoli culturali, gestiti perlopiù con i soldi pubblici, e non con senso pluralistico, bensì con senso totalmente privato e partitico; finalizzato agli interessi della casta dominante.

Noi, miseri artisti, ci sentiamo soffocati.

Non possiamo mostrare, presentare, essere se non siamo lacché di qualcuno importante che ci fa entrare da qualche parte; e anche lì, che fatica!

Vediamo mediocri fare mostre mediocri e sponsorizzate;
vediamo scrittori mediocri assisi nei più alti scranni;
vediamo musicisti e cantanti penosi girare per il mondo targati Italia;
vediamo teatranti caproni e prepotenti, figli di potenti, raccoglitori di voti, o puttane;
vediamo cineasti mediocri figli di papà del papà
vediamo figli di papà di figli d'arte di figli di ricchi di figli di potenti ovunque
vediamo questa melassa che non ci fa respirare vivere creare.

E così via.

Una volta pensavamo anche noi che la cultura dovesse essere 'statale', 'pubblica'; ma adesso, di fronte a questo scempio, a questo disastro collettivo, c'è bisogno di maggiore concorrenza, di sovvenzionare meno gli enti pubblici, di diffondere la ricchezza orizzontalmente affinché più persone abbiano la possibilità di emergere e, visto che vi piace ragionare così, di creare più ricchezza.

L'Italia è davvero un paese ricchissimo, ma i porci non vogliono che lo sia. Soffrono poi d'invidia.

Anche la Destra si comporta come la Sinistra e viceversa, e tutto ha preso lo stalinismo più assoluto, il pinochetismo più volgare.

E' il Terrore che, pur non mozzando le teste, le svuota; toglie forze, energie, speranze. Vita.

Abbiamo bisogno di respirare.
Per favore, aiutateci a buttare giù i porci e le puttane, i codardi, i giornalisti venduti, gli ambulanti del pensiero che non rilasciano nessun scontrino. I parassiti della libertà. 

Anche la cultura ha bisogno di concorrenza. E di questo non parlano, i porci.

BASTA CON I PRIVILEGI.

Grazie.

Gli indignati della cultura
(Addio, porci).

mercoledì 9 novembre 2011

Bancarotta

Dunque, lo Stato Italiano è sull'orlo della bancarotta. Non è più padrone delle cose sue (da tempo...)
Berlusconi se ne deve andare; basta con questa straziante agonia.
E basta anche con questa opposizione che non è in grado di governare, litigano, troppi sono i galli che vogliono cantare.
Non vogliamo pagare gli interessi di uno Stato gestito da gente incapace di governare.
Dal piccolo comune al 'grande' governo: folle di incapaci, corrotti, ambiziosi. Servi di partiti. Familismo imperante, anche nelle imprese.
Insomma, i più meritevoli non vanno avanti.
Vedete la nostra provincia: è diventato assessore alla cultura un figlio di un industriale che dopo aver vinto un premio letterario di industriali non si cura più di quello che deve fare che già non si curava all'inizio; diventano registi i figli di industriali che hanno foraggiato i partiti...insomma, tanto per fare esempi che conosciamo bene.
E' tutto così.
Vogliamo sbarazzarci di questa rete degli incapaci e furbi che in realtà non ha fatto altro che ingrassare e ingrassarsi all'ombra del gran vizir.
BASTA.

All'ufficio turistico di Prato

I miei amici spagnoli mi dicono di aver incappato in una signorina, all'ufficio turistico di Prato, molto ben messa, che mostrava un bellissimo seno, con una mise stile Impero, che però non sapeva parlare una parolina o quasi di inglese.
Che facciamo, vogliamo metterci qualcuno che ne capisce qualcosa di lingue straniere, oppure facciamo un ufficio stile veline...?

martedì 8 novembre 2011

Gli indignati del teatro (da qui in avanti della cultura). Comunicato nr.2

Ci fanno letteralmente ridere i comunicati culturali sulle programmazioni prossime e venture.
Zucchettoni vuoti.
Non perché, come giustamente ha detto una signora recentemente, non vogliamo distrarci qualche volta con il musical di turno o il cantantone, ma perché non ci possono essere solo certe robe, o più spesso porcherie ingrassate e unte con i nostri soldini.
Eh , no. Quanti soldi dati al vento.
E a noi, bricioline. Mostricine, spettacolini, musichelle.
Ma questo ancora per poco.
Perché le vostre astutissime (?) storie non ce le raccontate più. Voglio dire che vi mancano i soldi, o altri piantini del genere.
Ci fanno anche ridere i resoconti degli uffici cultura, sinistrati, che insieme ai venduti, messi alle pulsantiere dai voti di papà e mamma, raccontano quante belle cose hanno fatto con madama doré. Tutti che lavorano per i giovani. Puttanate.
Ci sono anche le vendo-lesse assessooore culturame a condire il polpettone del successo.
Intanto, mentre l’Italia fa acqua e Berlusconi prepara le valigie, i porci pensano a come sopravvivere o tornare a galla.
Ma c'è qualcuno che non vi renderà la vita facile. 

Ci ha comunicato il Teatro La Baracca che la direttrice (non la presidente) della Fondazione Toscana Spettacolo aveva giurato la sua presenza per la domenica ultima della Chisciotta, ma non s’è fatta vedere.
Avrà avuto paura dello spettacolo? O si sarà persa nella Prato perirubana, complice un navigatore bugiardo e prezzolato?
O forse, avendo saputo che proprio la domenica ci sarebbe stato un folto gruppo di una cooperativa che cerca di attuare la legge Basaglia, ha preferito tenersi lontano?

Abbiamo comunicati anche da Gonfienti, da Pompei, da alcuni musei, scuole di musica e universitudini, ma per non tediarvi troppo, inviamo tutto nei prossimi comunicati indignati.
Addio, porci.

lunedì 7 novembre 2011

La Chisciotta e Sancio Panza operaio: considerazioni

Riceviamo da Gianfelice D'Accolti, attore protagonista nello spettacolo, alcune considerazioni sul testo e sulla rappresentazione.


È un testo teatrale che riflette sulla possibilità che l’utopia cambi la realtà.
I due personaggi-simbolo rappresentano due diverse modalità di affrontare la Storia, agita sul terreno pratico del mondo del lavoro: la Chisciotta, ex-padrona che reinventa se stessa nella sfida di affrontare un viaggio di redenzione del mondo, scommette sull‘utopia, sulla possibilità di ripensare un mondo non alienato e non succubo del fantasma della produttività; rinuncia al suo ruolo di capitalista e imprenditrice e parte in un viaggio senza meta che  vuole rifissare nella coerenza, nell’onestà e nel coraggio le regole del convivere civile. Ha bisogno di uno scudiero, un braccio fidato, lo trova in un operaio che ribattezza Sancio, come ella si è ribattezzata Chisciotta; egli é il rappresentante dell’universo operaista, ancorato al lavoro fisso non solo fonte di soddisfazione del proprio bisogno quotidiano, ma anche solo depositario della propria identità personale (non sono più nemmeno un operaio, non sono più nulla). Il chi si è, si identifica totalmente col cosa si fa. La Chisciotta, nel ribadire il primato della filosofia sulla economia, dell’agire sul fare, coinvolge in questo processo il proletario riluttante e timoroso di difendere sino alla fine la propria identità di salariato. Il patto, dapprima, si suggella come puro contratto, che l’operaio accetta per mero tornaconto: non ha capito il piano della Chisciotta, o almeno ne prende le distanze perché assorbito dalla preoccupazione dello svoltare la giornata. Chisciotta, sino quasi alla fine, rimane una pazza per lui. La rivoluzione e l’utopia si compiono quando Sancio rinuncia al posto fisso non in nome di un liberismo del mercato del lavoro che gli consentirebbe di entrare più agevolmente nel rinnovato meccanismo di domanda-offerta, ma per continuare la sfida della Chisciotta di portar lo scandalo della verità nel mondo ed evidenziare l’incoerenza del potere. Strumento ne diventa un animale umile e dolce che recano seco nel loro peregrinare da una città all’altra da un ufficio a un altro, l’asina Margherita che in città, nella banca,  dappertutto con la sua involontaria fortissima carica naturale smaschera nell‘uomo e nella donna di potere le loro vere immagini deformate dal Sistema. La Chisciotta sceglie di andare in giro armata solo di questo, di un’asina, che riporta in mezzo agli uomini la natura dimenticata o svillaneggiata dal profitto. Tramite questo rapporto salvifico con l’animale Sancio operaio riscoprirà in sé un’inaspettata carica umana e preferirà mettersi a un servizio più ideale e meno immediatamente interessato che non  portare a casa il mero stipendio. L’asina Margherita compie dunque la sua funzione redentrice soprattutto in Sancio che alla fine sceglie di esserlo veramente e fare propria la missione donchisciottesca della sua ex-padrona."

Elba, un'isola nel fango

Hanno costruito ovunque, all'isola d'Elba.
Ovunque. 
E ora le villette sono sotto l'acqua, frane ovunque, e il sindaco di Marina di Campo piagnucola davanti alle telecamere.
Una donna è morta.
Gli affitti estivi non basteranno a pagare i danni.


Domandina

Ma gli sbarchi degli immigrati in Sicilia, a Lampedusa, non ci sono più? Che fine hanno fatto i poveracci?
E se sì, perché non ci raccontano qualcosa di questo, tanto per fare un piccolo esempio, invece di narrarci senza fine di maxi-raduni a Piazza San Giovanni del tavvista e cementificatore Bersani? O delle profezie sulla morte annunciata del governo berluscòn di Maroni e che la Carlucci non sta più con ArcoRE'?
Sono terrorizzata dal fatto che non ci siano alternative a questi due fronti politici, a questo pensiero unico, a questa informazione orrenda. A QUESTI POLITICI.
Insomma, se la possibile fine del governo Berlusconi mi allieta, mi distrugge il pensiero di un Bersani, di un Renzi al potere centrale. Anche Di Pietro sta zitto, e Vendola nicchia; si stanno preparando...

Un invito per i 20 anni dei Celestini

 Per stasera, 21 dicembre, ore 20,45 alla Baracca.