Sabato e domenica replichiamo lo spettacolo La Chisciotta e Sancio Panza operaio. Di questo pubblico di seguito un commento di uno spettatore che vuole restare anonimo.
Continuiamo il nostro lavoro, anche se sappiamo che presto la Regione Toscana ci toglierà anche quei pochi spiccioli che dava all'attività del Teatro La Baracca, perché dopo aver deciso da qualche anno, circa due tre, di far morire il circuito dei piccoli teatri fondato nel 1999, prossimamente lo chiuderà. E proprio dopo aver assicurato alla sottoscritta che non l'avrebbe fatto.
Non è tanto il danno materiale che subiamo, quanto quello politico, diciamo 'semantico'.
Un circuito alternativo politicamente non serve; anzi oggi è reputato controproducente.
Serve molto di più sperperare il danaro pubblico, quel poco che è dato alla cultura, dando tutti i soldi a fondazioni ed enti teatrali, culturali dove è ancora possibile la manovra politica e la visibilità, la cultura da vetrina.
Luoghi di parcheggio di politici e amici e collettori di voti che, negli anni, con la loro prepotenza, la loro tirannia, la loro ignoranza e insipienza hanno distrutto tutte le forze innovatrici e significative, lasciando spazio ai venduti, ai pecoroni, a giovani e vecchi lecchini.
Dove è bandito il merito. Bandita l'intelligenza. Bandito chi pensa e agisce con la propria testa. Chi rivendica un'etica professionale.
Dove è bandito il merito. Bandita l'intelligenza. Bandito chi pensa e agisce con la propria testa. Chi rivendica un'etica professionale.
Il pubblico è indottrinato a dovere e tutti sono felici e contenti. Dei critici teatrali, che non esistono più, meglio non parlarne. Già Toni Comello li prendeva letteralmente a calci diversi anni fa.
Si vedono cose orripilanti a giro per i teatri e tutto viene spacciato come capolavoro: viene voglia di ridire quello che Carmelo Bene scrisse a pagamento sui giornali (La Repubblica, Il Messaggero) negli anni novanta del secolo passato:
"Oggi lo Stato dello Spettacolo è in mutande: per sopravvivere ad ogni costo, MINACCIA contributi e sovvenzioni (a una marea indiscriminata di sfaccendati che - "quasi" NESSUNO ESCLUSO - può giovare al teatro in un solo modo: togliendosi di mezzo=disoccuppandosene)." |
Il nostro teatro è uno dei pochi ancora rimasti liberi nel bel suolo italiano. E' piccolo, ma tenace.
Chiedo un sostegno da parte di tutti - di tutti coloro che hanno in abominio la dittatura culturale, il conformismo, la stupidità di questi anni, contro lo 'spaccio della bestia trionfante' - con la semplice vostra presenza. (me)
"La Chisciotta e Sancio Panza operaio: regia che riesce a coniugare la semplicità scenica con l'interpretazione dell'attore. La cifra stilistica, molto variegata, tiene insieme i ritmi e i colpi di scena della commedia con il pathos dell'azione tragica. Le asperità del sociale moderno sono evidenziate dal tentativo che fa la Chisciotta di riaffermare l'utopia come unica possibilità di progresso storico. La carnalità di Sancho, qui più sensuale del goloso originario cervantesco, bilancia lo slancio ideale di Chisciotta anche con l'ansiosa preoccupazione del posto fisso, vissuto come salvifico quotidiano. I due attori, pronti a calarsi in almeno cinque diversi ruoli, peculiarità sempre piú frequente nel teatro della Ermini, dimostrano che é possibile fare un teatro convincente anche con budget ridottissimi, suggerendo, forse, una possibile cura a uno degli innumerevoli e spesso irrisolti mali che affliggono il teatro odierno, spesso sfarzosamente paludato quanto vacuo poeticamente”.
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