Da "Pratoreporter", intervista di Niccolò Lucarelli.
A pochi giorni da “Leonardo, diario intimo di un genio”, al teatro La Baracca, abbiamo avuto il piacere di intervistare la regista Maila Ermini, che sarà anche sul palco nei panni dei Caterina, la madre di Leonardo.
Come nasce l’idea dello spettacolo?
Lo spettacolo nasce come un tentativo di rendere giustizia alla figura di Leonardo, conosciuto dal grande pubblico principalmente come il pittore della Gioconda, e del quale la cultura ufficiale fornisce un’immagine distorta e poco approfondita. Questa è la prima volta che il grande uomo, di scienza (ma non solo), calca il palcoscenico; un’assenza sin qui dovuta alle difficoltà di trasposizione. Leonardo è infatti visto come uno scienziato, un pensatore, la cui opera è vasta e dispersiva. Da parte mia, ho lavorato a un testo completamente nuovo, che ho scritto scegliendo come fonte le opere meno ovvie e più poetiche: il Trattato della Pittura, e le favole. Ma soprattutto ho studiati i numerosi commenti alle opere e gli appunti a margine, di cui Leonardo ha disseminato i suoi tomi, e che oggi costituiscono un vero e proprio diario, nel quale emerge l’uomo nella sua dimensione più umana e meno scientifica. Definendosi “uomo senza lettere”, poiché, come figlio illegittimo di un notaio non ebbe la possibilità di frequentare gli studi superiori, Leonardo scrive in quel volgare fiorentino che era la vera lingua del popolo. Da qui, la scelta di Carlo Monni per interpretare il protagonista. Monni si esprime ancora in un rotondo fiorentino pre-televisivo, di provenienza squisitamente popolare. Ma in verità, alla scelta non concorrono soltanto ragioni linguistiche; Leonardo fu sempre un anti-accademico, e anche Monni, nel panorama teatrale dei nostri giorni è un personaggio estremamente fuori dagli schemi. Una decisione che ha suscitata la perplessità di certa stampa.
Con questo spettacolo, cosa vuole trasmettere al pubblico?
Innanzitutto, voglio presentare il Leonardo uomo nella sua intimità, in un tentativo di recuperare un genio sfruttato da cattivi best-seller e pessima pubblicità. E poi, presentare quel suo lato filosofico che raramente emerge. Leonardo aveva una visione del mondo estremamente aperta, era un uomo coerente che, pur riconoscente verso i Medici per il loro mecenatismo, non ha mai dimostrato sentimenti di sudditanza verso il potere. Si può oggi affermare che Leonardo ha lasciato all’Italia un vero e proprio sistema di pensiero spirituale, in senso lato. E per rendergli omaggio in modo più incisivo, ho elaborato il testo come se a scriverlo fosse stato lui stesso, dandogli una patina d’incompiutezza e attingendo a quelle fonti meno ortodosse che sono il vero fondamento del suo pensiero. La scelta di Monni come attore protagonista, aggiunge un ulteriore elemento di sorpresa e di anticonvenzionalità.
Parlando più in generale, com’è nata la sua passione per il teatro?
È una passione che ho avuta sin da bambina, e che poi ho avuto modo di concretizzare negli anni dell’università, quando iniziai a recitare e a portare sulla scena i miei primi testi. Da allora, è una strada che non ho più abbandonata. Personalmente, concepisco il teatro come un mezzo per fare politica - non quella di partito ovviamente. Schopenhauer diceva che chi non va a teatro è come se si facesse la toilette senza lo specchio.
Infatti, il teatro è, o dovrebbe essere, una sorta di coscienza civile, che attraverso la rappresentazione della realtà induce gli spettatori alla riflessione. A me, che nasco come drammaturgo, interessa principalmente il testo, come punto di partenza per la ricerca teatrale. La psicologia dei personaggi, la scenografia, sono aspetti che prendono forma in funzione della parola scritta. Da circa dieci anni lavoro quasi esclusivamente con testi miei, nei quali sono costanti i richiami alla realtà contemporanea.
Si definisce quindi un’osservatrice della realtà. Accade che molte persone di teatro si dimostrino scettiche verso di essa. Lei invece, come si pone?
Personalmente, sono un’ottimista. Diversamente, non sarei qui a sperimentare ogni giorno. Tuttavia, noto che il mondo del teatro si va sempre più restringendo, e molti piccoli teatri scompaiono. Questo limita fortemente la diffusione della cultura teatrale, e rende particolarmente difficile ai giovani avvicinarsi a questo mondo. Ma, ripeto, sono comunque ottimista, viste le soddisfazioni ottenute al Teatro La Baracca.
Niccolò Lucarelli"
Nessun commento:
Posta un commento