Divertita ho assistito alle diatribe e vocine sui vari possibili assessori alla cultura nella mia città e Regione, Toscana Voglio Vivere Così. Sono stati stilati i nomi più improbabili, asini e asinesse doc, personaggi a cui nemmeno il diplomino darei, e nemmeno sono autodidatti, macché finito quel tempo, morto, sono interidatti piuttosto!
Ma sia, ormai gli assessori sono stati nominati e la gazzarra è finita.
C'è stato un ultimo recente strascico, l'uscita del regista Virzì, che pur fresco di vincita laureata per il suo ultimo film, ha tuonato contro il neo-sindaco Nogarin del M5S: qualcuno, maligno, ha detto che lo doveva fare per ringraziare del premio; altri, invece, che è stato a causa della promessa che il PD livornese non può mantenere di nominarlo assessore alla cultura in caso di vittoria. E lui se la sarebbe presa parecchio male, e infatti ha fatto (scusate il giochino) un appunto culturale, linguistico al Nogarin! Che chiaramente non E' (colpa primigenia) di lontane origini toscane. Nogarin, -gli ha detto, -come parli (o non parli?)-.
Ma come, come è possibile, perché perché perché! Ova sodissime, altroché!
Ma perché tutti vogliono questo assessorato, perché?
Perché lo vogliono tutti? perché è l'assessorato dell'immagine, del presunto bello, della vanità e della passerella; della ciaccola e dell'ininfluenza. A Prato, per esempio, se si è assessori alla cultura si può conoscere Sgarbi, gli si può parlare lo si può toccare: capite, che significa?
Apparentemente tutto bello.
In realtà se si analizza bene la delega, si tratta un lavoro enorme, faticoso, in fondo infelice e frustrante, oltreché ostacolato al suo interno dalle lotte intestine e traditrici, perché la sua sostanza è il mantenimento dello status quo!
Ecco a cosa serve l'assessorato alla cultura: oggi e forse anche ieri, alla colonizzazione, o, detto in termini 'moderni', alla omologazione (il 'sistema').
Avete visto? C'era la fila per farci le scarpe!
Nessun commento:
Posta un commento