Lo si sapeva, ma La Repubblica ne ha fatto un articolo: di cenci e stracci a Prato ne sono morti tanti.
Io lo seppi dal mio ex-dottore, specializzato in malattie sul lavoro; che a Prato c'era un'altissima incidenza di morti da mesotelioma pleurico.
Chi cerneva i cenci, i cenciaoli appunto, respirava l'amianto contenuto in certi vestiti e balle, e io credo non solo amianto, anche altre sostanze chimiche nocive.
A Prato di retorica sul lavoro degli stracci se n'è fatta tanta, anche recentemente in campagna elettorale. Ma la verità non è stata mai detta, e la verità è soprattutto questa.
Il lavoro, tanto necessario e cercato, 'cantato' e premiato, qui a Prato ha ucciso tanta gente. Ma finora non s'è potuto dire forte e chiaro, e in questi 'canti', di questa morte tremenda non c'è stata traccia. Solo retorica di partito per il partito o il sindacato.
Solo ora, che questo lavoro è in via d'estinzione o si prendono precise precauzioni (come ho visto fare recentemente a uno degli ultimi cenciaioli), si può diffondere lo studio sulla mortalità che il tessuto ha causato.
Insomma, al solito, si parla e dice solo quando è troppo tardi.
Basta, dunque, con fioretti e canzoni.
P.S. Forse perché c'è un accenno di questo e di ribellione a questa retorica che il mio Pratopezza, maschera pratese, non è mai stata rappresentata al Museo del Tessuto di Prato? Presto però lo presento in Emilia Romagna, altrove certe maschere e verità non fanno paura.
2 commenti:
Con le dovute differenze e proporzioni, e' un'unica storia, con l'ILVA di Taranto.
Lavoro che porta morte.
Gianfelice
Fai bene a rimarcare questa gravissima realtà ,che per opportunismo e convenienza per anni è stata occultata.
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