Non capisco perché ci si ostini a parlare di 'turismo' per Prato. Si vogliono togliere turisti a Firenze, si vuole creare, si pensa, un'altra economia del distretto.
Per fare questo Prato ha bisogno di un profondo cambiamento culturale e quindi è inutile e, permettetemi, un po' assurdo, parlare di turismo quando la città è molto lontana da qualsivoglia cambiamento culturale.
Se Prato, faccio un esempio, è stata una città molto significativa per il teatro, è stato possibile perché una certa assessore Eliana Monarca chiamò Ronconi a Prato e mise le basi per un cambiamento significativo.
Parlare di turismo, così, campato in aria, magari organizzando una bella mostra al Pretorio, o qualche grigliata o i fuochi d'artificio o artisti che volano in aria, non serve, il turismo non ne risente neanche un po'. O solo provvisoriamente.
Avrebbe potuto costituire una qualche attrazione turistica Gonfienti etrusca, se inserita in un contesto come era nel progetto; o anche le Cascine di Tavola, che non hanno nessun sistema di vera comunicazione per raggiungerle, a parte il decadimento, sono del tutto isolate rispetto al centro della città.
Ancora poi sarebbe essenziale per il turismo pensare a un progetto che coinvolga la città larga, come è Prato; non si razionalizza la sua struttura, non si immagina un disegno futuro: quale turismo volete che nasca?
La città rimane legata al suo palo, al suo distretto tessile, ai suoi miseri interessucci. E così muore.
Una mossa verso il turismo sarebbe cambiare tutta la mobilità.
Io che sono ciclista vera so che Prato è terribilmente indietro, a questo riguardo, che insomma, non è Friburgo.
Ma di cosa parliamo?
Bisogna chiedersi cosa fa muovere il turista, bisogna farsi domande vere e progettare a lungo termine. Altro che discorsi!
Insomma, il turismo casomai viene DOPO tutto questo, NON PRIMA!
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