venerdì 6 marzo 2015

Le mura e l'incuria, ossia le parole 'piccole' del Sindaco di Prato

Non so con chi ne parlai, e poco tempo fa, passando proprio nel punto in cui le mura di Prato sono crollate, che era ben visibile uno 'spanciamento' a chi le costeggiasse  a piedi in quel tratto.  Che insomma faceva un po' impressione anche solo camminarci sotto, ché il muro sembrava sul punto di crollare.
Ora, vedendo il Sindaco parlare dietro a quel buco nelle mura (scenografia da novello 'Sacco di Prato'), che quasi chiede aiuto ai volontari per rimetterle su, si viene presi dallo sconforto. ("Prato città dello sconforto...").
Io mi sarei aspettata che il Sindaco trattasse la ricostruzione delle mura come uno dei suoi primi obbiettivi; che dichiarasse che non c'era tempo da perdere, ammettendo almeno la superficialità o l'improvvisazione politica eccetera eccetera. Che magari desse parole di conforto alla cittadinanza così duramente colpita: non serve anche a questo, un sindaco? 
E invece,  davanti a RAI 3,  solo parole 'piccole'.

Ora io non voglio fare cannibalismo politico; io non parteggio, non appartengo a nessun partito o gruppo; è pur vero che l'e-Vento è stato eccezionale, che il momento è difficile e tutto il resto: però, nel vederlo affrontare un argomento di tale gravità con quel piglio sbrigativo e freddo, senza comunicare emozioni ma solo difficoltà,  quel signore si mostra non all'altezza del compito cui la cittadinanza lo ha chiamato.
E questo, sia ben detto chiaro e forte, come almeno i due o tre suoi predecessori.

Sembra che ci sia stata come una strana volontà di affossare la città di Prato nello scegliere candidati sbagliati, a cui la maggioranza della cittadinanza ha evidentemente dato credito.

Ora ci si augura che questo Sindaco cambi rotta, che insomma ci rappresenti anche moralmente. Che, mi si perdoni, si mostri diverso, oltre che nei contenuti (carentissimi), anche nel modo di parlare in pubblico, sfoggiando magari un granello di stile, di sentimento collettivo e, per carità!, di buona dizione italiana; o toscana, che va pur bene, se corretta come usava alla maniera antica.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Forse il sindaco confonde le mura della citta' con una casa del popolo o una sede della misericordia, costruite spesso volontaristicamente e abusivamente (ma poi condonate)...

Fiele

Anonimo ha detto...

Solo che col cavolo che ci sono i volontari, ora! Prima i bischeri li trovavano, la gente ci credeva, ma chi crede a questi? Nessuno ora metterebbe un mattone per le loro case del popolo!

Dolce e Puttana

Anonimo ha detto...

Chiedere a Biffoni di uscire dallo stile casa del popolo è vano ,non può fare ciò che è al di là della sua natura.Chi lo ha votato a prescindere dalla sua persona,solo perché era della parte politica "giusta"deve provare un minimo di vergogna,e ce ne sono tanti.Tanti ,che se ora li interroghi su chi hanno votato o rispondono evasivi o cambiano discorso.

Anonimo ha detto...

E la sua polemica con Giuseppe Centauro, a cui rinfaccia di essere stato consigliere di diversi sindaci prima di lui, mi appare vana e insensata. Primo, perche' essere consiglieri non vuol dire che il consigliato segua i tuoi consigli, e quindi il consigliere non ha responsabilita' diverse da quelle del buon consiglio, mentre i politici hanno la responsabilita' del fare; secondo, perche' cosi' il Biffoni elude il problema, non accetta un parere tecnico da uno che ne sa piu' di lui e di tanti, e, in perfetto stile piddino e arrogan-renziano, si rifugia nel pensiero meschino meschino del "e dov'eravate voi, quando..." che e' il bel modo per eludere il fare e fuggire dalle responsabilita'.

Gianfelice D'Accolti

Anonimo ha detto...

Cara Maila, cogli ancora una volta nel segno. Anche fra coloro che lo hanno votato, molti non si sentono rappresentati da Biffoni.

S.L.

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