Non ricordo di essere mai entrata una volta da Decathlon. Se l'ho fatto, solo perché accompagnavo qualcuno.
Come sa chi segue il mio blog, non mi sono mai piaciuti questi posti, i centri commerciali, i supermercati, le coop, le esselunga eccetera; se posso, li evito sempre.
E, se vedo in giro una pubblicità come questa sopra, me lo dicono loro il perché.
D'altronde è vero che in campo non servono i libri, e infatti i calciatori sono, nella stragrande maggioranza, dei veri ignoranti. Anche per questo il calcio non mi attira, non solo per il gioco in sé. Perché poi, se fossero solo ignoranti, beh, poco male; spesso sono anche ricchi e prepotenti, e questo mix è intollerabile.
Di questa pubblicità esiste diciamo la versione opposta, ed è la pubblicità della biblioteca nel supermercato Coop, con tanto di logo di ente pubblico e di benedizione dall'alto.
In questo caso il disgusto è, se possibile, ancora maggiore. Mettere la biblioteca nel supermercato è come voler dare una imbiancata al forno. Si vuole far apparire un luogo commerciale e spersonalizzante come uno a misura di uomo e di pensiero.
Nonostante il messaggio, insomma, chi organizza non vuole affatto che si 'alimenti la mente', ma solo che si compri il più possibile, e senza pensarci troppo su.
L'operazione buonista è solo riciclaggio di ideologia sporca, e cela solo affari e interessi.
Uno specchietto per le allodole.
Una iniziativa molto più ipocrita e disonesta della pubblicità della Decathlon.
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