Fin dalle prime ore dal terremoto è stato subito chiaro che la macchina della propaganda governativa si era messa in moto alle parole d'ordine del tipo:
- E' l'ora del dolore e del silenzio -
-E' stata una terribile fatalità-
-Meglio tacere -
-E' l'ora della solidarietà -
-E' l'ora del pianto-.
Era l'ora per tutta una serie di emozioni e di atti conformi, ma non del pensiero. Non della rabbia.
Parola d'ordine: nessuna polemica.
C'era da liberare, in tutti i sensi, anche metaforici, la Salaria, per far passare i mezzi di soccorso; liberare anche "la Salaria del pensiero". E farsi domande, chiedersi cosa sia stato fatto in tutti questi anni per diminuire i i disastri dei terremoti, no, non è stato possibile.
C'è da lasciar andare la macchina organizzativa dei soccorsi, e non ci devono essere domande e dubbi. Bisogna credere e fare affidamento. E nessuno spazio a polemiche.
Si osserva chiaro, anche tramite il terribile evento, lo stallo della democrazia in questo paese. E' una democrazia che non vuole il pensiero libero, che magari sbaglia anche, ma che non teme. Ah non lo vuole. E chi dice qualcosa, viene subito etichettato come 'sciacallo'.
Guai a dire che oggi siamo arrabbiati perché dopo l'Aquila ci siamo dimenticati di tutto. Che in Emilia Romagna, dopo il terremoto del 2012, alcune famiglie vivono ancora nei moduli abitativi.
Il governo si irrita se è disturbato, messo in dubbio, contraddetto. Il popolo italiano viene ampiamente allevato e foraggiato con inviti al silenzio e alla fatalità. E in questo caso, dove la tragedia è assoluta, il tabu funziona.
Ma chi sono gli sciacalli?
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2 commenti:
Maila, attenta!
Siamo di nuovo nel Medio Evo, Tecnologico, ma Medio Evo, e i liberi pensatori come te rischiano il rogo mediatico o l'oblio perenne!
Redi in te ipsum!
Fra' Cello da Casale
Ecco gli sciacalli:
http://www.beppegrillo.it/2016/08/vespa_del_rio_e_i_terremoti_che_creano_lavoro.html
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