Amici,
sono così presa dal mio Federico ("Io e Federico", dialogo con l'imperatore), il cui debutto sarà sabato, che vi sto trascurando. Scusate. Riprenderò presto.
Vi aspetto a teatro, sabato prossimo 4 e 5 febbraio al Teatro La Baracca, e credo che sarà una bella sorpresa, così come lo è per noi.
M
lunedì 30 gennaio 2017
venerdì 27 gennaio 2017
A Prato si continua a consumare territorio
Senza tregua a Prato si continua a costruire e a consumare suolo con la pratica delle varianti: centri commerciali - Viale Galilei, Area ex Fabbricone -, megaristorante cinese da 750 posti (nell'ara ex Lidl); insediamento immobiliare (edilizia industriale) nell'area ex-Grassi a Cafaggio.
Attraverso lo strumento della perequazione si punta a concessioni dal privato per costruire aree verdi, servizi e mobilità sostenibile (le ciclabili!, ma in realtà si porta avanti la cementificazione di suolo agricolo.
Come è avvenuto a Parco Prato, che di parco, come in una vera beffa, ha solo il nome.
La città non riesce a disegnare alternative economiche e culturali, e si affida ancora e sempre ai vecchi sistemi, con cui poi questa misera politica riesce a sopravvivere a se stessa.
Attraverso lo strumento della perequazione si punta a concessioni dal privato per costruire aree verdi, servizi e mobilità sostenibile (le ciclabili!, ma in realtà si porta avanti la cementificazione di suolo agricolo.
Come è avvenuto a Parco Prato, che di parco, come in una vera beffa, ha solo il nome.
La città non riesce a disegnare alternative economiche e culturali, e si affida ancora e sempre ai vecchi sistemi, con cui poi questa misera politica riesce a sopravvivere a se stessa.
giovedì 26 gennaio 2017
La scuola 'leggera' senza compiti né zaini? Mah!
Con grande soddisfazione, di qua di là in Italia, viene annunciata la scuola elementare senza compiti né zaini
Certo, il progetto 'rivoluzionario' riguarda scuole con il tempo lungo, e quindi in realtà, a parte il fine settimana, i bambini svolgeranno i compiti in classe.
In queste scuole, dichiarano le insegnanti, il concetto della scuola-comunità vuole essere accentuato: la sistemazione dei banchi messi a isola, a gruppi; ci sono gli armadietti in comune, dove i ragazzi possono sistemare i loro quaderni. (Ma non se ne parlava anche negli anni '70 con i decreti delegati, qualcuno si ricorda, della scuola aperta?; all'università il 6 politico...).
E con questi pochi ingredienti, si educherebbero i ragazzi al concetto di comunità?
La mia opinione è diversa: che la formula nasconda la tendenza al conformismo e all'uniformità, con cui poi ci troveremmo all'opposto dell'idea di indipendenza e creatività del metodo Montessori, che alcuni aspetti di questo 'nuovo' potrebbero far intravedere.
Non si parla di valorizzare la creatività del singolo, né della formazione culturale (e non a caso il ragazzo non porta più il quaderno a casa, quaderno che è oggetto personale e primo passo ordinativo-creativo), bensì dare l'idea che la scuola sia un luogo dove non bisogna aver paura ad andare. Insomma, un tran tran non troppo impegnativo.
La scuola è già altro luogo 'liquido' (direbbe Bauman)?
La scuola è già altro luogo 'liquido' (direbbe Bauman)?
L'idea di fondo che trasmette il progetto è che lo studio vada alleggerito, reso divertente, amabile, confezionato per piacere, ma senza quella necessaria attenzione alle esigenze formative e conoscitive della persona: una scuola - come quella annunciata dell'esame facile al liceo - che a mio avviso rischia di condurre all'ignoranza (o all'alfabetismo di ritorno) e all'uguaglianza orwelliana, sia strutturale in sé, sia rispetto all'individuo.
Ogni anno devo confrontarmi con ragazzi, e quanti già adulti, che sono sempre meno preparati e più svogliati nello studio; che non sanno né vogliono leggere, né comprendono quello che leggono; che non amano la matematica. Che non sanno concentrarsi in quello che fanno; che sono disordinati, aggressivi, poco inclini alla cura e al rispetto verso gli altri.
Non parliamo poi di studiare a memoria, che per l'attività didattica teatrale è fondamentale.
Non parliamo poi di studiare a memoria, che per l'attività didattica teatrale è fondamentale.
mercoledì 25 gennaio 2017
Il moro muore a Venezia
Il moro è morto
a Venezia
nel Canal Grande.
Il moro di Venezia
sono io
Pateh Sabally
son morto annegato
fra turisti e indifferenza
portato qui
da chi affama
la mia gente
la mia Africa,
senza più nessuna
residenza.
Mi avete buttato
una ciambella
per salvarmi!
'Butta il salvagente!'
Volete davvero
salvare la gente?
Mi è stato chiaro
non c'è più salvezza
non c'è più speranza.
Non si vuole più
salvare nessuno.
Meglio la morte subito
che la vostra accoglienza,
la vita assenza
la morte piano piano.
A Venezia
è il posto più adatto,
ho pensato, per un moro
per un giovane africano,
cercar la morte
come in un dramma
scespiriano.
a Venezia
nel Canal Grande.
Il moro di Venezia
sono io
Pateh Sabally
son morto annegato
fra turisti e indifferenza
portato qui
da chi affama
la mia gente
la mia Africa,
senza più nessuna
residenza.
Mi avete buttato
una ciambella
per salvarmi!
'Butta il salvagente!'
Volete davvero
salvare la gente?
Mi è stato chiaro
non c'è più salvezza
non c'è più speranza.
Non si vuole più
salvare nessuno.
Meglio la morte subito
che la vostra accoglienza,
la vita assenza
la morte piano piano.
A Venezia
è il posto più adatto,
ho pensato, per un moro
per un giovane africano,
cercar la morte
come in un dramma
scespiriano.
martedì 24 gennaio 2017
Un fantoccio per il Sindaco Biffoni
Egregio Sindaco,
scrivi che il fantoccio impiccato messo su dal gruppo di Destra Etruria 14 con la scritta "assassinato dallo Stato Italiano" non appartiene alla Città di Prato.
Ma avresti dovuto scrivere all'imperfetto, perché molti troppi pratesi non ne possono più, checché la Sinistra possa pensare o scandalizzarsi, di una città ormai allo sbando e degradata, e non certo solo per colpa dell'immigrazione, la cui anima, il senso e la direzione, non si sa più quale sia.
Perché è questo il punto.
Quando a Prato arrivavano i meridionali, e nemmeno eri nato, non si respirava tutta questa ostilità che oggi si percepisce. Dall'una parte e dall'altra. Eppure anche allora l'immigrazione fu consistente, massiccia, tanto che oggi Prato è il risultato di quella immigrazione.
Ogni giorno, a scuola, ricordo, la maestra ci faceva alzare in piedi per accogliere un nuovo venuto dal Sud, che si metteva in fondo, discosto agli altri. Ma per poco; facevamo subito amicizia. Erano altri tempi.
Certo qualcuno, nei condomini popolari, brontolava perché i 'marocchini', venivano così chiamati i meridionali a Prato, appendeva i panni sulle facciate delle case, e questo non piaceva.
Ma c'era tanto tanto lavoro, c'era bisogno di braccia, di operai...
Ora l'immigrazione viene da più lontano e non ha cura del territorio e non si vuole integrare e poco comunica, salvo rare eccezioni. Sappiamo che, i cinesi per esempio, non possono. Sono legati e soffocati dal loro stato di provenienza, che li controlla a distanza. Possono solo accumulare denaro e mandarlo in patria, il che arricchisce non solo loro, ma quello stato stesso.
Ora poi il lavoro non c'è più, e la ricchezza questa immigrazione piuttosto la prende, che darla.
Si sono creati ghetti in città, e non solo quello cinese; e dove c'è un ghetto, ecco che nasce il razzismo, è automatico.
Ormai è tardi per intervenire, e non si sa come poter cambiare la direzione a questo disastro antropologico, politico, economico, umano. Non basta rifarsi ai valori costituzionali, non basta.
Il fantoccio dell'italiano impiccato è, oltre a un segnale allarmante, un monito politico per te, Sindaco, che con molta difficoltà potrai riproporti per la seconda volta. Magari l'organizzazione 'democratica' riuscirà rimetterti in sella, ma comunque sarà una cavalcata difficile.
Sarai disarcionato dal cavallo? Penso di sì.
Non basta dunque gridare allo scandalo e rifarsi a valori democratici, o rammentare che tra qualche giorno celebreremo il "Giorno della Memoria".
Che significa? Smetti di scrivere frasi di circostanza, la città non può più ascoltarti.
Vai tra la gente e ascolta piuttosto quel pensano i cosiddetti cittadini, incluso quelli della Sinistra, invece di startene lontano chiuso nei palazzi, circondato da gente che ti sorride sempre e fa finta di essere dalla tua parte.
Per salvarti politicamente, ti devi dannare e fare atto di umiltà. Ma non mostri di esserne il tipo, ché subito ti infiammi, ti incazzi e strepiti, e permettimi il paragone colorito, come un pollo spennato da vivo.
Non hai il dono della pazienza, né dell'empatia. D'altronde quella non si impara, né la danno come corredo nelle segreterie dei partiti.
Intanto si perde tempo, e inutilmente, temo, vedremo la prossima parata politica per le venture elezioni, le ambizioni dei vecchi, dei giovani, le loro promesse.
Rifletti, Sindaco. Buona fortuna, anche se non so bene cosa sia.
Arriva Federico
Nota personale e di lavoro.
Dopo un po' di ritardo a causa del mio stato di salute, arriva Federico. Ora sto bene (dopo quasi venti giorni fra malattia e convalescenza, il vaccino antinfluenzale non ha fatto niente di niente!) sono guarita, e anche la tosse via. Maledetto gennaio.
Scrivere Io è Federico è stato difficile, perché difficile è quel personaggio. Non a caso nessuno lo aveva portato in scena. E' ribelle e non lo collochi da nessuna parte. Speriamo bene.
Necessariamente cambiando il programma, il dramma - che ha anche del comico, come molti drammi che si rispettino - debutta sabato 4 e domenica, con replica il 5 febbraio, entrambi i giorni alle ore 21.
L'immagine della locandina ritrae l'opera di Italo Bolano dedicata a Federico II, che si trova a Prato, sulla Tangenziale nei pressi di Galceti.
lunedì 23 gennaio 2017
Prato: che brutta visione condivisa
Si cominciano a scaldare i motorini per le prossime danze elettorali a Prato: dopo l'annuncio del segretario dei democartici Bosi di una leopoldina a Galciana, arriva, con il nome piacione di "Manifattura Democratica", una nuova associazione politica di Sinistra che organizza prossimamente un convegno dal titolo impegnativo: "Una visione condivisa", in cui sentiremo (anzi, sentiranno) parlare l'assessore Barberis, l'antropologa Jacopini (quella che si è stracciata le vesti per la Festa delle Luci non c'è più insieme alla signora Pezzoli), e il Prof. Nigro. Naturalmente al Chiesino di San Giovanni, luogo del miglior conformismo cittadino.
Un po' qua un po' là si preparano i giovani candidati 'visionari' (sic!) sotto la dolce ala dei...signori del 'giusto' pensiero.
Intanto la visione condivisa che i pratesi hanno avuto stamani percorrendo il centro storico è stata la più deprimente: una città non curata, sporca, vuota; a tratti appariva una città abbandonata.
Troppo poco rifare due piazze ed esultare di vita ritrovata. La città di Prato è morta, mortissima.
Forse per cominciare a rianimarla (non solo di localini del sabato sera) bisognerebbe che certa gente abbandonasse la politica e si desse all'ippica (come si diceva una volta). Ma questi non se ne vanno; anzi, per restare ricamano danze che sono utili solo a loro e ai relativi galoppini.
Per avere un'altra visione condivisa della città è necessario intanto che non ritornino sempre gli stessi intermediari o pseudo-convegni leopoldeschi.
Il disastro di Rigopiano mostra il crollo di Casa Italia
Dalle non molte immagini che si mostrano, mi sembrano davvero pochi e male equipaggiati i vigili impegnati nel salvataggio delle persone rimaste intrappolate nell'hotel di Rigopiano e, soprattutto, male equipaggiati. Una trentina?
E poi: nel mondo di Internet e delle grandi e veloci comunicazioni, in questo disastro una delle falle più vistose è stata proprio la comunicazione. La richiesta di aiuto da parte del direttore dell'hotel o dei sopravvissuti non è stata presa in considerazione che con grave ritardo.
E l'elettricità che manca nelle zone del teramano da diversi giorni?
Hanno smantellato province, forestale e quanto più possibile per 'snellire' Casa Italia, che ora sta crollando. Rigopiano ne è il suo tristissimo simbolo.
E poi: nel mondo di Internet e delle grandi e veloci comunicazioni, in questo disastro una delle falle più vistose è stata proprio la comunicazione. La richiesta di aiuto da parte del direttore dell'hotel o dei sopravvissuti non è stata presa in considerazione che con grave ritardo.
E l'elettricità che manca nelle zone del teramano da diversi giorni?
Hanno smantellato province, forestale e quanto più possibile per 'snellire' Casa Italia, che ora sta crollando. Rigopiano ne è il suo tristissimo simbolo.
venerdì 20 gennaio 2017
Non solo la Festa delle Luci, anche il resto si spenge
L'Amministrazione di Prato ha detto no a una nuova edizione della Festa delle Luci, per dare chissà un (tardivo) segnale alla comunità cinese che vive quasi del tutto decontestualizzata dalla città e dai suoi abitanti, con regole tutte sue. La festa avrebbe dovuto, a detta degli organizzatori, aiutare l'integrazione. Ma l'integrazione non c'è.
Della festa mancata hanno discusso ieri al circolo Curiel, che si trova nel cuore del Macrolotto 1 (non si può dire più China Town), zona già 'fabbricamente' squallida, e ora, con la comunità cinese che la usa e getta, non migliorata.
Ho scoperto che dietro la Festa della Luci c'è la signora Cristina Pezzoli, un tempo anche direttrice artistica del Teatro Manzoni, a cui invano chiesi udienza, e che ora è presidente (?) dell'associazione Compost. Nessun rancore verso la signora, che vedo come si barcameni, anche lei!, nel girone di un teatro ormai in totale tramonto.
Piuttosto osservo che la Sinistra, che tutta si compatta a favore di queste feste d'integrazione, se ne freghi letteralmente di altre realtà periferiche o disagiate, che lascia morire con la sua consueta indifferenza assassina.
Non fece così con la Bottega d'Arte Comune di Iolo?
Non fa così con noi, il Teatro La Baracca, dove molti di questi fautori dell'integrazione non si sono mai degnati di venire? Eppure noi siamo in difficoltà, né Comune né Regione né altri ci aiutano a continuare, e sono sicura che sarebbero ben contenti se annunciassi di dare forfait.
Lo faremo? Chissà! Certamente loro, che piangono così tanto per quelle luci spente, non farebbero altrettanto per le nostre o quelle di altri.
Non gliene importa nulla delle realtà culturali, e molti personaggi viaggiano soltanto nei binari della strumentalizzazione politica.
Rigopiano, o del mistero
C'è qualche immagine di quello che sta accadendo all'albergo di Rigopiano in Abruzzo in questo momento? Dei soccorsi per tentare di salvare 30 persone o recuperarne i corpi? In un mondo di dirette, di comunicazioni, informazioni, di giornalisti eccetera, nulla trapela da lassù in questo momento. Anzi, da ore nessuno sa niente. Nemmeno una comunicazione telefonica, nulla. Oppure mi sbaglio? C'è una situazione così avversa e impossibile, oppure non si vuole mostrare quello che accade?
giovedì 19 gennaio 2017
Li hanno lasciati soli
Alla fine i terremotati li hanno lasciati soli. Totalmente. Tutti i giorni ci lasciano soli, nella nostra miseria quotidiana, mentre loro, in quanto rappresentanti del nulla, i politici della nostra Repubblica, a vario titolo se ne vanno a destra e a sinistra - ora molto in Europa ad aumentare la nostra miseria - e, in cambio della loro acquiescenza, incassano i loro grassi emolumenti. (Molti dei nostri soldi non vanno a chi ne ha bisogno, ma vanno all'Europa, al mantenimento del sistema, e vanno alle banche). Fanno, diciamolo, davvero una bella vita.
Noi, nella nostra miseria quotidiana riusciamo comunque a sopravvivere. Ma i terremotati no, non possono farlo. Avrebbero dovuto almeno farsi vivi, i nostri rappresentanti del nulla, e darsi molto più daffare. Non si sapeva che sarebbe arrivato l'inverno? Ma dopo tante promesse nel vuoto, ora più prudentemente tacciono o dichiarano di 'stare in constante contatto con la protezione civile'.
Ma come, hanno resuscitato in tre giorni Gentiloni, che io non ho nemmeno creduto un secondo che lui avesse avuto il problema al cuore. Problema al cuore?! Ma lo sapete, come funziona, il problema al cuore? Che quando ti prende, e ti fanno una operazioncina ina ina, e te ne stai almeno almeno quaranta giorni fermo immobile altrimenti rischi di morire un attimo sì e uno no. E invece no, dopo una manciatina di giorni Gentiloni ha presieduto il consiglio dei ministri ed è andato subito anche a Berlino! Superman? Potere della scienza medica? Io, boh, non ci credo.
Vi ricordate quando Renzi twittava (oh, il potere del 'tweet'!): "Approvato stamattina il decreto legge #terremoto. Avevamo promesso che non vi lasceremo soli. E così faremo. Tutti insieme"?
E Mattarella, il giorno del lutto nazionale del 27 agosto: "Non vi lasceremo mai soli. Non vi preoccupate. Faremo tutto per starvi vicino".
Solo per ricordare alcune dichiarazioni. Tutto stramaledettamente falso. Ora tacciono. Il disastro e l'incuria e l'indifferenza è talmente grande che preferiscono tacere, i loro consiglieri di cacca suggeriscono così.
Renzi intanto cerca di tornare a giocare, e scalpita, come un calciatore messo in panchina. Altro che pensare al terremoto. Cosa gliene frega, a lui e agli altri, che pensano solo alla loro misera carriera nel nulla, che però consente una vita ricca e importante? Cosa gliene frega se i soccorsi non arrivano, se la gente muore seppellita dalla neve, se ancora sta nelle tende, se nelle roulottes, se dove e perché!
E poi i soldi che alla televisione i vari TG chiedono, tramite gli sms, che se non li dài, ti fanno sentire una miseria umana?
NON LI DATE!, è sicuro che non vanno ai terremotati, o ne vanno molto molto pochi e diluiti talmente nel tempo che costituiscono solo magri lenitivi!
Io sono disposta a dare i soldi solo direttamente alle famiglie che ne hanno bisogno. Dovrebbero istituire una lista delle famiglie, delle persone che sono in difficoltà, con i vari conti correnti dove poter dare i nostri soldi, direttamente a loro. Perché nessuno c'ha pensato? Direttamente noi a loro, senza i macabri intermediari, i succhiasangue o i proclami piagnucolosi dei telegiornalisti lecchini-becchini, non con gli SMS!
Solo qualche giorno fa mi chiedevo: - E le promesse a che punto stanno? E le casette, gliele avete date?
Noi, nella nostra miseria quotidiana riusciamo comunque a sopravvivere. Ma i terremotati no, non possono farlo. Avrebbero dovuto almeno farsi vivi, i nostri rappresentanti del nulla, e darsi molto più daffare. Non si sapeva che sarebbe arrivato l'inverno? Ma dopo tante promesse nel vuoto, ora più prudentemente tacciono o dichiarano di 'stare in constante contatto con la protezione civile'.
Ma come, hanno resuscitato in tre giorni Gentiloni, che io non ho nemmeno creduto un secondo che lui avesse avuto il problema al cuore. Problema al cuore?! Ma lo sapete, come funziona, il problema al cuore? Che quando ti prende, e ti fanno una operazioncina ina ina, e te ne stai almeno almeno quaranta giorni fermo immobile altrimenti rischi di morire un attimo sì e uno no. E invece no, dopo una manciatina di giorni Gentiloni ha presieduto il consiglio dei ministri ed è andato subito anche a Berlino! Superman? Potere della scienza medica? Io, boh, non ci credo.
Vi ricordate quando Renzi twittava (oh, il potere del 'tweet'!): "Approvato stamattina il decreto legge #terremoto. Avevamo promesso che non vi lasceremo soli. E così faremo. Tutti insieme"?
E Mattarella, il giorno del lutto nazionale del 27 agosto: "Non vi lasceremo mai soli. Non vi preoccupate. Faremo tutto per starvi vicino".
Solo per ricordare alcune dichiarazioni. Tutto stramaledettamente falso. Ora tacciono. Il disastro e l'incuria e l'indifferenza è talmente grande che preferiscono tacere, i loro consiglieri di cacca suggeriscono così.
Renzi intanto cerca di tornare a giocare, e scalpita, come un calciatore messo in panchina. Altro che pensare al terremoto. Cosa gliene frega, a lui e agli altri, che pensano solo alla loro misera carriera nel nulla, che però consente una vita ricca e importante? Cosa gliene frega se i soccorsi non arrivano, se la gente muore seppellita dalla neve, se ancora sta nelle tende, se nelle roulottes, se dove e perché!
E poi i soldi che alla televisione i vari TG chiedono, tramite gli sms, che se non li dài, ti fanno sentire una miseria umana?
NON LI DATE!, è sicuro che non vanno ai terremotati, o ne vanno molto molto pochi e diluiti talmente nel tempo che costituiscono solo magri lenitivi!
Io sono disposta a dare i soldi solo direttamente alle famiglie che ne hanno bisogno. Dovrebbero istituire una lista delle famiglie, delle persone che sono in difficoltà, con i vari conti correnti dove poter dare i nostri soldi, direttamente a loro. Perché nessuno c'ha pensato? Direttamente noi a loro, senza i macabri intermediari, i succhiasangue o i proclami piagnucolosi dei telegiornalisti lecchini-becchini, non con gli SMS!
Solo qualche giorno fa mi chiedevo: - E le promesse a che punto stanno? E le casette, gliele avete date?
E qualche campione della falsità invita anche a non 'polemizzare"!
La nostra classe politica è da spazzare via, senza alcuna pietà, per nessuno. E' questo il sogno nel cassetto di molti italiani. Sappiatelo.
http://primaveradiprato.blogspot.it/2016/12/domanda-terremotata.html
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mercoledì 18 gennaio 2017
La media del 6: sempre più asini e schiavi
Prima dell'esame di scuola media, mio padre fu chiaro: se vuoi andare al liceo, devi arrivare almeno con la media del 7. Almeno.
-Altrimenti, disse, vai dal Gori a lavorare-. La fabbrica Gori era in via Galcianese a Prato.
Ero una ragazzina indisciplinata e ribelle, e mio padre mi aveva fatto 'provare' la fabbrica durante l'estate; così, diciamo per gioco. Non facevo niente di particolare, osservavo. Imparai a distinguere i tessuti, e tante altre cosette, ma non mi piaceva. Lavorare sì, ma prima volevo studiare. A scuola facevo di testa mia, e questo non piaceva. Le insegnanti dicevano a mia madre: "Legge romanzi, scuola il flauto, tutto invece che studiare la lezione...". Mio padre fu inflessibile. Allora mi misi di buzzo buono, e riuscii a passare come dovevo. Liceo!
In famiglia tutti erano stupiti. Ma sia, una promessa è una promessa...
-Eh, diceva la nonna, ha preso dagli Spinelli, gli anarchici di Carmignano. Tutta gente semplice, ma appassionati studiosi autodidatti...-
I miei vecchi, alla notizia che si può passare all'esame anche con lo striminzito 6, scuoterebbero la testa.
Ma tant'è. La scuola renziana è una scuola ancora più asina e gli allievi, come ho modo di verificare troppo spesso a teatro, passano gli esami poco preparati, con sempre meno letture e abilità mentali; e meglio così, ché devono essere pronti per essere schiavizzati nel mondo del lavoro.
La scuola-azienda non vuole formare l'individuo, ma il lavoratore-consumatore.
martedì 17 gennaio 2017
Capitali della cultura? Non ci servono, aboliamole
Ora diciamolo a chiare lettere: chi la cultura la fa e la produce veramente, non ha bisogno delle Capitali della Cultura.
Servono ai sistemi di partito e alle relative occupazioni. La cultura, chi la fa la produce, non vede che misere briciole e insensatezza da tutte queste celebrazioni e spostamenti di danaro verso enti ed entità che perdurano nel loro moto costante e scollegato con il territorio.
La cultura deve essere ripensata nel suo senso primo, di 'colvitazione' dell'uomo, dei suoi saperi, delle sue abilità, della sua inventiva, della sua emotività, del suo processo critico nei confronti della società in cui vive e lavora.
Bisogna che la politica smetta di 'coltivare' solo gruppi di potere in un sistema autorefenziale e d'occupazione, che porta a un totale isterilimento del processo antropologico.
E' necessario che questi signori che parlano e sproloquiano si interroghino dei danni che stanno compiendo e che hanno compiuto in questi anni, distruggendo le culture locali e popolari, le periferiche tutte in primis; e poi anche tutte le potenziali spinte giovanili o di contrasto o di opposizione.
Basta con questi personaggi che parlano e pontificano 'sulla cultura' non sapendo cosa dicono, che pensano solo alle loro miserie carrierine politiche.
Lo stesso concetto di 'capitale della cultura' è funzionale al sistema che deve autocelebrarsi e mettersi in vetrina su facebook o altrove. C'è ben poco da mostrare, ed è tutto uguale e misero. Convenzionale. Peccato che i giovani si lascino infinocchiare da una manciatina di euro e dalle finte 'officine giovani', ormai vecchie e decrepite.
Andrebbe occupato tutto e mandato a casa un bel po' di gente.
Purtroppo non ci sono più i giovani di una volta, ormai sono tutti o quasi addomesticati e immesiriti nella ricerca del lavoro che non c'è.
lunedì 16 gennaio 2017
L'aeroporto di Firenze sarà il più bello di tutti
Oltre a un nuovo 'grande forno' per i defunti, per i vivi della Piana ci sarà anche la 'grande pista', nuova e più bella di tutte, dell'aeroporto di Firenze. E sarà costruita anche per i visitatori della grande Firenze, notoriamente una delle città-set italiane più significative. E sarà costruita anche per i visitatori bevitori intenditori sommelier del fine settimana del grande Chianti. E sarà costruita anche per i cercatori del 'paese autentico set alle olive' della grande Toscana...
Un alto e profondo futuro ci aspetta, fulgido e limpido, toscano; che grande film al cipresso vedremo qui prossimamente nei cieli e sottoterra.
La Nazione, data di oggi
«La nuova pista a Firenze sarà pronta nel 2020 Bologna stia serena In cielo c’è spazio per tutti»
Olga Mugnaini
FIRENZE
«Mi sembra legittimo per l’aeroporto Marconi aspirare ad essere la porta di Firenze. Ma detto ciò, fra volere e potere...». Se derby deve essere, derby sia. Il vicepresidente esecutivo di Toscana Aeroporti Roberto Naldi, ha lasciato che fossero i due sindaci, Virgilio Merola e Dario Nardella, a becchettarsi su chi avrà lo scalo più bello. Ma qualcosa da dire ce l’ha anche lui, visto che intende portare a casa la nuova pista di Peretola entro il 2020.
Dottor Naldi, a dicembre c’è stato l’ok sulla Via. Ma da allora è tutto fermo. Cosa manca?
«Manca il decreto interministeriale. Ma va considerato che nel mezzo c’è stato un cambio di governo. Adesso mi auguro che nelle prossime settimane venga pubblicato.
Cosa vi aspettate? Siete preoccupati dalle prescrizioni?
«Siamo molto tranquilli. Stiamo lavorando, sapendo che nel masterplan per la proposta di Via avevamo inserito molte attività di compensazione e mitigazione per decine di milioni di euro. Non credo che saranno grandi rivoluzioni. Ci saranno dettagli in più, ma non ritengo che le prescrizioni cambieranno il progetto rispetto all’investimento globale programmato».
C’è un aspetto che, comunque, vi preoccupa più di altri?
«Diciamo che di fatto è il primo aeroporto nuovo che si fa in Italia, in un ambiente delicato, urbano, complesso, in una piana sulla quale ci sono vari punti di vista: c’è chi la vede come la giungla intoccabile dove bisogna fare attenzione perché all’improvviso possono spuntare gli animali. E chi invece la vede come una stratificazioni di rifiuti».
Avete anche reperti archeologici da gestire nella piana.
«Sì, e anche per questi abbiamo previsto una serie di scavi e di verifiche archeologiche. Come gruppo stiamo facendo uno scalo vicino al Machu Picchu, stiamo tagliando un pezzo di montagna per fare una nuova pista e un aeroporto in un ambiente che prevede il massimo di attenzione».
Per voi, risolvere le criticità di Monte Morello è uno scherzo.
«Già, però in Italia è tutto più difficile. L’attenzione rispetto alla Via è impegnativa ma che siamo abituati alle situazione complesse quindi non siamo spaventati. Ma soprattutto siamo pronti a fare tutto quello che sarà necessario».
FIRENZE
«Mi sembra legittimo per l’aeroporto Marconi aspirare ad essere la porta di Firenze. Ma detto ciò, fra volere e potere...». Se derby deve essere, derby sia. Il vicepresidente esecutivo di Toscana Aeroporti Roberto Naldi, ha lasciato che fossero i due sindaci, Virgilio Merola e Dario Nardella, a becchettarsi su chi avrà lo scalo più bello. Ma qualcosa da dire ce l’ha anche lui, visto che intende portare a casa la nuova pista di Peretola entro il 2020.
Dottor Naldi, a dicembre c’è stato l’ok sulla Via. Ma da allora è tutto fermo. Cosa manca?
«Manca il decreto interministeriale. Ma va considerato che nel mezzo c’è stato un cambio di governo. Adesso mi auguro che nelle prossime settimane venga pubblicato.
Cosa vi aspettate? Siete preoccupati dalle prescrizioni?
«Siamo molto tranquilli. Stiamo lavorando, sapendo che nel masterplan per la proposta di Via avevamo inserito molte attività di compensazione e mitigazione per decine di milioni di euro. Non credo che saranno grandi rivoluzioni. Ci saranno dettagli in più, ma non ritengo che le prescrizioni cambieranno il progetto rispetto all’investimento globale programmato».
«Diciamo che di fatto è il primo aeroporto nuovo che si fa in Italia, in un ambiente delicato, urbano, complesso, in una piana sulla quale ci sono vari punti di vista: c’è chi la vede come la giungla intoccabile dove bisogna fare attenzione perché all’improvviso possono spuntare gli animali. E chi invece la vede come una stratificazioni di rifiuti».
Avete anche reperti archeologici da gestire nella piana.
«Sì, e anche per questi abbiamo previsto una serie di scavi e di verifiche archeologiche. Come gruppo stiamo facendo uno scalo vicino al Machu Picchu, stiamo tagliando un pezzo di montagna per fare una nuova pista e un aeroporto in un ambiente che prevede il massimo di attenzione».
Per voi, risolvere le criticità di Monte Morello è uno scherzo.
«Già, però in Italia è tutto più difficile. L’attenzione rispetto alla Via è impegnativa ma che siamo abituati alle situazione complesse quindi non siamo spaventati. Ma soprattutto siamo pronti a fare tutto quello che sarà necessario».
Torniamo alla rivalità Firenze Bologna. Prima il Vespucci era in concorrenza col Galilei, ora lo è col Marconi. Ha una logica questo conflitto?
«Vediamo i numeri: nell’anno passato sono cresciuti tutti e tre: Bologna, Firenze e Pisa. Riconosco che Bologna ha un bell’aeroporto, ha ancora un problema di collegamento diretto ma una volta risolto questo aspetto ha un bel bacino di utenti e mi sembra legittimo che abbia l’ambizione a voler essere anche la porta di Firenze. Certo è che noi già oggi cresciamo nonostante le difficoltà infrastrutturali. E continueremo a crescere, non necessariamente portando via il pane di bocca a Bologna. I tre aeroporti possono convivere tranquillamente».
Chi vorrà venire a Firenze non passerà da Bologna.
«Tanto per cominciare Bologna ha molto traffico low cost, così come Pisa. Firenze no. Questo per dire che stiamo parlando anche di tipologie di viaggiatori diversi. Bologna ha messo da poco Emirates, Pisa ha Qatar e presto anche noi avremo Emirates. Sempre dal Galilei abbiamo iniziato i voli diretti per Mosca e quando ci sarà la pista avremo gli stessi collegamenti anche da Firenze. Ma va tenuto conto che ci sono tipologie diverse di turisti. Chi viaggia per pochi giorni, per piacere o per lavoro – ad esempio per Pitti – dai maggiori hub del mondo, se può arrivare direttamente a Firenze sceglierà sempre il Vespucci.
Cosa risponde al sindaco Merola che ha detto che i fiorentini sono parolai e che non faranno mai la nuova pista?
«Non voglio entrare in un problema fra sindaci. Dico che noi stiamo spendendo e investendo sia su Pisa sia su Firenze, per ingrandire i terminal, rendere gli scali sempre più accoglienti, per gestire meglio i flussi, per migliorare il servizio anche in queste fasi intermedie».
Quando si inaugura la pista di Firenze?
«Intanto la conferenza di servizi ha tempi precisi, non è più come una volta che può durare ad libitum. Sarà un passaggio complesso ma non può durare anni. Nel frattempo noi stiamo lavorando».
Una data?
«Per fare la pista bastano 18 mesi. Diciamo, si inaugura nella prima metà del 2020».
«Vediamo i numeri: nell’anno passato sono cresciuti tutti e tre: Bologna, Firenze e Pisa. Riconosco che Bologna ha un bell’aeroporto, ha ancora un problema di collegamento diretto ma una volta risolto questo aspetto ha un bel bacino di utenti e mi sembra legittimo che abbia l’ambizione a voler essere anche la porta di Firenze. Certo è che noi già oggi cresciamo nonostante le difficoltà infrastrutturali. E continueremo a crescere, non necessariamente portando via il pane di bocca a Bologna. I tre aeroporti possono convivere tranquillamente».
Chi vorrà venire a Firenze non passerà da Bologna.
«Tanto per cominciare Bologna ha molto traffico low cost, così come Pisa. Firenze no. Questo per dire che stiamo parlando anche di tipologie di viaggiatori diversi. Bologna ha messo da poco Emirates, Pisa ha Qatar e presto anche noi avremo Emirates. Sempre dal Galilei abbiamo iniziato i voli diretti per Mosca e quando ci sarà la pista avremo gli stessi collegamenti anche da Firenze. Ma va tenuto conto che ci sono tipologie diverse di turisti. Chi viaggia per pochi giorni, per piacere o per lavoro – ad esempio per Pitti – dai maggiori hub del mondo, se può arrivare direttamente a Firenze sceglierà sempre il Vespucci.
Cosa risponde al sindaco Merola che ha detto che i fiorentini sono parolai e che non faranno mai la nuova pista?
Quando si inaugura la pista di Firenze?
«Intanto la conferenza di servizi ha tempi precisi, non è più come una volta che può durare ad libitum. Sarà un passaggio complesso ma non può durare anni. Nel frattempo noi stiamo lavorando».
Una data?
«Per fare la pista bastano 18 mesi. Diciamo, si inaugura nella prima metà del 2020».
sabato 14 gennaio 2017
Fornone metropolitano 2: ora c'è anche la 'santa alleanza'
Forza forza
non c'è più tempo
l'urna preme
la civiltà.
Oppoerimorti
icché si fa?
La Morte chiede
li fai aspetta'?
Tutti i pratesi si fanno bruciare,
che domanda, non vedi l'uguale,
è questa l'ultima moda ufficiale.
Brucia tu che brucio anch'io
quanta ricchezza che ben diddio!
Se tu fai l'impiantino...
io t'assicuro il vo...icino.
Icchè?
Il vo...
Icché...
...icino.
Da La Nazione di oggi: "Un pratese su due si fa cremare. In cinque anni boom di richieste". Costituito un comitato. Anche Prato abbia l'impianto".
NEL 2016 il 45% dei pratesi deceduti ha chiesto di farsi cremare. Il numero emerge dall’ufficio di «Stato Civile» del Comune e rende sempre più attuale il problema della mancanza di un forno crematorio in provincia. Su un totale complessivo di 2155 persone morte nell’anno appena passato, ben 980 - quindi quasi la metà - sono state cremate. E questo ha comportato non pochi problemi alle famiglie già colpite dal lutto. In media, dal giorno del funerale c’è da aspettare almeno una settimana prima che ci sia posto in uno dei forni crematori convenzionati con Prato: cioè Pistoia, Livorno e Bologna. Un problema di non poco conto, che si affianca anche ai costi maggiori per il servizio, a causa delle spese di trasporto. Partendo da questa situazione, proprio in settimana è stato costituito il nuovo comitato per il tempio crematorio a Prato. Un movimento che raggruppa Socrem, Pubblica Assistenza, Croce d’Oro, Misericordia, Croce Rossa, Avis e Lidu (Lega italiana per i diritti dell’uomo). L’obiettivo è quello di fare pressione per inserire al più presto l’argomento nell’agenda della giunta Biffoni. «Il nostro è un comitato apartitico – spiega Tommaso Caparrotti, uno dei soci della Socrem – che vede tutte le associazioni del territorio d’accordo. Vogliamo dare una svolta sul tema e raccoglieremo anche le firme per rappresentare quel 45% di pratesi che nel 2016 hanno chiesto di farsi cremare. Vogliamo dire agli amministratori che la città chiede una svolta. Basta parole, facciamo qualcosa. Chiesanuova non andava bene come posto? D’accordo, allora individuiamone un altro». Negli ultimi anni, come confermato anche dagli uffici del Comune, si è assistito ad un vero boom di richieste di cremazione. Nel 2015 sono state cremate 874 persone decedute, nel 2014 il numero era di 810, mentre nel 2011 si scendeva fino 637. Il comitato per il tempio crematorio pensa anche ad un’alleanza con Campi, Calenzano e Montemurlo. «Se non è possibile trovare in città una collocazione alternativa a Chiesanuova – prosegue Caparrotti – allora pensiamo ai comuni limitrofi, nei quali alcuni sindaci hanno già dato la loro disponibilità. Ma non restiamo fermi. Altrimenti qui passa un’altra legislatura e si perde altro tempo». Il comitato ha anche le idee chiare sui servizi a corredo di quello di cremazione. «Serve uno spazio abbastanza grande – conclude Caparrotti – nel quale potere dare ospitalità anche alle cerimonie funebri diverse dal rito cristiano. Sto pensando a quelle dei cinesi o della comunità musulmana. D’altronde uno spazio simile in città non esiste e invece ce ne sarebbe bisogno. Noi chiediamo che la politica si assuma il compito di scegliere e non si faccia fermare da un gruppetto di comitati, che provano a bloccare ogni progetto in questa città».
Stefano De Biase
Stefano De Biase
venerdì 13 gennaio 2017
Fornone metropolitano
Mancava da qualche tempo l'articoletto locale, a Prato, sul forno crematorio. Ma è arrivato.
I familiari piangono i defunti nella lunga attesa di passare a miglior cenere; le 'associazioni' (le solite, si presume: Pubblica Assistenza, Misericordia, Croce Verde...) aspettano. Oh, come aspettano a gloria l'arrivo di questo grande forno. E allora ci vuole, ci vuole, ci vuole!
Forno per l'aldilà che ora il capogruppo del PD locale Lorenzo Rocchi propone di realizzare insieme a Campi e Calenzano, e non più a Chiesanuova, in modo da pensare addirittura a un Fornone Metropolitano.
Lo faranno a Gonfienti nei pressi dell' area archeologica già cimitero? O non lontano dai Gigli? Ma sì, là, verso la zona industriale, dove già c'è un alto tasso di ogni genere di inquinamento e abbrutimento, sarebbe proprio consolatorio veder bruciare e piangere il proprio caro...
«Attese fino a dieci giorni Serve un forno crematorio»
«LA COSTRUZIONE di un tempio crematorio a Prato non può più essere rimandata. Ci sono momenti dell’anno in cui passano anche dieci giorni prima che il defunto venga cremato. E questo comporta un prolungamento del dolore per le famiglie. Tutto questo è inaccettabile, il Comune deve farsi carico del problema e trovare una soluzione». Il capogruppo del Partito Democratico, Lorenzo Rocchi solleva nuovamente il tema della mancanza di un forno crematorio a Prato. Una esigenza sempre più sentita in città, visto che negli ultimi anni è in costante crescita il numero di coloro che scelgono la cremazione. Il progetto di costruirne uno all’interno del cimitero di Chiesanuova (promosso dalla giunta Cenni) è stato abbandonato e ora manca una valida alternativa.
«Le famiglie pratesi sono costrette a rivolgersi alle strutture fuori provincia – spiega Rocchi – Con Firenze non siamo convenzionati e quindi va cercato posto fra Pistoia, Livorno e Bologna. Il fatto è che spesso passano anche dieci giorni fra il funerale e il momento della cremazione. Senza dimenticare che ci sono costi maggiori derivanti dalle spese per lo spostamento della salma. Penso che una discussione non sia più rimandabile».
IL CAPOGRUPPO del Pd individua due possibili soluzioni. «Da un lato c’è il progetto di costruire un tempio crematorio a Prato – dice – Dall’altro potremmo allearci con Campi Bisenzio e Calenzano, con cui ci sono già contatti in corso, e pensare ad un forno d’area metropolitana. In tutto questo c’è la posizione del Comune, che deve individuare il posto giusto dove realizzarlo e creare le condizioni per il permesso a costruire. In seguito la palla passerà nelle mani delle associazioni».
Rocchi però non vuole sentire parlare di speculazioni. «L’area del cimitero di Chiesanuova non era quella giusta – prosegue – risultava troppo vicina alle abitazioni. Ora, o se ne cerca un’altra sempre all’interno di un cimitero oppure nella zona industriale. L’importante è che il progetto si limiti a svolgere il servizio di cremazione e non che si pensi a ristoranti, bar o altre strutture commerciali da inserire all’interno degli spazi del tempio».
La scelta del metodo di cremazione farà sicuramente discutere. «Qui non entro nel merito – conclude – Dico solo che dobbiamo cercare la migliore tecnologia esistente. Poi la scelta la prenderanno i tecnici. La soluzione proposta in passato dai grillini di liofilizzare i cadaveri mi sembra invece irricevibile, anche perché non è prevista dalla legge».
Stefano De Biase (La Nazione, Prato, 12 gennaio 2017)
«Le famiglie pratesi sono costrette a rivolgersi alle strutture fuori provincia – spiega Rocchi – Con Firenze non siamo convenzionati e quindi va cercato posto fra Pistoia, Livorno e Bologna. Il fatto è che spesso passano anche dieci giorni fra il funerale e il momento della cremazione. Senza dimenticare che ci sono costi maggiori derivanti dalle spese per lo spostamento della salma. Penso che una discussione non sia più rimandabile».
Rocchi però non vuole sentire parlare di speculazioni. «L’area del cimitero di Chiesanuova non era quella giusta – prosegue – risultava troppo vicina alle abitazioni. Ora, o se ne cerca un’altra sempre all’interno di un cimitero oppure nella zona industriale. L’importante è che il progetto si limiti a svolgere il servizio di cremazione e non che si pensi a ristoranti, bar o altre strutture commerciali da inserire all’interno degli spazi del tempio».
La scelta del metodo di cremazione farà sicuramente discutere. «Qui non entro nel merito – conclude – Dico solo che dobbiamo cercare la migliore tecnologia esistente. Poi la scelta la prenderanno i tecnici. La soluzione proposta in passato dai grillini di liofilizzare i cadaveri mi sembra invece irricevibile, anche perché non è prevista dalla legge».
Stefano De Biase (La Nazione, Prato, 12 gennaio 2017)
giovedì 12 gennaio 2017
Occhineri, Di Legami o dell ''ars venenandi'
In seguito allo scandalo delle presunte spie Occhineri (che controllavano mail e comunicazioni di personaggi importanti), il dirigente della Polizia Postale Di Legami, a quanto dicono vecchio e sapiente sbirro, è stato subito trasferito altrove, perché...'colpevole'.
Già, come volevasi dimostrare...infatti, anche considerando che il dirigente non sia stato proprio irreprensibile, è cosa nota e nostra lo spostare un funzionario che si è comportato troppo diligentemente e non doveva in una faccenda scandalosa, e lo si trasferisce proprio per punirlo. E' la cartina al tornasole della cattiva coscienza.
In un articolo de L'Huffington Post, subito si accusa il dirigente nel titolo: "Cyberspionaggio, la talpa dei fratelli Occhionero è un poliziotto", ma poi il contenuto dell'articolo sconfessa il titolo stesso.
"...Di certo negli ultimi mesi il responsabile della polizia postale Roberto Di Legami, rimosso dall'incarico dal capo della polizia Franco Gabrielli, davanti al comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti aveva lanciato più di una volta l'allarme per una sconsiderata assenza di un protocollo di sicurezza in grado di tutelare le strutture di comunicazione di uomini e banche dati dello Stato.
Come conseguenza di questo allarme, il Copasir aveva avviato un'inchiesta per capire le dimensioni del problema e come risolverlo. Soprattutto riguardo al centinaio di agenzie private che svolgono compiti di intercettazione per conto delle varie Procure italiane, ed entrano quindi in possesso di informazioni estremamente delicate..."
Come conseguenza di questo allarme, il Copasir aveva avviato un'inchiesta per capire le dimensioni del problema e come risolverlo. Soprattutto riguardo al centinaio di agenzie private che svolgono compiti di intercettazione per conto delle varie Procure italiane, ed entrano quindi in possesso di informazioni estremamente delicate..."
Da questo passo sembrerebbe piuttosto che Di Legami sia stato rimosso solo perché ha compiuto 'il suo dovere'! E questo, eventualmente, non sarebbe certo il primo caso.
Anzi, in certi ambienti, è l'ars venenandi.
http://www.huffingtonpost.it/2017/01/11/talpa-occhionero-poliziotto_n_14104416.html
mercoledì 11 gennaio 2017
Cambiamenti nel programma del Teatro La Baracca
Comunicazione di servizio per gli amici del Teatro La Baracca:
domani, giovedì 12 gennaio, finalmente, potrò riprendere il lavoro (ah, l'influenza!) e quindi il "Corso di Drammaturgia" parte regolare, alle ore 21. Non presentatevi con richieste strane, del tipo che qualcuno mi ha fatto al telefono con domande sul genere: "Ma alla fine si recita?". No, non si recita, è un corso di drammaturgia, non di recitazione. Non presentatevi con i vostri strasoffocanti palmari accesi, con le luci del pippo a illuminare le facce spettrali. Altrimenti restate a casa. In Baracca sono vietati. Portatevi un quaderno e una penna, basta.
Domenica 15 gennaio torna per l'ultima replica Pagliaccia Secca SOS: mi raccomando, NON arrivate alle 17 in gruppo come la scorsa domenica, eh; l'orario è alle 16,30! Ero malata e sono morta, nonostante gli applausi.
Infine, a causa della forzata inattività - ma in fondo a quelli come noi sempre benefica -, con Gianfelice abbiamo deciso di spostare di una settimana il debutto di Io e Federico.
Son viva.martedì 10 gennaio 2017
Quando scrissi a Zygmunt Bauman
Nel marzo del 2015, in occasione della sua conferenza sulla cultura a Prato, scrissi una lettera a Bauman, di cui anche Il Tirreno riportò notizia. (1)
Ora, che è morto, tutti lo citano, nei social, banalizzandolo. E' inevitabile. Io conobbi la sua opera diversi anni fa all'università a Roma, quando non era ancora una celebrità.
Purtroppo, la conferenza del 2015 non fu un gran ché, anche a causa delle domande 'normalizzanti' rivolte al sociologo, che evitarono di porre, fra altre, la questione centrale e sempre attuale dell'artista servo e asservito.
Il fatto è che certi personaggi sono ormai chiamati a parlare e a tener conferenze solo per creare l'evento funzionale alla propaganda, a cui serve il clamore e l'afflusso di pubblico, non certo per approfondire questioni o argomenti.
Signor Bauman,
Ora, che è morto, tutti lo citano, nei social, banalizzandolo. E' inevitabile. Io conobbi la sua opera diversi anni fa all'università a Roma, quando non era ancora una celebrità.
Purtroppo, la conferenza del 2015 non fu un gran ché, anche a causa delle domande 'normalizzanti' rivolte al sociologo, che evitarono di porre, fra altre, la questione centrale e sempre attuale dell'artista servo e asservito.
Il fatto è che certi personaggi sono ormai chiamati a parlare e a tener conferenze solo per creare l'evento funzionale alla propaganda, a cui serve il clamore e l'afflusso di pubblico, non certo per approfondire questioni o argomenti.
Signor Bauman,
so che Lei terrà una conferenza sulla cultura al Museo Pecci di Prato.
Forse Lei non sa che in questo paese, l'Italia, essere artisti o intellettuali sul serio, è sostanzialmente proibito.
Ed è anche proibito dirlo; è tabù.
Si può essere intellettuali solo in maniera asservita. L'artista 'diverso' e libero non è più bruciato sul rogo, ma in qualche modo la sua esistenza è impedita. Oltre a essere invidiato, gli si tagliano i fondi, lo si isola, lo si umilia.
Se della sua arte egli ne vuol fare un mestiere, è costretto alla fine a omologarsi e a omaggiare il potere o il potente. E questo accade oggi con maggior accanimento che nel passato, anche grazie al controllo e al commercio cui siamo costretti.
Una volta diventato 'cortigiano', l'artista e la sua arte finiscono per avere ben poco senso.
Una volta diventato 'cortigiano', l'artista e la sua arte finiscono per avere ben poco senso.
Oggi l'arte è tollerata e così bene commercializzata, usata per il turismo eccetera, perché è come una vespa senza pungiglione.
Infatti il problema che si pone, e proprio nei luoghi dell'arte deputati dove Lei andrà, non è tanto l'ipertrofia produttiva o i troppi artisti; le troppe mostre o i troppi spettacoli, insomma gli eventi in eccesso, come qualcuno paventa, ma proprio il fatto che l'arte non punga più, e per questo incida ed emozioni sempre meno.
E paradossalmente, proprio per questo, ce n'è invece sempre più bisogno, ove la quantità deve supplire alla qualità mancante.
Dunque fare cultura, essere intellettuali o artisti, oggi, è proprio questo: indossare l'abito della vespa, ma senza pungiglione.
Maila Ermini
Maila Ermini
Mr. Bauman,
I know you will give a lecture on culture at the Museum Pecci.
Maybe you do not know that in this country, Italy, to be artists or intellectuals seriously, is essentially prohibited. It is also forbidden to say it; it is taboo.
You can be intellectual in a subservient way only. The artist who is'different'or free is no longer burned at the stake, but somehow his existence is prevented. In addition to being envied, the funds are cut, he is isolated and humbled.
If he wants to do a job of his art, he is forced in the end to homologate and to pay homage to the power. And this is happening today with greater fury than everbefore, thanks to the control and trade of us that we are forced. Once he becomes 'courtier', the artist and his art has no more meaning.
Today art is tolerated and so well marketed, used for tourism and so on, because it is like a wasp without sting. In fact, the problem is, and exactly in the places dedicated to art where you will go, not so much productive hypertrophy or too many artists, too many exhibitions, performances, short events in excess, as some fears, but the very fact is that art does not sting anymore, and for this it affects and moves less and less. And paradoxically, precisely for this reason, there is an increasing need of it,
where the amount has to make up for the missing quality. So, do culture, be intellectuals or artists today is this: wear the dress of the wasp, but stingless.
lunedì 9 gennaio 2017
Capolarato cinese
In un recente articolo de La Nazione si torna a parlare del caporalato cinese. In particolare di un fatto del 2015, in cui un operaio cinese fu lasciato agonizzante su una panchina. La magistratura avrebbe indicato due colpevoli.
Sulla faccenda dello sfruttamento di esseri umani che è sotto gli occhi di tutti, qui a Prato, la politica tace. Una vergogna senza fine e interessi mai confessati.
Se a Prato, come altrove, non si affronta questo scempio umano, nessuna politica è credibile.
Con questo scenario siamo ritornati a prima della rivoluzione francese, dove gli esseri umani contavano men che nulla. Alla bisogna si uccidevano, si spezzettavano e si bruciavano senza alcuna pietà.
Il Comune di Prato, tutto unito, dovrebbe svolgere una inchiesta in tal senso, scrivere un libro nero su questa barbarie cittadina.
sabato 7 gennaio 2017
Prato e Pistoia: il fallimento dei nuovi ospedali
Assolutamente non farsi male o ammalarsi. Ecco la frase d'ordine.
Sì, bisogna non passare per certe stanze di ospedale, non tanto per la malattia in sé, ma proprio per la carenza delle strutture e non finire dimenticati chissà dove e come.
Recentemente i due neo-ospedali, di Pistoia (San Jacopo!) e Prato (Santo Stefano!), sono nei-guai-ospedali, e i signori del partito cercano di porvi rimedio. Da subito abbiamo saputo che i nuovi erano insufficienti e carenti, ma per tutta risposta hanno innalzato lodi al grande verde che dovrà sorgere nel posto dei vecchi ospedali, quando saranno abbattuti; addirittura a Prato hanno preannunciato, grazie al nuovo 'majestic park' , una nuova città ecologica. Ma lo stesso faranno a Pistoia, capitale di pcoa cultura.
Come se, creando un parco in più, l'inquinamento cittadino fosse veramente affrontato e discusso...Come le ciclabili all'interporto di Prato o sulla Brana inquinata dai vivai pistoiesi. Ma via, chi vogliono prendere per il cuculo?
Le città sono inquinate fino all'ossino del collo: aria acqua terra, tutto marcio. Hai voglia a fare parchi!
A Pistoia non ho avuto modo di provare, ma a Prato recentemente sì il Nuovo Pronto Soccorso, e posso veramente dire: 'diocenescampieliberi'. E taccio di Grosseto, dove qualche tempo fa ho urlato come una dannata per sapere che fine avesser fatto una persona lasciata su un lettino... (ma quello di Grosseto non è un neo-ospedale, è piuttosto l'inferno...).
Avessero l'umiltà di ammettere ogni tanto i loro fallimenti, le facce di bronzo alla Rossi e compagnia stonante, almeno...Ma non dicono mai, mai 's'è sbagliato'.
Correre ai ripari, e che ripari tocca solo alla 'povera gente', mentre i tromboni se ne stanno a fare il cazzo nulla in quel di Firenze e Roma con i nostri dannati soldi, e in queste strutture pubbliche non ci vanno.
http://www.lavocedipistoia.it/a42378-situazione-al-limite-del-collasso-al-pronto-soccorso-dell-ospedale-san-jacopo-mancano-i-posti-letto.html
http://primaveradiprato.blogspot.it/2016/11/ospedale-di-prato-un-piccolo-affannato.html
http://primaveradiprato.blogspot.it/2013/09/rossi-lospedale-di-prato-e-lalzheimer.html
https://primaveradiprato.blogspot.it/2013/12/nuovo-ospedale-di-prato.html?m=0
giovedì 5 gennaio 2017
Tana libera tutti 1: Fondazione Toscana Spettacolo
Come sarebbe bello, giocare come i bambini e liberare il territorio dalle varie occupazioni semplicemente dicendo: tana libera tutti!
Io comincerei col teatro, e in particolare con la Fondazione Toscana Spettacolo.
Provate ad andare in giro per la santa Toscana e a proporre qualche spettacolo: la troverete ovunque che gestisce tutti i possibili spazi teatrali. Anche nella provincia più lontana, con le stesse programmazioni, tutte 'piacione'. Eh, che si può fare, devono riempire i teatri!
Oh, com'è comoda e tranquilla questa gestione-fondazione per i comuni e gli assessori, che non devono decidere, che non devono darsi da fare...Che non devono pensare alla SIAE!
Ci pensano a tutto loro, e chiavi in mano, come una macchina, come un prodotto qualsiasi ti danno uno spettacolo con un signore televisivo o famoso...ti danno un bello spettacolo fondacolante, che deve solo piacere, incontrare, deve essere carino ma non troppo, far ridere, ma non troppo; qualche volta anche piangere un pochino, nei giorni comandati, nei giorni delle feste queste e quelle, ma nulla di più!
Non c'è modo di liberarsi da questa occupazione e standardizzazione, da questa soffocante morte economica e culturale con cui la Santa Regione Toscana alleva al consenso i propri spettatori.
Sono loro, i Fondaspettacolanti, che scelgono quale e come e perché spettacolo, che scelgono gli spettacoli del formato 'Sissì'!
mercoledì 4 gennaio 2017
La retorica del fare avere figli
Siamo soffocati, sui giornali, dalla retorica del fare avere figli. Notizie in primo piano si leggono sulle 'stars' incinte e sugli inseminanti.
Quelli come me, che non hanno bambini, e ormai che non ne hanno avuti stanno benissimo senza, si sentono marziani terrestri.
Oltre alle false notizie di cui tanto si parla in questi giorni, sui giornali c'è tutto un programma propaganda-identitario sul quant'è bello essere mamma e babbo, e anche alla mia età!
Lo sappiamo: dobbiamo fare i figli per mantenere il sistemino, per l'economia, per lo statino quo, per la famiglia.
Ah, com'è bella la famiglia e, quella italiana (in Italia dove non c'è una politica assistenziale vera), come è ancora fortemente soffocante!
Dicono che gli italiani non fanno figli? Ma vi siete visti in giro? Ovunque dove vai, sommersi dalle carrozzine, dai berci, dalle mammone matrone e dai babboni infilzanti cibo nelle bocche dei pargoloni.
I romani sono ancora i più bravi in questa messa in scena.
Le donne, poi, più vecchie sono, più si mostrano in atteggiamento Cornelia madre dei gracchi. Pavone, tacchine o chiocce? Scegliete voi.
I padri, dai bianchi capelli giocanti al babbo-mamma supercontrollanti, teneri e mesti colombacci.
Poveri figli, che futuro infelice con i genitori nonni.
Quelli come me, che non hanno bambini, e ormai che non ne hanno avuti stanno benissimo senza, si sentono marziani terrestri.
Oltre alle false notizie di cui tanto si parla in questi giorni, sui giornali c'è tutto un programma propaganda-identitario sul quant'è bello essere mamma e babbo, e anche alla mia età!
Lo sappiamo: dobbiamo fare i figli per mantenere il sistemino, per l'economia, per lo statino quo, per la famiglia.
Ah, com'è bella la famiglia e, quella italiana (in Italia dove non c'è una politica assistenziale vera), come è ancora fortemente soffocante!
Dicono che gli italiani non fanno figli? Ma vi siete visti in giro? Ovunque dove vai, sommersi dalle carrozzine, dai berci, dalle mammone matrone e dai babboni infilzanti cibo nelle bocche dei pargoloni.
I romani sono ancora i più bravi in questa messa in scena.
Le donne, poi, più vecchie sono, più si mostrano in atteggiamento Cornelia madre dei gracchi. Pavone, tacchine o chiocce? Scegliete voi.
I padri, dai bianchi capelli giocanti al babbo-mamma supercontrollanti, teneri e mesti colombacci.
Poveri figli, che futuro infelice con i genitori nonni.
domenica 1 gennaio 2017
La Prato dell'ultimo dell'anno 2016
Ho vissuto un ultimo dell'anno tutto pratese, che giudico così:
-molto bene il concerto d'archi organizzato dalla Camerata al Politeama, che mi ha fatto conoscere un bravissimo energetico empatico concertatore e violoncellista, Luigi Piovano (primo violoncello solista dell'Accademia di Santa Cecilia) e una brava primo violino, Grazia Raimondi. E anche gli altri strumentisti, tutti di alto livello.
La serata al Politeama era tutta 'pratese tipica', ma a parte Massimo Carlesi, io non ho visto nessun rappresentante del Comune.
Mancava anche un programma di sala degno di questo nome; anche se si trattava di musiche conosciute (ma con che grazia hanno suonato 'Oblivion' di Piazzolla!), sarebbe stato opportuno leggere qualcosa di più e meglio. Perché non perderci tempo e soldi?
Dignitoso invece il rinfresco offerto.
-Pessimo il concerto di Roy Paci in Piazza San Francesco, brutta musica (musica o rumore?) e in fondo poca gente (oh, ci si tiene così tanto ai numeri, alla folla...questa occupava meno di metà piazza, perché molti pratesi erano andati ai 'concertoni' di Firenze). Il mattatore sul palco, il Paci, per quel poco che ho sentito, per nulla empatico col pubblico, diceva frasi di cui si sarebbe fatto a meno - le solite storie dei 'terroni al nord'.
Pessima acustica e luci senza spessore; nemmeno discotecare.
60 mila euro per cosa? Troppo per tale risultato pseudo-artistico o d'intrattenimento.
-Botti assurdi e violenti dopo mezzanotte; e diversi fatti esplodere da stupidi ragazzini (di tutte le età) lasciati imperversare ovunque, nonostante i militari a giro e i controlli delle forze dell'ordine.
-Piazza del Duomo lasciata a sé, brutta sporca, poco e male illuminata. Che tristezza.
Quanto poco amore e fantasia per questa città, tornata a essere, e in modo meno significativo di un tempo, un piccolo e brutto satellite della città di Firenze.
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