Egregio Sindaco,
scrivi che il fantoccio impiccato messo su dal gruppo di Destra Etruria 14 con la scritta "assassinato dallo Stato Italiano" non appartiene alla Città di Prato.
Ma avresti dovuto scrivere all'imperfetto, perché molti troppi pratesi non ne possono più, checché la Sinistra possa pensare o scandalizzarsi, di una città ormai allo sbando e degradata, e non certo solo per colpa dell'immigrazione, la cui anima, il senso e la direzione, non si sa più quale sia.
Perché è questo il punto.
Quando a Prato arrivavano i meridionali, e nemmeno eri nato, non si respirava tutta questa ostilità che oggi si percepisce. Dall'una parte e dall'altra. Eppure anche allora l'immigrazione fu consistente, massiccia, tanto che oggi Prato è il risultato di quella immigrazione.
Ogni giorno, a scuola, ricordo, la maestra ci faceva alzare in piedi per accogliere un nuovo venuto dal Sud, che si metteva in fondo, discosto agli altri. Ma per poco; facevamo subito amicizia. Erano altri tempi.
Certo qualcuno, nei condomini popolari, brontolava perché i 'marocchini', venivano così chiamati i meridionali a Prato, appendeva i panni sulle facciate delle case, e questo non piaceva.
Ma c'era tanto tanto lavoro, c'era bisogno di braccia, di operai...
Ora l'immigrazione viene da più lontano e non ha cura del territorio e non si vuole integrare e poco comunica, salvo rare eccezioni. Sappiamo che, i cinesi per esempio, non possono. Sono legati e soffocati dal loro stato di provenienza, che li controlla a distanza. Possono solo accumulare denaro e mandarlo in patria, il che arricchisce non solo loro, ma quello stato stesso.
Ora poi il lavoro non c'è più, e la ricchezza questa immigrazione piuttosto la prende, che darla.
Si sono creati ghetti in città, e non solo quello cinese; e dove c'è un ghetto, ecco che nasce il razzismo, è automatico.
Ormai è tardi per intervenire, e non si sa come poter cambiare la direzione a questo disastro antropologico, politico, economico, umano. Non basta rifarsi ai valori costituzionali, non basta.
Il fantoccio dell'italiano impiccato è, oltre a un segnale allarmante, un monito politico per te, Sindaco, che con molta difficoltà potrai riproporti per la seconda volta. Magari l'organizzazione 'democratica' riuscirà rimetterti in sella, ma comunque sarà una cavalcata difficile.
Sarai disarcionato dal cavallo? Penso di sì.
Non basta dunque gridare allo scandalo e rifarsi a valori democratici, o rammentare che tra qualche giorno celebreremo il "Giorno della Memoria".
Che significa? Smetti di scrivere frasi di circostanza, la città non può più ascoltarti.
Vai tra la gente e ascolta piuttosto quel pensano i cosiddetti cittadini, incluso quelli della Sinistra, invece di startene lontano chiuso nei palazzi, circondato da gente che ti sorride sempre e fa finta di essere dalla tua parte.
Per salvarti politicamente, ti devi dannare e fare atto di umiltà. Ma non mostri di esserne il tipo, ché subito ti infiammi, ti incazzi e strepiti, e permettimi il paragone colorito, come un pollo spennato da vivo.
Non hai il dono della pazienza, né dell'empatia. D'altronde quella non si impara, né la danno come corredo nelle segreterie dei partiti.
Intanto si perde tempo, e inutilmente, temo, vedremo la prossima parata politica per le venture elezioni, le ambizioni dei vecchi, dei giovani, le loro promesse.
Rifletti, Sindaco. Buona fortuna, anche se non so bene cosa sia.
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