Con Internet la violenza ha trovato un'altra forma di manifestarsi, ha acquisito una comoda marcia in più, e si aggiunge a quella che feroce può accadere per le strade, di cui giustamente ci lamentiamo e che le autorità sembrano incapaci di fermare, incapaci di trovare soluzioni sociali ed economiche che la impediscano minimamente. In particolare questo altro tipo di violenza, come è ormai arcinoto, si propaga sui social.
E' stato pubblicato un catalogo di 1.218 donne della provincia di Lecco che si erano dichiarate 'single' su Facebook. Il catalogo è stato preparato e venduto 'on-line' a loro insaputa e credo che violi palesemente la legge, perché per l'utilizzo dei dati personali ci vuole il consenso.
E' una palese forma di violenza, una delle tante, che, contrariamente a quella che accade per la strada, per cui cammini e ti derubano e o ti ammazzano - come ormai si sta verificando anche in Italia, non solo in Venezuela -, che se pure non leda fisicamente la persona, può essere talmente aggressiva da danneggiare psicologicamente. Sei vilipeso e reso oggetto con tanto di targhetta, con nome e cognome.
Il catalogo delle donne è però un 'passo in avanti' rispetto, che ne so, all'offesa, alla denigrazione e al ludibrio pubblico, che appunto si osservano quotidianamente sui social, tanto che, per esempio, ormai vi si fa politica e altro a colpi di offese; con la creazione del 'catalogo' l'essere umano femminile è umiliato non tanto con le parole, quanto con una azione di mercato, con lo svilimento del concetto di persona, che ormai si è del tutto perduto, e diventa prodotto per la vendita e il consumo sessuale.
Con le donne in catalogo diventa palese il fine del mondo Facebook e compagnia, che fa tanti affari e permette ad altri di farne, ché si nutre della vanità, cattiveria e della perfidia umana.
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