LA NAZIONE, Prato, in data di oggi
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Fiorenzo Gei, nel
pantheon dei grandi pratesi
Come tu esordivi anch’io faccio.
Salve Fiorenzo, amico carissimo
salve, ora che l’ineluttabile si è compiuto, ora che la tua tempra leonina ha
ceduto ad un colpo vigliacco sferrato all’improvviso come il dardo che uccise Achille.
Prato ha perso con te un grande
protagonista della parte migliore della nostra cultura toscanissima, schietta, genuina
e sapiente. Tu sei stato un uomo forte nel fisico e fortissimo nell’animo,
generoso, vulcanico, un vero trascinatore. Professore di scienze e maestro di
vita. Per i tuoi molteplici interessi, un grande comunicatore e un didatta sopraffino
che ha insegnato ai giovani senza mai dimenticare i vecchi. Capace di coltivare
il sapere delle generazioni che furono per guardare al futuro.
Tua, solo tua, resterà quella straordinaria
forza e capacità di coniugare la bellezza della natura, della montagna e delle
fatiche dell’umile lavoro dal sapore antico del mondo contadino, con l’arte e
con la musica, con la lirica in particolare, quasi fosse il canto del poeta a
guidare ogni tuo gesto e a sostenere le nostre incerte azioni da apprendisti in
ascolto.
Non c’era cosa, fatto o avvenimento
storico che tu non conoscessi, da raccontare nei simposi con la semplicità e la
genuina ironia di chi cita il mito per poi smitizzarlo pur con l’affetto e la
sensibilità dell’uomo consapevole e misurato.
Tu, presidente del CAI di Prato, membro del Comitato Scientifico
Nazionale che sarai oggi stesso onorato,
al correre della notizia della tua morte, al Congresso Nazionale di Napoli; tu
che sei stato un paladino straordinario della natura, della geologia, della
speleologia e delle ricchezze storiche
ed archeologiche del territorio bisentino e della Calvana, tua grande e
irrinunciabile passione; Direttore del Centro di Scienze Naturali di Galceti; socio
fondatore dell’Associazione Camars mossa insieme a te alla riscoperta delle origini etrusche del
territorio pratese, così simile alla tua natia Chiusi; ed ancora tu, Presidente
di Prato Lirica, grande organizzatore di eventi, commemorazioni e tanto altro
ancora, sei stato una stella splendente per la capacità di metterti in ogni
occasione al servizio di tutto questo senza protagonismi, lustrini e vana
gloria, sempre alle soglie del tempio senza mai volerci entrare.
Per chi ti ha visto all’opera, poderoso
e fiero, per dirla come Sem Benelli, parevi “un eroe omerico”, perché tu sei
stato per Prato quello che Ettore è stato per Troia in difesa della storia,
della natura e dell’ambiente.
Le tue frasi resteranno poi per sempre scolpite nella
memoria collettiva, come antiche massime che si leggono al focolare agli amici
convenuti: “Niente sta scritto al di fuori dalla nostra ferma convinzione di poter
cambiare le cose”. Uno speciale testamento spirituale da leggere però con
l’avvertenza di non farne un epitaffio funebre per non sortire – come tu hai ben
ricordato– “lo stesso effetto delle lapidi cimiteriali del de cuius benestante, opposto al povero senza croce, dove il morto
era sempre descritto come portatore sano delle migliori qualità. (Prof. Giuseppe Centauro).
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