Oggi 'portano via' Fiorenzo Gei. Il suo funerale sarà celebrato in Duomo a Prato, perché si aspetta gran folla a tributargli l'ultimo saluto.
La sua morte improvvisa mi ha indotto a una riflessione.
Fino a non molti anni fa alcuni di noi sapevano, presentivano la loro morte, che si annunciava al moribondo, e avevano modo di lasciare le proprie disposizioni, regalare le ultime spesso sagge parole ai vivi. La letteratura è piena di questi saluti, e anch'io ne vissuto uno simile con mio nonno che, fra le altre cose, si raccomandava che andassi a visitare la sua tomba di quando in quando.
Esisteva insomma la 'morte naturale'.
Ora la morte avviene soprattutto in due modi: o è improvvisa e violenta, cosa che si temeva e si cercava di scongiurare (A subitanea et improvisa morte libera nos, Domine), causata da incidenti stradali, assassinii, aggressioni e faide fra bande (altrove anche da micidiali strumenti di guerra), oppure è continuamente differita tramite ospedali, tubi e medicine, portando l'essere umano in una condizione inferiore, non cosciente e umiliante, dove medici e infermieri godono un potere illimitato, senza alcun vero contatto o conforto per il cosiddetto paziente, che se pure è in senno, è tenuto all'oscuro su come e quando morirà.
Non c'è più tempo o modo per gli addii, le disposizioni, gli ultimi dialoghi, e i testamenti umani lasciano spazio a una fredda procedura.
Anche la morte ormai ci è sottratta.
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