martedì 16 maggio 2017

Lavoratori moderni (1): un gorgo chiamato ufficio postale

Vai all'ufficio postale ti accorgi com'è cambiato questo paese. In un luogo dove circolano i soldi, così ricco, i dipendenti non dovrebbero vivere il loro lavoro con un affanno degno della catena di montaggio di tempi moderni 2.0, o dove l'assunzione a tempo determinato dovrebbe costituire caso eccezionale.

Ma l'affanno e preoccupazione dei dipendenti è chiaro, e invano certuni cercano ovviare ai ritmi spersonalizzanti con evidenti atti di resilienza, causando le ire di noi clienti e tante incomprensioni. Da tempo la Posta è anche banca e i lavoratori devono occuparsi di troppe servizi: oltre a mantenere la funzione originaria per lettere e raccomandate, si trattano servizi  finanziari e assicurativi: affari.

Negli uffici postali di Prato, dal 27 aprile al 25 maggio, è in atto lo sciopero degli straordinari, ma non lo ricordava nessuno: tuttavia, perfino Il Sole 24 ne aveva scritto qualche giorno fa un trafilettone ben in evidenza, dove si raccontava che lo sciopero è causato da «la grave situazione nella quale si trovano a operare i lavoratori. Nelle province di Arezzo e di Prato, dove la riorganizzazione del recapito a giorni alterni è stata già implementata da alcuni mesi, purtroppo la situazione è ancora più grave...Tra le difficoltà segnalate dal sindacato «le continue assunzioni di contratti a tempo determinato, delle quali non conosciamo bene né le regole di assunzione né le regole di prolungamento del contratto; le pressanti richieste di flessibilità operativa, ben oltre quanto previsto dagli accordi sottoscritti; i mezzi di lavoro obsoleti e non adeguati che vengono sostituiti a rilento; il pesante e indiscriminato uso delle sanzioni disciplinari; la riorganizzazione della consegna delle inesitate (n.d.r, della posta non consegnata), che ha peggiorato il servizio mettendo a rischio i lavoratori senza un'adeguata formazione».


Ieri, ultima cliente dell'ufficio postale, per qualche minuto sono rimasta chiusa dentro con i lavoratori, che svolgevano le operazioni di chiusura e i controlli. E ogni servizio veniva 'chiamato' a voce alta dal direttore e ciascun dipendente rispondeva enumerando le operazioni finanziarie, per esempio quante carte Postamat aveva 'aperto' o libretti vari;  oppure elencava quelle postali, contando tot raccomandate, specificava di aver mandato certi pacchi 'speciali'...

Dopo il gorgo della gente, un assalto ingestibile e imprevedibile e per le svariatissime richieste e il loro numero, i dipendenti lentamente tornavano ad assumere forma umana e prima di andarmene sono riusciti anche a sorridere.

E non posso che condividere idealmente lo sciopero, ché è evidente ormai  che la posta è consegnata a casa in modo disordinato e confuso da postini improvvisati, e non si sa più chi siano. 

Nonostante l'obbiettivo ormai raggiunto di trasformarci in soli cittadini 'virtuanti', imperterriti molti di noi inviano ancora lettere di carta, magari imbucandole in cassette della posta ancora appese al muro di qualche edificio della periferia. Anche per scoprire stupiti che la lettera ordinaria giunge a destinazione prima della raccomandata.

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