mercoledì 31 gennaio 2018

Gaetanina Bresci, la figlia del regicida

Ritrovo l'articolo de Il manifesto di Giuseppe Galzerano sul mio dramma, Gaetanina Bresci,  figlia di Gaetano il regicida, un articolone che pensavo di aver perduto. 

Gianfelice, eccolo qua! (Gianfelice mi ha detto: "Stampalo, e mettilo in Baracca!").

In tempi di truffa elettorale, vengono strane nostalgie. E non si tratta di assassinii, la sottoscritta è visceralmente contraria alla violenza, di qualsiasi genere.

Se non proprio gandhiana,  pacificamente resistente e ostinata, sì.




3o racconto su Gonfienti, Cultura Commestibile n. 247


3o racconto su Gonfienti. Ancora un articolo del Prof. Centauro dal titolo: Gonfienti come una nuova Pompei.
Oltre l'articolo pubblicato, quello scritto per esteso, con altri dettagli fotografici. Buona lettura.




GONFIENTI COME UNA NUOVA POMPEI 
L’emozione della scoperta, la dichiarazione di interesse, l’autorizzazione a “seppellire”
di Giuseppe Alberto Centauro

Nel 2001, le prime ammissioni sulla rilevanza del sito archeologico di Gonfienti suonano ancora prudenti, tant’è che il soprintendente Angelo Bottini ebbe a dichiarare: “Lo scavo ha portato alla luce una realtà che non è certo una semplice fattoria! Si tratta di un vero e proprio insediamento, per il quale è stata usata forse a ragione, la parola città”. Ma, nel 2006, dopo 10 anni dal primo ritrovamento, la città degli Etruschi sul Bisenzio è ormai una risorsa primaria dell’archeologia in Toscana, come “certificato” dal convegno Dalle Emergenze alle Eccellenze (Prato, 31 ottobre 2006). Riferendosi agli scavi pratesi, così scrive la nuova soprintendente Fulvia Lo Schiavo: “La vocazione all’eccellenza non ha un limite … questo patrimonio è una risorsa. Non c’è in tutta la Toscana, un sito archeologico che sia inserito nelle liste Unesco. Questo è motivo di scandalo. Qui le ‘buone pratiche’ sono quello che supportano e sostengono, non solo economicamente ma anche socialmente, lo sviluppo del sito antico e della sua storia, insieme a tutti coloro che lo occupano, lo utilizzano e che ci vivono, apprezzandone la straordinaria ed eccezionale bellezza.” In quell’occasione Ambra Giorgi, Presidente della Quinta Commissione “Attività culturali e turismo del Consiglio Regionale della Toscana”) ebbe a dire: “La logica di fare sistema si addice particolarmente all’archeologia … Ad esempio: Gonfienti esisteva quando Prato non c’era. Era una fiorente città commerciale che, attraverso il valico appenninico e la sua gemella Marzabotto, intratteneva rapporti con i grandi porti dell’Adriatico e con Fiesole e poi con Artimino e Comeana. E’ evidente quindi che l’unico modo per valorizzare adeguatamente un’area territoriale antica, per renderla leggibile, comprensibile non solo agli specialisti ma ad un pubblico vasto, è quello di ricostruirne, attraverso un progetto scientifico rigoroso, le reali estensioni e la complessità di relazioni con altri centri e poi mettere in rete tutti i centri contemporanei che insistono su quell’area antica per delineare un moderno distretto culturale.”  A rendere così intrigante ed entusiasmante l’appeal di Gonfienti era stata, nel 2003  la definitiva messa in luce nel Lotto 14 F di un grande edificio  (VI-V secolo a.C.) di oltre 1400 mq, affacciato su strada orientata E-O, da questa separato mediante profondo canale che immette attraverso un vestibolo ad un vasto cortile interno munito di pozzo con portico dal quale si accede ad altri locali. “Su buona parte dell’edificio è stato messo in luce lo strato di crollo del tetto” (Giovanni Millemaci, archeologo SBAT).
(figg. 1 e 2)
Proprio la grande emozione di questo eccezionale ritrovamento, unito alla qualità dei reperti e all’ancor più loro eccezionale valore storico artistico (di ciò diremo in successivi contributi), nonché alla fattura e buona conservazione dei muri perimetrali drenati da canalizzazioni, ha fatto paragonare lo scavo di Gonfienti a Pompei: per la città campana furono i lapilli e la lava a sigillarne per millenni le strutture, qui lasolida persistenza di uno strato limaccioso  ha fatto da collante naturale fin dal principio del IV secolo a.C., al tempo della sua subitanea scomparsa. Sulla scia di questa nuova e strepitosa scoperta, posta a centinaia di metri di distanza dai lotti precedentemente indagati, l’ampiezza dell’insediamento arcaico stava assumendo i connotati di una vera e propria metropoli (12 ha). Chiaro che non si sarebbe potuto solo scavare in funzione dei lotti edificabili dell’Interporto. Nel maggio 2003 fu sottoscritto un protocollo d’intesa fra i Comuni di Prato e Campi Bisenzio per indagare in ogni direzione oltre i confini interportuali al fine di identificare un confine possibile della città. Furono stanziati oltre 300 mila euro e per l’abbondanza dei reperti s’ipotizzò di creare un antiquarium sul posto, utilizzando i fienili restaurati della Villa Niccolini cha insisteva nel bel mezzo della città etrusca, forse sulle stesse fondazioni di un edificio analogo a quello ritrovato più ad est. Chi scrive ebbe anche l’incarico di studiare una possibile convivenza fra interporto e area di scavo ed ipotizzare la formazione di un parco archeologico che si sarebbe esteso per oltre 50 ettari (fig. 3). L’idea franò già nel 2005 con la realizzazione della asse stradale Mezzana-Perfetti Ricasoli che tagliò a sud ogni possibile espansione; inoltre l’interporto reclamava un nuovo “piano di utilizzo” per compensare le sottrazioni dei terreni lottizzabili occupando altre aree. Nonostante questo empasse si scrisse nel novembre del 2006, al termine del citato convegno,  la prima declaratoria d’interesse per le aree di scavo da sottoporre a vincolo di tutela. (fig.4)
La” Gonfienti archeologica”, quale fossero stati i futuri ritrovamenti sarebbe stata confinata entro una superficie di non oltre 27 ha. D’altro canto la Società Interporto che nel corso di 10 anni aveva sostenuto in toto le spese di scavo, nonché la cessione in comodato alla SBAT dei locali restaurati di un antico mulino, posto all’ interno della proprietà, al fine di permettere la costituzione in loco di un laboratorio di restauro per il deposito delle oltre 2500 cassette di reperti raccolti, accollandosi un costo dichiarato di  3,5 milioni di euro, usufruì del nulla osta necessario per dar corso alle nuove edificazioni che andavano ad occupare 12 ha di aree “sensibili” rimaste intercluse fra il piazzale merci e il limite nord dell’area di espansione. Nel segno dell’”archeologia preventiva” si sanciva il sacrificio di una vasta necropoli dell’Età del Bronzo medio 1-3, di una strada glareata e di altre opere idrauliche di grande valore archeologico che sarebbero state interrate e segnate a terra sotto il peso del cemento di  piazzali, binari e magazzini.
Fig.3

Fig.4

martedì 30 gennaio 2018

Letterina all'Assessore Alessi

Egregio Assessore Alessi,

ha fatto installare un altro dispositivo per il controllo dell'inquinamento dell'aria, a Prato.

Ma si sente anche respirando normalmente che l'aria è inquinata dall'ammasso delle automobili spetazzanti!

Le chiedo: lei, che si occupa di ambiente, lo fa ogni tanto un giro a Prato con la bici o a piedi? 

Non sulla ciclabile lungo il Bisenzio, la giratina della domenica, ma per la città durante la settimana; si sposta da una parte all'altra per capire come i cittadini pratesi non ci pensano proprio a utilizzare la bici, le proprie gambe, gli autobus...

Le ciclabili non sono ancora collegate bene, e ne mancano ancora diverse, ma... quelle che ci sono, sono vuote!

Mi chiedo se, come assessore, lei non possa chiedere, non possa sollecitare, anche coinvolgendo le scuole, non possa tentare, dico tentare di sensibilizzare su questo argomento la cittadinanza.

Bisogna smettere di prendere in continuazione la macchina; quando è possibile, evitare.

Le ricordo che come elementi convincenti si potrebbe parlare del:

1. risparmio economico (ogni anno personalmente risparmio mediamente 500 euro di carburante andando a Prato in bici) e conseguente minor inquinamento e invasione fisica delle automobili sul territorio (anche quelle elettriche sono, pur diversamente, inquinanti!);
2. della salute, visto che si fa ginnastica, e quindi ne gode il fisico e anche dal punto di vista estetico.
3. del benessere che dà la bicicletta all'umore. Le sembra poco in questi tempi di depressioni collettive?

Recentemente uno studio olandese ha dimostrato come i ragazzi che vanno a scuola in bicicletta sono più resistenti alle malattie di quelli che si fanno accompagnare dalla macchina di mamma e papà.

Certo, si respira, soprattutto in certe ore, una pessima aria, ma pure in primavera si potrebbe pensare di sensibilizzare le famiglie in tal senso.

Perché non lo fa? Se la fa venire una ideuzza? Ci vogliono così tanti soldi? Perché non prova? Magari non ne sorte niente, ma forse chissà. Forse pensa di essere ridicolo a trattare di mobilità alternativa, in questi giorni in cui si parla di presunti massimi sistemi elettorali?

Siamo molto più ridicoli noi, in quelle scatolette incolonnate sulla Declassata, costretti in fila dalla 'strozzatura del Soccorso' (quanto tempo perso e quante incazzature a vedere i furbi che fanno i furbi!), e sarà ancora così anche quando avrete  o avranno eseguito tutti i lavori del mondo per aprire il varco alla devastazione e alla velocità cittadina.


lunedì 29 gennaio 2018

'68, cinquant'anni dopo: smemorati e distanti

Un susseguirsi di anniversari, ricordi e memorie. Ma stranamente il 50esimo dal '68 sembra trascurato. Sì, qualche articolo qua e là, qualche mostra, ma niente di sostanziale e approfondito.

Niente che coinvolga il dibattito pubblico.

Gli stessi protagonisti di allora, diventati in gran numero tromboni del potere,  preferiscono ancora gestire il presente mettendo, se possibile, le mani nella pasta elettorale.

Non sembrano amare il ricordo della loro gioventù.

Escluso Mario Capanna, l'unico che non è ha mai smesso di parlarne (discusso da certa stampa per essere contrario all'annullamento dei vitalizi degli ex-consiglieri regionali, ma forse anche per essere un acerrimo nemico degli OGM) e che, contrariamente a Pasolini, ne ha avuto sempre una visione positiva, ricordando come il '68 ha lasciato in eredità molti diritti civili e politici. Il che nessuno può negare.

Pasolini svelava il desiderio di potere (nascosto) degli studenti ricchi e borghesi di Valle Giulia che, in nome della rivoluzione, in realtà combattevano contro poliziotti di umili origini solo per scalzare i baroni universitari e prendere il loro posto.

E così è stato.

In questi ultimi anni si è preferito ricordare i dubbi di Pasolini sui ragazzi di Valle Giulia solo perché ha fatto comodo ai politicanti codini di oggi, che hanno strumentalizzato, ancora una volta, l'intellettuale e le sue parole.

In realtà nell'epoca reazionaria di oggi discutere, bene o male, di '68 dà fastidio.  Perché, comunque se ne possa pensare,  il '68 ha in qualche modo rivoluzionato la nostra vita, facendo traballare il potere di allora e chi lo gestiva.

Oggi in discussione ci sono al massimo le liste elettorali di partiti gestiti dall'alto e nati per volere 'divino'. E tutti che subiscono il fascino delle creazioni magiche e vogliono entrarci!

'azzo, siamo molto lontani dal '68, chi potrebbe dubitarne? , e sembrerebbe non far più paura a nessuno.

Tuttavia, meglio mettere le mani avanti. Tant'è che su La Stampa  è apparso un articolo dal titolo: Risparmiateci un altro memorial del '68!

L'Ansa invece ha dedicato un po' più di spazio; ma non mi risulta che ci siano dibattiti in televisione o altrove sull'argomento: la stessa parola, dibattito, molto in voga in quegli anni, non è del tutto squalificata?

http://www.ansa.it/sito/notizie/speciali/editoriali/2018/01/26/il-sessantotto-50-anni-dopo-un-movimento-che-ha-cambiato-il-mondo-_8185f430-44a9-4ded-b1f0-5664732e4b47.html

http://www.ansa.it/sito/notizie/speciali/editoriali/2018/01/26/il-sessantotto-50-anni-dopo-un-movimento-che-ha-cambiato-il-mondo-_8185f430-44a9-4ded-b1f0-5664732e4b47.html

venerdì 26 gennaio 2018

Valletti

Alle elezioni, sempre più, si dà il voto a dei valletti, valletti di una specie di reggia di privilegiati che non ha alcun potere, o molto poco.
Gestori della presunta cosa pubblica che contano nulla, che alla fine si riducono a gestire il capitalismo e le sue crisi.
Il potere sta saldamente nelle mani degli attori economici, sono loro che hanno le redini, non i parlamentari, che poi si smarriscono nelle commissioni, negli emendamenti infiniti.

I parlamenti sono una esibizione di impotenti, e anche incompetenti, messi là per fare in modo che nulla cambi.

Ci illudiamo che la rappresentazione abbia un suo valore, ma in realtà il suo unico valore sta nella chiacchiera con cui veniamo sommersi e confusi.

Per questo tanta politica in televisione, su Facebook, i regni del verbo infinito e, soprattutto il primo, del condizionamento. E là, coloro che accettano il giochetto per ricevere la prebenda si dedicano alla finzione, alla declamazione, alla dichiarazione di principio, dimostrando una determinazione che poi rimane lì e che  presto devono dimenticare quando vengono investiti di quel potere fantoccio che serve al vero potere. Se non diventano valletti, se non accettano lo scambio per cui ottengono il privilegio di entrare nella 'reggia', vengono espulsi dal gioco politico mediatico.

Nessuno, se non per rarissimo sbaglio, che non si presti a questo gioco-finzione con asservimento, viene eletto.

giovedì 25 gennaio 2018

Comunicare con me

Cari amici,
non mandatemi messaggi tramite WhatsApp perché non ho Telefono Intelligente.
Vivo ancora nel mondo dei telefoni solo cellulari o, ancora peggio, telefoni fissi.
Non è questione di essere snob, semplicemente perché non voglio essere distratta in continuazione. Punto.
A teatro infatti non c'è connessione Internet e si dispone solo il telefono fisso con ben funzionante segreteria telefonica.
Mi capita ancora di mandare qualche fax, soprattutto alla mia commercialista, ma non ne posso ricevere perché in ricezione non mi funziona.
Certamente potete comunicare con me via posta elettronica, rispondo quasi sempre.

Salute.

martedì 23 gennaio 2018

Nuova programmazione al Teatro La Baracca

I cambiamenti riguardano al momento i mesi di febbraio e marzo 2018, che avranno la seguente programmazione, alle ore 21.

E' confermato lo spettacolo per ragazzi, Dina la vespina domenica 28 gennaio 2018, ore 16,30.


Sabato 10 febbraio,  PORCHETTA MISSION, di e con Gianfelice D'Accolti;

sabato 24 febbraio, TURISTA IL BARBARO, di e con Maila Ermini;

Sabato 3 o 17 marzo (da confermare se l'una o l'altra data), LE MASCHIE, di e con Maila Ermini;

Sabato 24 marzo, FESTA DELLA POESIA.

Via via, avvicinandosi le date degli appuntamenti, darò altri dettagli e precisazioni. 
La prenotazione sarà obbligatoria per tutti gli spettacoli, anche quello della serata dedicata alla poesia, ai numeri del teatro (0574-812363; 3332713136) oppure all'indirizzo teatrolabaracca@gmail.com. 




E' confermato l'ultimo spettacolo per ragazzi della stagione, Dina la vespina domenica 28 gennaio 2018, ore 16,30.

Bignoline teatrali

Ieri mi chiamano da un teatro toscano, uno storico di certa importanza, e chiedono se il mio piccolo teatro fa ospitalità.
Non c'è lavoro, non ce n'è, e si rivolgono a me!

Ci rimango di sasso. No, purtroppo, non si ospita più nessuno.
Il Teatro La Baracca non riceve nemmeno l'ombra di un centesimo pubblico, e ce lo facciamo da soli. Quasi un teatro-laboratorio dove prepariamo le nostre bignoline teatrali!

Vogliono lavorare nel teatro bignolino?
Quello che fino a ieri avete denigrato? Ma siete sicuri? 
Sì sì, se ci sono un pochino di soldi, sì...
No, non ci sono soldi, né vantaggi.
Nessuna autorità lo frequenta, di nessun genere, e forse è un bene. E' come un luogo appestato, denigrato, chiamato variamente in modo offensivo. Lo sapete, no? La vecchia tecnica dell'offesa, di stampo ascista o stalinistra.

Però, se si vuole recitare un pochino, e non ci si vergogna, si può fare con costo minimo, a coprire le spese. 
Non si chiedono mazzette o affitti salati, o corpi di carne avvenente, come ormai accade se vuoi lavorare. 
Non si chiede nemmeno la percentuale 70/30 vecchia maniera, con cui ormai in giro si lavora quando si è fortunati.

Il ministro Franceschini che esultava per il numero crescente dei visitatori nei musei, dovrebbe chiedersi cosa succede al teatro, al cinema - ancor più disastrato, forse - e compagnia cantando.

Alle arti!

La schiera degli schiavi 'artigiani' si allarga sempre di più, e anche gli attori, i musicisti, gli artisti in genere sono pronti a fare salti mortali pur di avere una data in più. Una data in più.

E' la fine. O quasi. Ancora no, proprio fine no, ma qualcosa del genere.

Nei teatri tipo Metastasio non si lavora (ma lavorano fissi quelli che di teatro non ne hanno mai fatto, neanché un po'),  la stragrande maggioranza è fuori dal giro. Se lavora, lo fa come schiavo, almeno che non sia un nome e porti tanta gente. Già spiegato diverse volte.

Per questo è sempre più essenziale andare in televisione e prostituirsi. Altroché.

E vogliono proprio questo!

La soluzione è, ancora una volta! la politica politicante e, se non entrarci, almeno starle vicina vicina. Dare il voto giusto! Stare stretti stretti a qualche partituccio o movimentajo o...

Non ve ne frega niente della crisi e della 'fine'? Ma lo so. So tutto.
Avete fra le mani il vostro giocarello, avete la vostra rendituccia, lo stipenduccio e del resto che sprofonda non vi importa. Vi intrattenete già, e di spettacolo è pieno il mondo! Ora poi con le elezioni alle porte, quante presunte novità in cartellone, eh?


Salute, come sempre.

lunedì 22 gennaio 2018

I cinesi di Prato e la santità del denaro

Tutti parlano della Mafia cinese, che in Italia ha la sua sede nella città di Prato. 
Io parlerò delle loro passeggiate, di quando escono dai loro laboratori, dopo aver lavorato diverse ore, con i loro pigiami pieni di fili delle lavorazioni a cui sono costretti per ore e ore, notte e giorno. Delle ciabatte che indossano. Di come si sono trasformati in liberi schiavi.

Li si incontra a piedi, in bici e i nostri sguardi si incrociano durante le ore d'aria. I primi tempi non riuscivo a distinguerli l'uno dall'altro; ora molto bene, e l'uno non è affatto uguale all'altro.
Ho sempre amato i cinesi; le loro facce, la loro ostinata diversità, la loro poesia, la loro terribile storia.
Ma ora certo, avendoli così vicino, ne ho colto di altri aspetti, e anche di noi. 
E in particolare ho saputo, ben più che dai giornali che ne parlano quasi ogni giorno, dopo aver messo in scena "Le tre vite del ragazzo di Tien An Men", dopo aver parlato con molta difficoltà con alcuni, dopo aver saputo che non vivono liberi qua, non possono essere liberi se non di essere schiavi del dio denaro. Oltre che del loro paese.

Tutta la loro vita è dedicata a quel dio, e mostra il loro concetto della santità del denaro.

La dedizione delle loro vite dedicate a questo dio si legge, oltre che nelle loro azioni, anche nei loro occhi. 
E' un dio che vuole che non se ne abbia un altro, assolutamente, vuole il sacrificio completo dell'essere umano.  E opera anche la sua dissoluzione insieme a tutto quello che c'è attorno a lui. 

E loro, ecco, lo hanno accettato.  Vanno si spostano si muovono vivono solo dove possono mettere in moto dedicarsi a questa santità, essere monaci di questo dio. 

Sono poi protetti dal loro potere politico (che li minaccia anche; infatti dicono che siano privati dei loro passaporti) ma allo stesso tempo si arricchisce con i soldi che gli stessi gli mandano indietro, operando in aggiunta un vero e proprio sistema di imperialismo occulto.

Ci opponiamo a loro (i cattolici e mammona, vi ricordate la storiella?), li disprezziamo, ma intanto diamo loro in affitto i nostri capannoni, le nostre case, tutte indistintamente trasformate in case laboratorio (cosa che accadeva in misura minore ma accadeva anche nelle case delle donne pratesi che lavoravano a nero le pezze, per esempio, fino agli anni '80 del Novecento), e soprattutto facciamo grandi affari con il loro paese. E questo chiude bocca occhi orecchie a tutti noi.

Del resto non importa loro nulla. Tollerano il nostro disprezzo, che è ben contraccambiato. Perché Dio Denaro vuole questo, e ci vuole nemici, e ci mette insieme solo per arricchirsi, lui solo, e per fare in modo che prima o poi, ogni tanto quando è possibile, ci facciamo in po' di guerra.

In un certo senso i cinesi di Prato sono 'avanti'. Sono ormai ben chiaramente schiavi, senza più rimorsi, senza pentimenti, senza più pensare ai diritti dell'uomo, al suo rispetto. Senza più pensare agli oppositori, per esempio, o ai racconti di chi dice che in patria si viene fatti sparire ben prima di diventare oppositori. A che serve, opporsi, perché? 

Non vogliono pensare che 'un altro mondo è possibile'. A loro piace questo.

La santità dei cinesi è ormai assoluta, e mostra la strada per un mondo fatto di schiavi e brutalizzati, quasi martiri del dio, che è già qui, ed più che possibile anche per noi.


venerdì 19 gennaio 2018

Arte pecora

Via, non siamo un po' patetici e retrò nel pensare che l'arte possa essere strumento per ribelli?
Ma sì sì.
Ora che l'arte, in tutte le sue forme è diventata gregaria, kitsch, 'eventicola', certamente sì.
Tutti si preoccupano soltanto dei numeri. Dell'apparire, e dei conti.
Vedi il Ministro Franceschini che esulta per il fatto che ci sono più visitatori nei musei italiani. Come se a questo corrispondesse a una evoluzione culturale negli individui.
Ma no!, tutto il contrario.
Ci sono sempre più pecore culturali.
L'arte che si offre è arte per pecore. Arte pecora. 
Tanto più l'arte, in tutte le sue forme,  è brutta e senza senso, tanto più viene celebrata e osannata. Perché non fa temere per il funzionamento della 'macchina'.

Prendo a esempio i musicisti, o le musiciste, soprattutto. 
La musica viene trattata stupidamente, e non fa paura, ché la musica non ha parola. O meglio, ne avrebbe diverse, ma si fa di tutto perché non traspaia che la parola sciocca e commerciale. E non parlo solo del solito Sanremo.
Anche i musicisti, che trattano l'arte più impalpabile ed eterea, sono costretti a inseguire una immagine concreta: infatti, oltre a saper suonare lo strumento, ora devono mostrarsi fisicamente genialoidi oppure, se donne, 'bòne'. Osservate: è aumentato il numero delle musiciste che suonano seminude, in versioni sempre più erotiche e appetibili sessualmente. Non basta più conoscere la musica e farla vibrare, bisogna essere attraenti e commerciali.

Ormai domanda e offerta sono regolate dal mercato e lo spettatore, il visitatore, l'ascoltatore o quello che volete, è solo un consumatore e sempre più spesso consumatore soddisfatto, e serve soltanto per i numeri di Franceschini.
Insomma, al momento, l'arte è davvero poca cosa, intrattenimento, per non dire nulla...

(Estratto dalla bozza del mio prossimo libretto, Arte pecora, in stampa speriamo entro l'estate, e con cui riprenderanno un po' vita le Edizioni del Teatrinodilegno, che da un po' non si fanno più vive...).

giovedì 18 gennaio 2018

La rivista "Cultura Commestibile" su Gonfienti

L'ultimo numero di Cultura Commestibile, nr. 245, dedica una pagina a Gonfienti.
Questo è il primo di una serie di articoli che saranno prossimamente pubblicati sulla rivista in merito all'annosa questione archeologica pratese, che sembra interessare a pochi, e certamente non alla politica politicante. 
Questo primo articolo è di Gianni Biagi, che ricorda anche il recente convegno a La Baracca, il 17 dicembre scorso.
Se non leggete bene (non sono per ora riuscita con una risoluzione migliore), potete ovviare con l'articolo dattiloscritto che copio, oppure cliccare sull'indirizzo sotto e scorrere tutta la rivista, che ne vale la pena.




A Gonfienti, un piccolo agglomerato urbano al confine fra i Comuni di Campi Bisenzio e Prato, nel 1996  durante le opere di sistemazione di una parte del costruendo Interporto avviene il ritrovamento di resti di un insediamento etrusco. Gli scavi portano a scoprire la più grande "domus arcaica etrusca" mai rinvenuta in Italia. Dopo i primi momenti di eccitazione, e di polemiche per alcune autorizzazioni della Soprintendenza archeologica per consentire di  proseguire i lavori dell'Interporto, la città di Gonfienti ritorna nell'oblio nella quale le vicende idrogeologiche e le conseguenti modificazioni morfologiche della valle del Marina e del Bisenzio l'avevano relegato per oltre 2500 anni. Ad oggi tutto tace dalla sponda dell'archeologia "ufficiale" che, quasi controvoglia, ha dovuto prendere atto di una scoperta che riportava sulla scena della storia una parte del territorio della piana fiorentino-pratese che lo sviluppo urbanistico aveva destinato ad altri scopi. Ma che nell'area fra Campi Bisenzio, Calenzano e Prato fosse probabile, anzi possibile, una presenza  etrusca di importanza strategica per la comprensione di questo popolo di quasi certe origini medio-orientali (ma che per anni l'archeologia ufficiale ha definito autoctono) era facilmente desumibile dalla storia dei ritrovamenti di oggetti etruschi nell'area. Il British Musem di Londra mette in mostra la statuetta detta "L'Offerente" ritrovata nel 1735 a Pizzidimonte a pochi chilometri da Gonfienti e eruditi locali già nel XVIII secolo descrissero bronzetti a figura umana e vari manufatti ritrovati casualmente nei dintorni di Prato in particolare lunga la via Fiorentina. La questione della città etrusca di Gonfienti meritava quindi di essere riportata alla ribalta della discussione pubblica e delle cose da fare. Con questo intento l'Associazione "Ilva-Isola d'Elba- La via Etrusca del Ferro" e il Teatro La Baracca hanno organizzato a metà del mese di dicembre 2017 un pomeriggio di studio e di discussione sul tema con la presenza dell'archeologo Michelangelo Zecchini, dell'architetto Mario Preti, introdotti dal presidente dell'Associazione Ilva prof. Carlo Alberto Garzonio e coordinati dal prof. Giuseppe Alberto Centauro entrambi dell'Università di Firenze. Ha fatto gli onori di casa Maila Ermini del Teatro La Baracca.
Cultura Commestibile ha offerto le proprie pagine, a partire dai prossimi numeri della rivista, agli studiosi e esperti che illustreranno quanto è stato scoperto e quanto ancora, a loro giudizio, resta da fare, sia nel campo della ricerca sia nel campo della tutela, per restituire alla fruizione pubblica un patrimonio archeologico unico nel panorama nazionale costituito non solo dai ritrovamenti di Gonfienti ma anche dallo straordinario sistema di insediamenti contermini che vanno dalla città etrusca di Fiesole ad Artimino passando per le tombe della Montagnola e della Mula solo per citare monumenti certamente noti a tutti.

Gianni Biagi
Firenze li 11 gennaio 2017


Morti su morti: quando vi deciderete a mettere dei veri dissuasori della velocità in Viale Manzoni a Prato?

E' morto proprio lui, Angelo Fabbri, un caro conoscente che abitava vicino a me, lungo il Fosso di Iolo.
Lo chiamavano 'il fungo'. Era un ciclista appassionato, finché qualche anno fa ebbe un ictus. Si riprese, ma da allora camminava zoppicando e parlava con certa difficoltà.

Angelo di nome e di fatto, era un'ottima persona, dolce, mite, aveva sempre una parola buona per tutti.

Ma tutti lo scansavano un po', forse proprio perché era troppo mite e buono, e lui cercava l'affetto un po' qua un po' là.

E' morto in quel modo drammatico, su quella maledetta strada, dove già ci sono stati tre morti (ma forse sono di più)!

Non se lo meritava!
Dove andava? Da dove tornava, Angelo? Forse da qualche circolo, dove era stato un po' in compagnia?

Quando vi deciderete, signori del Comune, a mettere dei veri dissuasori della velocità in Viale Manzoni a Prato?

E poi: non ci sono marciapiedi, non ci sono! Non c'è protezione per chi non 'vola' sulle macchine e vuole andare a piedi o in bici!

Oltre alle terribili, impossibili morti su lavoro, parliamo anche di questa strage che si compie sulle strade a causa dei troppi veicoli guidati velocemente, violentemente.

Una strage continua senza che nessuno faccia o dica nulla: basta vendere le macchine, l'industria automobilistica comanda, vero?!


http://iltirreno.gelocal.it/prato/cronaca/2018/01/17/news/anziano-travolto-da-due-auto-muore-a-iolo-1.16363420

mercoledì 17 gennaio 2018

Non mi candido

In merito alle prossime elezioni e a tutto l'ambaradan che si sta creando attorno, informo che non mi candido a nulla e non svolgo attività per nessun partito o movimento, non trovandone soddisfacente, sia da un punto di vista ideologico che strutturale, alcuno.

D'altronde ho già vissuto la mia esperienza politica tradizionale qualche anno fa e la reputo conclusa, almeno in quella forma.
Al momento altre modalità di partecipazione politica attiva non sono all'orizzonte.

Tuttavia per me fare politica è fondamentale. 

Ma per questo ora mi basta la militanza delle idee nel quotidiano e in libertà: scrivere, parlare, raccontare, diffondere le idee che per me sono necessarie. 

E poi inventare storie, creare mondi, far vivere personaggi in teatro.

Tutta questa attività mi impegna molto e mi dà, insieme a diverse amarezze, anche parecchia gioia.

Più politica di così.

Salute.

martedì 16 gennaio 2018

Prato bocciata in cultura? Non me ne importa nulla

Dunque, primo:
non me ne importa nulla che Prato non diventi Capitale della Cultura 2020.

Prima di tutto perché sono contraria all'idea della 'capitale della cultura'.

Ci si aspetterebbe anche che certe opposizioni lo fossero, ma non è così; sono contente solo a fini propagandistici, è uno dei tanti pretesti per fare opposizione.
L'idea della 'capitale della cultura' è sbagliata, perché pone tutta una serie di valori per cui si concorre che non sono affatto culturali, bensì di puro mercato. E poi è cultura che viene dall'alto, che non mette in discussione il potere e il sistema economico (questo un pochino dovrebbe fare la cosiddetta cultura, o almeno essere propositiva, e non assecondare sempre chi sta sopra, eh!), sistema che schiaccia ormai del tutto ogni possibile diversa proposta culturale (posto che ancora si possa immaginare) o che non sia strumentale o falsa eccetera. Capito, o voi del popolo?

I soldi poi vanno sempre agli stessi, agli enti, che sono mantenuti in vita perché facciano da 'vetrina' eccetera al sistema di partito eccetera.

Quando questo verrà messo in discussione da qualcuno, allora, forse, se ne potrà riparlare. Altrimenti, i vostri discorsetti da brava e buona opposizione, Sinistra Destra Movimenti o quello che siete, che in sostanza non si interessa di cultura e non che capisce quasi nulla, non mi interessano.

Secondo:
come si poteva pensare che, dopo che Pistoia è stata la Capitale della Cultura 2016, Prato potesse spuntarla?
Una richiesta del tutto fuori luogo, si doveva aspettare un po', e non farsi trascinare dalla vanità piccata.
Dunque, in sostanza, altri soldi buttati.


Io e Federico, gennaio 2018

Con molto piacere replichiamo IO E FEDERICO (Dialogo con l'imperatore, è il Federico II di Svevia) sabato e domenica prossimi a La Baracca (20 e 21 gennaio) nel più totale disinteressamento di direttori di teatri e assessori alla cultura. E non solo.

Chissà se nel futuro questo non sia un mio merito, un valore aggiunto?

"Non recitò mai in un circuito teatrale ufficiale, se non per sbaglio". 

Potrebbe essere un buon epitaffio, non vi pare?

Per la verità l'assessore Mangani ci ha permesso di fare una replicuccia del Federico la scorsa estate al giardino Buonamici di Prato, ma tanto per dovere istituzionale via e per allontanar polemiche (bontà sua, ma nemmeno l'ha vista, anche se sa che è andata molto bene), ché lui ama e scrive, in stile pomposamente criptico a volte difficile da decifrare - solo per gli adepti? - valorizzando altri artisti, con cui si immortala periodicamente in fotografie. E' un suo diritto.

Non parliamo poi della Puglia e dei suoi direttori assessori, del santa santorum culturale- il dramma impossibile che ha come protagonista il puer Apuliae là era anche destinato - , 'regione perduta' che, dopo l'illusione Vendola, ha voltato malamente la sua pagina affogandosi nell'ILVA, e purtroppo non nell'ILLVA dell'Amaretto di Saronno, e in una delinquenza spicciola sempre più diffusa. Come tutto il Sud peraltro.

Ricordo a tutti che nei teatroni si chiamano gli artisti solo per:

1. scambio vario: artistico, elettorale, clientelare eccetera.
2. se permetti di far cassetta, di alzare i numeri da presentare alle amministrazioni e alle banche.

Punto. No, ve lo dico così, anche se non ve ne importa nulla della distribuzione, delle ingiustizie, degli assassinii artistici, delle mafie, delle clientele, delle prostituzioni (altro che mani sul cùculo si vedono!); lo so, voi in quei teatri o non ci andate o ci entrate lo stesso. Come al cinema. 

Fortunatamente lassù qualcuno mi ama, e il premio per la drammaturgia del Fondo Artisti è arrivato, alla faccia di chi ci vuole male, e l'attività creativa e lo studio fervono, anche fuori dal solito spaziuccio. 

Salute.


La saga politica raccontata da Mentana

Sempre di più gente sintonizzata su LA7 e sul tiggì di Mentana, che alle 8 della sera racconta la saga della politica italiana.
E ogni sera, immancabilmente, una nuova puntata! Per questo sono tutti sintonizzati su quel canale, si vuol sapere che è successo, che succede, nonostante lo si sappia già.
Ma se non lo dice lui, se non lo commenta, è come se non avesse sapore!

Il telegiornale mentanesco si presenta davvero come una trama di una saga infinita, un telefilm pieno di colpi di scena e personaggi ricorrenti ma anche inusitati, e il racconto diventa avvincente grazie all'abilità e al tono epico usato dal giornalista, prodigo di particolari nel descrivere la grande famigliona, il grande collettivo politico, ora in procinto di scannarsi si fa per dire in vista delle prossime elezioni.

Ogni sera, da vero cantastorie, egli illustra uno scontro là uno scontro qua, e dice qual è il giusto partito da prendere; chi sbaglia e chi no. Chi sale, chi scende. Con tanto di sondaggio del lunedì.

E lui, non solo rappresenta il racconto, ma lo partecipa, è 'intradiegetico'; il giornalista Mentana è in fabula!, è quasi lui stesso un personaggio!

Ogni sera  poi offre un partito da prendere, e il pubblico, sollecitato parteggia per una parte o per l'altra, e segue e s'accalora e, appunto, prende partito. Di solito quello che dice lui. Anche se non si vede, 'sto pubblico, ché se ne sta a casa sua, lui sa come farlo scegliere.

I commenti, resi più incalzanti dalle elezioni prossime, rendono la saga politica piccante e frizzante. Altrimenti, le elezioni, che senso e gusto avrebbero? Come sarebbero scialbe se non venissero rappresentate e condite da questo maestro mediatico? Chi andrebbe altrimenti a votare e per chi?

Ma infine, chi vincerà? Qualcuno prevede e stravede per il Grande Nonno, chi l'avrebbe detto che sarebbe tornato, liscio e stirato come una salacca, ma pare ormai certo, almeno che non si verifichino sorprese che, sì sì!, ci sarà un ritorno dell'amatissimo Gentiloni.

Anche Macron ha sussurrato: Gentiloni, mon amour!

Ah, che tempi, e come passano svelte le serate, divertenti e amene, con Mentana che poi fa tandem con l'alter-eva Gruber, con cui si tocca la perfezione,  il settimo cielo appunto, ché la maestra della sera porta i personaggi stessi a un confronto diretto.
Con lei i personaggi della saga possono fatalmente entrare in scena incalzati da filosofi filistei, cortigiani e oppositori, tutti tutti, per tutti tutti poi finire unti, conditi e antropofagizzati dalla Signora. Con sale e pepe.

Una emozione simile devono aver provato gli antichi romani con gli spettacoli al Colosseo. 

Ecco perché le sale cinematografiche sono vuote e il cinema è in crisi: è reso insignificante da questi popò di tiggì con salottoni al seguito, più divertenti ed emozionanti dei film stessi, per cui alla gente non passa nemmeno per l'anticamera del cervello di uscire e spendere soldi e tempo per una scontatissima pellicola, quando qui ha tutto ciò che serve per sentirsi un pochino viva e politicizzata.

Alla fine dall'anticamera il cervello del pubblico va direttamente in camera, perché poi, come per la spazzatura che si lascia sotto casa, pensano a tutto LORO. 

lunedì 15 gennaio 2018

Verso le elezioni. Riflessione sui partiti politici

Scrive Simone Weil:

"Per apprezzare i partiti politici secondo il criterio della verità, della giustizia, del bene pubblico, conviene cominciare distinguendone i caratteri essenziali. E’ possibile elencarne tre: - un partito politico è una macchina per fabbricare passione collettiva. - un partito politico è un’organizzazione costruita in modo da esercitare una pressione collettiva sul pensiero di ognuno degli esseri umani che ne fanno parte. - il fine primo, e in ultima analisi, l’unico fine di qualunque partito politico è la propria crescita, e questo senza alcun limite. Per via di questa tripla caratteristica, ogni partito è totalitario in nuce e nelle aspirazioni. Se non lo è nei fatti, questo accade solo perché quelli che lo circondano non lo sono di meno... I partiti sono organismi pubblicamente, ufficialmente costituiti in maniera tale da uccidere nelle anime il senso della verità e della giustizia. La pressione collettiva è esercitata sul grande pubblico attraverso la propaganda. Lo scopo manifesto della propaganda è la persuasione, non la comunicazione della luce. Hitler aveva capito perfettamente che la propaganda è sempre un tentativo di asservimento dello spirito. Tutti i partiti fanno propaganda. Chi non ne facesse scomparirebbe, in virtù del fatto che gli altri ne fanno. Tutti ammettono di fare propaganda. Nessuno è tanto audace nella menzogna al punto da affermare che intraprende l’educazione del pubblico, che forma le opinioni del popolo". 

Meditate su questo brano ed esprimete le riflessioni che vi suscita.

Buona giornata.

venerdì 12 gennaio 2018

Canzone dell'importunata

Fin da ragazzina
mi toccavano il cù
fra i banchi di scuola.

Se mi arrabbiavo un pochino
i maschietti ridevano
sotto il baffino!

La maestra non sapeva
e io tornavo silenziosa
dalla lavagna alla sedia.

Poi da più grande
sulla via
quello mostrava
dalla macchinuccia
il suo affaruccio
io saltavo di paura
e lui scappava
indispettito
se gridavo
aiuto!

-Ma via, dài,
per ché non ci stai,
per ché non ti fai...

-Ah bòna,
ando' vai?

Anche nella Città Eterna
risuonava la sempiterna
canzone dell'importunata.

-Ma su, che ti piace,
ma sì sì, la donna
vuol essere corteggiata!

E ancora oggi
la storia non è finita
mentre cammino tranquilla
un ragazzino mi acchiappa
didietro
sotto la vita...

E fugge sulla bici contento
di avermi tastata.

Ma l'ho ripreso
e l'ho picchiato
sul cù
calci a più non posso,
che non dimentichi più

la mia tastata.

Ma sì sì, la donna
vuol essere corteggiata!

giovedì 11 gennaio 2018

Verso il vòto

A leggere qua e là i nomi dei candidati alle prossime elezioni nazionali si osserva questo:

nei partitoni viene candidata gente 'sicura', del conformismo politico e partitico più asfissiante (scelte fatte dall'alto, dalle segreterie, dai capi eccetera), che deve servire soltanto a mantenere lo status quo;
nei movimenti e partitini si propone gente poco preparata culturalmente e  politicamente (i cittadini candidati, tutti possono candidarsi eccetera porta diritto diritto a una falsa democrazia).

Proporrei - e già l'ho scritto in questo mio diario - un esame basilare per tutti i candidati, a garantire un minimo di pensieri personali, di conoscenze storiche, geografiche, con lettura di alcuni testi fondamentali della politica, anche in versione semplificata tipo Bignami potrebbe andare; e poi una infarinatura tecnica seconda della candidatura: se ci si presenta al Parlamento, almeno avere una idea precisa di cosa sia e come funzioni eccetera. Aver letto almeno un libro di letteratura classica, e dar prova di un minimo di conoscenza musicale e artistica.
Tutto questo a evitare almeno le magre figure ed esser preparati alle discussioni importanti, il che sempre non avviene.


Al momento, fra le modalità della scelta dei candidati, non si sa quale darà i risultati peggiori.
Più che andare verso il voto, sembra un sprofondare sempre più verso il vòto.

mercoledì 10 gennaio 2018

La giunta costruttora

Arriva un altro progetto dalla 'giunta costruttora' di Prato.
Questa volta è poco 'edificante' - come invece sono stati l'immaginario  Parco Fluviale  con i chioschetti, ve lo ricordate? e i santi progetti per le nuove pedo-ciclabili eccetera? -, nonostante loro giurino che tutto quanto sia per riqualificare una zona del tutto inavvicinabile, e già prima del saccheggio cinese.

Ora a Iolo (per chi non conosce Prato, una specie di periferia degradata Far-East), dove nascerà un altro mega centro commerciale sul terreno di un privato.
Non basta la devastazione culturale ed economica in atto della città. Non basta quello che accade sotto gli occhi di tutti.
E non parlo solo dell'evidente illegalità, che si espande senza controlli.
Una città stritolata e soffocante, con un bell'interporto nel mezzo, piena zeppa di automobili e di vie intasate, muri e tangenziali capannoni che la tagliano in varie parti, e dove praticare un po' di vita 'alternativa' è molto faticoso.

Dice che insieme al mega centro a Iolo costruiranno le ciclabili!

Ma questi signori non sanno proprio di cosa parlano, perché le biciclette ce l'hanno in garage e non si sono mai visti girare in bici per la città, nemmeno in quelle quattro strade del centro! 

Chi ci andrà? Ci siete mai stati nella ciclabile di Parco Prato, per esempio? La gente non sa nemmeno distinguerla, non la rispetta, hai voglia a tingerla di rosso!
Non serve o non basta costruire ciclabili se non si praticano politiche, se non si incentiva in qualche modo l'uso della bicicletta? Banalmente: se non se ne dà l'esempio! 

Fare questo è politica. Dare l'esempio. E non solo lavorare per i costruttori per prenderne i soldi con la scusina dell' 'investi-vento', della riqualificazione...

Chi ci governa (sic?) non coltiva un serio, concreto progetto di verde  - il mega parco al posto del vecchio ospedale è, comunque lo si giudichi, un progetto 'lontano' - e, tanto per fare un esempio di verde che sarebbe a portata di mano, in sostanza le Cascine di Tavola, il parco di Lorenzo il Magnifico è sempre più distante e irraggiungibile per i pratesi; infatti per andarci, partendo dal centro, bisogna prendere la macchina; non  c'è un 'corridoio' pedo-ciclabile che unisca il centro-città al parco lorenziano. Gli unici corridoi che si vedono chiari nella zona sono quelli degli elettrodotti e di Baciacavallo.


Da LA NAZIONEdata di oggi.
Pronto moda: in arrivo 66 negozi da 500 metri quadri ciascuno
IOLO pare proprio destinata a diventare la capitale del pronto moda. Almeno a giudicare dal piano di lottizzazione presentato dall’imprenditore Sauro Bigagli che ha acquistato per la cifra record di 32milioni di euro, il terreno compreso tra via tra via Longobarda, via Bessi, via Ghisleri e via Cipriani, accanto al campo di rugby Chersoni. A chiarire quello che accadrà a Iolo ci sono i numeri snocciolati ieri pomeriggio durante la commissione Urbanistica presieduta da Massimo Carlesi: oltre 33mila metri quadrati verranno costruiti. Sul terreno nasceranno tre edifici a due piani di 4,5 metri di altezza.
GLI EDIFICI in totale ospiteranno 64 immobili di 500 metri quadrati l’uno (300 metri il piano terra e 200 il secondo) destinati alla vendita all’ingrosso di capi di abbigliamento più altri due locali - con le stesse caratteristiche - destinati ad ospitare un bar e un ristorante per un investimento totale di 50 milioni di euro. Gli edifici avranno le facciate in vetri e acciaio intervallati da strutture di resina. Tre edifici avvenieristici che andranno ad inserirsi nel tessuto di Iolo fatto di magazzini e capannoncini artigianali. Un megastore dedicato alla vendita di abbigliamento proveniente dalle confezioni cinesi, che si candida a diventare uno dei più importanti hub europei per il pronto moda. Un super progetto che l’imprenditore pratese ha tutta l’intenzione di portare a compimento come alternativa a ‘Euroingro’. Col progetto arriveranno anche 60 posti auto lungo via Ghisleri e circa 4800 metri quadrati di verde che affacceranno su via Longobarda e che verranno ceduti al Comune insieme ai parcheggi. Nelle intenzioni dell’amministrazione ci sono tutta una serie di migliorie di cui beneficerà la frazione di Iolo grazie all’investimento di una parte (circa il 25%) dei proventi che verranno incassati con la vendita del terreno. In particolare saranno migliorare le strade della frazione, i marciapiedi, sarà costruito il proseguimento di via Giorgi, una nuova rotatoria in via Guazzalotri insieme ad un giardino per anziani che andrà a servizio della frazione. «Abbiamo previsto una serie di interventi sulla viabilità e la messa in sicurezza della zona che prevedono anche la valorizzazione del verde pubblico e parcheggi», interviene Massimo Carlesi. A sollevare dubbi è stato invece il consigliere di Forza Italia, Giorgio Silli, che ha espresso perplessità sulla futura viabilità delle frazioni di Iolo, Casale e Tobbiana oltre a lanciare qualche dubbio su ciò che potrebbe contenere il terreno: dalle carcasse di animali, all’amianto. Dubbi anche sulla produzione dei capi di abbigliamento che verranno venduti nei 64 nuovi negozi.
«Una riflessione sul traffico che inevitabilmente si riverserà sulla frazione e in particolare su via di Iolo è doverosa così come è d’obbligo farsi delle domande sui capi di abbigliamento che verranno venduti in questi nuovi 64 fondi. Dove e come verranno prodotti?», chiosa Silli.
Silvia Bini





martedì 9 gennaio 2018

Tutti contro Di Maio

Di qua di là, tutti urlano contro Di Maio, candidato dei Pentastellati.
Il Corriere della Sera sembra scritto, smaccatamente, solo per cancellare l'eventualità che i 5 Stelle possano esultare all'alba del 5 marzo.

Non parliamo poi della televisione, di cui osservo l'indottrinamento attraverso le parole della mia giovanilissima mamma, agguerrita contro i Pentastellati, e preoccupata dal fatto che qualcuno della famiglia possa essere di quella banda. Invano cerco di riportarla al ragionamento...

Sono tutti contro Di Maio (il più bravo al solito è Berlusconi) ma, impauritissimi e in modo volgare, gli stanno facendo la campagna elettorale. Ha voglia L'Espresso a pubblicare un interessante articolo contro il Movimento dei Movimenti (Il M5S è un esperimento creato in laboratorio), non serve a nulla. Magari il M5S non vincerà, però il 'rischio'  che Di Maio sieda a Palazzo Chigi c'è davvero.

Ma perché il M5S non viene scalfito da questi attacchi?

La risposta la dà la gente qui in Toscana quando, sottovoce, parla di politica. Molti voteranno il M5S solo per protesta, per togliere di mezzo, testuali parole, "una classe politica, una casta che va spazzata via", soprattutto da una Regione che ha "partorito il Renzismo". "E anche quelli più a Sinistra poi si alleano con loro".

Pochi si aspettano qualcosa dal Movimento ("faranno come gli altri, però intanto quelli si mandano via..."), ma non ne possono più del sistema degli amichetti, delle clientele,  dei favori e lavori in cambio di voti, insomma, della totale assenza di 'pari opportunità' e dell'immobilismo sociale ed economico. Sono stati fatti troppi errori, e ora, per rimediare, sembra non esserci più tempo.

Perché poi il risultato di queste nazionali condizionerà le elezioni amministrative che ci saranno poi, soprattutto quelle 'copiose' del 2019, e ci si prepara...

Insomma, anche se sarà difficile,  perché il sistema partitico è ancora ben strutturato pur indebolito, molti e soprattutto giovani, faranno il possibile e non vedranno l'ora di 'rottamare' la classe politica nazionale e locale.

lunedì 8 gennaio 2018

Chi non lavora

Mia madre mi ha parlato di feste televisive che hanno celebrato il cantante Celentano.
Raccontava, lei che lo ha sempre apprezzato anche se ha sempre dato ragione a Don Backy per le antichissime questioni dei diritti d'autore fra i due,  che il 'molleggiato' ha cantato tutte le vecchie canzoni, e che era in forma.

Chissà perché, mentre mi parlava, ho pensato alla canzone Chi non lavora non fa l'amore, e l'ho collegata alla politica.
E non solo per la crisi e la mancanza di lavoro, soprattutto 'stabile'.

Ho pensato: il titolo è giusto; si sa che per fare l'amore bene ci vuole una certa tranquillità economica, ma non è preciso, perché, per esempio, si vedono molti politici che non lavorano e fanno l'amore con le donne e gli uomini di chi lavora.

giovedì 4 gennaio 2018

Rin-cari

Il governo del tanto amato Gentiloni ci ha lasciato in eredità alcuni rincari di tariffe per luce, gas e autostrade. Sembra che però tutti siano preoccupati dei sacchetti dei supermercati, che i clienti dovranno pagare, quelli trasparenti che si usano per la frutta e la verdura, che ci ritroviamo dappertutto.

Io non so cosa pensare del pagamento del sacchettino del supermercato, ( e se uno si porta il sacchettino da casa, cosa succede?), che comunque ci ritroveremo sempre in grande quantità ovunque, comprato o meno, compostabile o no. 
Sicuramente non sono favorevole agli altri rincari, che tutti hanno accettato in gran silenzio, senza levare alcuna protesta social

Però, osservo, la tariffa autostradale fra Prato Est e Firenze è rimasta uguale. Una delle poche eccezioni. Meno male, vero? 
Certo. Ma è così difficile altrimenti percorrere quei quindici chilometri sulla strada statale, tanto è stato costruito fra le due città, capannoni soprattutto, che l'autostrada resta l'unico vero modo decente per spostarsi in quel tragitto. E quindi la tariffa è 'calmierata'.
Contenti, vero, pratesi?

Un invito per i 20 anni dei Celestini

 Per stasera, 21 dicembre, ore 20,45 alla Baracca.