Via, non siamo un po' patetici e retrò nel pensare che l'arte possa essere strumento per ribelli?
Ma sì sì.
Ora che l'arte, in tutte le sue forme è diventata gregaria, kitsch, 'eventicola', certamente sì.
Tutti si preoccupano soltanto dei numeri. Dell'apparire, e dei conti.
Vedi il Ministro Franceschini che esulta per il fatto che ci sono più visitatori nei musei italiani. Come se a questo corrispondesse a una evoluzione culturale negli individui.
Ma no!, tutto il contrario.
Ci sono sempre più pecore culturali.
L'arte che si offre è arte per pecore. Arte pecora.
Tanto più l'arte, in tutte le sue forme, è brutta e senza senso, tanto più viene celebrata e osannata. Perché non fa temere per il funzionamento della 'macchina'.
Prendo a esempio i musicisti, o le musiciste, soprattutto.
La musica viene trattata stupidamente, e non fa paura, ché la musica non ha parola. O meglio, ne avrebbe diverse, ma si fa di tutto perché non traspaia che la parola sciocca e commerciale. E non parlo solo del solito Sanremo.
Anche i musicisti, che trattano l'arte più impalpabile ed eterea, sono costretti a inseguire una immagine concreta: infatti, oltre a saper suonare lo strumento, ora devono mostrarsi fisicamente genialoidi oppure, se donne, 'bòne'. Osservate: è aumentato il numero delle musiciste che suonano seminude, in versioni sempre più erotiche e appetibili sessualmente. Non basta più conoscere la musica e farla vibrare, bisogna essere attraenti e commerciali.
Ormai domanda e offerta sono regolate dal mercato e lo spettatore, il visitatore, l'ascoltatore o quello che volete, è solo un consumatore e sempre più spesso consumatore soddisfatto, e serve soltanto per i numeri di Franceschini.
Insomma, al momento, l'arte è davvero poca cosa, intrattenimento, per non dire nulla...
(Estratto dalla bozza del mio prossimo libretto, Arte pecora, in stampa speriamo entro l'estate, e con cui riprenderanno un po' vita le Edizioni del Teatrinodilegno, che da un po' non si fanno più vive...).
(Estratto dalla bozza del mio prossimo libretto, Arte pecora, in stampa speriamo entro l'estate, e con cui riprenderanno un po' vita le Edizioni del Teatrinodilegno, che da un po' non si fanno più vive...).
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