3o racconto su Gonfienti. Ancora un articolo del Prof. Centauro dal titolo: Gonfienti come una nuova Pompei.
Oltre l'articolo pubblicato, quello scritto per esteso, con altri dettagli fotografici. Buona lettura.
GONFIENTI COME UNA NUOVA POMPEI
Oltre l'articolo pubblicato, quello scritto per esteso, con altri dettagli fotografici. Buona lettura.
GONFIENTI COME UNA NUOVA POMPEI
L’emozione della scoperta, la dichiarazione
di interesse, l’autorizzazione a “seppellire”
di Giuseppe Alberto Centauro
Nel 2001, le prime ammissioni sulla rilevanza del sito archeologico di
Gonfienti suonano ancora prudenti, tant’è che il soprintendente Angelo Bottini
ebbe a dichiarare: “Lo scavo ha portato alla luce una realtà che non è certo
una semplice fattoria! Si tratta di un vero e proprio insediamento, per il
quale è stata usata forse a ragione, la parola città”. Ma, nel 2006, dopo 10
anni dal primo ritrovamento, la città degli Etruschi sul Bisenzio è ormai una
risorsa primaria dell’archeologia in Toscana, come “certificato” dal convegno Dalle Emergenze alle Eccellenze (Prato,
31 ottobre 2006). Riferendosi agli scavi pratesi, così scrive la nuova
soprintendente Fulvia Lo Schiavo: “La vocazione all’eccellenza non ha un limite
… questo patrimonio è una risorsa. Non c’è in tutta la Toscana, un sito
archeologico che sia inserito nelle liste Unesco. Questo è motivo di scandalo.
Qui le ‘buone pratiche’ sono quello che supportano e sostengono, non solo
economicamente ma anche socialmente, lo sviluppo del sito antico e della sua
storia, insieme a tutti coloro che lo occupano, lo utilizzano e che ci vivono,
apprezzandone la straordinaria ed eccezionale bellezza.” In quell’occasione
Ambra Giorgi, Presidente della Quinta Commissione “Attività culturali e turismo
del Consiglio Regionale della Toscana”) ebbe a dire: “La logica di fare sistema
si addice particolarmente all’archeologia … Ad esempio: Gonfienti esisteva
quando Prato non c’era. Era una fiorente città commerciale che, attraverso il
valico appenninico e la sua gemella Marzabotto, intratteneva rapporti con i
grandi porti dell’Adriatico e con Fiesole e poi con Artimino e Comeana. E’
evidente quindi che l’unico modo per valorizzare adeguatamente un’area
territoriale antica, per renderla leggibile, comprensibile non solo agli
specialisti ma ad un pubblico vasto, è quello di ricostruirne, attraverso un
progetto scientifico rigoroso, le reali estensioni e la complessità di
relazioni con altri centri e poi mettere in rete tutti i centri contemporanei
che insistono su quell’area antica per delineare un moderno distretto
culturale.” A rendere così
intrigante ed entusiasmante l’appeal di
Gonfienti era stata, nel 2003 la definitiva messa in luce nel Lotto 14 F di un grande edificio (VI-V secolo a.C.) di oltre 1400 mq,
affacciato su strada orientata E-O, da questa separato mediante profondo canale
che immette attraverso un vestibolo ad un vasto cortile interno munito di pozzo
con portico dal quale si accede ad altri locali. “Su buona parte dell’edificio
è stato messo in luce lo strato di crollo del tetto” (Giovanni Millemaci,
archeologo SBAT).
(figg. 1 e 2)
Proprio la grande emozione di questo eccezionale ritrovamento, unito
alla qualità dei reperti e all’ancor più loro eccezionale valore storico
artistico (di ciò diremo in successivi contributi), nonché alla fattura e buona
conservazione dei muri perimetrali drenati da canalizzazioni, ha fatto
paragonare lo scavo di Gonfienti a Pompei: per la città campana furono i
lapilli e la lava a sigillarne per millenni le strutture, qui lasolida persistenza
di uno strato limaccioso ha fatto
da collante naturale fin dal principio del IV secolo a.C., al tempo della sua
subitanea scomparsa. Sulla scia di questa nuova e strepitosa scoperta, posta a
centinaia di metri di distanza dai lotti precedentemente indagati, l’ampiezza
dell’insediamento arcaico stava assumendo i connotati di una vera e propria
metropoli (12 ha). Chiaro che non si sarebbe potuto solo scavare in funzione
dei lotti edificabili dell’Interporto. Nel maggio 2003 fu sottoscritto un
protocollo d’intesa fra i Comuni di Prato e Campi Bisenzio per indagare in ogni
direzione oltre i confini interportuali al fine di identificare un confine possibile
della città. Furono stanziati oltre 300 mila euro e per l’abbondanza dei
reperti s’ipotizzò di creare un antiquarium
sul posto, utilizzando i fienili restaurati della Villa Niccolini cha insisteva
nel bel mezzo della città etrusca, forse sulle stesse fondazioni di un edificio
analogo a quello ritrovato più ad est. Chi scrive ebbe anche l’incarico di
studiare una possibile convivenza fra interporto e area di scavo ed ipotizzare
la formazione di un parco archeologico che si sarebbe esteso per oltre 50
ettari (fig. 3).
L’idea franò già nel 2005 con la realizzazione della asse stradale Mezzana-Perfetti
Ricasoli che tagliò a sud ogni possibile espansione; inoltre l’interporto
reclamava un nuovo “piano di utilizzo” per compensare le sottrazioni dei
terreni lottizzabili occupando altre aree. Nonostante questo empasse si scrisse nel novembre del
2006, al termine del citato convegno,
la prima declaratoria d’interesse per le aree di scavo da sottoporre a
vincolo di tutela. (fig.4)
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