Ricevo e pubblico questo articolo sul "writer" Blu, che a Prato ha realizzato il murale "Drawing", ormai consunto nei pressi della Stazione al Serraglio, e sul destino della "Street Art".
Blu drawing (ai tempi
del coronavirus).
Nel 2006, verso la fine del mese di settembre, un giovane
writer di talento che nel giro di qualche anno sarebbe divenuto un capo
carismatico della Street Art, realizzò a Prato “Drawing”, un murales assai
emblematico sulla genesi e, al tempo stesso, sulla fine dell’Umanità nell’ambito
della rassegna “Freeshout. Expressive fair festival”. Il nome di questo artista
che ha mosso i primi passi a Bologna, oggi conosciuto con lo pseudonimo di Blu, è a tutti
noto nel mondo dell’arte urbana contemporanea. A Prato si ha dunque un’importante
testimonianza del suo percorso artistico. Si deve considerare quella
particolare tematica dipinta in città come una suo peculiare e profetico marchio di fabbrica, quanto
mai di attualità in questo tempo di pandemia mondiale. La tipologia del
racconto di Blu è cruda e razionalmente sequenziale nella doppia scansione
evolutiva del genere umano che s’incontra seguendo due distinti percorsi: una
parte realistica, diremmo darwiniana; l’altra immaginifica, assai personale
nella dimostrazione della parte oscura dello sviluppo della società. Un esito terribile attende l’uomo tanto da
sembrare il disegno di Blu una personificazione del coronavirus in quanto entità
biologica replicante che si nutre delle cellule del corpo umano fino a consumarsi
in esse. La cellula che genera la vita nei modi della rappresentazione di Blu segna
l’incipit del mondo animale come dell’uomo che, a differenza degli altri generi
animali, si evolve in modo anomalo fino all’autodistruzione quasi che il veleno
virale faccia parte del suo stesso DNA, forse già presente in quel primo
organismo monocellulare. Se fosse come
racconta l’artista non ci sarebbe
vaccino in grado di debellare una volta per tutte questo endemico parassita,
forse curarlo nel breve periodo ma non eliminarlo del tutto perché sempre tornerà
in forme e sembianze mutanti per portare a termine la sua missione. La salvezza
sembra non trovare spazio in quella visione apocalittica. Ma questo è il segno
distintivo di Blu che presto diverrà il cavallo di battaglia di un messaggio
ovunque impresso in giro per l’Italia e l’Europa. Un’ineluttabile verità ma
anche un monito che tutti possono fissare in modo subliminale nelle menti e nel
cuore solo passandoci accanto, anche distrattamente, accanto ad una fermata di
autobus, oppure attraversando la strada. Io ho avuto modo di osservarlo in
azione in quel suo fare svelto e sicuro, senza tentennamenti, proprio nell’occasione
della fiera pratese. Impressionante la sua determinazione e progressione scenica
fino ad occupare ogni angolo della superficie muraria disponibile. Oggi, come
una meteora quella sua presenza in città è quasi del tutto evaporata, massicciamente
scolorita insieme ai suoi disegni a tempera bianca profilati in nero sul muro in
cemento del sottopasso ferroviario vicino alla Stazione di Porta al Serraglio. Pur
consapevole che il destino della Street Art è quello di trovarsi in luoghi
problematici, marginali e reietti nel circuito delle bellezze da visitare nei
centri storici e di consumarsi nel tempo
in balia dell’inquinamento atmosferico o delle intemperie, per vivere la sua breve
e intensa stagione fra la gente, in mezzo al caos del traffico, ritengo che si debba fare di tutto per
prolungare il tempo vita di quell’opera, proprio per quel suo valore testimoniale
che va ben oltre la caducità della vernice.
“L’urlo libero” sottinteso dal titolo di quella rassegna, segnato dalla narrazione
visionaria, angosciosa e angosciante, che Blu ha tracciato sul muro, non poteva in questo momento essere più
azzeccato nell’incombenza del distanziamento sociale, della consunzione della
libertà individuale, quale antidoto per contrastare il contagio e trovare il
coraggio e le giuste energie per liberarsi dalle scorie del passato e
ribellarsi ad un destino diverso da quello provocatoriamente evocato da Blu. (Testo e foto di Giuseppe Centauro).
Nessun commento:
Posta un commento