giovedì 19 novembre 2020

Blu e la Street Art

Ricevo e pubblico questo articolo sul "writer" Blu, che a Prato ha realizzato il murale "Drawing", ormai consunto nei pressi della Stazione al Serraglio, e sul destino della "Street Art". 

Blu drawing  (ai tempi del coronavirus).

Nel 2006, verso la fine del mese di settembre, un giovane writer di talento che nel giro di qualche anno sarebbe divenuto un capo carismatico della Street Art, realizzò a Prato “Drawing”, un murales assai emblematico sulla genesi e, al tempo stesso, sulla fine dell’Umanità nell’ambito della rassegna “Freeshout. Expressive fair festival”. Il nome di questo artista che ha mosso i primi passi a Bologna, oggi  conosciuto con lo pseudonimo di Blu, è a tutti noto nel mondo dell’arte urbana contemporanea.  A Prato si ha dunque un’importante testimonianza del suo percorso artistico. Si deve considerare quella particolare tematica dipinta in città come una suo  peculiare e profetico marchio di fabbrica, quanto mai di attualità in questo tempo di pandemia mondiale. La tipologia del racconto di Blu è cruda e razionalmente sequenziale nella doppia scansione evolutiva del genere umano che s’incontra seguendo due distinti percorsi: una parte realistica, diremmo darwiniana; l’altra immaginifica, assai personale nella dimostrazione della parte oscura dello sviluppo della società.  Un esito terribile attende l’uomo tanto da sembrare il disegno di Blu una personificazione del coronavirus in quanto entità biologica replicante che si nutre delle cellule del corpo umano fino a consumarsi in esse. La cellula che genera la vita nei modi della rappresentazione di Blu segna l’incipit del mondo animale come dell’uomo che, a differenza degli altri generi animali, si evolve in modo anomalo fino all’autodistruzione quasi che il veleno virale faccia parte del suo stesso DNA, forse già presente in quel primo organismo monocellulare.  Se fosse come racconta  l’artista non ci sarebbe vaccino in grado di debellare una volta per tutte questo endemico parassita, forse curarlo nel breve periodo ma non eliminarlo del tutto perché sempre tornerà in forme e sembianze mutanti per portare a termine la sua missione. La salvezza sembra non trovare spazio in quella visione apocalittica. Ma questo è il segno distintivo di Blu che presto diverrà il cavallo di battaglia di un messaggio ovunque impresso in giro per l’Italia e l’Europa. Un’ineluttabile verità ma anche un monito che tutti possono fissare in modo subliminale nelle menti e nel cuore solo passandoci accanto, anche distrattamente, accanto ad una fermata di autobus, oppure attraversando la strada. Io ho avuto modo di osservarlo in azione in quel suo fare svelto e sicuro, senza tentennamenti, proprio nell’occasione della fiera pratese. Impressionante la sua determinazione e progressione scenica fino ad occupare ogni angolo della superficie muraria disponibile. Oggi, come una meteora quella sua presenza in città è quasi del tutto evaporata, massicciamente scolorita insieme ai suoi disegni a tempera bianca profilati in nero sul muro in cemento del sottopasso ferroviario vicino alla Stazione di Porta al Serraglio. Pur consapevole che il destino della Street Art è quello di trovarsi in luoghi problematici, marginali e reietti nel circuito delle bellezze da visitare nei centri storici e di consumarsi  nel tempo in balia dell’inquinamento atmosferico o delle intemperie, per vivere la sua breve e intensa stagione fra la gente, in mezzo al caos del traffico,  ritengo che si debba fare di tutto per prolungare il tempo vita di quell’opera, proprio per quel suo valore testimoniale che va ben oltre la caducità della vernice.  “L’urlo libero” sottinteso dal titolo di quella rassegna, segnato dalla narrazione visionaria, angosciosa e angosciante, che Blu ha tracciato sul muro,  non poteva in questo momento essere più azzeccato nell’incombenza del distanziamento sociale, della consunzione della libertà individuale, quale antidoto per contrastare il contagio e trovare il coraggio e le giuste energie per  liberarsi dalle scorie del passato e ribellarsi ad un destino diverso da quello provocatoriamente evocato da Blu. (Testo e foto di Giuseppe Centauro).




Rispettivamente, dall'alto in basso: com'era il murale, Blu al lavoro, e com'è oggi.

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