lunedì 30 novembre 2020

Maradona

Io conosco ben poco della vita e delle gesta del calciatore argentino Diego Armando Maradona, morto alcuni giorni fa. So che era un mito del calcio. 

Oltre al clamore per la sua morte, ho osservato che sulla stampa e altrove si sono formati come due partiti: uno contro, che condannava l'uomo e il suo comportamento 'amorale'  fuori del campo di calcio; uno a favore, che lo definiva, a dispetto di tutto, un genio. E a testimoniarlo, oltre alla sua bravura come calciatore, sarebbe stata, come per i geni della cultura, proprio la sua vita "ribelle", sregolata.

Genio e sregolatezza, uno dei miti inossidabili, avrebbe detto Barthes, che resiste ancora, diritto diritto dal Romanticismo. Come a dire: se non sei sgregolato, non sei genio.

Questi che lo hanno difeso, che mi apparivano in un primo momento più interessanti e convincenti, poi però mi hanno ricordato gli epigoni degli "arrabbiati" di diversi anni fa, che si scagliavano contro il moralismo, la società borghese e i suoi modi, le convenzioni sociali e quanto altro; quella che insomma a livello intellettuale e artistico veniva chiamata la Avanguardia negli anni '60 del Novecento.

Se fosse potuto servire a qualcosa, almeno per il mio modo di vedere, questi epigoni sarebbero stati i benvenuti. Non vado molto d'accordo con i moralisti.

E invece, sotto il mantellino, sotto frasi, fatte, lapidarie e ad effetto, che mitizzano o elogiano il calciatore, vi ho intravisto anche lì maniera, conformismo, astuzia d'impronta mediatica (una frase a difesa del genio scapigliato raccoglie subito il "mi piace"), ad uso proprio e consumo di chi in fondo sta dalla parte dei forti.

Subito l'atteggiamento e la difesa a favore del presunto genio occulta, lo si voglia o no in questo caso, il marcio del sistema calcio; insomma, nasconde il non detto che non si può dire, che serve al movimento di danaro e ai molti interessi, cheinvece sarebbe non conforme evidenziare. E quindi, paradossalmente, questi scapigliati, questi presunti arrabbiati d'antan - che accusano di moralismo coloro che trovano la vita del calciatore piena di vizi e contraddittoria - rimettono il mito in funzione per quello che serve ossia, diciamolo alla vecchia maniera, al capitale, e per cui è spacciato in pompa magna sui giornali.

Essere ricchi e potenti, oltreché mediatici: vale e si difende sempre e ancora quello, a dispetto degli atteggiamenti mostrati.

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